di Alessandro Trevisani
La pazienza ce l’hanno ancora, ma chissà per quanto, Mustafà Diop, Mohamed Abu Bakhar, Lamine Cissè e Luca Davide. «Siamo i portieri dell’Hotel House – si presenta Davide, bergamasco, al palazzone dal 1979 –, lunedì volevamo incontrare Matteo Salvini per parlare dei nostri problemi, ma ce l’hanno impedito: a mandar via un europarlamentare c’era pure il sindaco per cui abbiamo fatto campagna elettorale un anno fa. È una cosa inconcepibile». Ore 11, conferenza stampa improvvisata sulla piattaforma di fronte alla moschea nell’ala ovest del condominio, a 3 giorni dal ciclone Salvini (leggi l’articolo). Facce serie e parole scandite. «Non percepiamo un euro da due mesi – prosegue Davide – da quando il sindaco ci ha fatto avere 4mila euro sugli 8mila promessi, stornandoli da un progetto del Cosmari per l’House. Abbiamo arretrati che vanno dai 6 ai 18 mesi, non siamo dipendenti pubblici ma abbiamo avuto garanzie dal sindaco e ora ci sentiamo ingannati. Ieri sono stato ad aspettare un incontro davanti al Municipio, dalle 16 alle 24. Il sindaco uscendo non mi ha nemmeno salutato: solo perché volevo vedere Salvini? Incredibile».
Sabrina Montali è sotto accusa. «È venuta qui una volta in un anno. E la seconda viene a mandar via Salvini. Dov’erano Cgil e compagnia quando si è rotta la pompa dell’acqua e abbiamo chiesto aiuto? I bimbi non si potevano nemmeno lavare. E lunedì un consigliere (l’accusa è diretta a Maria Elena Fermanelli, ndr) se ne è caricato uno sulle spalle, issando un cartello contro Salvini: aveva tante idee e progetti, è questa la fine che hanno fatto?». Ma chi ha portato Salvini al’House? I senegalesi, come ha detto lui? «Ce lo ha portato il segretario provinciale della Lega Nord Zura Puntaroni – risponde Davide, attivista padano – ma noi avremmo ospitato anche Renzi, e Salvini lo faremo tornare».
Prende la parola Mustafà Diop: «Tra le persone che manifestavano contro Salvini, accanto alla Cgil, c’erano pusher e commercianti abusivi che avevano appena scaricato la merce nel cortile: non ce lo volevano perché hanno la coscienza sporca». Diop interviene anche sul giallo dei pacchi di farina, che secondo alcune voci sarebbero stati promessi a chi si univa alla manifestazione. «Questa è la farina avanzata durante la visita di Salvini. La portiamo il prossimo consiglio», scrive, sotto alla foto di un pacco di farina, Attilio Fiaschetti, l’ex assessore da poche ore passato in minoranza, sulla sua bacheca Facebook. «Io non ho visto né sentito nulla del genere», dice Diop in portineria, mentre per i centri sociali accusati della cosa ha risposto il Csa Sisma di Macerata, parlando di «boutade così paradossali e ridicole che si smentiscono da sole, oltre ad offendere l’intelligenza dei lettori». Sempre Fiaschetti si era unito alle critiche verso la Fermanelli, riguardo all’episodio del bimbo in spalla. «Chi mi conosce – ribatte la consigliera – sa che questi mezzucci non appartengono a Maria Elena Fermanelli. Non mi sono messa in posa, lunedì, per foto o riprese, mi sono accodata a una protesta pacifica che condividevo in pieno, impedendo che Salvini si facesse bello sulla pelle dei portorecanatesi presenti in gran numero.
Perché sono nostri concittadini anche le persone di altre origini presenti quel giorno in manifestazione. Sappiamo tutti che all’House c’è una percentuale di delinquenti, peraltro non diversa da quella che c’è nel resto della città, ma da Fiaschetti su questo non ho mai sentito una proposta. La sola idea in merito da parte sua fu quella di installare nel palazzo una fonte di acqua pulita: se ne è scordato appena eletto. Quindi chi deve giustificare il moto ondivago di pensiero non sono io. La mia coerenza mi fa dormire sonni tranquilli persino di fronte alle accuse farlocche». I portieri si sono rammaricati per il ritardo con cui il Comune ha gettato asfalto – ma l’opera non è completa – davanti alla pensilina dello scuolabus. «Quando piove i bimbi del palazzo vanno a scuola colmi di fango, ci volevano 10 mesi per gettare 14 metri quadri di asfalto?», dice Davide, mentre una Renault entra nel parcheggio invaso dalla melma e deposita una signora di colore proprio sulla pedana. I bambini si erano preoccupati il giorno dopo l’arrivo di Salvini che volesse davvero buttare giù le loro case con le ruspe (leggi l’articolo). Entriamo al bar e incontriamo Atef Ali Mhoamed, il commerciante egiziano che è uno dei volti storici dell’House. «Il problema Hotel House è un problema ingigantito – dice, e intorno riceve l’assenso degli altri avventori –, qua chi commette reati la polizia lo ha già beccato mentre li sta preparando. Salvini? Parla di stop agli ingressi: pensate che la droga non la troverà più nessuno perché non entra qualcuno di colore o religione diversa dalla vostra? Il suo è terrorismo. Piuttosto, restiamo umani, serviamo le persone. E i loro diritti»”. Stay human, dice Atef.
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La Lega deve farsi carico dei diritti di tutti gli inquilini – italiani e stranieri – dell’Hotel House. Non possiamo lasciarli soli nella lotta contro il crimine che si nasconde dentro l’Hotel House. Dopo la sceneggiata del PD, eccetera, le cose rimarranno come sono oggi. Quindi la Lega deve farsi carico della legalità e del lavoro, pure di quegli stranieri che sono democratici, che lavorano e vogliono vivere pacificamente con gli Italiani.
Non ve conviene farlo tornare…..stavolta le ruspe le porta davvero