«Lungo la tastiera del pianoforte
inseguo i miei sogni»

MACERATESI ALLA RIBALTA (2)- Ottavia Maria Maceratini, dal 2014 “Ambasciatrice di Robert Schumann”, si divide tra Montefano e Monaco di Baviera dove sta per registrare il terzo disco. La musica classica è la sua passione, ma pure il Bujinkan e il ballo country contribuiscono a darle quell’energia interiore che lei ama trasmettere agli altri. Di prossima presentazione anche a Macerata il suo primo libro

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Ottavia Maria Maceratini, ritratto

 

di Alessandro Feliziani

Dello sport ama solo l’essenza e i benefici che si ricevono praticandolo. Anche per questo motivo, probabilmente, non è tifosa di nessuna squadra di alcuna disciplina, nemmeno della Juventus, nonostante il bianco e il nero siano i colori che l’accompagnano da quando era bambina e sui quali mette ogni giorno le mani. Sì, letteralmente le mani, perché lei è Ottavia Maria Maceratini, giovane pianista maceratese che, dopo aver vinto ben ventotto primi premi in competizioni pianistiche italiane, da alcuni anni gira il mondo come concertista, tanto che nel 2014 – dopo aver aperto come solista il “Bonner Schumannfest” a Bonn e il “Schumann Festwoche” a Lipsia – le è stato conferito il titolo di “Ambasciatrice di Robert Schumann”.

Questo emblematico rappresentante del romanticismo musicale è il suo compositore preferito?

Tra i miei preferiti, Schumann è quello che amo di più. Per il suo modo di percepire la vita, che lui esprime attraverso la musica, lo sento molto vicino al mio temperamento.

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Ottavia Maria Maceratini in concerto

Alle musiche di Roberto Schumann lei ha dedicato anche un disco…

Si è trattato del mio secondo album, pubblicato nel 2012, che contiene in gran parte brani di Schumann. È un album che mi ha dato molte soddisfazioni in quanto con esso ho ricevuto il premio “Die Rose der Woche” presso il giornale “Münchener Tz” ed è stato inserito dalla Nmz nella lista dei migliori dischi usciti in quell’anno, ricevendo anche una nomination per il premio “International Classical Music Award”.

Anche il suo primo disco era stato accolto con grandi lodi, soprattutto dalla critica musicale tedesca…

S’intitola “One Cut” e contiene brani di diversi stili ed epoche che vanno dal barocco al ventesimo secolo.

Tornando a Schumann. In occasione del suo unico concerto al “Lauro Rossi” di Macerata, circo un anno fa se non ricordo male, lei disse che la passione per il compositore tedesco derivava da una sorta di “fulminazione” avuta ascoltando una esecuzione della pianista russa Elisso Virsaladze…

Che successivamente è stata la mia professoressa nel corso di perfezionamento artistico a Monaco. E le dirò di più. Dopo quell’episodio si è verificato uno dei miei sogni. Avevo sempre desiderato poter essere l’allieva di quella pianista russa e dopo un suo concerto a cui avevo assistito, volli incontrarla e lei a mio padre, che mi accompagnava, disse: “Mi piacerebbe che Ottavia diventasse mia allieva”. E così poi è stato. Quindi Schumann rappresenta anche un legame affettivo.

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Ottavia Maria Maceratini al teatro Lauro Rossi di Macerata

Bisogna sempre inseguire i propri sogni, dunque…

Sempre. Io mi sono fatta una promessa: inseguire sempre i miei sogni. Il primo è stata la musica.

Come è nato il sogno della musica?

Ho iniziato lo studio del pianoforte a cinque anni, ma penso che dentro di me la passione sia entrata quando ancora non ne ero pienamente cosciente. Quando ero molto piccola, infatti, i miei genitori, che cantavano in un coro del paese, non avendo nessuno a cui lasciarmi mi portavano con loro alle prove serali e così i primi suoni che sono entrati dentro di me sono stati i canti gregoriani.

Nacque in quel contesto la sua empatia con la musica…

L’essenza è l’apprendimento dell’ascolto, capire i contenuti emotivi di un brano. Io dico sempre che la musica è una “frequenza” di sensazioni e noi siamo come la radio, passiamo da una frequenza all’altra: dalla gioia al dolore, dalla felicità alla tristezza…

Quindi, ogni interprete deve andare alla ricerca della dimensione interiore dell’autore della musica?

Ognuno ha il proprio modo di sentire il brano e di interpretarlo. La musica – così come tutte le arti – non ha solo una funzione educativa, ma ci aiuta a scoprirci dentro, conducendoci verso una nuova percezione di noi stessi. Di conseguenza l’arte ci chiama anche ad una forte responsabilità, perché oltre ad aiutarci a riscoprire la nostra natura interiore ci permette anche di aiutare gli altri. Ecco quindi che l’arte ha una rilevante potenzialità che tutti dobbiamo sviluppare.

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Ottavia Maria Maceratini ad una presentazione del suo libro

Come vede il futuro della musica classica?

Secondo il mio punto di vista è un futuro incerto, soprattutto in Italia, dove il mercato è decisamente in crisi. Sicuramente ci saranno sempre delle forme e dei luoghi dove la musica classica sarà ricercata. Con ogni probabilità vedremo spostarsi il baricentro delle attività musicali di questo tipo verso i paesi del sud-est asiatico, dove da qualche anno a questa parte c’è un forte incremento dell’interesse da parte delle generazioni più giovani. Tuttavia il pericolo che si corre, è che diventi sempre di più un’attività di nicchia e di élite, soprattutto se prevarrà da parte degli stessi musicisti la tendenza a non sostenersi a vicenda. Noto nella maggior parte dei musicisti una “chiusura al dialogo” e una scarsa propensione a mettere in campo delle sinergie comuni che potrebbero favorire la crescita dell’intero settore. Come la vita stessa insegna, quando ci si pone in un’attitudine di condivisione e di unità, la spirale della creatività e dell’abbondanza ha le condizioni necessarie per prendere il via, perciò resto fiduciosa che sia possibile migliorare il futuro della musica classica anche nel nostro paese attraverso un cambio interiore da parte di chi veramente vuole seminare pace attraverso un’arte che per sua natura ha il potenziale di farlo.

Chi sono stati i suoi insegnanti?

Ad iniziarmi allo studio del pianoforte, presso la Civica Scuola di Musica “Beniamino Gigli” di Recanati, è stato il Maestro Ermanno Beccacece, il quale aveva notato in me una predisposizione verso lo strumento. Poi il maestro Lorenzo Di Bella durante gli anni dei miei studi all’Istituto musicale “Giovanni Battista Pergolesi” di Ancona, dove mi sono diplomata con lode e menzione nel 2006 e successivamente, essendo stata ammessa in quello stesso anno alla Hochschule Für Musik und Theater di Monaco di Baviera, la professoressa Elisso Virsaladze, con la quale ho conseguito nel 2010 il Meisterklassendiplom.

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Ottavia Marina Maceratini durante una gara di Bujinkan

Lei vive ormai stabilmente a Monaco di Baviera?

Praticamente ci vivo ormai da dodici anni, anche se in questi ultimi tempi, tra un concerto e l’altro, mi concedo periodi più lunghi immersa nel mio amato paesaggio collinare tra Recanati, dove sono nata, e Montefano, dove sono cresciuta e vivono i miei genitori.

E Monaco invece cosa rappresenta per lei?

Oltre al fatto, non secondario, che Monaco è una ottima base logistica per potersi spostare rapidamente in tutto il mondo, la Germania rappresenta artisticamente la mia seconda patria. Non solo perché nella città bavarese mi sono musicalmente perfezionata, ma soprattutto perché vi ho trovato occasioni di carriera artistica. A Monaco ha sede la mia etichetta discografica, “Aldilà Records” e in Germania, così come nella vicina Svizzera o nei paesi dell’Est Europa svolgo attività concertistica, sia come solista sia con orchestra.

Ci sono esibizioni che lei ricorda particolarmente?

Ricordo di aver provato una particolare emozione nel 2013 a Berlino dove mi sono esibita di fronte al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione della vista di Stato al suo omologo tedesco Joachin Gauck.

Altre tappe importanti della sua carriera concertistica?

Al festival “Baltais Fligelis” in Lettonia, poi in Siberia dove con la Nowosibirsk Symphony Orchestra ho eseguito il concerto per la mano sinistra di Ravel, quindi il recital alla Tonhalle di Zurigo. Un momento particolarmente importante è stato il debutto nella sala grande della Filarmonica di Berlino con la Dso-Orchestra presentando per la prima volta in Germania e in diretta dalla Deutschland Radio il concerto “Dynamic Triptich” di John Foulds. Inoltre, alla prestigiosa Accademia di Kronberg, in occasione del festival “Chamber Music Connects the World”, dove mi sono esibita fra l´altro con il violoncellista britannico Steven Isserlis e il violinista lettone Gidon Kremer.

A proposito di Kremer, ho letto un lusinghiero giudizio che ha dato su di lei: “Oggigiorno, dove molti giovani musicisti si preoccupano solo di diventare famosi, è molto rincuorante conoscere qualcuno che come Ottavia Maria Maceratini pone lo studio serio e penetrante dell’Arte prima di tutto il resto”.

Sì, sentirsi dire queste parole da un grande maestro è stato per me come vincere un premio prestigioso.

Dal punto di vista professionale ed artistico come è stato l’anno che si è chiuso e quali programmi ha per il 2018?

Ho chiuso il 2017 con una bella notizia: l’invito a debuttare nella prestigiosa Herkulessaal di Monaco di Baviera nel prossimo aprile con il terzo concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra sotto la direzione del direttore spagnolo Jordi Mora. I programmi relativi al 2018 riguardano l’incisione di un nuovo disco, per il quale sto preparando un programma con il titolo di “Wanderer Abroad” che musicalmente e simbolicamente descrive a grandi linee il mio percorso di formazione musicale partendo dall’Italia (Benedetto Marcello) passando per l’Austria (Schubert Fantasia Wanderer), toccando la Russia (Balakirev Islamey).

Come ama trascorrere il suo tempo libero?

Lavoro e tempo libero sono per me un tutt’uno. Sono sempre al lavoro e sono sempre in “vacanza”. Ogni momento della giornata è una continua osservazione del proprio stato d’animo.

Modifico allora la domanda. Quando le sue mani non sono sui tasti bianchi e neri del pianoforte, cosa fa?

In Germania sono entrata in contatto con un gruppo che pratica il Bujinkan e sono rimasta affascinata da questa specialità delle antiche arti marziali giapponesi che si pratica a mani nude oppure con bastoni di varie misure e con tutte le altre principali armi in uso nel Giappone dell’antichità: dalla katana agli shuriken. A Monaco frequento da qualche anno una palestra e sono riuscita a conseguire il “terzo Dan” nella categoria cintura nera. Ho fatto conoscere questa particolare arte anche qui nel Maceratese e a Montefano ho fondato un gruppo che seguo personalmente quando torno nelle Marche.

Qual è la caratteristica che le fa apprezzare questa disciplina?

Il Bujinkan è soprattutto concentrazione e permette di scoprire la naturalezza dei movimenti del proprio corpo. Altro aspetto essenziale è dato dal fatto che oltre alla difesa personale e quindi a prevenire danni alla propria persona, permette di acquisire la necessaria padronanza di evitare di far male all’altro.

Altre sue passioni?

Il “ballo country”. A Villa Potenza di Macerata l’insegnante di ballo country Cristina Micozzi, responsabile provinciale dei “Wild Angels”, ha dato vita ad un gruppo locale e sono stata coinvolta. Quando posso partecipo molto volentieri alle prove e alle loro esibizioni. Mi dà molta energia.

Recentemente lei ha scritto un libro. Anche Schumann in gioventù scrisse un romanzo. Questo vuol dire qualcosa?

(Ride). No, solo una coincidenza e poi il mio libro non ha nulla a che vedere con il romanzo e con le poesie scritte dal compositore tedesco. Il mio testo si intitola “Parlami di te anima mia” (edizioni Leggere per Cambiare) e l’ho scritto quasi di getto nell’arco di pochi giorni. È una ricerca su me stessa, nata da una mia esigenza di interrogarmi, dalla necessità di porre delle domande sulla mia stessa identità. Prossimamente sarà presentato a Osimo e successivamente anche a Macerata.

Quali “sogni” ha in questo momento, quali sono le sue aspettative?

Non ho aspettative, al contrario mi lascerò sorprendere, come ho sempre fatto. Ed il “sogno” è quello che lo studio della musica mi renda un essere umano sempre più sensibile al prossimo, perché in fondo è questo lo scopo di ogni Arte, …con la A maiuscola.

 

Datemi una “matita” e vi restituirò un mondo fantastico



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