La scuola che cambia deve fare i conti con la tecnologia. Ma mentre in molti istituti scolastici è difficile spesso riuscire a fare una fotocopia, l’uso degli smartphone ormai diffusissima tra i ragazzi crea nuovi problemi. Quello che un tempo era il complicato ed impegnativo tentativo di copiare il compito, magari dal vicino di banco, oggi è alla portata di un clic on line.
A sollevare il caso dell’uso dei telefonini a scuola è stato un genitore che ha scritto ai dirigenti del liceo Scientifico “Galilei” di Macerata: “Per portarvi a conoscenza di un fatto molto grave – scrive il genitore – che è accaduto regolarmente in alcune classi della scuola (compresa quella di mio figlio) lo scorso anno scolastico. Ho accertato che durante i compiti in classe (ed anche durante le lezioni) gli alunni che possiedono un cellulare con collegamento internet riescono a copiare di sana pianta gli esercizi, le versioni e quant’altro richiesto dagli insegnanti nelle prove di verifica. Il risultato è intuibile: chi riesce a copiare prende voti alti, chi non copia prende voti bassi (e forse tra chi copia potrebbe esserci anche mio figlio). D’altro canto, so per certo che solo alcuni insegnanti durante i compiti in classe fanno mettere il cellulare sulla cattedra e vigilano per la classe controllando che non ce ne siano altri in giro. Non vedo perché tale prassi non debba essere condivisa e messa in pratica da tutti i docenti (e non solo durante le verifiche, ma anche durante le lezioni): i cellulari vengono “ritirati” la mattina e restituiti alla fine (metodologia tra l’altro utilizzata anche in altre scuole).
Come genitore ho sempre insegnato a mio figlio il valore formativo dello studio, ma soprattutto l’onestà e il senso di responsabilità sia nei confronti della scuola che degli insegnanti e speravo che anche il Galilei condividesse e fondasse il proprio comportamento su tali principi e valori. ll mio profondo disappunto in merito deriva dal fatto che nella nostra città l’offerta formativa del liceo Scientifico si è sempre distinta per il suo standard educativo e didattico di alto valore: tollerare o permettere l’uso dei cellulari in classe mina fortemente tale convinzione. Come genitore ho ritenuto opportuno scrivere piuttosto che parlarne con altri genitori così da mettere in circolazione informazioni negative che, a mio avviso, danneggerebbero l’immagine della scuola. Credo infatti che nel suo istituto ci siano anche insegnanti molto validi, professionali che non si prestano a simili “raggiri” e che mantengono ordine e disciplina nelle proprie classi. Pertanto spero che tale segnalazione sia tenuta nella giusta considerazione e auspico che siano presi tutti i provvedimenti necessari affinché vengano date precise disposizioni in merito”
La lettera che risale all’inizio dell’anno scolastico non ha avuto seguito, ci segnala il genitore che ha scelto di renderla pubblica. “Nella speranza – conclude – di smuovere questo torpore che va a discapito degli studenti e della nostra società futura in quanto questi ragazzi diverranno adulti e su di loro si reggerà la società che verrà. Ma è poi così difficile impedire che a scuola non si usino i cellulari?”.
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La lettera di questo genitore è esemplare e dovrebbe scuotere tanti altri genitori e le stesse dirigenze scolastiche. La salvezza dei nostri figli parte anche dalla riscoperta delle regole, della legalità, del rifiuto delle false scorciatoie.
Forse sono troppo vecchio ma vorrei riferire di un “antico episodio” degli anni cinquanta quando il Professore di Ragioneria annullò un compito ad uno studente perché nella “minuta”, che il Professore voleva venisse allegata all’elaborato finale, trovò a margine del foglio un appunto (due numeri) fuori dal contesto dei calcoli effettuati che giudicò frutto di un suggerimento ricevuto da un compagno.
Caro genitore,
se ancora non l’ha capito, nella scuola italiana ormai occorre la raccomandazione per farsi bocciare.
E’ anche successo che un insegnante ha ” tolto” il cellulare ad un alunno che continuava ad usarlo nonostante i divieti imposti in generale dalla scuola ma anche, al momento, dall’insegnante, con l’avviso che un genitore avrebbe potuto ritirare il cellulare in segreteria dal pomeriggio. Il genitore si è molto risentito di questa decisione della scuola e dell’insegnante protestando al momento del ritiro presso la segreteria. Allora …di che vogliamo parlare? Siamo noi genitori che dovremmo impedire di portare a scuola i cellulari….ma come abbiamo fatto noi a vivere in un’epoca in cui non c’erano i cellulari?
Tutto il mio appoggio al papà che ha scritto la lettera.
La stessa cosa accade nell’azienda dove lavoro i soldi sono pubblici e si spreca a danno della salute e i diritti dei lavoratori , chi parla e mette in atto viene mobbizzato. la legalità un optional immagginabile .
Basterebbe avvisare con classica lettera circolare, inviata a tutti i genitori, che in occasione di prove e/o verifiche scritte, verrebbe attivato uno Jammer
L’oggetto è grande poco più di un cellulare e possiede antenne che gli permettono di interrompere tutti i segnali utilizzati dai cellulari per poter comunicare.
Ce ne sono di vari tipi di potenze applicabili, a costi più che sostenibili, in relazione alla portata richiesta.
Se dovesse, in occasione di tali prove succedere un emergenza , la classica linea di rame sopperirebbe a ciò.
L’istituto che si dotasse di tale apparecchiature secondo me acquisirebbe di fatto, un alta immagine di professionalità.
Si, provate a far ritirare i cellulari a scuola…… vedrete quanti genitori andrebbero a protestare. Addirittura ci sono genitori che chiamano i propri figli in orario scolastico.
Povere famiglie, poveri ragazzi. La scuola non è il primo luogo di educazione. Prima vengono le famiglie e allora….. addio !
Quella lettera, seppur condivisibile, andrebbe indirizzata alle famiglie.
Ha ragione Massimo la tecnologia c’è già,basta un apparecchio di disturbo che inibisca il funzionamento dei telefoni cellulari ed il gioco è fatto ma si sa siamo in Italia……
Concordo su tutta la linea. Comunque la soluzione per risolvere è molto più semplice della “circolare” o del “Jammer”: sarebbe sufficiente che l’insegnante, durante il compito, controllasse almeno un poco, invece di farsi gli affari propri (magari proprio tramite il suo smartphone). La stessa cosa succede negli uffici della pubblica amministrazione: dove il dirigente (equivalente degli insegnanti) si preoccupa dell’operato e dell’efficienza dei sottoposti, allora l’ufficio produce. Dove il dirigente se ne frega, i sottoposti “navigano”.
Quando queste cose si fanno presenti agli insegnanti (e ai dirigenti pubblici) molti di questi (quasi tutti) si scocciano e ti prendono sottocchio.
Non ultimo la famiglia, che dovrebbe svolgere un ruolo basilare nell’educazione, molto spesso si comporta esattamente al contrario di come dovrebbe (clamorosi molti casi di attrito tra scuola e famiglie proprio per l’uso sconsiderato dei telefonini).