di Giovanni De Franceschi (foto Fabio Falcioni)
«Una sentenza piena di contraddizioni che impugneremo e che in ogni caso non crea nessun tipo di problema al bilancio. Questo è solo il primo tempo, la partita non è finita». Così Romano Carancini sul lodo arbitrale contro la Nuova Via Trento spa, che ha condannato il Comune a un maxi risarcimento di circa 2,8 milioni di euro per il piano di recupero di via Trento. Il primo cittadino si è preso 48 ore di tempo dall’uscita del dispositivo per «approfondire e studiare» le oltre 100 pagine che lo compongono e oggi ha detto la sua. Non prima di aver dato conto dell’ennesima minaccia subita via social.
«Proprio stamattina – ha specificato – tra i tanti leoni da tastiera ce n’è stato uno che mi ha scritto “Aspettiamolo sotto casa”». Poi ha affrontato l’intera questione da solo, in una serie di punti, seppur al suo fianco ci fossero gli assessori Paola Casoni, Marika Marcolini, Marco Cardarelli, Mario Iesari e Alferio Canesin. Assenti (giustificati?) solo la vicesindaca Stefania Monteverde e Narciso Ricotta. Una vicenda, quella della riqualificazione di via Trento, iniziata con le migliori intenzioni nei primi anni Duemila con una partnership pubblico-privato e finita (come ormai la storia troppo spesso insegna: vedi il caso del polo natatorio di Fontescodella, solo per citarne uno) a carte bollate e senza alcun vantaggio per il pubblico. Al centro appunto la Nuova Via Trento spa, società che all’inizio vedeva anche una partecipazione (poi dismessa) del Comune del 20% e di cui l’azionista di riferimento è l’imprenditore Domenico Intermesoli. In sostanza, nell’idea originaria, a fronte di decine di migliaia di metri cubi di edificabilità (66mila per un controvalore di 7 milioni dell’epoca, il 2002, 35 milioni di oggi) concessi dal Comune al privato, questi avrebbe dovuto realizzare un restyling e alcune opere pubbliche nell’area. Il tutto ratificato da due convenzioni e un Piano di recupero. Nei fatti, però, l’edificabilità complessiva non è stata neanche terminata e di opere a favore della collettività non c’è traccia. «E questo è scandaloso», parole di Carancini. In mezzo ci sono due macroscopici errori del Comune, sotto la guida di Giorgio Meschini, e un rapporto deteriorato fino allo scontro con il privato. Scontro che ha portato appunto al lodo e alla successiva condanna risarcitoria.
Il primo punto preso in considerazione da Carancini riguarda l’aspetto formale del lodo stesso. «Tra le tante contraddizioni che emergono – ha esordito il sindaco – ce n’è una che vorrei evidenziare: il difetto di giurisdizione. Secondo noi questa era materia per il Tar e non per un lodo arbitrale, tanto che è pendente un ricorso in Cassazione su questo. Ed è un aspetto che emerge anche leggendo il lodo, dove gli arbitri spendono quasi 50 pagine per giustificare la loro giurisdizione, salvo poi basare la condanna su atti amministrativi». Subito dopo è entrato negli aspetti sostanziali. A cominciare dall’entità esatta del risarcimento, 2.8 milioni sono il netto per così dire. «Non si arriva a 4 milioni – ha specificato il primo cittadino – ma a circa 3 milioni. Questo perché il 5% di interessi bancari non va calcolato anno per anno dal 2010 ad oggi, ma una sola volta. Quindi ai 2,8 milioni vanno aggiunto 190mila euro, più 30mila euro circa di interessi legali». Più ovviamente le spese legali, che il lodo ha compensato tra le due parti. «Inoltre – ha aggiunto – questa condanna non avrà effetti negativi sul bilancio, perché il risarcimento è coperto dal fondo contenzioni accantonato». E qui andrebbe aperto un altro capitolo su tutta la polemica con i revisori dei conti, che avevano bocciato il bilancio proprio perché avevano considerato troppo esiguo il fondo rischi.
Comunque, Cardarelli ha specificato che a disposizione ci sono 3,5 milioni spalmati in due bilanci, il consuntivo del 2018 e il preventivo di quest’anno. Quindi il risarcimento sarebbe coperto. Ma, una volta che il lodo sarà depositato in tribunale e ne verrà riconosciuta la correttezza formale, se la Nvt pretendesse il pagamento del risarcimento, il Comune sarebbe obbligato a pagare tutto e subito? «Questo è un aspetto impossibile da chiarire adesso», ha risposto Carancini, lasciando intendere che l’amministrazione ha qualche carta da giocarsi, oltre all’appello che di fatto sospenderebbe l’esecutività del lodo. Rimanendo sempre in tema soldi, «Ntv – sottolinea il sindaco – aveva chiesto un risarcimento di circa 8,5 milioni che, solo casualmente (era ironico, ndr), corrisponde all’esposizione debitoria che la società ha con le banche. Di questo il lodo ne ha riconosciuto appena un terzo, il che da una parte giustifica e legittima la nostra resistenza in giudizio, dall’altra mi fa dire che la partita non è finita».
Capitolo errori e responsabilità. «I fatti contestati – chiarisce subito il primo cittadino – si basano tutti su atti precedenti alla mia amministrazione, l’ultimo preso in considerazione dal lodo infatti risale al marzo 2010. Anzi un nostro atto c’è ed è la restituzione dell’ex Vam, la Nvt ce lo aveva chiesto a gennaio del 2011, glielo abbiamo ridato appena tre mesi dopo». E qui va fatta una specificazione sul palazzo dell’ex Vam, visto che parte del risarcimento (690mila euro) è stata imputata proprio al fatto che l’edificio, secondo gli accordi di programma, sarebbe dovuto passare al privato già dal 2004. Da qui il mancato affitto calcolato nel risarcimento. E così si arriva al vero nodo della questione, quello su cui si basa la parte più consistente del risarcimento (2,1 milioni abbondanti): la palazzina C, l’ultima sul versante nord di via Trento, quella dalla forma appuntita e la bretella che l’avrebbe dovuta costeggiare per collegare la via con la viabilità di Villa Potenza. «La mancata realizzazione da parte del Comune della bretella di collegamento con via Murri – specifica Carancini – non ha nessun rilievo rispetto alla condanna. Non c’entra niente, tanto che la Nvt non l’ha neanche richiesta. La bretella faceva parte del Piano di recupero come opera pubblica ed era facoltà del Comune farla o non farla. Il punto è un altro. Nella prima versione del Piano di recupero la bretella era stata pensata accanto alla palazzina C, con una certa pendenza. E in questo caso la palazzina avrebbe dovuto avere un tot di volumetria interrata e il resto fuori. Più avanti si è scoperto che la strada così progettata era troppo in pendenza secondo la normativa, e nel 2007 è stato cambiato il Piano di recupero, con una nuova bretella più staccata dalla palazzina e differenti volumetrie tra interrate e non per la palazzina stessa.
Quando però nel 2010 Ntv ha chiesto e ottenuto il permesso a costruire per la palazzina, ha presentato un progetto basato sulla prima versione del Piano. Per questo il collegio degli arbitri ha stabilito che la palazzina fosse abusiva per 1.000 metri cubi, cioè 300 metri quadrati, quindi non commercializzabile, da qui il risarcimento». E’ chiaro che qui ci fu un macroscopico errore del progettista e del Comune che concesse il permesso a costruire su un elaborato sbagliato. «Qualche lacuna del Comune c’è stata in questa vicenda – ammette Carancini – ma secondo noi non tale da poter legittimare una condanna. Anche perché è stato il nostro Ufficio tecnico a dire che l’edificio non era abusivo semplicemente perché non è completato. E anche fosse, si tratta di un abuso che si potrebbe benissimo sanare, visto che rientra in un piano edificatorio e che non comporta di certo la demolizione. Ma di questo il collegio non ha tenuto conto. Ed ha emesso un condanna ipotetica, stabilendo che nel caso in cui la palazzina dovesse diventare commercializzabile, il risarcimento decadrebbe. E una delle strade con cui si potrebbe sanare l’abuso è per esempio quella di scomputare i metri cubi contestati da un’altra area del Piano di recupero che ancora non è stata edificata». L’altra lacuna del Comune evidenziata da Carancini è la mancanza delle necessarie fidejussioni della Ntv per un totale di oltre 7 milioni, tanto che nel lodo sono state richieste, senza successo. «Non si spiega perché il collegio non ne abbia tenuto conto», dice il primo cittadino. Sì, ma come è possibile che il Consiglio non si sia accorto delle fidejussioni mancanti? «Non erano di competenza dell’assise», taglia corto il sindaco, all’epoca capogruppo di maggioranza. In definitiva si tratta di una vicenda che ha visto errori da una parte e dall’altra a discapito della collettività e che si sarebbe potuta chiudere in maniera diversa, senza arrivare allo scontro. «Noi abbiamo tentato in tutti i modi di trovare un accordo – conclude Carancini – e anche oggi siamo disponibili, fermo restando che impugneremo la sentenza. Quindi dovreste chiedere a loro perché hanno deciso di usare una bazooka per una formica».
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Se la canta e se la sona sempre così!
Ma fa il Sindaco o l’Avvocato?
l Sindaco giustamente da dieci anni non frequenta i tribunali altrimenti saprebbe che le impugnazioni quasi vengono accolte perché si parte dal giusto presupposto che l’arbitrato avendo natura contrattuale sia accettato anche negli esiti dalle parti. Nella sua conf stampa Carancini ha ripercorso pari pari come fosse un manuale di procedura civile tutti i possibili vizi di nullità dell’arbitrato. E cioè la non legittimazione a giudicare (richiamo al diritto amministrativo) la parziale non risposta ai quesiti, l’un incongruità tecnica peccato che nel merito nulla Carancini dica me ci fornisca una ragione del perché l’amministrazione abbia comunque accettato la procedura arbitrale. Insomma il Sindaco ha fatto un po’ ammuina o visto il suo gergo calcistico melina. Ora chiede l’intervento del Var affermando che si è giocato solo il primo tempo. Sa anche lui che non è così. Rischia di esporre la città ad un ulteriore danno se la corte d’appello gli darà come è ampiamente prevedibile torto. Anche perché essendo l’arbitrato nato con finalità deflativa del contenzioso quasi mai il lido viene annullato in appello. Perché come dovrebbe sapere Carancini in caso di arbitrato non esiste la parziale riforma della sentenza: o il giudizio è buono o non è buono. In ultimo egli scarica tutto sull’amministrazione Meschini. A leggere le cronache pare che il lodo non dica questo imputando a questa sindacatura La responsabili della mancata realizzazione della bretella di via Trento in totale assenza di comunicazione all’altra parte contraente. Ma ammesso che le cose stiano come dice il Sindaco non era forse egli capogruppo del Pd in quella stagione politica? Non condivideva dunque le scelte? E poi perché non ha avviato con NTV una transazione come invece ha fatto con Paci per le piscine? Credo che il Sindaco abbia bisogno di un buon avvocato. Magari ce l’ha già è molto vicino.
Anna Menghi non sa fare ne l'uno ne altro sa fare solo danni ai meceratesi
Capperi: ma chi era il capogruppo del Pd in consiglio comunale, sotto Meschini???
A casa.....é oraaaaaaaa
Vergognosi...
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ma te vuoi sta zitto almeno?
Sei al capolinea.
PD, sindaci Meschini e Carancini, maggioranze di centro sinistra, una grandinata distruttiva per Macerata. Ora il sindaco Carancini, mi sembra isolato anche dal suo partito e forse anche la maggioranza che l’ha sostenuto mi sembra che scricchiola. Disperatamente cerca ossigeno, ma vedo la situazione disperata. Chi semina vento, dice un proverbio, raccoglie tempesta. Penso che abbia distrutto il centro sinistra a Macerata. Prevedo un fuggi fuggi e si salvi chi può.
Quante bugie, e quanta vigliaccheria umana e politica! Veramente uno spettacolo ignobile quello oggi messo in scena da Romano Carancini!
Ancora una volta il Carancio scarica le sue colpe (lui stesso in più occasioni, anche nell’assise consiliare, ha dichiarato che non voleva la bretella di collegamento perchè a suo avviso non serviva) sul precedente Sindaco, di cui è stato sempre capogruppo e convinto sostenitore (salvo pugnalarlo oggi alle spalle), come ha fatto di recente in Consiglio Comunale anche sulla vicende delle piscine di Fontescodella.
E’ sempre colpa di qualcun altro, o del precedente Sindaco o dell’Uffico Tecnico!
Giorgio Meschini, se ci sei, batti un colpo!!!
Per Carlo Cambi
Hai perfettamente ragione, l’impugnazione del lodo è consentita solo per vizi di legittimità e comunque essa non sospende l’esecutività del lodo. Il ribaltamento della prima pronunzia è rarissimo, e non pare proprio che sia possibile nel caso concreto, laddove gli arbitri hanno approfondito in lungo e in largo tutte le questioni di fatto e di diritto.
In ogni caso il giudizio di secondo grado comporterà ulteriori spese legali per centinaia di migliaia di euro, senza risultati concreti e sempre a carico della collettività.
Hai ragione anche nel dire che Carancini cerca goffamente di scaricare la colpa sulla Giunta Meschini, affermando che nel lodo si parla di convenzioni stipulate tra il Comune e la NVT prima del 2010, allorchè è iniziata la penosa”nuova storia caranciniana”. In realtà nel lodo c’è scritto che, proprio perchè erano state sottoscritte queste convenzioni, il Comune dopo il 2010 aveva solo due strade: o rinegoziare sul piano formale con la NVT un nuovo progetto che escludesse la bretella di collegamento, oppure realizzare la bretella.
Quello che proprio non poteva fare era non realizzare la bretella senza alcun accordo con la NVT e soprattutto senza formalizzare nel modo dovuto una tale scelta, ed è esattamente questa arrogante omissione (la bretella non si fa, e basta, perchè io, Carancini il sommo stratega e urbanista, ho deciso così) che ha portato alla condanna del Comune.
La speranza è che questa volta l’opposizione agisca veramente per chiedere la condanna personale di Carancini dinanzi alla Corte dei Conti, perchè l’esito di questa vicenda era scontato da anni e il Sindaco era stato invitato da più parti a sanare la situazione, ma lui ha preferito, come di consueto, la strada dell’insulto e dell’arroganza.
Caro Peppe Bommarito, scrivi: “Giorgio Meschini, se ci sei, batti un colpo!!!”.
Credo lo stia battendo con un silenzio che definirei eloquente.
E’ stato condannato il Comune, non una persona fisica, pertanto citare Meschini come persona non ha senso!
Mi domando chi deve difendere la comunità il pubblico o il privato? Se si legge che gli “errori sono stati fatti da l’uno e dall’altro a discapito della comunità” credo che sia l’istituzione pubblica a difendere gli interessi della comunità. O no?