Anna Louise Finn
di Alessandro Feliziani
Per gran parte della comunità inglese che vive in provincia di Macerata il risultato del referendum in Gran Bretagna, che ha sancito la volontà (quasi il 52%) di uscire dall’Unione europea, è stato uno “shock”. Nei mesi scorsi la vittoria dei fautori del Brexit era stata messa in conto, ma i sondaggi degli ultimi giorni sembravano aver rassicurato circa il mantenimento degli attuali “confini” dell’Unione.
«Ero andata a dormire rincuorata dai primi risultati trasmessi ieri sera in televisione e quando questa mattina ho sentito la notizia che il Brexit aveva vinto sono rimasta a bocca aperta» ci ha detto Anna Louise Finn, una signora inglese con genitori di origine irlandese che dal 2004 vive a Colmurano, dove per diversi anni ha pubblicato in lingua inglese un mensile di notizie del territorio maceratese distribuito tra la comunità anglosassone residente in provincia. Attualmente è insegnante di inglese e yoga e gestisce un Centro benessere olistico.
La partecipazione al voto è stata molto alta, segno che il tema del referendum era molto sentito?
Un numero così alto di votanti in Gran Bretagna non si registra nemmeno alle elezioni politiche e questo è anche un segno della crisi, non tanto economica, quanto piuttosto sociale e quindi anche delle paure.
Questa crisi e queste paure sono anche i motivi che sono alla base del risultato?
Non mi aspettavo questo esito e ritengo che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea sia un grave errore, non solo per il mio paese, ma anche per il resto dell’Europa e per il mondo intero. Rimarcare i confini non ha senso e il futuro lo si può costruire lavorando tutti insieme.
Chi ha colpa di quanto accaduto?
Non saprei a chi dare la colpa. Forse in parte al governo, ma probabilmente anche ai governanti europei, poiché nella divisione tra favorevoli e contrari alla Brexit si sono fronteggiate anche le diverse classi sociali.
Quali conseguenze immagina per il futuro?
Non riesco a pensarci, sarà sicuramente un disastro. L’unica cosa che mi rincuora è il fatto che, secondo i sondaggi, la stragrande maggioranza dei giovani ha votato per rimanere nell’Unione europea. Loro rappresentano il futuro e quindi anche la speranza.
Nicholas Wolfe Mudie
Auspicava un risultato diverso anche Nicholas Wolfe Mudie, un londinese con sangue in parte scozzese che dal 2000 vive insieme alla moglie a Pievebovigliana ed insegna inglese a Camerino.
«Avrei preferito – ci dice al telefono – le stesse percentuali di voto, ma al rovescio».
Perché avrebbe voluto la vittoria di misura del “Remain” ?
Perché in tal modo la Gran Bretagna sarebbe rimasta all’interno dell’Unione europea, ma nello stesso tempo sarebbe stato dato un duro monito a questa Europa, cioè ai governanti di Bruxelles.
Cosa imputa all’Unione europea?
È troppo invasiva. Ogni paese membro deve essere rispettato e i suoi cittadini non devono essere “puniti”. L’austerità imposta da Bruxelles ha accentuato nel tempo un’immagine negativa dell’Unione europea. Peraltro essa spende male le sue risorse e in tutta la sua esistenza i conti dell’EU non sono mai stati approvati da un organismo di contabilità.
Quali fattori ritiene siano stati decisivi per la vittoria del “Brexit”?
L’immigrazione ha avuto un grande peso, ma non tanto per il fenomeno in sé, quanto piuttosto per i riflessi sui servizi sociali. I britannici a più basso reddito si sentono trascurati e penalizzati. Questo ha influito molto. Lo dimostra anche la “geografia” del voto. All’infuori della capitale, nel resto dell’Inghilterra c’è stata una maggioranza contro il “remain”.
Questa sua analisi non vale però per la Scozia e per l’Irlanda del Nord dove una forte maggioranza si è espressa contro l’uscita dall’UE.
Lì hanno influito fattori diversi e più politici. Per gli scozzesi si è trattato di un voto contro gli inglesi. La leader dei separatisti Sturgeon sostiene la linea di una Scozia indipendente e membro dell’UE. Ora, dopo l’uscita del Regno unito dall’Unione, probabilmente si riaccenderanno le spinte separazioniste degli scozzesi.
E per l’Irlanda del nord?
In questo caso ha influito il fattore geografico. L’Irlanda del Nord è “fisicamente” Irlanda che a sua volta fa parte dell’Unione europea. Migliaia di persone ogni giorno passano la frontiera in un senso e nell’altro per ragioni di lavoro e inoltre non va sottovalutata quella parte di opinione pubblica nordirlandese che vorrebbe la riunificazione dell’Irlanda.
Quali conseguenze potrà avere questo esito del referendum?
Difficile da dire oggi. Nell’immediato il premier Cameron ha annunciato le dimissioni e questo sta ad indicare il forte significato politico del referendum. Poi c’è, sempre per quanto riguarda l’immediato, la bufera finanziaria. Oggi Londra è la capitale finanziaria europea e la perdita di questo ruolo potrebbe costare una contrazione fino al 14% del PIL di tutto il Regno unito. Nel medio e lungo termine sarà tutto da vedere, ma probabilmente le conseguenze maggiori non saranno di natura economica, quanto piuttosto di natura politica e riguarderanno più il resto dell’Unione europea che la Gran Bretagna ormai fuori. Se Bruxelles non cambierà rotta, l’esempio del Regno unito potrebbe essere imitato da altri, ad iniziare dall’Olanda.
Lo shock provocato dal risultato del referendum è stato forte soprattutto per i giovani Secondo il sondaggio di YouGov i britannici di età compresa tra i 18 e i 24 anni hanno votato in stragrande maggioranza (70-75%) per restare nell’Ue. Pensando proprio a questa fascia d’età, viene in mente l’Erasmus, il famoso programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea che dà la possibilità a uno studente europeo di studiare in un paese dell’UE per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. Solo l’Università di Macerata, ad esempio, negli ultimi anni accademici ha inviato in Erasmus in Gran Bretagna una ventina di propri studenti e altrettanti sono arrivati dal Regno Unito a Macerata.
Ora per chi già si trova in questa posizione nulla cambia e il corso di studi intrapreso potrà essere portato a termine, ma già dal prossimo anno accademico e sicuramente dal 2018 non sarà più così. Dopo che la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea, infatti, gli studenti inglesi non potranno più approfittare del Progetto Erasmus e dei fondi che l’Europa mette a disposizione dell’istruzione. Lo stesso vale per gli studenti italiani e degli altri Paesi dell’UE, che non potranno più partire in Erasmus con destinazione Gran Bretagna. Tuttavia, secondo quanto riferito in ambienti universitari, c’è un piccolo spiraglio a riguardo. Ci sono alcuni Paesi che pur non facendo parte dell’Unione Europea sono associati al Progetto Erasmus e quindi permettono agli studenti europei di studiare per un periodo limitato di tempo nel loro territorio. È il caso della Norvegia, della Turchia, dell’Islanda e del Liechtenstein. Quindi, bisognerà capire se la Gran Bretagna uscendo dall’Unione Europea deciderà di lasciare anche il Progetto Erasmus o se continuerà a farne parte da Paese associato. E’ questa una delle tante incertezze prodotte dal “Brexit” cui ora è difficile dare risposte.
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Ma che credono che la Inghilterra è la patria delle opportunità, che in Inghilterra anche gli operai viaggiano in Rols? Ma questi signori che vivono nelle nostre colline, soprappagando i casolari facendo lievitare i prezzi del mercato immobiliare escludendo i marchigiani dal mercato immobiliare pensano che nella loro patri tutto va bene? Questi sono Benestanti che vivono agiatamente in Inghilterra il BREXIT ha vinto ovunque in tutte le contee e raccogliendo voti ovunque anche dove era scontato che vinceva L’IN nelle contee dei benestanti signori di campagna e della finanza, la miseria in In Inghilterra non la facevano sapere i governi agivano come domestiche portoghesi che nascondo lo sporco sotto i tappeti. L’Inghilterra non ha vinto la xenofobia ha vinta la democrazia, ieri quando i fanatici di SKY andavano nei Pub o in giro a intervistare la gente si meravigliavano che la gene rispondeva loro, ma chi li ha eletti quei quattro burocrati di Bruxelles, tanto è che dalla regia hanno tolto la line delusi di non incontrare xenofobi e razzisti. Quindi scendete dal vostro mondo bucolico e guardate la realtà della miseria nel vostro paese.
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Non fatevi prendere da questi facili allarmismi. Chi vivrà vedrà.
Totalmente condivisibile, e incontrovertibile, quanto scrive giustamente Berdini.
Due concetti estratti dall’articolo: L’immigrazione ha avuto un grande peso, ma non tanto per il fenomeno in sé, quanto piuttosto per i riflessi sui servizi sociali. I britannici a più basso reddito si sentono trascurati e penalizzati. Questo ha influito molto.
Se Bruxelles non cambierà rotta, l’esempio del Regno unito potrebbe essere imitato da altri, ad iniziare dall’Olanda.
Mi sembrano più che sufficienti. Oggi il Renzi incontrerà la Merkel che dopo avergli offerto una birra se lo sciampagnerà come d’abitudine. Non conta più un cefalo in Italia con tutte le mazzate che prende insieme ai suoi lacchè che già staranno sul piede di guerra per individuare posizioni di osservazione migliori che tradotto significa ” prendetemi tutto ma non il mio stipendio onorevole “, e va in Germania a portare il vuoto delle sue inascoltate proposte, che la Merkel tra uno sbadiglio e l’altro, neanche farà finta di ascoltare, visto il peso politico/economico del Renzi che però oggi potrà presentarsi con un biglietto da visita importante, riportante il successo di tutte le parti politiche made in Italy meno la sua.
Chi critica l’esito del referendum è il solito intollerante che si maschera da buonista, che pretende che il proprio pensiero sia l’unico accettabile di fronte all’inettitudine di chi pensa il contrario. O non si permette di fare certi referendum presumendo che il popolo sia incapace di decidere, o si DEVE accettare qualunque esito di uni strumento che rappresenta la vera democrazia. Non si può essere democratici solo quando ci fa comodo e quando la maggioranza la pensa come noi, altrimenti il nostro spirito non è democratico…è solo ipocrita.
Una delle cose belle dI Brexit è che il 90% degli economisti si sono sbracciati a dire che era una catastrofe E IL POPOLO SE NE E’ SBATTUTO.
Una vera emergenza umanitaria.
BRUXELLES.”” Da una parte fare presto e tagliare il prima possibile il cordone ombelicale tra Europa e Regno Unito.””
Ora fanno i piccosi, gli offesi, ci dovevano pensare prima di far tirare sempre la cinghia al popolo, lo stesso che intelligentemente a deciso di dire dopo 40 anni, NON GRAZIE questa non è l’europa a cui avevamo votato e ci avevate promesso.
“” Dall’altra studiare forme di flessibilità che permettano, a chi lo vuole, di andare più avanti nell’integrazione senza perdere per strada altri vagoni del convoglio europeo. “”
Ci dovevano pensare molto, ma molto prima, ancora prima della crisi Italiana e poi Greca.
“” Ci dispiace per l’esito del referendum, ma l’Europa va avanti e resta la nostra scelta comune.””
Ma dove credono di andare con questa politica fallimentare e di scontento della stragrande maggioranza dei cittadini europei, non si stanno minimamente accorgendo che li porteranno inesorabilmente all’isolamento, dopo il puerile e ridicolo rinnovo delle sanzione contro la Russia e l’apertura scellerata verso la Turchia.
“” Un segnale di fermezza che trova la sua espressione simbolica nella richiesta di chiudere il divorzio britannico “nei tempi più brevi possibili””” ,
Più che fermezza simbolica direi paura, molta paura sin dal tonfo dei mercati, anche se la caduta della sterlina era contemplata, ma con una facile ripresa, a differenza dell’euro che annaspa a riprendersi da anni, mentre la GB l’ha proposto e fatto in maniera decisa e rapida.
“” Si suggerisce di non estendere alla Gran Bretagna il mercato unico, ma solo un’unione doganale sulla base di un accordo di associazione come quello con la Turchia.””
La GB non ha bisogno di ciò, visto i rapporti con gli USA, l’India le varie colonie sparse per il mondo, con un inglese parlato per oltre il 50% della popolazione mondiale, sono dei risibili palliativi da gente incompetente, che si gonfia come un pavone per dimostrare la sua forza, mentre in realtà è l’opposto.
Infine, sono delle emirite panzanate, partorite dai giornali sottomessi al PD, sui giovani britannici che hanno votato in favori dell’UE, chi ha seguito veramente tutte le vicende, piuttosto di scrivere un’articoletto chiuso al buio sul pc, tutti i giovani dicono che si sono represi il futuro, la loro dignità, il lavoro, e le future loro pensioni.
A breve, max 12-16 mesi, se non prima, ci sarà ITEXIT……
Attenzione, notizia del giorno:
IL REGNO UNITO E’ USCITO DALLA GERMANIA!
Sono veramente contento nel constatare che i lettori di Cronache Maceratesi (e come loro, mi auguro molti altri italiani) sono persone intelligenti che non si fanno ingannare dall’imponente lavaggio del cervello terroristico e allarmistico operato dai mass media nazionali (CM compreso).
Ieri per tutto il giorno le reti RAI e FININVEST hanno proposto servizio dopo servizio mostrando solo lati negativi di quella che invece è stata una grande giornata di DEMOCRAZIA, un giorno in cui il POPOLO ha deciso (così come accaduto con la Grecia – quando il popolo deve votare, è contrario all’Europa) e quel Kapò di Shulz se l’è presa nel culo, riccamente.
Piuttosto trash i servizi dei TG che intervistavano gente per strada, con interviste taroccate mostrando chiaramente soltanto i contrari al brexit (che non scordiamo, sono in realtà la minoranza).
Interviste degne di quelle televendite dove la vecchina dice di aver provato il prodotto e lo consiglia agli ascoltatori…
La Gran Bretagna, che ci”vede bene” non scelse , giustamente, non avere l’euro come moneta. Scelta azzeccati sisma. Ora si è accorta che è’ un Europa dei burocrati, lontani dalla gente, con sedi in due nazioni, piena di sprechi e dell’assurdo. Un’Europa dove comanda, direttamente o indirettamente attraverso Stati satelliti, la Germania. Vince la voglia di cambiare. Speriamo in bene. Sicuramente questa Europa non piace a molti.
Per chi spera in un ITEXIT, i nostri illuminati costituenti hanno pensato bene di non lasciare troppo potere all’inetto popolo italiano, escludendo all’art. 75 il ricorso al referendum per questioni che riguardano “leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”, insomma siamo obbligati a rimanerci se non per volontà altrui…questa si che è democrazia.
Per me il Referendum inglese è stata una grande trovata politica:ora che vada bene o male meriti e demeriti ricadranno sul popolo e intanto Ponzio Pilato se ne lava le mani.Per correttezza:i Greci hanno espresso un voto che non ha avuto alcun effetto visto che Tsipras si è dovoto calare le braghe.Se dovevamo fare un Referendum,era per entrare o meno ora uscire sarebbe la nostra solita conuetudine di cominciare un qualcosa con qualcuno e portarla al termine con altri,tanto ci piace salire sul carro dei vincitori.
Un’altra considerazione, questa volta riguardo ai progetti Erasmus: Non è vero che sarà bloccata la mobilità studentesca con la GB. La Norvegia, che non fa parte della comunità europea, fa parte dei progetti Erasmus.
e una monarchia ha mostrato alle repubbliche il significato di sovranità popolare…
Da un giorno all’altro, a causa di un voto, ci siamo ritrovati alle porte di “Casa Europa” oltre 50 milioni di extracomunitari (smile)
«Ma ad un governo modernamente europeista serve, ancora di più, la nitidezza con la quale gli inglesi vedono il legame tra democrazia ed efficienza delle decisioni: l’Europa, ancora più che dalla crisi che dura da sette anni, è resa debole dalla convinzione – che ha caratterizzato un’intera generazione di leader europei – che decisioni cruciali per la vita delle persone si possano prendere senza tenere conto delle loro volontà. Gli inglesi sono, invece, i più consapevoli – per aver inventato il concetto e averne pagato il prezzo – che immaginare di “tassare” le persone senza rappresentarle, espone un sistema alle reazioni che, come insegna la storia, la democrazia riserva a chi ne dimentica i principi basilari.»
(fonte http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2014/07/01/nebbia-sulla-manica-e-il-fantasma-di-uneuropa-sempre-piu-solo-tedesca/21542/)
È possibile che nel breve termine Brexit abbia conseguenze negative. Ma nel lungo termine potrebbe salvare l’Europa e il mondo. Perché il suo messaggio è chiaro: a tirare troppo la corda, si spezza. E non importa che una corda spezzata possa essere peggiore di una corda troppo tesa: il punto è far capire a chi ha il potere che deve moderare la sua arroganza e avidità oppure rischiare la catastrofe, di tutti magari ma anche sua.
Rottamate la storia e la morale dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i liberisti si sono convinti di potersi permettere qualsiasi abuso e idiozia: tanto a rincoglionire la gente e farle chinare la testa ci pensavano i media, la pubblicità, il consumismo. Pensate alla crisi economica del 2008: banche e speculatori non hanno imparato nulla dalla grande paura: salvati dai soldi pubblici, hanno ripreso a fare esattamente quello che facevano prima. Se in Gran Bretagna avessero vinto i “remain” la globalizzazione dell’Europa sarebbe continuata, del tutto indifferente alle sofferenze di una classe media impoverita e privata di speranze per il futuro e sorda ai segnali di una possibile rivolta.
È che a comandarci è la più inetta e ignorante classe dirigente mai esistita: altrimenti altroché se sarebbe stato possibile tenere il Regno Unito nell’Unione; e sarebbe anche stato possibile far sì che tutti gli europei si innamorassero dell’Europa. Invece hanno distrutto un grande ideale per incrementare i profitti delle multinazionali e di faccendieri senza qualità oltre che per incompetenza; né avrebbero mai smesso, privi come sono di scrupoli e di intelligenza. Per fortuna gli inglesi gli hanno fatto capire, e ci hanno fatto capire, che per loro la pacchia può anche finire; che sta per finire. (un amico mio)
Non fa una piega l’argomentazione di Pavoni. E non esiste prova contraria.
Opinioni rispettabilissime quelle dei due inglesi intervistati , ma alquanto conradditorie tra l’analisi che ognuno fa del dato elettorale , il giudizio negativo che danno delle politiche europee, e l’esito contrario che si aspettavano dal referendum. Evidentemente, circa un milione in più di loro connazionali hanno mostrato maggiore coerenza nella sintesi di voto esprimendosi contro la permanenza nella UE. Che poi, un futuro senza questa Europa delle banche e della finanza si dimostrerà una catastrofe cosmica come pensa la signora Finn, è tutto da vedere.dopo la normale reazione immediata dei mercati e le dichiarazioni minacciose di Juncker.. Tempo al tempo. .Ad oggi, di certo, c’è soltanto che si possono valutare i risultati disastrosi raggiunti dello stare in Europa, che ha messo in ginocchio l’economia di interi Paesi prima fra le prime potenze industriali mondiali , che ha distrutto ovunque il welfare , che ha prodotto sempre più un divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, spaccature sociali fra una minoranza di cittadini sempre più ricchi contro una crescente fascia sociale di poveri sotto la soglia di sussistenza da riportaci dritti dritti al medioevo, disoccupazione ai massimi storici, privato gli Stati della loro sovranità nazionale, e tanto altro di pessimo ancora. Fa strano , infine, tutta questa esaltazione che i giovani britannici si siano espressi a favore dell’Europa, mentre è proprio questo che dovrebbe preoccupare per il loro futuro , cioè che proprio i nostri giovani europei , i più penalizzati dalla crisi e dallo strapotere dei potentati economici, si siano schierati a fianco de vecchi parrucconi di Bruxelles.
Condivisibile la posizione e l’analisi dell’inglese fra noi Wolfe Mudie (che esagera pero’, penso, nel prevedere contrazioni del pil britannico fino al 14% per la perdita di Londra del ruolo di capitale finanziaria europea, ruolo peraltro che essa manterra’): la vittoria di misura del remain avrebbe favorito non il permanere della situazione attuale in Europa ma un processo di revisione e cambiamento mentre il leave favorisce i nazionalismi interni oltre la Manica e gli arroccamenti istituzional-burocratici in continente. Resta il fatto che e’ il Regno Unito ad aver perso in questi anni l’occasione di organizzare davvero una alternativa politica ed istituzionale con altre nazioni europee, accontentandosi di un retorico isolazionismo post-imperiale mentre con l’altra mano si ottenevano dalla stessa Ue eccezioni e privilegi.
Leggo con immenso piacere come la brexit sia riuscita ad unire persino i commentatori più divisi in barba al lavaggio del cervello masmediatico
Scusate ma gli inglesi non c’hanno capito un c…o! Il governo sta chiedendo tempo,Scozia e Irlanda vogliono restare,molti cittadini sono pronti per tornare a votare,gli investitori scappano,la sterlina precipita……..Rivedere alcuni concetti fondamentali come le politiche del lavoro,della finanza,del welfare questo si ma uscire per qualsiasi paese sarebbe il baratro,sarebbe come sfidare l’oceano con una zattera di gusci di cocco e gridare”Sono ancora vivo,bastardi”.W l’Europa dei Popoli.