Quando la pornografia giovanile
dilaga nel web

Attenzione alle nuove dipendenze
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bommarito-giuseppedi Giuseppe Bommarito *

Notizia allarmante di qualche giorno fa: una ragazzina di circa dodici anni si fa un autoscatto completamente nuda, manda questa sua videoimmagine ad un coetaneo, e da qui parte a catena un vortice di videomessaggi telefonici che coinvolge diversi ragazzi tutti decisamente minorenni ed ora, di certo senza aver minimamente compreso la portata del loro gesto, tutti indagati dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona per diffusione di immagini pedopornografiche. L’unico aspetto positivo di questa brutta storia è che probabilmente la videofoto non è stata inserita in circuiti web o sui social network dove avrebbe potuto avere una diffusione ben maggiore e sicuramente non più controllabile, con buona probabilità di approdare in siti palesemente pedofili.

Una notizia che ha sicuramente colpito o, meglio, sconvolto i lettori adulti, ma che non deve essere suonata come particolarmente originale a tanti ragazzi, anche adolescenti e preadolescenti, abituati sin dalla più giovane età a fare un uso spesso compulsivo, anche per finalità di tipo pornografico, del telefono cellulare e di internet. Oggi infatti i nostri ragazzi, anche se chiusi nella loro stanza, dove ci sembrano al riparo da tutto e da tutti, possono in realtà mettersi in connessione continua con il mondo esterno senza limiti di tempo e di spazio, senza filtri e senza protezione alcuna, possono comunicare in tempo reale i loro spostamenti (pure i più insignificanti), trasmettersi foto e messaggi di qualsiasi natura (anche se veicolanti scene di violenza e di sesso esplicito), stipulare amicizie fittizie e spesso strumentali e pericolose con persone vicine e lontane, con altri giovani e con adulti (talvolta mascherati anch’essi da giovani), con persone conosciute e con illustri sconosciuti. A volte ci sembra che questi ragazzi, chiusi nella loro stanza, siano comunque al riparo dai pericoli, mentre invece è il mondo intero che può arrivare accanto a loro, vicino a loro, spesso ancora pericolosamente ingenui e sprovveduti, sino a sfiorarli, a volte sino a coinvolgerli in incontri che a poco a poco da virtuali possono trasformarsi in reali, con tutti i rischi del caso.

E’ il mondo dalle potenzialità infinite dei social network, dove di giorno e di notte (guai a disconnettersi anche quando si dorme o si dovrebbe dormire!) si parla di tutto e di niente; dove si perde la cognizione del tempo sino a trascurare il sonno, lo studio e le ordinarie relazioni sociali; dove ogni cosa è vissuta in maniera superficiale; dove la realtà si accavalla di continuo con la finzione, con i desideri, con i sogni, con gli autoinganni; dove si può essere se stessi oppure ci si può inventare un’altra personalità, un altro fisico, un’altra età, un altro modo di ragionare, costantemente in bilico tra la fiction e un reality show; dove ci si può imbattere in siti che inneggiano senza mezzi termini alla violenza, alla pornografia, al gioco d’azzardo, all’uso delle droghe; dove la fruizione priva di autocontrollo tende progressivamente a crescere e anche volendolo non si riesce più a diminuirla; dove la solitudine autoimposta in realtà la fa da padrona nella vita in carne e ossa, a dispetto di tante sbandierate “amicizie” e di centinaia e centinaia di contatti.

In questo mondo di abuso della tecnologia spesso e volentieri si entra senza più riuscire ad uscirne – e ciò in verità non riguarda solo i giovani e i giovanissimi, ma anche molti adulti – se non con l’appoggio di un qualificato aiuto professionale, in un’esistenza virtuale parallela che stravolge e deforma la vita reale, le relazioni familiari e affettive, in qualche caso anche quelle lavorative.

Ecco – e qui ci ricolleghiamo alla vicenda che ha dato lo spunto a queste brevi riflessioni – in questo vivere costantemente online, in questo flusso continuo di chiacchiere, di messaggi, di foto, di video che passano senza sosta sul piccolo schermo del computer e dei tablet o sui telefonini, aumenta sempre di più anche il numero degli adolescenti e dei preadolescenti che navigano su Internet alla ricerca di immagini pornografiche sessualmente esplicite oppure sono loro stessi ad inserirle per i motivi più svariati: il gusto dell’esplorazione e della trasgressione, una buona dose di esibizionismo e di incoscienza, il desiderio di fare colpo su qualche coetaneo o di ricavare qualche soldo dalla foto inviata, scherzi di cattivo gusto, vendette postume che trasformano immagini inizialmente riservate in scene porno a disposizione di tutti, la ricerca spasmodica di fonti di eccitazione. Materiale a volte anche pedopornografico che in ogni caso non descrive ai giovani l’avventura del sesso come uno scambio, un dono, fra due persone fra di loro unite in senso intimo, ma puramente e duramente come la semplice, casuale e brutale soddisfazione di un istintivo desiderio orgasmico.

Materiale che talvolta, senza volerlo o senza aver troppo meditato al momento dell’invio, può finire davanti agli occhi di tutti ritraendo i protagonisti volontari o involontari in situazioni e posizioni decisamente imbarazzanti, dove non c’è spazio per una vera sensualità e per una dolce tenerezza, e che può determinare profondi sentimenti di insuperabile vergogna, di depressione, di tendenze suicidarie non sempre contenibili.

Attenzione quindi alle nuove dipendenze, quelle che, pur non discendendo dall’alcol o dalle sostanze stupefacenti, si avvalgono di strumentazione tecnologica (computer, videogiochi, cellulari) e finiscono per causare risultati non meno devastanti, specialmente nella psiche e nel sistema nervoso dei giovani adolescenti. Cerchiamo sempre di vedere, di capire, di intervenire, evitando di sottostimare la pericolosità di certi comportamenti e dell’abuso dei mezzi elettronici.

Per i genitori, in ogni caso, non c’è solo il problema di evitare ai figli incontri pericolosi o devastanti esperienze dapprima online e in seguito nella vita reale, ma, più a monte, anche quello di prevenire la dipendenza dagli strumenti elettronici (in sigla scientifica IAD: Internet Addiction Disorder). Occorre assolutamente stabilire limiti quantitativi per la navigazione su Internet, tanto più ristretti quanto più sono giovani i ragazzi, imponendo in ogni caso alcuni tempi e luoghi (l’ora dei pasti, le ore del sonno e quelle dei compiti, …) liberi da contaminazioni e invadenze elettroniche e cercando comunque di monitorare costantemente le esplorazioni dei ragazzi nel grande mare di Internet.

Un’ultima annotazione, che conferma la tendenza dei genitori a non valutare bene la pericolosità di tutta questa strumentazione tecnologica e dei contenuti che essa veicola in qualsiasi ora del giorno e della notte. In una recente assemblea scolastica con ragazzini della media inferiore, a precisa domanda, circa il 90% di loro ha detto di essere già iscritto a Facebook. Eppure, secondo le stesse indicazioni di questo social network, l’iscrizione sarebbe possibile solo a quattordici anni compiuti. Non c’è qualcosa che non quadra?

* avv. Giuseppe Bommarito

Presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”



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