(Matteo Salvini a Macerata, in alto la galleria fotografica di Lucrezia Benfatto)
Merita gratitudine Matteo Salvini, il sulfureo leader della Lega, per esser venuto a tenere un comizio a Macerata, in piazza Nazario Sauro, dove, applaudito da una folla di maceratesi ammirati di lui, ha portato il suo volto (occhi neri, barba e baffi neri tipo Califfo dell’Isis), le sue felpe nere e il suo ancor più nero linguaggio (una volta la bandiera dei rivoluzionari era rossa, adesso è diventata nera, come quella dei pirati). E gratitudine meritano anche i militanti dei Centri sociali, ossia i “Salvini di sinistra”, che, seguiti da una folla di maceratesi ammirati di loro, venivano da viale Trieste con l’intenzione di affrontare il “Salvini di destra” e di non farlo parlare, la qual cosa, per il rischio di incidenti molto seri, ha indotto la polizia a sbarrare il passo, con manganellate da una parte e lancio di oggetti contundenti dall’altra. Bilancio ospedaliero: sei feriti, tre dei quali fra le forze dell’ordine.
Ma perché, allora, gratitudine? Perché, forse per la prima volta, il “Salvini di destra” col suo pubblico e i “Salvini di sinistra” con il pubblico loro hanno dimostrato che anche nella proverbialmente tranquilla Macerata (l’attuale campagna elettorale non manca di asprezze, però, fino ad oggi, entro i limiti di una pur accalorata lotta politica) stanno circolando quei veleni che in Italia e in Europa lasciano intravedere – temere o sperare, secondo i punti di vista – una crisi profonda della democrazia. Dunque gratitudine, sì. Come infatti accade per i sintomi, in assenza dei quali le malattie sono subdole e non possono essere tempestivamente curate, bisogna esse grati a chi ci toglie dalle illusioni e ci restituisce alla realtà, consentendoci di riflettere sulle cause e sugli effetti di essa.
Superfluo dirlo, ma per democrazia s’intende quella forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo, che la esercita indirettamente per mezzo delle persone elette dalla maggioranza dei cittadini secondo gli ideali e i programmi che quelle persone, non da sole ma organizzate in partiti, si sono impegnate a rispettare e realizzare. Ma cosa accade quando a livello continentale la realtà si rivela a tal punto complessa, contraddittoria e quasi impossibile da affrontare razionalmente – i danni dell’ultraliberismo finanziario, la recessione, la disoccupazione, le ondate migratorie, il terrorismo, le guerre ai confini – da quei partiti e da quelle persone? E quando agli occhi dell’opinione pubblica anche i partiti e le persone dell’opposizione appaiono incapaci – per ritardi culturali – di imprimere una svolta positiva alla realtà? Accade che nascono e si radicano partiti o movimenti ultranazionalisti e antieuropei con venature perfino razziste come il “lepenismo” in Francia, l’Ukip di Farage in Inghilterra e i “Republikaner” in Germania, alimentati dalla cosiddetta “antipolitica”, cioè dalla sfiducia popolare nei confronti della politica “tout court” e dei partiti che la praticano o cercano di praticarla.
E cosa accade in Italia? I sondaggi dicono che il 40 per cento del corpo elettorale ha scelto di astenersi dal voto e il 20 per cento di ciò che resta voterebbe per Grillo, il 16 per Salvini e il 5 per la Meloni, ossia per movimenti e partiti “rivoluzionari”, contro tutto e contro tutti, persino, a volte, contro se stessi, con ideali e programmi in cui prevale l’utopismo viscerale e rabbioso del popolo che si autogoverna direttamente da solo. Le analogie con l’Italia che, stremata, uscì dalla prima guerra mondiale sono tante, basti pensare allo squadrismo fascista e, infine, alla dittatura mussoliniana. Anche oggi, in forme diverse, assistiamo a qualcosa del genere. L’esito? Dall’antipolitica dovrà pur derivare una politica che non sarà certo di un potere affidato direttamente alla gente ma gestito – magari via Internet – da un uomo solo al comando. Ed ecco, se il destino cinico e baro lo vorrà, la fine della democrazia.
Concludo con qualche considerazione sull’Hotel House di Porto Recanati, che Matteo Salvini, dopo averlo definito un covo di ladri, spacciatori di droga, contraffattori di merci e prostitute, e dopo averne auspicato l’immediata distruzione con le ruspe, aveva pensato, giorni fa, di recarvisi, di entrarci e di visitarlo, ma poi, preso atto del clima non propriamente distensivo creatosi al suo arrivo, era stato indotto a cambiare programma e a partire alla volta di Macerata.
L’Hotel House – 17 piani e 480 appartamenti! – fu festosamente inaugurato nel 1967 alla presenza di un ministro e di un cardinale nella certezza che divenisse ambitissima meta del turismo estivo di qualità. Passarono gli anni, i lustri, i decenni, e via via, col mutamento degli stili di vita, prese corpo il suo declino. E oggi l’Hotel House è abitato da oltre 2.000 immigrati di ben 32 etnie diverse. A parte le etnie, dal punto di vista demografico esso è paragonabile a Belforte, Caldarola, Loro Piceno, Petriolo e altri Comuni maceratesi, ma con la differenza quasi incredibile che l’intera popolazione, lì, sta in un unico edificio.
Problemi? Non mancano, oltretutto aggravati dalla crisi economica. Problemi anche di sicurezza, visto che fra quegli immigrati, la cui grande maggioranza lavora e paga le tasse, ce ne sono alcuni assai poco raccomandabili e la cronaca nera deve non di rado occuparsi di loro. Non più tardi di tre anni fa, tuttavia, il Corriere della Sera dedicò all’Hotel House un’intera pagina nella quale lo descrisse come un esempio unico in Italia di integrazione sia fra le etnie sia, soprattutto, fra loro e la realtà civile e locale, ad esempio nei servizi pubblici come lo scuolabus per i bambini. Da ricordare anche il lungo video che fu girato per Cm da Laura Boccanera col titolo “Fiori al posto del crack” (Guarda il video): “Qui c’è un’umanità che non s’incontra facilmente per strada – lei diceva – brave persone, m’hanno accolta coi fiorii”. Tutto cambiato? Tutto peggiorato? La crisi, ripeto, impone un prezzo pesante anche per gli italiani. E di questo bisogna tener conto. Ma l’Hotel House continua a far notizia in senso positivo, come risulta da “Homeward bound”, un film, stavolta attualissimo, girato dall’antropologo Giorgio Cingolani e interpretato dai ragazzi dell’Hotel House, un lungometraggio che punta in alto, verso i festival nazionali e internazionali. L’integrazione – meglio: la solidarietà fra gli esseri umani – non è forse uno dei temi dominanti nell’Europa del nuovo secolo? Ebbene, qualche buon passo avanti, nonostante tutto, l’Hotel House l’ha già compiuto. E bene ha fatto Matteo Salvini a interrompere la sua visita e a prendere, quasi subito, la via per Macerata.
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Caro Liuti, tra poco salterà tutto, se anche i Compagni comunisti di antica memoria voteranno Salvini. Perché la polizia non chiede a chi, italiani o stranieri, non lavora e va a spasso tutto il giorno, come vive? E se non ti dice dove prende i soldi per vivere si arresta e si mette dentro? Perché all’Hotel House devono convivere tanti onesti con criminali e terroristi? Chi ha detto che non si possono fare retate e rimandare a casa loro questi extracomunitari e in galera gli Italiani? Solo perché la politica è corrotta quasi all’80 per cento e cane non magia cane.
Caro Liuti, molti Italiani si sono oggi rotti i cicisbei.
Perche’ paragonare un politico dalle idee e dallo stile discutibili, Salvini, con gruppi che rivendicano la volonta’ di cacciarlo e zittirlo con la forza e che dalle parole passano ai fatti e vogliono decidere loro chi merita di parlare e fare politica e chi no? Non so se il futuro della democrazia sia messo a rischio da Le Pen o Salvini o Grillo; di sicuro invece a Porto Recanati e a Macerata ad impedire e a disturbare l’esercizio della democrazia sono stati altri, nel silenzio della sinistra ufficiale ed intellettuale. Infine, sull’Hotel House come modello di integrazione mi pare che Liuti sia un po’ troppo ottimista…
La prima origgine
Pijjàmone un esempio su li cani.
Sce sò li can barboni, li martesi,
li corzi, li livrieri, li danesi,
e li mastini, e li bbracchi, e ll’ulani…
Ccusí ar monno sce sò ll’ommini indiani,
l’ommini mori, l’ommini francesi:
sce sò l’ommini ebbrei, l’ommini ingresi,
l’ommini turchi e ll’ommini cristiani.
Pijjete adesso gusto, e pparagona
un can buffetto e un can da pecoraro.
Vedi che ddifferenza bbuggiarona!
Cionnunostante-questo, fra Nnicola
disce c’oggn’omo o ccane, anche er piú rraro,
viè dda una caggna e dda una donna sola.
E meno male che c’abbiamo anche il ” Salvini di centro”.
diritto di parola per tutti…ma i centri sociali si sa’ che non sono come tutti gli altri…sono da casa protetta spesso….per l’Hotel House…lavorando a Porto POtenza posso affermare senza pena di essere trattato da razzista che il 99% degli abitanti del comune di Potenza Picena e di POrto Recanati partirebbero con vanghe e picconi se potessero per abbattere l’Hotel House perche’…non indoriamo la pillola…la maggior parte dei residenti non e’ brava gente e anzi mi fa’ molto pena la brava gente che si trova a vivere fianco a fianco con spacciatori borseggiatori etc….
Torno a ripetere il concetto:se non ci fosse stata la contestazione il 99% dei maceratesi non avrebbe nemmeno saputo del passaggio di FELPINI.Bossi Borghezio Calderoli Salvini Isidori,sarebbe stata dura anche per Voltaire cercare di far esprimere le loro idee.(Ma perchè hanno idee?).
caro Poloni…idee senz’altro piu’ chiare…perlomeno a parole…di chi ci governa dall alto dello scranno romano…e senz’altro piu’ idee dei decerebrati dei centri sociali….
Se si fa una contrapposizione al meno peggio sono solidale caro Ceresani;da chi ci governa fino ai centri sociali tutta gente che non mi rappresenta nel pensiero e nei modi.Ma far passare la LEGA come un movimento di fenomeni no,questo non si può proprio sentire basti un esempio tra mille che potrei farle dell’uso igienico che farebbero del TRICOLORE per il quale molti ITALIANI hanno dato la vita.
daccordo con lei Poloni…sull’idea pessima sull’utilizzo del tricolore ma in realta’..la Lega lo dice in modo provocatorio…la pseudosinistro al governo ed i loro fidi sgherri lo fanno poi nei fatti….sputando letteralmente in faccia con i loro gesti ed i loro discorsi alla memoria di chi ha dato la vita l’anima ed il cuore per l’Italia e per la sua costituzione…
Visto che Salvini per molti anni si è sentito padano e a più riprese dice che vuole uscire dall’Europa e noi siamo in Italia (ed in Europa), quando è sceso giù nelle Marche qualcuno ha verificato che lui EXTRACOMUNITARIO avesse tutti i documenti in regola?? 🙂 🙂