Presto, forse dai primi mesi del 2019, entrerà in vigore la fatturazione elettronica. Sull’impatto che l’innovazione avrà sulle aziende interviene Giorgio Menichelli, segretario provinciale di Confartigianato Imprese Macerata.
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di Giorgio Menichelli
Nel nostro Paese siamo abituati a combattere l’evasione tributaria esistente in due modi: da un lato con la sempre maggiore invadenza del Fisco nella vita privata dei cittadini e nella gestione quotidiana delle imprese, dall’altro con la progressiva ed esasperata spinta tecnologica della macchina burocratica che agisce nel rapporto tra Fisco e contribuente.
Tuttavia, come associazione di categoria che tutela la piccola impresa, siamo convinti che se l’obiettivo da perseguire è quello della lotta all’evasione, gli strumenti dissuasori dovrebbero essere altri. Intanto possiamo iniziare a pensare ad una riduzione significativa della pressione tributaria complessiva, lo sfoltimento e la semplificazione della normativa fiscale, i controlli da effettuarsi anche nel comparto del pubblico impiego che rappresenta un esercito di ‘doppiolavoristi’ in ‘esenzione’ contributiva e fiscale a danno diretto delle imprese regolari.
Nel corso degli anni, le nostre imprese hanno assistito ad ulteriori interventi invasivi, come le limitazioni alla circolazione del contante, il redditometro (strumento peraltro già di fatto abbandonato), le limitazioni alle compensazioni, i visti di conformità, gli studi di settore, lo split-payment, il reverse-charge, per giungere al clamoroso flop del recente spesometro.
Nostro malgrado, abbiamo constatato come la progressiva e sistematica informatizzazione, onerosa per le imprese, non sia stata sufficiente a risolvere l’annoso problema dell’evasione tributaria, perché chi non ha mai emesso fatture cartacee, continuerà a non emettere quelle elettroniche.
La fatturazione elettronica, tenuto anche conto delle difficoltà e dei costi di emissione e di conservazione del documento, non risolverà il problema dell’evasione, anzi, siamo pressoché sicuri che lo aggraverà. Inoltre resta impregiudicato il fatto che tale sistema di fatturazione terrà ancora più alla larga gli evasori totali.
Viste le gravi criticità e difficoltà riscontrate nella trasmissione dello spesometro, vogliamo comunque continuare sulla strada della tecnologia, perseguendo il sogno dell’agenda digitale? Lasciateci almeno dire che, a nostro parere, i tempi forse non sono ancora maturi.
Si cerca di far passare il concetto che fatturazione elettronica equivale a semplificazione. Se così fosse, non si comprende il motivo per cui renderla obbligatoria: se di vera semplificazione si trattasse, un imprenditore opterebbe per la stessa senza se e senza ma.
Siamo convinti dell’inutilità o peggio ancora, della dannosità del provvedimento e riteniamo che la molla che spinge una parte dei fautori di questo strumento sia ancora oggi, come d’altronde è sempre stato, quella del pregiudizio ideologico nei confronti dei lavoratori autonomi.
Dai primi due incontri che Confartigianato Imprese Macerata ha effettuato sul territorio, incontrando oltre 300 imprese, quello che emerge è che la fatturazione elettronica è l’ennesimo provvedimento burocratico che spaventa le imprese, soprattutto quelle meno strutturate (che in molti casi non sono ancora dotate di un computer), perché invasivo e limitativo della libertà d’impresa.
Per evitare tale impatto sarebbe bastato rendere l’adozione del nuovo sistema di fatturazione effettivamente opzionale, magari incentivandolo, o comunque limitarne l’obbligatorietà a quelle aziende che superano una certa soglia dimensionale. Rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche ai piccoli artigiani ed imprenditori, è veramente una follia burocratica che mette moltissimi operatori in gravi difficoltà. A nostro avviso, anche lo Stato potrebbe trovarsi a gestire una caduta del gettito tributario per i motivi sopra citati.
Confartigianato garantirà il massimo impegno affinché tale obbligatorietà possa impattare il meno possibile sull’organizzazione delle imprese rappresentate. Proseguono infatti le assemblee sul tutto il territorio proprio per accompagnare le nostre aziende in questo tortuoso cambiamento, illustrare come adeguarsi e spiegare quali sono le possibili differenti soluzioni per i soggetti obbligati. Il prossimo appuntamento è previsto per questo pomeriggio, giovedì 25 ottobre a San Ginesio, seguiranno poi Sarnano (26 ottobre alle 18 – Sala Congressi del Comune di Sarnano – via Benedetto Costa), Civitanova (26 ottobre alle 21 – Centro Civico Fontespina – via Saragat), Tolentino (29 ottobre alle 18.30 – Sala Riunioni Confartigianato – via Ficili), Camerino (30 ottobre 2018 alle 18- Ristorante Torre del Parco – loc. Torre del Parco), Cingoli (31 ottobre 2018 alle 18,300 – Sala Riunioni Confartigianato – via del Podestà 8).
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Un sistema valido per combattere l’evasione credo sia quello di applicare la Costituzione italiana. Cioè rendere effettivamente uguali tutti i cittadini davanti alla legge anche fiscalmente, permettendo a tutti di scaricare tutto dalla denuncia dei redditi come viene permesso alle imprese. D’altra parte, fino a prova contraria, non vedo perché ci debba essere un trattamento fiscale diverso. L’impresa, scarica tutte le spese, crea lavoro e ha un guadagno proporzionato alla sua grandezza. Il pensionato con la pensione minima, una volta che ha scaricato tutte le spese anche lui crea lavoro, dando lavoro solo al fornaio e può darsi che non dovrà pagare nemmeno un centesimo di tasse, ameno che non si voglia tassare la fame. Con questo sistema applicato in molti paesi, non bisogna più chiedere la fattura, perché chi vende o presta manodopera, è consapevole che la fattura, per il suo cliente sono soldi e quindi è costretto a farla spontaneamente.
Con ciò, non è che si risolve completamente il problema delle tasse: perché sono troppe con aliquote troppo care, alcune senza senso o incostituzionali come l’IMU, la TARI, anche se è giusto pagarla ma non come ce la fanno pagare; la TASI come se i contribuenti non pagassero le tasse anche per quei servizi che qualcuno scelleratamente solo da qualche anno li chiama indivisibili. Il problem è: che non è vero che lavoriamo sette mesi all’anno per lo Stato, ma li lavoriamo per mantenere l’enorme carrozzone parassitario politico, che erroneamente, a volte lo chiamiamo di Stato. Quindi: o ci decidiamo di toglie tutto il carrozzone parassitario politico in cominciando a mandare a casa dai settecento agli ottocento parlamentari di troppo, o pure saremo sempre più il cane che si morde la coda.
no la fattura elettronica non e’ la soluzione: controlli a tappeto e sanzioni da far dimenticare completamente alle imprese l idea di evadere le tasse anche quando il cliente rifiuta la fattura per risparmiare, quella si che sarebbe la soluzione!
Ma insegnate ai piccoli super tartassati e sempre super infastiditi e spesso con una corda la collo come fosse una cravatta ad evadere senza essere scoperti. Va beh che già anche nel loro piccolo lo fanno perché un’alimentazione a base di bruscolini ed acqua della cannella, dicono che sia sbilanciata, così povera di carboidrati e proteine e pure di sali minerali, fatta eccezione per il cloruro di sodio abbondantemente usato nell’industria del bruscolino. Sempre a parlar di tasse, evasione da contenere e le altre da abbassare. Milioni di parole buttate al vento senza mai ottenere nulla. Ma cercate di unificare poveri e ricchi in una sana competizione con lo stato, prima causa di estorsioni, ladrocini, parassitismo legalizzato e chi più ne ha più ne metta. Bla bla bla bla e bla bla bla bla e ba. Ma poi la fattura elettronica che già a sei volts di corrente continua funziona? Caso mai la fattura elettrica a 220 volts, che hai voglia se la senti ed è pure alternata così c’è caso che una volta qua e una volta là, da qualche parte va. Mi scuso per la rima perché non voluta.
penalizzare in maniera seria il “nero” , e non nel senso di africani, non porta voti, e’ questo il problema, tutto il resto sono chiacchiere