Francesco Micheli anticipa il tema e due titoli del Macerata Opera Festival 2015 a Maria Stefania Gelsomini
di Maria Stefania Gelsomini
(foto di Lucrezia Benfatto)
“Nutrire l’anima”è il tema della prossima stagione lirica, che si collega al tema dell’Expo 2015 “Nutrire il pianeta”, e che avrà tre titoli in cartellone, tutti allo Sferisterio. Oggi pomeriggio, nel corso dell’intervista al direttore artistico del MOF Francesco Micheli, tra approfondite riflessioni sul lavoro fatto e da fare, qualche confessione e qualche autocritica, siamo riusciti a strappare piccoli scoop e anticipazioni del programma che verrà presentato domani alla stampa. Anzitutto i titoli di due delle tre opere: Rigoletto di Giuseppe Verdi e Bohème di Giacomo Puccini (la ripresa della fortunata edizione del 2012 di Leo Muscato vincitrice del Premio Abbiati). La terza (un “titolo mediterraneo”), firmata probabilmente da un regista di grandissima fama internazionale, verrà svelata domani. A conclusione del triennio verdiano 2013-2015, che prevedeva due titoli di Verdi per ogni stagione, ci sarà invece un solo titolo e non due, Rigoletto, a chiudere la trilogia dopo Trovatore e Traviata. Il secondo verdiano titolo per il 2015 avrebbe potuto essere Otello, ma poiché il prossimo anno andrà in scena anche la ripresa dell’Otello di Francesco Micheli a Palazzo Ducale di Venezia e avrebbero potuto crearsi sovrapposizioni e confusioni, si è deciso di cancellare questo titolo. Domani si sapranno anche le date, ma sappiamo in compenso che si ritornerà all’idea, già sperimentata, di far coincidere ogni titolo operistico con un giorno del fine settimana, perché si è visto che funziona meglio per i tour operator.
Lo scorso anno abbiamo intervistato Micheli alla vigilia della stagione, quest’anno, visto il prestigio del cinquantenario, ci interessa fare un primo resoconto dei tanti eventi che si sono già avvicendati sul palco e fuori dal palco: l’incontro in teatro con la madrina Lucia Annibali, l’inaugurazione della mostra, le due prime (Aida e Tosca) che hanno avuto un’accoglienza diversa del pubblico, le Nozze d’Oro, la serata degli chef…
È giusto tirare un po’ le fila di quello che sta succedendo, per me è anche il primo bilancio di un triennio. Il primo anno è vero che ho deciso tutto io però, essendo stato nominato molto tardi ed essendo anche molto inesperto, non è facile disegnare una filosofia propria, si va sull’onda dell’emergenza. Il secondo anno è stata l’antitesi, si sperimentano delle cose ma ancora non c’è sistema. E un terzo anno in cui già, pur nella situazione precaria ed effimera di festival e nella scarsità di mezzi in cui viviamo oggi, un disegno vedo che sta delineandosi, ed è quello di un festival che cerca di coniugare l’eredità del passato, rilanciando al futuro le sfide che questa eredità ci lascia, un dialogo molto forte con tutte le parti in causa del territorio, un rilancio internazionale significativo e una più precisa identità locale maceratese, che sia l’elemento di differenza di questo festival dal resto del mondo. Questi sono i pensieri che ho iniettato nella programmazione e sicuramente c’è una risposta. Io vedo che i semi che abbiamo impiantato stanno germogliando, poi che siano frutti da raddrizzare non c’è dubbio, però nel concreto la risposta del territorio è molto forte, e l’aumento delle sponsorizzazioni di fatto è arrivato a un raddoppio nel giro di poche stagioni. Nel 2011 eravamo sui 210mila euro e oggi siamo a 408mila euro. Inoltre, mentre la caratteristica tendenziale era di sponsor locali, adesso stiamo anche assistendo all’ingresso di importanti sponsor nazionali, come Hera Comm, che ha partecipato con 40mila euro, che di questi tempi è molto. C’è un incremento importantissimo della biglietteria, e se anche non possiamo dire quanto incasseremo a fine stagione, quello che è sicuro è che la prevendita ha subito uno strepitoso aumento, che può voler dire sia un maggiore interesse ma anche una maggiore organizzazione. Sono tornati i gruppi dal nord Europa che non vedevamo da diversi anni e anche il pubblico nazionale e regionale si prepara per l’appuntamento, e questo per noi è una garanzia anche di entrate in termini di liquidità e di una migliore pianificazione della strategia di marketing, tutto più osmotico, più semplice e stimolante.La serata del cinquantenario col tutto esaurito, l’evento degli chef legato alla Regione, all’Expo, proprio l’Expo ci fa capire una serie di cose: la maggior visibilità nazionale e internazionale e un forte senso di appartenenza, che c’era ma si era un po’ annacquato, e di orgoglio proprietario da parte dei cittadini rispetto allo Sferisterio, che secondo me è uno dei punti di forza del festival. Se devo pensare a un festival italiano in cui i cittadini si sentono così attaccati, forse un po’ Pesaro, non certo Verona o Torre del Lago. È molto difficile che i festival lirici, essendo realtà “alte” vengano poi radicate nel territorio. Il mio desiderio invece è che, pur cercando di fare una proposta di qualità e colta, questa non debba far sentire la popolazione estranea.
Lo sbigliettamento che si è impennato rispetto agli scorsi anni nei mesi precedenti, si dice sia dovuto anche al cambio di gestione della biglietteria, che è stata inserita nel circuito regionale dell’Amat, lo confermi? E in parte è dovuto al fatto che cominciano ad arrivare i frutti di questa fidelizzazione del pubblico iniziato con la tua direzione artistica e la creazione del festival.
Direi di sì, è presto per dirlo, dovremmo fare degli studi di settore…
Ha influito anche il ritorno di titoli popolari dopo le scelte più elitarie e di nicchia di Pizzi? Fare incasso è fondamentale, questa sarà la linea anche per il futuro?
Sì, certo anche perché abbiamo una grande sala che va riempita, anche se non nego che da un lato purtroppo assistiamo a un restringimento sempre progressivo del cosiddetto recinto dei titoli popolari, basti pensare che l’anno scorso quando ne discutevamo in CdA, diversi membri storcevano il naso di fronte a Trovatore dicendo che non era tanto in repertorio, così come Lucia di Lammermoor o Elisir d’amore, e questo è preoccupante. Io guardo con ammirazione ai miei predecessori, non solo Pizzi ma anche quelli prima di lui, che mettevano in scena Kovancina, Tannhäuser, ma quando si fa un lavoro anche non di repertorio, comunque il risultato dev’essere la sala piena sennò è deprimente ed è uno spreco. Si può anche ragionare in termini imprenditoriali di puro guadagno, ma sono soldi pubblici e per poco che costi, una produzione di minimo 200-300mila euro, con 400 spettatori paganti allo Sferisterio diventa un’ingiustizia.
Il teatro Lauro Rossi: quest’anno non ha ospitato nessuna opera, si farà qualcosa nel prossimo anno?
Già per quest’anno avevamo in programma un’opera di Nicola Sani, Cenerentola.com, che vidi a Palermo, una riscrittura della famosa favola molto intrigante, e ci abbiamo lavorato anche per un paio di mesi con un gruppo di lavoro dell’Accademia per progettare scene e costumi sul modello del Britten dello scorso anno, ma non ce l’abbiamo fatta. Io vorrei tanto, ma per poco che costino queste produzioni (Il piccolo spazzacamino è costato 50mila euro), ormai coi finanziamenti che abbiamo per far tre titoli arriviamo strozzatissimi e lo stesso festival OFF quest’anno ha un finanziamento di 20mila euro, e poi gli sponsor tecnici e la gente che viene praticamente gratis. Sull’OFF, essendo spettacoli sperimentali che non chiedono tanti giorni di prove, è un atto di generosità degli artisti che chiedono gettoni di presenza più che cachet, si può fare, ma con una produzione che ha più date, prove d’orchestra, per quanto poco, occorre pagarle. E quindi molto a malincuore, siccome ormai si sa quanto tengo all’innovazione e al lavoro di formazione di un nuovo pubblico, e avendo un gioiello così che è stato ancor prima dello Sferisterio il teatro della stagione lirica maceratese, ho dovuto rinunciare.
Ma d’inverno, non ci avete pensato a far ritornare la lirica al Lauro Rossi? Abbiamo le Muse ad Ancona, Ascoli, Jesi, Fano… perché non Macerata?
È una delle primissime cose cui ho pensato appena sono arrivato qua, con la Cerquetti che ci ha cantato la Forza del destino, Toscanini che vi ha diretto l’Aida. Dà malinconia. Provenendo dalla Lombardia dove c’è un circuito regionale formidabile, fortemente sovvenzionato dalla Regione, molto coeso, e che offre agli artisti che vengono a cantare decine di recite, per cui sovente ci sono dei cast da fondazione lirica sinfonica, quello era il modello che avevo in mente e ho cercato, coincidendo col desiderio del Consorzio Marche Spettacoli della Regione Marche, di creare un circuito. Purtroppo si fa fatica a mettere insieme le varie teste dei vari teatri, quindi a oggi non ci si riesce. Come Macerata, da soli, non avremmo la forza economica e produttiva, ma se ci fosse una rete di una produzione che parte da Ancona e arriva nelle altre città con un circuito organizzato e molteplice si potrebbe fare. Il problema delle Marche è che è anche una regione un po’ piccola, per cui se studi un sistema devi fare in modo che il titolo non sia lo stesso in città troppo vicine, ad esempio Macerata e Jesi, però ad esempio Ascoli, Macerata, Fano si potrebbe fare. Ci riproverò anche quest’anno, ma se alla fine delle riunioni noti che Jesi e Macerata fanno entrambe Tosca e la fanno con due produzioni diverse…e non è stata una nostra scelta, anzi, noi abbiamo proposto la possibilità di coprodurre Tosca, ed eravamo disposti a discutere su chi coinvolgere, ma così non è stato. Capisco anche che le precarietà, l’incertezza dei contributi ministeriali fanno sì che la gente tenda a organizzare all’ultimo momento, però questo non aiuta né lo sbigliettamento né la fiducia della gente nelle istituzioni.
Firmerà ancora una regia nella stagione 2015?
No, già quando ero arrivato mi ero ripromesso di non fare regie e non è che mi sia rimangiato la parola quest’anno. Mi è stato fortemente chiesto dalla città, dal Cda e devo dire che per il Cinquantenario mi sembrava quasi doveroso. Aida non era un titolo nelle mie corde, però adesso ne sono fortemente innamorato, un amore non a prima vista ma che durerà nel tempo. È stato molto faticoso seguire tutto, voglio dedicarmi meglio all’OFF e alle altre produzioni.
Museo dello Sferisterio: è vero che purtroppo non abbiamo conservato materiali di scena e costumi, ma materiale fotografico, audio e video costituiscono un patrimonio preziosissimo che deve essere reso fruibile alla città e a tutti. La mostra sul Cinquantenario è davvero il primo passo concreto per l’allestimento? C’è la volontà di farlo?
Deve essere fatto. Non può essere che lo Sferisterio resti un’esperienza solo estiva. È mancato finora un pensiero di durata, si sono sempre affrontati i problemi in emergenza da parte della classe dirigente. C’è un progetto approvato della Regione Marche, che è il Distretto Culturale evoluto, di cui Macerata è uno dei poli, e si attua in diverse forme. Quella su cui io ho lavorato con Roberto Perna e Alessandra Sfrappini, è proprio il progetto del Museo dello Sferisterio, che è molto intrigante e lavora su varie forme: il recupero delle botteghe, la creazione di un asse pedonale che permetta di attraversare lo Sferisterio anche d’inverno. Abbiamo ricevuto un primo finanziamento che sarà spendibile a partire dall’anno prossimo, anche se parliamo di cifre ridicole. Ma c’è già comunque questo progetto perché non sia un’utopia, ed è a gradi. Il primo livello sarà la risistemazione della sala ex cinema: intanto cambiargli nome, visto che non era esattamente un cinema d’essai, e che diventi una sala multimediale utilizzabile tutto l’anno in varie forme e attività (l’educazione, la conoscenza storico-tecnica del monumento), ascolti, concerti. Sono felice di poter dire che il materiale della mostre, che pur nelle economie ha richiesto a Fondazione Carima e al Comune un impegno di oltre 100mila euro, pochissimo per una mostra così grande ma è stata comunque una spesa ingente. Quindi guai se quello che abbiamo prodotto poi morisse qui. In parte ci sono materiali, se non tutti, che possono essere recuperati ogni estate, ma per esempio le prime due sezioni, quelle più “museali”, contengono un materiale che si deve poter far vedere, in attesa di una risistemazione dello Sferisterio, che è la sua collocazione ideale (si accettano consigli per un’altra eventuale sede, ma non è che ci siano altri spazi disponibili fruibili e a norma). A me piacerebbe mettere tutti i pannelli delle stagioni dal 1967 ad oggi nei corridoi dei palchi.
La Notte dell’Opera, se ne è parlato poco sinora quest’anno. Negli anni scorsi ha ricevuto molti apprezzamenti ma anche molte critiche. Sarà strutturata sempre alla stessa maniera o cambierà qualcosa?
È vero, perché c’è un tale soverchiamento degli altri eventi che in effetti per ora è un po’ sotto traccia. Tra domani e dopodomani verrà distribuito il materiale con il programma. Il 2012 è stata una primavera piena di sorprese, l’anno scorso invece si sono toccati i limiti di una manifestazione che credo sia una bella opportunità per la città. Molti dei commercianti che il primo anno sono stati piacevolmente spiazzati dall’afflusso di gente, hanno capito che poteva essere una gallina dalle uova d’oro, e senza relazionarsi a noi si sono allargati, in termini di tavoli, di sedie, casse e decibel. È stata una sorpresa non piacevole. La critica effettivamente condivisibile che nel 2013 la lirica si è percepita meno che nel 2012 è vera quanto paradossale, perché l’anno scorso abbiamo investito il doppio degli artisti rispetto al 2012, ma io per primo, che ero nella piazzetta di fronte alla chiesa di San Giorgio avevo una postazione progettata ma non c’era spazio, eravamo attaccati al sagrato perché c’era la “festa dell’Unità”. Non mi sono strappato le vesti ma è chiaro che non ha senso così, è un peccato. Se la gente giustamente ha riempito la città proprio richiamata dalla Notte dell’Opera non ha senso non dargli ciò che vuole vedere e sentire. Quindi quest’anno abbiamo ristretto le condizioni, senza diventare dispotici, ma essendo rigorosi, anzitutto con un’assunzione di responsabilità da parte dei commercianti, che se dichiarano al Comune un certo tipo di attività e di occupazione del suolo poi devono rispettarlo. È stato fatto firmare un modulo di autocertificazione per cui rispondono, anche in termini economici: se non espongono ciò che avevano presentato scatta la multa. Sono molto felice che i cittadini facciano proposte culturali, Macerata è una delle città con maggiore numero di associazioni e auspico che commercianti e associazioni propongano attività liriche, ma il vero cambio di quest’anno rispetto alle due edizioni precedenti è che ci assumiamo la responsabilità che lo spettacolo lirico sia il nostro mestiere. Mentre il primo anno la bellezza fu legata al fatto che i cantanti non avevano delle postazioni precise e vagavano per la città, l’anno scorso cercando di proseguire sulla stessa linea abbiamo fallito perché lo spazio era talmente congestionato che non si riusciva nemmeno a passare. Quindi gli eventi vanno isolati, evidenziati, e quest’anno tutti avranno degli orari e dei luoghi precisi. Io stesso sto preparando un’Aida di strada, un’Aida “de Maggerata” che vedrà insieme Pistacoppi e cantanti lirici.
L’Aida convice anche il pubblico. Clicca sull’immagine per guardare il video con le interviste all’uscita dallo Sferisterio (a cura di Erika Mariniello)
Una domanda sulla qualità musicale, perché molte voci critiche in questi ultimi anni riguardano proprio questo: è scaduta la qualità dell’orchestra e dei cantanti, in generale. Da qualche anno i grandissimi nomi non vengono più, anche per via di cachet inarrivabili per le sostanze a disposizione. Quest’anno in Aida abbiamo avuto sì tre grandi nomi, ma è un’opera su tre, le altre due hanno cast molto giovani e quasi sconosciuti. Assolutamente giusto lanciare voci nuove, anche perché dal palco dello Sferisterio sono partiti cantanti che hanno avuto brillanti carriere internazionali. Come si selezionano i cantanti? Chi li seleziona, c’è un responsabile musicale allo Sferisterio? Si fanno audizioni, attività di scouting, si seguono i concorsi, oppure ormai ci si affida alle agenzie, che insieme al nome di richiamo impongono un intero pacchetto di comprimari di livello più basso?
I grandi nomi che abbiamo avuto in queste stagioni (come ad esempio Francesco Meli) vengono “in amicizia”, perché attualmente il top fee stabilito dal CdA è di 6.500 euro
Molto basso…
Sì ma è quello che abbiamo, per gli altri il cachet è la metà. La cosa positiva è che sin dal primo anno, i grandi nomi vengono attirati dalla fama che il nuovo festival si sta facendo. Però purtroppo io non posso e non voglio indebitare il festival. I contributi sono quelli che sono. Le grandi produzioni, a livello di scene e i costumi degli anni passati costavano milioni di euro. Da quando sono qui, ogni anno per scene e costumi abbiamo a disposizione 75mila euro, mi viene da dire che un Domingo di meno e un Hugo de Ana di meno avrebbero fatto sì che noi adesso non stessimo pagando i debiti di quelle produzioni. Non bisogna rimpiangere il passato, il problema è che io adesso fatico a garantire un festival di qualità perché sto pagando le spese fatte da chi mi ha preceduto, rispetto ai grandi nomi ho le mani legate. Un festival di qualità può attirare artisti che vengono qua perché la gratificazione è un’altra, con i budget che abbiamo facciamo miracoli. Rispetto invece ai giovani e agli emergenti, io non sono musicista però ho competenza musicale e ci tengo a conoscere nuovi artisti con cui noi facciamo periodicamente audizioni conoscitive, e soprattutto artisti non delle agenzie. Con me nei primi due anni c’è sempre stato il maestro Gianfranco Stortoni, quest’anno Carlo Morganti, due musicisti ed esperti di voci, per cui le scelte non sono fatte a caso. Non condivido la lamentela di chi dice che la qualità musicale è scaduta. È chiaro che anche a me farebbe piacere avere qua Jonas Kaufmann e Anna Netrebko, ma un’altra ragione per cui questi nomi ce li sogniamo, a parte i cachet, è anche l’organizzazione: io non so adesso che bilancio avrò del 2014 e non posso dare alcuna garanzia.
E invece i cantanti hanno scritture da qui a tre o quattro anni
Noi andiamo avanti non solo di anno in anno, ma di semestre in semestre! Io inizierò adesso a contattare i cantanti, ma prima di poterli contrattualizzare passeranno cinque o sei mesi e quindi questi nel frattempo magari hanno firmato altri ingaggi. La stagione di quest’anno aveva altri grandi nomi, ma nel momento in cui non ho potuto metterli a contratto se non a gennaio o febbraio per ovvi motivi organizzativi e finanziari, nel frattempo mi hanno salutato, ed è una frustrazione. Ciò detto io non dico “ho pochi soldi, faccio quello che riesco”, dei tre cast che abbiamo messo su sono più che orgoglioso, è chiaro, con diversi livelli di professionalità, però Susanna Branchini ha appena fatto Tosca alla Fenice, Vratogna ha appena fatto Scarpia trionfalmente al Covent Garden, poi un artista può piacere o non piacere. Io confido per il futuro che avremo più soldi, l’aumento delle sponsorizzazioni, lo sbilgiettamento non possono che aiutarci, mentre certo che dalle istituzioni pubbliche c’è da temere solo ulteriori tagli. E poi la nuova fama che il festival, dopo gli ultimi anni un po’ appannati, sta avendo attira anche nuovi cantanti: il recital che faremo con Maria Agresta ne è un esempio, un soprano di grandissimo livello che viene a un cachet ridicolo, tra l’altro in format sperimentale perché mostrerà, accanto ai cavalli di battaglia, lo studio che sta facendo di Giovanna d’Arco che non ha ancora debuttato, sarà la possibilità di entrare dentro l’ugola di una grande interprete.
La Traviata che debutta sabato resterà la stessa delle edizioni passate o subirà qualche ritocco?
È ormai un evergreen, ma la presenza di Speranza Scappucci fa sì che l’opera sarà totalmente integrale, anche la cabaletta del tenore e del baritono saranno doppie, e del cast sono veramente molto fiero. Jessica (Nuccio) è una voce che non abbiamo scoperto noi, è giovanissima e non ha ancora grandissimi debutti, ma l’anno scorso, dopo che l’abbiamo chiamata, Zubin Mehta l’ha scoperta e adesso canta Traviata, Liù nella Turandot, sta facendo una carriera folgorante. Simone Piazzola, che interpreta Germont, dopo il debutto qua nel Trovatore lo scorso anno, è stato sentito dalla Scala e canterà lì, una grande voce. I grandi nomi ci vogliono, perché indubbiamente in Aida, uno spettacolo così difficile, senza Fiorenza (Cedolins) e Sonia (Ganassi), sarebbe stata dura.
Tosca viaggia nel tempo, ma il pubblico contesta (Clicca sull’immagine per guardare il video con i commenti degli spettatori)
E al contrario, se magari nella Tosca contestata di Franco Ripa di Meana ci fosse stato Pavarotti, se ne sarebbero fregati tutti delle scene e della regia…
Su Tosca il discorso è un po’ diverso, perché Franco, del cui lavoro continuo a difendere il valore, ha rispettato le aspettative che riponevo in lui, e ha fatto un lavoro con i tre artisti veramente importante a livello di recitazione. Io avevo anche la possibilità di avere Svetla Vassileva per questa Tosca, però veniva qua sei giorni. Ha senso prendere un’artista che viene qua canta la “sua” Tosca fregandosene dello spettacolo, fregandosene anche del contesto? È importante che gli artisti stiano qua…è una scelta che alcuni teatri fanno: pur di avere i grandi nomi, averli anche solo per pochi giorni, ma in uno spazio così risulterebbe solo un lavoro approssimativo.
Quale sarà il tema della prossima stagione?
Il tema della prossima stagione è legato all’Expo, l’evento più significativo per la cultura del nostro Paese, anche se attualmente più per le polemiche che per il lavoro che si sta facendo. Sta lavorando nella diffusione degli eventi e le Marche nel lavoro di internazionalizzazione devono ancora farsi conoscere. Ritengo che quella sia un’esperienza che non possiamo farci sfuggire. Perciò siccome i milioni di persone che arriveranno a Milano per l’Expo non si fermeranno a Milano, dovranno venire nelle Marche. Paolo Verri, che è il coordinatore eventi del Padiglione Italia, ha saputo dei nostri lavori che legano tradizione e innovazione, e ci hanno chiesto di portare il festival a Expo2015. Per queste ragioni il festival che si lega all’Expo dal titolo “Nutrire il pianeta”, poiché il cibo di cui ci nutriamo all’opera è la musica, la cultura e la bellezza, abbiamo pensato di declinarlo col titolo “Nutrire l’anima”, e i titoli lo dimostreranno.
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Si vendetta tremenda vendetta di quest’anima il solo desio ! Questo sig Micheli e’ il sentimento comune per lei il sindaco e la Monteverde dopo aver speso 150.000,00€ per una mostra che nessuno ha visto , per un centro che il prossimo anno sarà deserto !!!!
MIcheli sta’ facendo cose mirabolanti per lo Sferisterio ed i risultati di pubblico,di incassi e di interesse delle varie manifestazioni gli danno pienamente ragione.La mostra aperta la scorsa settimana ne e’ una splendida e meravigliosa riprova.
Secondo me prima o poi la regia di un’opera tutta twittata ce la regala.
@ Indiscreto quale mostra? Dicono sempre che non hanno soldi si sono vantati che hanno incassato un sacco di soldi come è questa storia? Chi sarà, colui che mente?
la mostra diffusa tra Palazzo Buonaccorsi,Biblioteca Comunale,San Paolo,Galleria Galeotti…con le foto d’epoca,i filmati da poter visionare delle opere,i bozzetti delle scenografie etc…un viaggio eccezionale nei 50 anni di opera lirica maceratese…credo pero’ che il nostro amico forse si sia tenuto un pochino largo sui costi dell’operazione….e poi una domanda…che c’entra Micheli con l’annosa questione della blindatura del centro storico???’
Mi pare fosse capitata la stessa cosa anche con il precedente Diretore Artistico…
E con quello prima….E con quello prima ancora.
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Appena arrivato il “nuovo” tutti a spellarsi le mani, a dire che era innovativo, originale, bravo, competente…
Insomma più bravo del “vecchio” (che lo aveva preceduto)…
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Appena trasformtosi, da nuovo in “vecchio”, ecco tutti a dire (ridire??) che il successivo (quello “nuovo-più-nuovo”) è più bravo, più originale, più innovativo di chi lo ha preceduto…
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L’unica differenza che vedo, rispetto ai precedenti, è che questo fa più automarketing e si vende meglio…