Da Gian Mario Maulo, presidente del Consiglio comunale di Macerata:
Le Casermette di via Roma rappresentano un’opportunità unica per lo sviluppo della città: l’Ente gestore delegato dello Stato non può ridurre l’affare Casermette ad un’operazione di vendita con meri interessi di cassa, cioè per nuove abitazioni. L’offerta di case è satura almeno per dieci anni con il ‘piano casa’: altre abitazioni sarebbero di troppo e, quindi, la loro costruzione sarebbe ulteriormente contingentata per ragioni di mercato negli anni successivi, con conseguente prolungato abbandono dell’area, oltre che con un’evidente slittamento degli introiti per il Ministero e per il Comune.
Ma, soprattutto, operatori economici, associazioni di categoria del commercio, dell’artigianato, dell’industria, della cultura, dell’ecologia in città si attendono aree e misure amministrative per nuovo lavoro . Manca, infatti, in città un grande direzionale a servizio del comprensorio, una grande area di attività produttive ad alto contenuto tecnologico, manca ad es., a livello regionale, una grande struttura per studi e ricerche sulla difesa del territorio.
Per la riqualificazione dell’area occorre, perciò, armonizzare le esigenze del Ministero che chiede sedi istituzionali e strutture abitative, e quelle della città che chiede la valorizzazione del verde dell’area e la destinazione ad attività di sviluppo.
L’Ente gestore del Ministero non può ignorare tali aspettative: perciò deve destinare alle strutture istituzionali le poche aree realmente necessarie, perché alcune di esse possono insediarsi in strutture ormai libere al centro della città e perché le risorse a disposizione sono oggi molto poche; occorre, invece, salvaguardare il verde esistente prezioso per il quartiere e insediarvi strutture direzionali, attività di ricerca e produzione ad alto contenuto tecnologico, coinvolgendo enti locali, istituti di ricerca, istituti bancari.
La fantasia dell’Ente gestore del Ministero e l’azione politica si devono impegnare per una nuova destinazione dell’area per il lavoro altamente qualificato. La trattativa con l’Ente gestore è aperta: il Ministero è interessato a vendere; il Comune è interessato alla valorizzazione dell’area. L’edilizia abitativa senza il lavoro non tira! Perciò chi ha la proprietà deve scendere a patti con il Comune che governa il territorio e controlla la qualità e la quantità dell’abitato e deve garantire la proporzione tra abitazioni e sviluppo occupazionale.
Il futuro della città, infatti, non è l’alveare, ma un equilibrato mix tra abitazione e opportunità di lavoro.
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Circa 16 anni fa (ed i politici maceratesi di allora sono ancora quasi tutti in circolazione, purtroppo) quando avevamo già perso la Scuola Addestramento Avieri (e stavamo per perdere quella della Finanza) dall’interno dell’Università di Macerata scaturì la proposta di riconvertire TUTTA la struttura militare (è l’altrettanto GRANDE VUOTO spazio che è alle sue spalle) in un gigantesco Campus Universitario.
Oltre 3 ettari di palazzine, impianti, palestre, campi da gioco “immersi” in Città che potevano essere ristrutturati così da permettere all’Università di avere POSTI LETTO per almeno 3.000/4.000 studenti (se non di più, visto che c’era/c’è tutto il posto per edificare nuovi dormitori) mensa, biblioteca, spazi associativi e, soprattutto, avere anche un apposito dormitorio per i docenti cosicché Macerata sarebbe stato il primo (e UNICO) caso in Italia in cui l’Università avrebbe avuto una struttura adeguata per incrementare le iscrizioni degli studenti ed avere, al contempo, dei docenti RESIDENTI (con miglioramento dello Studio e della Professionalità).
Lasciando in CENTRO funzionati le strutture “storiche” Universitarie (Giurisprudenza, Scienze Politiche, Lettere, Lingue e Filosofia) un Campus universitario alle casermette (con alloggi, mense e nuovi Corsi di Laurea) avrebbe significato il potenziamento dell’Università ai massimi livelli…. Si mormorava che se il progetto avesse preso piede l’Università si sarebbe ritrovata ad essere una delle più importanti d’Italia e avrebbe potuto essere tra le Università MIGLIORI in Europa.
Un Campus Universitario che (direttamente e indirettamente) avrebbe fatto INCREMENTARE la presenza di studenti in città (si ipotizzava l’INCREMENTO nell’ordine ALMENO di 10.000/12.000 in più, rispetto agli iscritti che già c’erano) avrebbe significato, per una città tutta votata al terziario, MILIONI e MILIONI di Euro (16 anni fa i conti si facevano in lire: decine e decine di miliardi di lire in più) che sarebbero rimasti in città con il conseguente aumento del benessere collettivo.
Pensateci.
All’epoca c’erano oltre 12.000 iscritti…. Averne con il Campus almeno altri 10.000 (per chi non sa fare di conto il totale è 22 MILA universitari di cui la metà RESIDENTI) avrebbe contribuito in larghissima parte ad avere delle ricadute positive economiche per Macerata.
A mensa, invece di passare 2.000 o 3.000 pasti al giorno, se ne sarebbero serviti 15.000 (cosicché chi lavorava nel settore avrebbe avuto molti più denari in tasca, avrebbe pagato più tasse, ecc.)
Invece di avere 200/300 studenti che andavano per locali la sera ne avremmo avuti 2.000/3.000 (ed i gestori avrebbero incassato di più, pagato più tasse, ecc.)….
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……. e i commercianti avrebbero avuto invece che 3.000/4.000 clienti universitari almeno più del doppio (quindi molti più denari, pagamento delle tasse, ecc.) e al 99,99% l’UPIM NON avrebbe chiuso perché con tutto questo flusso di clienti sarebbero stati degli imbecilli a chiudere.
La ristrutturazione delle Casermette per trasformarle in un Campus (pezzo pezzo, per dar modo di poterla utilizzare subito) sarebbe durata ANNI e avrebbe comportato NUOVO lavoro per centinaia di operai, muratori, carpentieri, idraulici per molti anni, INVECE DI COSTRUIRE CASE CHE NON SERVONO A NESSUNO.
Insomma OGGI, se solo l’idea del Campus Universitario non fosse stata schifata dai politici ((((se dico che sono miopi, incapaci, cialtroni, idioti e stupidi, i politici, questi si arrabbiano???))))), la città di Macerata avrebbe avuto (anche in un periodo di crisi economica come questo) un TESORO in città.
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Ma non è ancora troppo tardi: altre ipotesi di riconversione dell’area dell’ex SARAM NON potrebbero portare altrettanti benefici economici come la creazione di un Campus Universitario.
Se non si riconverte all’Università anche quell’area sarà solo un ennesima inutile, dannosa, stupida, miope speculazione edilizia…
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PS: all’epoca anche le Associazioni di categoria, i Sindacati, i Commercianti, la Camera di Commercio, l’Amministrazioen Provinciale e Regionale schifarono del tutto l’ipotesi del progetto del Campus Universitario…. Indicazione che se l’idea non è “interna” (e soprattutto è intelligente) non viene presa in alcuna considerazione: belle teste di legno che avevamo (e che abbiamo tutt’ora)!!
PS: all’epoca le Associazioni di categoria, i Sindacati, le amministrazioni Provinciale e Regionale, i comercianti tutti schifarno il progetto… Speriamo che quelle teste di legno siano, nel frattempo, cambiate….
Vorrei fare chiarezza a tutti coloro che leggono questo articolo e magari sono appena sbarcati da Marte!!!
Gian Mario Maulo dopo una straordinaria esperienza con “Città dell’uomo” fu silurato alla ricandidatura per meri motivi di opportunismo partitico (non era amato da alcuni).
Oggi è parte integrante del governo della città e quando dice “L’offerta di case è satura almeno per dieci anni con il ‘piano casa’” dovrebbe dire “abbiamo saturato il mercato per almeno 10 anni”.
PERO’ NON BASTA!!
Il piano casa e la minitematica prevedono una cubatura tale (più di 1milione di nuovi metri cubi) che se fosse realmente realizzata risponderebbe alla domanda di 10000 nuovi abitanti di Macerata!!!!
Il piano casa è un piano scellerato contro il quale una sola cosa potrà aiutarci: LA CRISI ECONOMICA.
Quindi, prima cementiamo e poi parliamo di tutela del verde. Ma credete ancora che i maceratesi dormano?!?!?!
La tesi del Campus universitario dellamico Cerasi nn fa una grinza.
Nei quattro anni in cui sono stato al consiglio di amministrazione dell’Università (1994-1997) la proposta non è mai stata neppure sussurrata da nessuno: in quegli anni la mia amministrazione ha fatto del tutto per salvare prima la SARAM DELL’AERONAUTICA E POI LA SCUOLA DELLA GUARDIA DI FINANZA CHE AVEVA PROMESSO( in un colloquio copn il Ministro) DI RIMANERE COME SCUOLA DI FORMAZIONE DI BASE (mentre poi si è dileguata in pochi anni per ristrutturazioni del sistema di formazione a livello nazionale): quindi non era pensabile se non in astratto e per la strada l’ipotesi del campus, che del resto conoscevo anch’io; nel concreto possibile si cercava la continuazione della grande scuola di formazione che era tra le mani anzi, stavo trattando con un Sottosegretario per portarvi anche la Scuola di Alta Formazione per la quale si era individuato anche il Palazzo allora in dismissione!
Della proposta del Campus Universitario si cominciò a parlare, all’interno del variegato mondo della sinistra universitaria, tra il 1988 e il 1991 in termini generali, come un ipotesi, come un argomento di discussione da approfondire.
Venne poi, più volte, ripreso tra il 1992 e il 1997 sia attraverso incontri di discussione studenteschi sia con la pubblicizzazione dell’idea (alla città) attraverso la stampa locale con ripetuti articoli, interventi, proposte.
Vi fu un sommesso generale (e generico) interessamento del Cus (che avrebbe potuto sfruttare -ed ampliare- le attrezzature esistenti della Saram) ed anche alcuni politici locali presero la parola per sostenere (timidamente) l’iniziativa.
All’interno del mondo universitario (sindacati, professori) e in città (associazioni di categoria, partiti, amministrazione), sebbene la notizia dell’idea del Campus fosse di dominio pubblico, il silenzio assoluto, il disinteresse, il non prendere minimamente in considerazione l’idea…..
Poi, in separata sede, alcuni (addetti ai lavori) ci dissero che l’idea era buona, che era innovativa, che anche sul piano realizzativo era fattibile, che avrebbe incrementato la ricchezza della città, che avrebbe portato lavoro nel settore edilizio per almeno 6-8 anni… Ma c’era un “MA” che pesava come una gigantesca montagna.
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MA per quell’area già ci sono delle ipotesi di progetti (privati e speculativi): impossibile che qualcuno rinuncia per favorire l’Università…
MA cosa vi è saltanto in mente? Se quella zona si urbanizza i costruttori ci fanno i soldi a palate, figuratevi se qualcuno vi ascolta….
MA per fare un Campus del genere Università, Comune, Provincia e Regione devono cooperare ed invece ciascuno è geloso del ruolo che svolge…..
MA la proposta del Campus non è arrivata “da quelli che contano in città” quindi è una proposta che passa dai giornali direttamente al cestino dei rifiuti….
Ma invece di interessarvi “nelle cose dei grandi” perchè non pensate a studiare, divertirvi, andare in discoteca (e la smettete di rompere così insistentemente i marroni)??….
Poi ci sono stati anche diversi “consigli” a lasciare cadere completamente l’idea del Campus….
Sono totalmente d’accordo con Roberto Cherubini. Per cui propongo l’acquisto di numerose confezioni di mattoncini Lego per i malati del ballo del mattone. Possiamo regalarle in occasione della befana che, calandosi dalla torre di piazza con il solito sistema e la cronaca in diretta, non fa sorridere più nessuno ma almeno può tornare utile.
Qualora il divertimento risiedesse non tanto nelle capacità costruttorie quanto nei ritorni sonanti, potremmo allegare al Lego gradevoli confezioni di Monopoli: la buona fattura delle banconote del gioco, siamo certi, allevierà le bulimie.
@ GIanfranco
Scrivi: “Insomma OGGI, se solo l’idea del Campus Universitario non fosse stata schifata dai politici ((((se dico che sono miopi, incapaci, cialtroni, idioti e stupidi, i politici, questi si arrabbiano???))))), la città di Macerata avrebbe avuto (anche in un periodo di crisi economica come questo) un TESORO in città.”
Siccome dopo Maulo, a parte la breve parentesi di Anna Menghi, ha governato sempre l’attuale maggioranza, ti chiedo:
1. perché, con tutto questo che dici con toni molto forti, non perdi occasione di difenderla?
2. perché soprattutto dovremmo – mutatis mutandis – confermarla?
al di là delle ‘magnifiche sorti e progressive’ decantate da Cerasi per il campus universitario che , in realtà avrebbe sguarnito il centro dove invece si stava cercando di obbligare l’università a ristrutturare i palazzi che aveva acquistato e che lasciava abbandonati (e c i si è riusciti) e che oggi si sarebbe rivelato una chimera di fronte alle ristrutturazioni e ai ridimensionamenti in atto e che avrebbe avute segate le gambe dalle altre Università della Regione alla sola ipotesi di fare dei doppini di facoltà da loro ‘possedute’, CHE COSA è possbile fare da oggi NELLE TRATTATIVE in atto col PROPRIETARIO CHE E’ IL MISTERO? questo e’ il problema, non i processi ad un passato improbabile nel quale ognuno ha fatto la sua parte a partire dalle condizioni reali non da quelle astratte: OGGI E’ DIFFICILE CONTRATTARE CON LA CONTROPARTE MINISTERIALE ANCHE SOLE CUBATURE INFERIORI! PERCIO’ IL MIO ALLARME E LA MIA PROPOSTA : BISOGNA COINVOLGERE FORZE POLITICHE E SOCIALI. SU UNA PROPOSTA ALTERNATIVA A QUELLA DELL’ENTE GESTORE DEL MINISTERO.
@Filippo….
Ma il problema del Campus avrebbe dovuto riguardare tutti i politici… Mica solo quelli LOCALI.
Soprattutto avrebbe dovuto riguardare i politici il cui Partiti negli ultimi 20 anni sono stati di più al potere in Italia visto che molti dei finanziamenti sarebbero dovuti venire dal Governo centrale….
@Gianmario
L’idea, come scritto sopra, era quella di TENERE i vecchi corsi di Laurea in Centro città e di aprirne nuovi nei Campus.
Se si fosse fatta allora questa scelta, prima dell’esplosione di corsi-corsetti-corsacci per tutta la Regione (e nazione) era improbabile, masochistico e suicida che –CON IL CAMPUS A MACERATA che avrebbe portato la popolazione universitaria iscritta sopra le 20 MILA presenze–, le altre Università (nel raggio di 200-300 chilometri) si sarebero messe in competizione con l’Università di Macerata che per corsi, studenti, docenti, attrezzature sarebbe stata cento, mille volte superiore sia come attrazione di studenti che di investimenti.
Se si realizzava un Campus (come lo avevano immaginato gi studenti) OGGI avremmo auvto un’Università tra le più importanti d’Italia e tra le prime 20 in Europa… Scusate se è poco!!!!!
All’amico Gian Mario – che forse lo sa, essendo stato sindaco – vorrei chiedere (scusate se passo di palo in frasca) per quale motivo, a Piediripa, in prossimità del Cityper, c’è un tratto di strada in perenne costruzione che eviterebbe il giro dell’oca e è dato sospettare non vedrà invece mai la luce.
a cerasi: credo che eravamo e siamo nel campo dei futuribili! se pensi alle battaglie solo per ottenere una facoltà in più!
a filippo: ‘tu vuoi ch’io rinnovelli disperato dolor che ‘l cor mi preme pria ch’io ne favelli!
L storia è semplice: quella strada, con le due rotatorie all’inizio e alla fine, era prevista nella viabilità del centro commerciale per evitare ai clienti del Cityper provenienti da Macerata di immettersi sulla provinciale. CASO VUOLE CHE NELL’INIZIARE QUEL BREVE TRATTO DI LAVORI (1998-99) SI INCONTRA NEL SOTTOSUOLO UNA DISCARICA DEGLI ANNI ’60: si fermano i lavori, si analizza il materiale, si individua le responsabilità storiche, si ingiunge al proprietario di risanare l’area; IL PROPRIETARIO PRENDE TEMPO: C’ENTRA di mezzo un Tribunale: siamo nel 2001-2002; da allora la pratica cammina come in …Tribunale: sono andato A SOLLECITARLA NEL 2002 CON UN’INTERROGAZIONE, SUCCESSIVAMENTE CON SOLLECITAZIONI AGLI UFFICI FINO ALLA primavera scorsa ed è ANCORA in..dirittura d’arrivo CON ATTI CHE ULTIMAMENTE SEMBRANO AVERLA RI…MESSA IN MOVIMENTO, SPERIAMO CON PASSO MENO DA LUMACA.
Caro Gian Mario,
Sono discorsi/proiezioni concatenati.
Con un Campus che avrebbe portato la popolazione universitaria da circa 12.000 dell’epoca ad oltre 20.000 in pochi anni (con un incremento di studenti residenti da 2/3.000 ad oltre 8.000) avrebbe comportato non solo una ricaduta economica in città (milioni e milioni di euro) ma soprattutto avrebbe, per così dire, “obbligato” le strutture universitarie ad essere ad un livello molto alto, quindi docenti migliori, quindi facoltà a livelli nazionali/internazionali di primo piano.
Questo avrebbe poi comportato, logicamente, che negli anni successivi se si sarebbe dovuto ampliare i corsi difficilmente avrebbero (a livello nazionale) potenziato un Università “così-così” dimenticandosi di Macerata poichè Macerata avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere ancora di più potenziata.
Cioè un Campus era (e credo sia ancora) una strada che nel medio/lungo periodo avrebbe fatto di Macerata non più una città di provincia ma una Città-Università invidiata in Italia e in Europa