di Alessandra Pierini
Un gatto a Parigi, è il titolo dell’ultimo film che sarà proiettato in un cinema del centro di Macerata. Perché quella pellicola chiude la programmazione del cinema Italia, ultimo superstite alla estinzione delle sale cittadine (leggi l’articolo). Paradossalmente nella città di Dante Ferretti, tre volte premio Oscar per la scenografia, sembra non esserci posto per il cinema e le sale del Corso, Tiffany, Cairoli una dopo l’altra hanno chiuso col passare degli anni. E così, a parte il cinema Italia, le ultime sale rimaste in città sono quelle, moderne e organizzatissime, del Multiplex 2000 di Piediripa. Sale che però sono lontane qualche chilometro dal centro e i tanti universitari che vivono in città hanno difficoltà a raggiungerle la sera perché la maggior parte non ha un’auto. per di più le chiusure si registrano nel capoluogo di una provincia che, secondo la classifica de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita, è prima in Italia per numero di sale cinematografiche (leggi l’articolo).
Dante Ferretti ha ricevuto la cittadinanza onoraria nel 2012. Allora ha raccontato che prendeva i soldi dalle tasche del padre per andare al cinema
«Rubavo sempre i soldi dalle tasche di mio padre per andare al cinema dicendogli che andavo a studiare a casa di amici. Passavo interi pomeriggi al cinema dello Sferisterio, al cinema Cairoli, al cinema Corso, al cinema Italia e nei quattro cinema parrocchiali». Lo ha raccontato Dante Ferretti nel momento in cui Macerata gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Con la sua semplicità e le sue parole il premio Oscar maceratese ha attribuito alle sale cinematografiche cittadine un’aura che sarebbe sufficiente a farle entrare nella storia ma che non è bastata a salvarle dalla chiusura e nel caso del Cairoli persino dalla demolizione.
I presagi di un destino infausto per i cinema del capoluogo iniziano quando si decide la chiusura della sala cinema al primo piano dello Sferisterio. Sin dal 1908 nel salone dello Sferisterio funzionava un cinematografo volante, successivamente diventò stabile e funzionò fino al 1 giugno 1984. Già nel 1919 d’estate funzionava uno schermo esterno, questo fino ai primi anni ’60. Oggi come si sa il salone è utilizzato come sala convegni e mostre e in occasione della stagione di opera ma niente più pellicole cinematografiche.
Poco lontano, dove attualmente si trova l’ufficio postale in via Marchetti, c’è quel che resta del cinema Cairoli, cancellato anche visivamente con la demolizione dell’immobile che lo ospitava. La chiusura definitiva della sala cinematografica è avvenuta nel 2007. Nell’ottobre del 2008 sono entrate in azione le ruspe cancellando ciò che restava del cinema, una struttura protagonista per decenni dell’attività culturale maceratese e di quella cinematografica. Una riconversione commerciale e residenziale che la proprietà dei locali definì necessaria, visto che la sala non riusciva più a garantire l’economicità di esercizio a causa della fortissima concorrenza dei centri multisala.
Se ne sta ancora lì al suo posto invece l’immobile che ospitò il cinema Corso in vicolo Catenati, nel cuore del centro storico. Ad illudere sulla funzionalità della sala c’è ancora la beffarda insegna “Cinema Corso” piuttosto provata dal tempo e dalle intemperie. Allo stesso tempo però quella scritta è quanto resta di una storia iniziata il 20 novembre 1913 quando aprì il Salone Elena che dopo varie trasformazioni l’11 ottobre 1931 diventò cinema Corso. E’ stato il primo locale a Macerata a impiantare il cinema sonoro parlato con il film “Terra madre”, rivista Cines n 6 e “Il leone e i cannibali” cartone animato. Qui gli spettacoli sono stati interrotti nel 2007 e mai ripresi. Solo di recente l’immobile che rappresenta uno degli spazi dalla metratura più estesa in centro storico è stato preso in considerazione. Ivano Tacconi, consigliere dell’Udc, ha proposto di realizzare in quella struttura un parcheggio a servizio del centro, in alternativa all’acquisto del Park Sì per circa 2 milioni di euro. In questo senso ci sarebbero già dei progetti presentati all’ufficio tecnico comunale (leggi l’articolo).
Ha provato a resistere il cinema Tiffany con il suo inconfondibile cartellone girevole in via dei Velini ma anche quella sala ha dovuto cedere e il 13 novembre 2012 ha tirato giù il sipario sulla sua programmazione (leggi l’articolo). La proprietà del cinema è della famiglia Perugini, la stessa del Multiplex di Piediripa, ma la gestione era affidata all’Alternativa Cinematografica di Ancona che decise di chiudere, non per mancanza di presenze o per motivi economici ma per questioni tecniche e logistiche. Le sale avevano bisogno di interventi di ammodernamento e al necessario adattamento al digitale, visto che il sistema di proiezione a pellicola, usato al Tiffany non è più in uso.
Tra tante porte chiuse, un sorriso è arrivato lo scorso anno dal cinema Excelsior che è stato riaperto a maggio dopo i lavori di ammodernamento costati 60mila euro (leggi l’articolo).
E veniamo all’ultimo “esemplare” di cinema rimasto a Macerata, l’Italia. E’ stato inaugurato nel 1936 con il nome di cinema Rex. La sua chiusura avverrà in questi giorni come ha annunciato ieri il gestore Maurizio Rinaldelli Uncinetti dell’associazione Nuovo Cinema che ha accusato l’amministrazione comunale di Macerata di non voler preservare questa realtà.
Ad attaccare la Giunta Carancini sono state anche diverse associazioni cittadine che hanno manifestato difficoltà a trovare spazi idonei per la loro attività e l’assessore provinciale Massimiliano Bianchini che ha dichiarato: «La cultura non è solo palazzo Buonaccorsi» (leggi l’articolo). Da parte sua l’assessore Stefania Monteverde ha rispedito al mittente le accuse spiegando che il Comune non può concedere finanziamenti a pioggia né pagare la gestione di un bene di proprietà della Provincia. In una nota arrivata in tarda serata, l’amministrazione ha anche fatto presente di aver chiesto alla Provincia il comodato d’uso gratuito. Ma non è così secondo l’assessore Bianchini che oggi dichiara: «In Provincia auspicavamo il comodato gratuito ma è inutile alimentare polemiche. Da parte del Comune a me non è arrivato nessun atto scritto e nemmeno richieste fatte a voce».
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Come i centri commerciali sono la fine dei negozi del centro…così le multisala sono la fine dei cinema del centro!!!! Che società abbiamo creato!!!
Na schifezza Alba Scoccia… Ora resta solo il ricordo di una piazza gremita da gente, gioventu’ tutti i giorni della settimana, Quando vai in centro ti prende la depressione e’ un mortorio. UPIM chiusa, Cinema chiusi, negozi che chiudono… senza parole.
non coment
Non è una stranezza. Ovunque i cinema hanno chiuso lasciando spazio ai multisala…è l’evoluzione. E non abbiamo gli intellettuali Romani che lottano per tenere aperti i mini cinema per motivi culturali. Siamo a Macerata, signori… in ogni discussione si finisce sempre per parlare di soldi…soldi…soldi…anzi…pardon, QUADRI’…come unica ragione di vita. Benvengano quindi le scelte dettate dal profitto.
Monteverde e il comune devono solo scegliere se concedere un contributo a Rinaldelli che mantenga aperto il cinema, oppure no.
E’ una decisione semplice che dovrebbe prescindere dai rapporti politici, evidentemente non buoni, tra lei e bianchini.
Vi conosco bene fate gli scarica barile e intanto. Macerata sta morendo lo sempre detto che la colpa non e’ del sindaco ma di chi gli sta intorno.
Sindaco ti devi imporre di piu ‘come ai fatto con le luminarie a corso cavOur ti prego salva il cinema Italia.
@Lord Kelvin : non c’è nulla di “naturale” in quello che sta accadendo, tanto che a smentirti ci sono i casi di Civitanova, Numana, Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro, Urbino, Fermo e Cupra Marittima, tutti centri che hanno saputo mantenere o addirittura rilanciare le loro sale cittadine ammodernandole e ponendosi in intelligente alternativa/complementarietà alle multisala. La chiave di tutta la vicenda del Cinema Italia sta nel penosissimo siparietto/botta-e-risposta tra Monteverde e Bianchini: in mezzo, a mo’ di sandwich, s’è trovata la Nuovo Cinema e in particolare il suo presidente. Mi pare fin troppo chiaro ed evidente, al netto degli eventuali errori che può aver fatto l’associazione nella sua gestione.
Ma cosa volevate che accadesse? Ma davvero pensavate che “la città immobile” e “Co la puzza sotto lu masi” meritasse qualcosa di meglio? I maceratesi sono la causa della fine di macerata. O volete da la colpa a quilli de citanò!?
Una semplice domanda: perché una attività imprenditoriale come quella in questione per poter esistere deve avere contributi comunali????
Non capirò mai chi, come Alba Scoccia, è contro il progresso (nel caso specifico, le multisala) come se ci fosse un qualche vantaggio per qualcuno, al di là dei gestori dei vari cinema, nel tenere i vecchi cinema aperti. Innanzitutto, sono attività economiche come altre, quindi hanno il loro rischio d’impresa che qualsiasi attività economica corre. In più di 30 anni di attività, state tranquilli che chi ha investito nei vari cinema è più che rientrato dell’investimento fatto, quindi non credo proprio che qua ci sia chi è caduto in miseria per la chiusura dei vari cinema. Detto ciò, non vedo perchè uno non debba preferire di poter andare in un posto, come le varie multisala, che permettono di parcheggiare tranquillamente, di comprare i biglietti via internet, di vedere un altro film se i biglietti di quello che volevamo vedere sono esauriti, di andare nel vicino centro commerciale per fare due acquisti. Oltre al fatto che sono più comodi e moderni per quanto riguarda gli effetti audio. Casomai ci sono cmq pochi clienti al cinema perchè ormai la gente non ha soldi da buttare per il superfluo e perchè comunque i film si scaricano tranquillamente da internet.
Il mondo gira, le cose cambiano e si evolvono, non si può pensare di essere sempre inchiodati al passato, anche se questo modo di pensare è, purtroppo, molto radicato in Italia.
Mah….
vedere per credere i cinema rinnovati di civitanova con il contributo anche del comune.nessuna chiusura anzi rilancio e dire che la multisala per loro e’ spauracchio ancora piu’ vicino chiilometricamente parlando.
Politica maceratese bigotta a priva di buon gusto nelle discussioni ma anche nel presentarsi. Sono decenni che parlano solo di chiusure, tagli, si sarebbe potuto fare ed in prossimità delle elezioni “faremo se ci saranno i soldi” o stanno a disquisire mesi interi se realizzare o no un parcheggio !!! Mentre il Mondo va avanti loro ancora guardano in dietro ….forse si ispirano al Medioevo.
A Macerata è normale tutto ciò
Tristezza…
Io non sono di Macerata ma mi spiace che il cinema abbia chiuso. Quanti di noi hanno ricordi da piccoli o meno ,piccoli dei pomeriggi a guardare un film? Il mio primo film al cinema è stato Rambo al Cairoli con mio padre: che emozione! Quell’odore, l’atmosfera! Wow. Ma con tutti Multisala che stanno aprendo cosa ci si aspettava? Quanto deve incassare un cinema per andare avanti? Come può farcela? Mi spiace molto.
@ Mr. Xabaras: …comunque non vorrei essere neanche “inchiodato” ad un futuro cinico e grigiamente ingegneristico- economico, caro signore, uno sforzo per salvare un’ occasione per vivere il “centro” la si potrebbe fare, certamente con la convinzione e partecipazione della cittadinanza, la classe dirigente non dovrebbe sottovalutare questa opportunita’, il rischio e’ d’immaginare il centro storico frequentato solamente dai (pochi ?, tanti ? ) turisti del Buonaccorsi, e una piazza vissuta solamente dai “pupi” dell’orologio !
Piediripa ha ucciso tutto, dai negozi del centro ai cinema.
@Cavalier Fiorentino: ma da quando il “centro” di una città si salva aiutando l’attività economica di un privato???? allora perchè il Comune non si mette a regalare i soldi a chi ha un negozio di abbigliamento in centro, giusto per tenerli aperti? o ai proprietari di bar? anzi, paghiamo anche dei figuranti che fanno finta di fare i clienti dei bar, così la gente pensa che ci posa essere un buon motivi per andare in un bar pieno! ma per piacere!! I cinema monosala sono destinati a sparire, a Macerata come in qualsiasi altra città mediamente grande, perchè sostituiti da altre attività e dal progresso offerto da tv ed internet. Non vedo perchè, se uno può vedere un film con la tv via satellite a qualsiasi ora o vedendolo in streaming o andando in un altro cinema che per tanti motivi uno può preferire, uno debba essere costretto ad andare in un vecchio cinema, scomodo, senza parcheggi, con un sistema audio non adeguato, con un bar minuscolo (se va bene) all’interno, e magari senza aver modo di prenotare l’acquisto del biglietto. E’ il progresso, che prende piede in questo settore come in qualsiasi altro, ed il nuovo, inevitabilmente e per fortuna, va a sostituire il vecchio. Se lei preferisce andare in una struttura diversa da quella in cui preferisco andare io, libero di farlo, ma non mi venga a chiedere i miei soldi per dare una mano economica a chi ha un’attività che, ripeto e sottolineo, come qualsiasi altra attività economica, è soggetta al rischio d’impresa che qualsiasi imprenditore sa di correre quando inizia la propria attività. E nessuna attività economica è eterna. Se ci fosse sempre questo modo arcaico di pensare, staremmo ancora ad andare a cavallo (visto che è un cavaliere…) invece che con l’automobile, magari è il caso di guardare avanti invece che indietro. Saluti.
@Polvero: le attività culturali sono sovvenzionate ovunque, anche in quei Paesi orgogliosamente ed esibizionisticamente ultraliberali: l’Ingilterra, per esempio, senza la BBC, i fondi europei (ben spesi) e soprattutto il BFI, avrebbe visto naufragare tutta la sua industria cinematografica e televisiva (altro bel regalino della “cara” Margareth!). Almeno per l’avvio, le imprese che campano di sola cultura hanno bisogno di grossa disponibilità finanziari: se tiene conto che quel che resta delle Fondazioni è controllato dalla Chiesa Cattolica (si informi su quanti vescovi fanno parte delle varie fondazioni, per esempio…), che in Italia sono pochissimi gli imprenditori mecenati e che le banche non concedono mai prestiti su progetto, capirà tutto.
@xabaras: aldilà della auspicabilità del modello che descrive, ci sono esempi virtuosi molto vicini di sale cinematografiche, teatrali, bibliotecarie e museali rilanciate e ben gestite anche da Enti pubblici (con la collaborazione di privati): Civitanova, Fermo, Cupra Marittima, Numana, Ancona, Grottammare, Urbino… forse non è così impossibile coniugare centri commerciali e centri storici, no?
Quanti, tra quelli che sopra si dicono dispiaciuti, nel corso del 2014 sono entrati una volta nel cinema Italia?
Inoltre è pensabile, nella situazione attuale, che “pantalone” finanzi una attività privata? Se è pensabile, allora perchè proprio il cinema e non magari una delle altre tante attività che languono?
…comunque a Civitanova (dove la concorrenza con le multisala e con altre offerte culturali e ricreative è ben più rude che qua), hanno saputo creare una società pubblica ad hoc che gestisce i vari spazi culturali e che non ha timore di fare offerte aggressive anche commercialmente (sale 4k e 3D con biglietto a 5€, per esempio). Il tutto però presuppone una visione politico-commerciale chiara e netta: qui a Macerata non ho mai visto nulla di tutto ciò, al massimo si intende l’intervento pubblico sulla cultura come l'”aiutino” agli amici e conoscenti (secondo onsolidatissimo costume vetero-democristiano) ma mai come progetto unitario e a lunga gittata. La concorrenza e l’invidia spietata che c’è tra molte realtà associative fanno il resto. Non si va da nessuna parte con questa mentalità, ce ne stiamo accorgendo forse troppo tardi.
Le considerazioni di Andrea Melchiorri sono stereotipate. Macerata ha subito gli stessi cambiamenti che hanno riguardato molte citta italiane che hanno visto spostare i punti di attrazione delle attività commerciali e del tempo libero dal centro cittadino alle periferie rese tutte uguali ed indistinte dai centri commerciali. A dire il vero Macerata sta cercando negli ultimi anni di contrastare questo trend con delle scelte che vanno in direzione della qualità e della cultura. Certo se Melchiorri pensa di ritrovare nei centri storici le stesse “esperienze” che trova nei centri commerciali rimarrà sempre deluso. Per questo motivo spero e credo che il “cinema” Italia non vada abbandonato e che possa diventare uno degli fattori di rilancio del nuovo centro storico di macerata
Ricollegandomi al post precedente , credo che l’unica ricetta per salvare queste sale sia differenziare l’offerta e magari creare sinergia con i locali gastronomici della zona centro. Differenziare significa proporre una visione diversa magari in lingua straniera, vecchi best sellers, eventi sportivi, lirica…..convenzionando locali gastronomici in base al targhet degli spettatori.
Il progresso nn si può fermare….è normale che oramai il cinema è ad esclusivo appannaggio dei multisala…Bisogna riconvertire questo locale (come ad es. L’ ex upim) per farci qualcos’altro…magari facendo un bando in cui si finanziano progetti innovativi per dare nuova vita e destinazione d’uso..nn mancano secondo me giovani con idee in questo senso
Caro Luca io sono stato gestore di una sala cinematografica e ho deciso di chiudere più di 20 anni fa.. Usi i fondi europei non chieda la carità al comune
Fiorentino mi scusi ma che accidenti sta dicendo???? un luogo come il cine-teatro Italia delegato a che cosa??? ad una spaghettata??? IL multisala ha ucciso i cinema del centro non perche’ non si potesse trovare una soluzione alternativa ma perche’ …vediamo l’80% delle sale di Macerata erano gestite da quel Perugini che ha costruito e tuttora e’ titolare e gestore del multiplex????
A Macerata vi e’ la necessita’ di un cinema d’essais che possa dar voce a tutte quelle pellicole che vengono snobbate dai grandi circuiti ed anche al recupero di film ghettizzati magari facendo anche rassegne a tema ed incontri dibattito…per Macerata citta’ di cultura tutto cio’ sarebbe perlomeno il minimo….
Una generazione di intellettuali stanca non è più in grado di fere progetti che coinvolgono forze nuove che hanno voglia di rischiare anche come imprenditori. Le scelte culturali dell’Amministrazione cittadina hanno privilegiato temi del secolo scorso se non di 5 secoli fa come l’orologio sulla torre. La contemporaneità non ha il sostegno dovuto. Gli sconosciuti talenti che frequentano le Accademi e Università non si fermeranno nella nostra città e serberanno l’amaro ricordo di quanti importanti film avranno perso in questi anni. Condivido le osservazioni in questa rubrica di quante sale 4k stanno lavorando in questa e nelle provincie vicine. Ma i nostri protagonisti non se ne sono accorti.