di Giuseppe Bommarito
Una lenta parabola discendente sembra accomunare i candidati sindaci della primavera del 2010, passati, a distanza di poco più di un anno e mezzo da quella tornata elettorale, dal centro dell’attenzione dei giornali locali e dell’interesse dei cittadini, al disamore dell’elettorato e della pubblica opinione, se non alla vera e propria scomparsa dalla ribalta politica.
Cominciamo da Carancini, il candidato sindaco risultato poi vincente contro ogni previsione. Romano nell’aprile 2010 impersonava agli occhi della gente la possibilità di una reale “nuova storia”, diversa da quella inconcludente della precedente amministrazione Meschini, che nulla aveva fatto se non lasciare mano completamente libera ai vari comitati d’affari ben rappresentati in Consiglio Comunale e nella stessa Giunta. All’interno del suo partito, almeno per una parte di questo partito, il PD, Carancini però in quel momento sembrava rappresentare anche qualcosa di più: per tanti iscritti provenienti dai ranghi dell’ex PCI, ex PDS, ex DS, rappresentava la speranza di un ritorno nei centri decisionali cittadini della componente del partito meno affaristica e meno legata alla sinistra del mattone, dopo anni di pesanti frustrazioni e di umiliante dominio interno di altre componenti, tutte con le mani bene in pasta nei disastri urbanistici della città di Macerata.
Non va infatti dimenticata, guardando per un attimo a ritroso verso il recente passato per meglio capire l’attualità, l’operazione da manuale compiuta dagli ex repubblicani maceratesi alla fine degli anni novanta o nei primi anni duemila, allorché una parte consistente della locale sezione, contraria alle scelte nazionali del PRI di affiancamento al centrodestra berlusconiano, aderì compatta come una falange armata ai DS maceratesi, finendo in breve tempo, evidentemente per maggiore scaltrezza e per più raffinate capacità politiche, per prendere di fatto il sopravvento e, soprattutto, arrivando facilmente ad accaparrarsi quasi tutti i posti che contano, in particolar modo quelli dove si prendono le decisioni più significative nei settori dell’edilizia, dell’urbanistica, dei lavori pubblici, della ricettività residenziale per gli studenti, delle grandi lottizzazioni artigianali e commerciali. Poco dopo aderirono ai DS anche diversi socialisti, che pure non mancarono, per una sorta di diritto acquisito che nessuno poteva mettere in discussione, di rivendicare e di ottenere posti di rilievo nell’amministrazione e nelle società partecipate. E così i vecchi militanti più legati alla tradizione ex comunista rimasero con il cerino in mano, dediti a lunghe, nostalgiche ed appassionate discussioni, tutte naturalmente all’insegna dell’amarcord e del politicamente corretto, mentre altri, fregiandosi dell’etichetta dei DS, in città, nella Macerata (per loro) da bere, facevano i fatti, e che fatti!
Ma per gli ex comunisti non era finita qui, perché tanto altro amaro fiele erano destinati a mandare giù appena qualche anno dopo, precisamente a seguito della costituzione del PD avvenuta a fine 2007. A Macerata, infatti, nel PD, caso rarissimo in tutta Italia, ebbero la meglio gli ex democristiani poi passati alla Margherita, con la conseguenza che la componente cattolica, già rappresentata in Comune dal sindaco Meschini, portò subito a casa pure la segreteria cittadina con il buon Narciso Ricotta (senza dimenticare il deputato Mario Cavallaro, nominato anche segretario provinciale del PD, e il consigliere regionale Angelo Sciapichetti), con gli ex comunisti, di fatto sottomessi e ininfluenti, con un’incidenza del tutto irrilevante nel dibattito politico interno e tuttavia costretti ancora una volta a fare buon viso a cattivo gioco.
Ebbene, tornando ai giorni nostri dopo questo tuffo nel passato e riprendendo il discorso sul lento crepuscolo dei candidati sindaci del 2010, nel PD maceratese a trazione democristiana e repubblicana, Carancini, inaspettato vincitore delle primarie e delle elezioni comunali, ha finito per rappresentare, per la componente ex PCI ed ex PDS, poi transitata, ma sempre sotto scoppola, nei DS e nel PD, e comunque per tanta brava gente che in totale buona fede vota a sinistra per scelte di onestà, di rigore e di correttezza politica e amministrativa, la speranza di un riscatto, di una rivincita della politica seria sugli affari, di una messa all’angolo dei tanti maneggioni e dei numerosi traffichini camuffati da militanti di centrosinistra.
Speranza vana e molto transitoria, però. La stella di Carancini, con le prime scelte della sua amministrazione tutte azzeccate, è brillata rilucente nel cielo della politica maceratese solo per pochi mesi, come una sorta di meteora, per poi appannarsi a gran velocità grazie all’attacco concentrico della sua stessa maggioranza e al metodo assurdo e incomprensibile dei continui rinvii e dell’indecisione su quasi tutto, agli occhi non solo del suo partito (con varie gradazioni di appannamento, ovviamente), ma anche delle altre forze politiche della maggioranza di centrosinistra e dell’opinione pubblica. Sino a pochi mesi fa, a ben vedere, Romano doveva solo decidere di quale morte (politica, naturalmente) morire: dimissioni, sfiducia della sua stessa maggioranza o accompagnamento sotto stretta blindatura sino al 2015 (un vero e proprio tutoraggio, come quello proposto ad Ancona da Ucchielli e Favia per il sindaco Gramillano), per poi ritornarsene al suo lavoro di avvocato.
Negli ultimissimi tempi Carancini sembra aver ripreso un po’ di slancio: parole chiare, di netta chiusura, sul futuro della scandalosa vicenda della cittadella dello sport e il rilancio, almeno a parole, di una parte importante del programma della coalizione, il parcheggio di rampa Zara. Non c’è dubbio, tuttavia, che la sua stella, sondaggi a parte, si sia molto offuscata in città, nella maggioranza di centrosinistra e nel suo stesso partito.
Non se la passa bene al giorno d’oggi neanche per il suo principale antagonista di quella primavera del 2010, l’amico Fabio Pistarelli, entrato in conclave da papa ed uscito dopo la fumata bianca ancora con la tonaca da cardinale. Dato da tutti per vincente, almeno all’inizio della competizione elettorale, grazie al disastroso bilancio delle due amministrazioni Meschini, specialmente dell’ultima, Fabio, poi sconfitto per i rovinosi contrasti interni alla coalizione di centrodestra e alla fine rimasto al palo solo per un centinaio di voti, sembra non aver mai metabolizzato quell’amara debacle.
Anche nel suo caso propositi iniziali bellicosi (“faremo sentire di continuo a Carancini il fiato sul collo”, fu una delle sue prime esternazioni dopo la sconfitta) e di grande impegno (ad esempio, l’interessante tentativo, presto inspiegabilmente abbandonato, di costruire in città una sorta di trasversale laboratorio delle idee, per mettere in piedi un’opposizione che fosse anche e soprattutto propositiva), non seguiti però dai fatti.
Sicuramente ha pesato la delusione per il mancato successo e per il conseguente ridimensionamento di ruolo politico (non è la stessa cosa essere capogruppo del PDL alla Regione Marche o in Consiglio Comunale a Macerata), di certo Pistarelli sembra guidare l’opposizione consiliare senza collegamenti con la base del partito, senza entusiasmo, quasi per una sorta di dovere d’ufficio: ogni tanto un intervento sui conti della stagione lirica, oppure il rituale invito alla Giunta Carancini a tornare a casa, con un solo guizzo di protagonismo qualche mese fa con la mozione di censura relativa alle parcelle pagate dall’APM a Carancini (che io personalmente ritenni un errore politico, costituendo quelle parcelle, a mio avviso, un mero peccato veniale di inopportunità politica e non altro), che finì per ricompattare almeno su questa vicenda la rissosa parte avversa. Tutto ciò mentre si è rotto (proprio a causa di quella mozione) il cordone quasi ombelicale che legava il PDL alla lista civica “Macerata è nel cuore”; mentre l’ultimo Consiglio Comunale ha evidenziato il gran rifiuto di ben tre consiglieri PDL di votare sul piano casa di Villa Potenza come indicato dal capogruppo Pistarelli; e mentre all’interno dello stesso gruppo consiliare del PDL, ove sta in qualche modo riemergendo la vecchia spaccatura tra AN e Forza Italia e si sta evidenziando anche una sorta di frattura generazionale, avanza e si fa sempre più largo Deborah Pantana, forte di un invidiabile pacchetto di preferenze e di un instancabile attivismo e pronta, in prospettiva di elezioni comunali anticipate o di scadenza naturale al 2015, a giocarsi tutte le proprie carte per candidarsi al massimo vertice comunale.
Tra i banchi dell’opposizione c’è pure la candidata Anna Menghi, già sindaco di centrodestra per una breve e combattutissima parentesi politica negli ultimi anni novanta, anch’essa oggi, almeno in apparenza, profondamente delusa da un risultato elettorale che nell’aprile 2010 sperava fosse largamente migliore. Rimasta sola in Consiglio a rappresentare la lista che porta il suo nome (il professore Placido Munafò, compagno di tante battaglie, questa volta non è riuscito ad entrare a far parte dell’assise comunale), la battagliera Anna, probabilmente anche a causa di un problema personale che l’ha tenuta a lungo assente dai banchi dell’assise comunale, sembra ormai aver perso molto del suo smalto e della sua grinta. Ed è un peccato, perché dai banchi dell’opposizione la Menghi, dal 2000 in poi, è stata sempre protagonista di interventi acuti ed equilibrati sui principali temi cittadini (anzi, sinceramente a me è piaciuta più come consigliere di opposizione che nella sua brevissima stagione di Sindaco).
Poi c’è Giorgio Ballesi, avvocato anche lui, sceso in politica proprio nel 2010 sull’onda di una lunga tradizione familiare tutta giocata nelle file democristiane. Una lista civica, la sua, che ottenne un apprezzabile risultato nell’aprile 2010, anche se buona parte del credito politico acquisito in prima battuta Giorgio se lo giocò nelle immediate vicinanze del ballottaggio tra Carancini e Pistarelli. In quell’occasione, infatti, Giorgio si rifiutò di dare indicazioni di voto per Pistarelli, come gran parte della sua lista (quasi del tutto gravitante nell’orbita del centrodestra) si aspettava e di fatto pretendeva, con il risultato che parecchi elementi della lista Ballesi decisero alla fine di testa loro e apertamente si schierarono per Pistarelli nell’incerto testa a testa dell’ultima ora tra i due sfidanti. In seguito però Giorgio Ballesi, l’unico della sua lista approdato in Consiglio Comunale, si è fatto apprezzare per la ragionevolezza di molti suoi interventi ed anche (perchè non ricordarlo?) per il coraggio con il quale pure lui ha dovuto affrontare un improvviso problema di salute, sino a calamitare verso di sé, in posizione più centrale rispetto all’iniziale posizionamento, la lista “Macerata è nel cuore” dei giovani e brillanti Fabrizio Nascimbeni e Francesca D’Alessandro. Sembrava l’inizio di una possibile più ampia aggregazione di elementi provenienti pure dalla società civile, stanchi dell’inconcludenza della attuale maggioranza e delle prepotenze della sinistra del mattone e al tempo stesso delusi dalla scarsa vitalità della tradizionale opposizione targata PDL. Poi, inopinatamente, un incomprensibile scivolone finale di Giorgio, quello di assumere la difesa del privato potenziale venditore della famigerata area di Fontescodella, una scelta formalmente e professionalmente del tutto legittima, ma politicamente (almeno a mio avviso) fortemente inopportuna e comunque tale da far saltare il gruppo consiliare “Lista Ballesi – Macerata è nel cuore” (da pochissimo tempo messo in piedi, come si è detto) e da allontanare molte simpatie che si erano raccolte intorno al suo nome.
A concorrere per la carica di Sindaco c’era anche Paolo Ranzuglia, leader della lista Maceratiamo, un’aggregazione politica apparsa durante l’ultima campagna elettorale come un esperimento politico sicuramente interessante, sia per diverse innovative proposte programmatiche che per la buona qualità dei componenti della lista stessa, tutti o quasi provenienti dalla società civile. Maceratiamo, sia pure fuori dal Consiglio Comunale, ancora esiste e ogni tanto si fa sentire (ad esempio, con il ricorso al TAR Marche contro la minitematica), ma di Ranzuglia da qualche mese ci sono poche notizie, politicamente parlando, probabilmente per motivi di lavoro che ogni giorno e per molte ore al giorno lo impegnano nel capoluogo regionale. Il suo ultimo intervento, se non sbaglio, riguardò una interessante proposta di “azionariato popolare” per l’ex caserma dell’aereonautica in via Roma, nel tentativo di allontanare anche da quel grande contenitore, che potrebbe e dovrebbe essere destinato a finalità sociali e culturali, la mano della speculazione immobiliare (tuttora fortemente impegnata, nonostante l’attuale crisi del settore edilizio, nel progetto di acquistare l’intera area con qualche cordata ben organizzata, buttare giù tutto e costruire anche lì qualche bel palazzone).
Insomma, come si è visto, tutti i protagonisti di quella forte battaglia politica costituita dalle elezioni comunali del 2010 (una scadenza elettorale sicuramente importante, perché, almeno nelle intenzioni proclamate, poteva veramente aprire per Macerata una nuova stagione politica, interna o esterna alle precedenti coalizioni), chi per un verso chi per un altro, sono in fase calante, di scivolamento verso il basso nelle simpatie e nell’interesse dell’elettorato ed anche dei propri partiti di riferimento, oppure di disimpegno, se non di vera e propria sparizione dalla scena politica.
Contrasti politici anche interni alla propria coalizione, motivi di salute o di lavoro, scelte non sempre azzeccate: vicende diverse per i vari candidati sindaci di quella primavera, tutti però oggi segnati dal venir meno del forte impatto propositivo, emotivo e politico avuto durante la campagna elettorale del 2010. Ed è un vero peccato, perché a mio avviso stiamo parlando di personaggi che, senza eccezione alcuna, in quel momento avevano suscitato in città notevoli aspettative.
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Caro Peppe,
il quadro che dipingi è più o meno sostanzialmente attendibile. Peccato solo che nella disamina manchino all’appello alcuni – tra le file diessine ex-PCI – ancora felicemente in auge, per così dire…
In effetti sembrano tutti molto stanchi—quasi scog…….ti—-
Non sono reattivi-non hanno effervescenza—sono lo specchio esatto della città- e-
la città forse con loro si identifica – MORTA-
Che peccato però !!!!
Certo avvocato – quel piccolo entusiasmo che stavano mettendo
in una o due cosette – ti ci sei messo pure tu di traverso –
Questo commento me lo potevo pure risparmiare-oggi non c’è consiglio e fuori e freddissimo—
Egregio Avvocato, nel ringraziarLa del Suo apprezzamento rivolto alla mia attività di opposizione, sono curiosa (sa la curiosità è femmina!) di conoscere quali erano i motivi del Suo mancato apprezzamento rispetto all’attività svolta nella mia, seppur breve, parentesi amministrativa!
Le chiedo questo perchè, pur non avendo la presunzione di piacere a tutti, penso che per ben governare occorra anche saper fare l’opposizione!
E se c’è un fatto è che il centro destra, oltre ad essersi assunto la responsabilità di mandare a casa il Suo Sindaco con insulti personali (la dignità delle persone è inviolabile), ha soprattutto tentato con una mozione giuridicamente illegittima (tutto agli atti del Comune) di impedirci di fare il nostro dovere di opposizione!
Tutto questo ormai per carità fa parte del passato, ma sa se il futuro non poggia su solide basi forse non riesce a decollare!!!
Molto precisa la disamina dell’avv. Bommarito. Non mi sento di giudicare i candidati alla carica di sindaco perchè non ho conoscenze approfondite sul loro conto. Sul Sindaco Carancini, invece, sia per la personale conoscenza che per averlo votato, mi sono fatto una precisa idea, forse indotta dalle mie precedenti esperienze amministrative presso un piccolo comune. Vado a spiegare: il secondo consecutivo mandato da Sindaco, che impedisce di potersi ricandidare, è un vero blocco, non solo psicologico, visto che in genere l’attività del Sindaco va a scadere notevolmente (nell’articolo si rileva che anche per Meschini è stato così). Tanto sono convinto di questo che non ho ritenuto di ricandidarmi pur avendone avuto la possibilità per ben due volte. Allora credo che Carancini si riservi la “nuova storia” per il suo secondo mandato, proprio per non incorrere in quel torpore che attanaglia l’amministratore che sa di non potersi più confrontare col giudizio dei suoi elettori (contrariamente ai signori onorevoli, Scilipoti compreso, che possono essere rieletti fino a che morte non li colga). E’ capitato anche nei comuni della nostra provincia che sindaci veramente storici ed amati dai loro cittadini, siano stati mandati a casa da questa assurda legge anche dopo oltre 30 anni di sana e corretta amministrazione. Sono convinto che alla fine di questo mandato il Sindaco Carancini, che con la Giunta che si è scelto può fare solo una modesta performance (attesa anche l’attuale situazione di crisi economica), sarà ricandidato e, aiutato da una Giunta più valida, ci stupirà con una “nuova storia” bellissima.
Tanti personaggi, soprattutto negli anni ’70/80, avevano suscitato notevoli aspettative. Alcuni Partiti, come il PCI, vedeva nei giovani la speranza del rinnovamento inserendoli in posti prestigiosi dell’apparato.
Purtroppo le idee erano giuste, ma gli uomini sbagliati! Lei, avv. Bommarito, lo ricorderà avendo vissuto quegli anni all’interno del Partito Comunista per poi approdare in altri lidi.
Qualcuno avverta il compagno Sisetto che il democratico Muro di Berlino è crollato il 9 Novembre 1989 per un dissesto idro/politico.
La ringrazio Architetto. Sempre puntuale e preciso. Eppure ero convinto che……….Ma forse ha ragione Lei. Però, anche Pompei continua a crollare, ma è sempre lì!
@ Sisetto
Il voler continuare sostenere, a decenni di distanza, che il PCI fosse un partito “diverso” è una sorta di autoclelebrazione/autoglorificazione che risulta semmai vera per i militanti, ma non certo per la dirigenza…
Ma la stragrande maggioranza di TUTTI i militanti dei partiti erano diversi dai vertici, in quanto i vertici di TUTTI i partiti non erano poi molto dissimili nel mantenimento del potere….
Ma anche oggi, sebbene ilnumero degli iscritti sia crollato verticalmente, la stragrande maggioranza dei militanti di tutti i Partiti è estranea a giochi di potere, consociativismo, intrallazzi, pastine e pastette.
I
Per Anna Menghi
Secondo me, il limite più grande della Sua esperienza di Sindaco fu quello di pretendere di governare senza attingere dal programma del centrodestra (che l’aveva votata) e senza confrontarsi con lo stesso centrodestra sulle proposte programmatiche poi in concreto avanzate da Lei e dagli assessori della Sua Giunta. Questo, al di là della giustezza o meno delle singole proposte (io, ad esempio, trovai e tuttora trovo molto giusta la posizione dell’allora assessore Munafò sul parcheggio di Rampa Zara), determinò non solo un totale scollegamento fra la Giunta e la maggioranza, ma una litigiosità crescente e alla lunga insostenibile.
Con tutta sincerità, non mi ricordo invece nulla circa il fatto che il centrodestra avrebbe in seguito cercato di impedire alla sua lista di fare opposizione (presumo nel Consiglio Comunale successivamente eletto).
Per Sisetto
Complimenti, una buona memoria. Non ottima, però, perchè in tal caso ricorderebbe anche le motivazioni e le circostanze a seguito delle quali allora (siamo negli anni 1983/84) circa un terzo degli iscritti e dei dirigenti del PCI di Macerata (me compreso) uscì, spontaneamente o meno, in ogni caso con grande sofferenza, dal partito maceratese. Erano le prime avvisaglie della commistione, anche a sinistra, tra politica e affari. Panorama, che all’epoca non era un giornale berlusconiano, ci scrisse sopra un articolo intitolato “Rossi di vergogna”, che ancora conservo. Ma queste sono vecchie storie che ormai credo non interessino più nessuno.
Noto con un certo stupore e perché no con un certo compiacimento che l’avv. Bommarito si sia ravveduto sulla questione del parcheggio di Rampa Zara, perché lo stesso avvocato, in qualità di libero professionista e per conto di terzi, ha portato avanti una denuncia nei miei confronti e di Anna Menghi che in uno scritto denunciammo i fatti che hanno impedito all’Amministrazione comunale di realizzare il parcheggio sull’area del Comune. Come si dice non è mai troppo tardi.
Caro Ing. Munafò,
precisato che si tratta di una citazione in sede civile, e non di una denunzia in sede penale, Le ricordo che la questione, tuttora all’attenzione del Tribunale di Macerata, verteva e verte sulla portata diffamatoria o meno di alcune frasi riportate in un manifesto affisso in Corso della Repubblica. In tale occasione, partendo da tutt’altra vicenda, la persona in questione venne accusata da Lei e dalla dott.ssa Menghi, con riferimento alla vicenda di partenza e con riferimento alle ipotesi progettuali concernenti il parcheggio di rampa Zara, di una serie di circostanze che l’interessata ritenne del tutto false e diffamatorie. Di qui la citazione, sulla quale, per evidenti motivi di riservatezza professionale, non mi è consentito dire di più. Alla fine su questi aspetti deciderà il Giudice, con i tempi eterni della giustizia italiana.
In ogni caso la citazione non è finalizzata a stabilire quale sia la migliore ipotesi per posizionare il parcheggio di rampa Zara, ma solo a stabilire se determinate frasi siano diffamatorie o no.
Quanto al sito ove collocare tale parcheggio, quando uscirà dal mondo dei sogni, non ho invece difficoltà a dire, esprimendo la mia personale opinione (ma credo di averlo già scritto su questo giornale), che a parità di costi dovrebbe essere comunque privilegiata la soluzione che poggia su terra di proprietà del Comune di Macerata o di società che fanno capo al Comune di Macerata.
Carissimo avv. Bommarito, a me piace parlare chiaro e senza allusioni, è nel mio carattere, lei sa perfettamemnte di cosa sto parlando ed è anche per questo che ho notato un certo suo ravvedimento rispetto alla questione del Parcheggio di Rampa Zara. Ma come si usa dire “c’est la vie”!
Caro Ingegnere, pure a me piace parlare chiaro e credo di averlo fatto anche scrivendo (tra l’altro, non essendo minimamente tenuto a farlo, considerato l’oggetto dell’articolo) che considero sostanzialmente giusta la sua posizione circa il parcheggio di Rampa Zara, consistente nel privilegiare l’area pubblica.
Per Giuseppe Bommarito
Sono felicemente sorpresa che le Sue critiche si limitino alla questione di metodo e non alla sostanza dell’attività amministrativa,perchè da Sindaco ho sempre privilegiato le cose da fare, vagliando accuratamente, di volta in volta, l’interesse pubblico e senza mai scendere a compromessi, che potessero metterlo in discussione.
D’altro canto sono anche soddisfatta dei Suoi apprezzamenti al mio ruolo di opposizione, ruolo più prettamente politico e quindi di metodo, che mi portano a pensare (opinione personale) che forse dovrebbe essere più comprensivo anche sotto quest’aspetto nel mio seppur breve mandato da Sindaco!
Relativamente invece alla questione Rampa Zara avrei preferito (ma anche questa è un’opinione personale) avesse detto che all’epoca dei fatti aveva accettato l’incarico perchè non si occupava di politica così come sta facendo ora! In tal caso sarebbe stato un incarico formalmente corretto, ma politicamente inopportuno (vedi Ballesi)!
Chi è senza peccato…….
Ad majora!
Cara Anna, la verità è che non mi occupavo direttamente di politica nel 2003, così come non me ne occupo adesso. Naturalmente allora avevo le mie idee, e le ho pure oggi, anche se come privato cittadino sono talmente insoddisfatto dall’andamento delle cose che alla prossima scadenza elettorale sarà per me complicato decidermi di andare al seggio e ancora più difficile sarà decidere il partito per il quale votare.
Anche adesso sto facendo politica solo in maniera del tutto indiretta, scrivendo su questo giornale (sul quale mi sono trovato a scrivere per i casi della vita e per la disponibilità del direttore Matteo Zallocco) ed esprimendo solo e soltanto le mie personalissime opinioni da libero cittadino, che valgono quello che valgono e che possono essere accettate o no (tant’è che anche io mi becco, ogni volta che intervengo, insieme a tante simpatie e ad altrettante antipatie, la mia buona dose di commenti negativi o di pollici rossi).
In questa ottica ho trovato giusto sottolineare senza remore alcuni aspetti per me positivi della sua esperienza politico-amministrativa (così come già feci pubblicamente – Lei lo ricorderà – in occasione proprio dell’ultima campagna elettorale per le comunali, allorchè fui invitato dalla sua lista a partecipare ad un dibattito sul disagio giovanile ed io iniziai il mio intervento affermando che la lista Menghi era stata l’unica ad organizzare un dibattito su quell’importantissimo problema).
Quanto al suo mandato da Sindaco, posso dirLe che sono convinto che, qualora Lei non si fosse complicata la vita da sola sino ad arrivare all’interruzione anticipata del mandato, quasi sicuramente avrebbe governato la città meglio delle ultime giunte di centrosinistra che si sono succedute a partire da quell’epoca.
A questo punto, se Lei è d’accordo, direi di chiuderla qui. Di tutto ciò, ed anche di tutto quello che riterrà opportuno, potremo parlare di persona, se ne avrà voglia.
Ecco perché sono per aumentare le quote rosa nelle pubbliche amministrazioni..
5 chiamati in causa e l’unica con le “”P….le “” che ha ritenuto di intervenire
alla pseudo provocazione dell’articolo sapete chi è ?????
La Signora Menghi —
E si che di carne al fuoco l’Avvocato ne aveva messa per tutti—-
Gli altri 4
o sono tutti vegetariani—
o guardano solo la tv-
oppure Montezuma ha colpito e affondato ?????????
@ sellone
Non intervengono poichè evitano di rischiare di finire in un tritacarne…
Negli ultimi 2 anni i pochi politici locali, che si sono (spesso timidamente) affacciati su CM, sono stati TUTTI (più o meno) maciullati.
Quindi meglio diventare invisibili e fare finta di nulla….
Avevo iniziato a leggere di Sindaci e ho finito con battibecchi e storie di cause civili….. Storia patria e crisi di partito, parcheggi e ….
Approposito: non conosco affatto la questione ( oramai vetusta ho letto) del parcheggio di rampa Zara, ma mi raccomando, non fate acquistare al Comune qualche appezzamento di terreno…….. perchè chissa’ quanto lo pagano…….
E poi si dira’…. se fosse troppo, facciamo fare una stima all’Ute,……. ma pero’ glieli abbiamo promessi,……… gliene diamo ‘na meta’ subito,……… quell’altri se vedra’,……. io non sono un perito, ma faccio l’avvocato …… qualche altro avvocato assumera’ la difesa di parte di un offerente (terreni improvvisamente decuplicati di valore) deluso…., poi facciamo una conferenza pubblica, convochiamo anche un commissario Bassettoni e la Banda Bassotti, io non c’ero….. se c’ero non ho votato……. la commissione visti gli atti ha deliberato………
Insomma un film gia’ visto !!!!!
PS: grazie avvocato Bommarito per esserci !!!!
@ Cerasi
Bè quello che lei dice è evidente-
anche perché oggi è molto più difficile che in passato ingannare le persone.
Si finisce per sapere tutto e si è diffusa una particolare intolleranza verso chi pronuncia discorsi privi di credibilità.
Noi cittadini oggi capiamo di cosa ci stanno parlando e inoltre abbiamo imparato a leggere tra le righe dei discorsi e delle promesse e sappiamo quindi cosa ci stanno dicendo veramente.
E’ sorta una rinfrescante ipersensibilità alle bugie e alla mancanza di sincerità.( MOISES NAIM )
Resta cmq il fatto che la Signora Menghi è intervenuta e questo le fa onore….
Forse Giuseppe, 5 candidati (di cui 3 per liste civiche) erano troppi per Macerata, così come forse lo erano 12 liste collegate al centro destra-sinistra, per non parlare di 350 candidati consiglieri…ma questo e’ anche una conseguenza della partecipazione democratica.
Di sicuro sono troppi gli attuali gruppi consiliari che da un lato creano mancanza di coesione nella maggioranza e dall’altro non favoriscono l’incisività dell’opposizione con il risultato che all’esterno viene trasmesso un doppio messaggio di parziale ingovernabilita’ e di superficiale controllo da parte dell’opposizione.
Sull’apparente declino mi sento di dire che spesso l’opera dell’opposizione non viene percepita perché svolta nelle commissioni. Sono sicuro, pero’, che tutti i cinque candidati avevano preparato l’appuntamento elettorale con grande impegno, mettendoci il cuore. Anna e’ una persona che stimo perché, al di la’ di eventuali errori politici, ama la politica e non ne ha fatto un uso e consumo per fini personali ed ha ragione Gianfranco sul fatto che non e’ tipo da sottrarsi ad un confronto.