L’evento in ricordo di Giancarlo Liuti
di Alessandra Pierini
Un maceratese doc ma differente, un giornalista stimato ma diverso dagli altri, un uomo di cultura, gentile, empatico e filosofo, un marito con cui i litigi non erano accesi ma si dissolvevano col passare del tempo e un bambino anche, educato severamente da zie cattolicissime e un padre militare. Sono le tante sfaccettature della personalità di Giancarlo Liuti, giornalista maceratese morto il 25 settembre del 2020. Ieri alla biblioteca statale di Macerata, a quattro anni dalla sua scomparsa, durante l’evento “Le interviste impossibili”, con cui la Ctr Calabresi Tema Riuniti ha deciso di inaugurare la rassegna Il Teatro Inaspettato, quest’anno dedicata alla memoria e al ricordo di personaggi locali che hanno lasciato il segno sul territorio, a parlare per lui sono stati la moglie Giovanna, gli amici di sempre, i colleghi ma soprattutto i suoi memorabili articoli.
Il presidente della Ctr Gabriele Censi
«Gli attori vivono nella memoria altrui, tu anche negli scritti che hai lasciato» ha detto Piergiorgio Pietroni dopo avere ricordato le recensioni che Liuti dedicò alla compagnia Gruppo Tema che lo stesso Pietroni aveva fondato con Buldorini e Pannaggi nel 1973. «La sua critica costruttiva ci spronava – ha detto Pietroni – quelle sollecitazioni a fare di più e meglio sono ancora oggi tra le finalità che ci poniamo».
La platea dell’incontro
Ha ricordato le passeggiate lungo le mura a tarda sera, dopo aver chiuso la redazione de Il Resto del Carlino, il collega giornalista Ugo Bellesi: «Finivamo al bar dello sport a parlare di attualità, a confrontarci. Quando prendevamo un buco, cercavamo di capire come era potuto accadere, sentivamo i collaboratori ma non si arrabbiava, non serbava rancore». Ha poi ricordato i viaggi al Piccolo di Milano per vedere gli spettacoli di Graziosi, le ferie a Civitanova dove Liuti ha conosciuto la moglie e ancora i viaggi a Bologna per incontrare la direzione del Carlino: «Giovanni Spadolini ed Enzo Biagi volevano essere aggiornati sulla situazione locale, quindi andavamo in macchina sapendo che avremmo perso l’intera mattinata di lavoro. Ci lasciavano liberi, non di dire quello che pensavamo ma di essere obbiettivi». Infine ha raccontato quanti estimatori di Liuti attendessero i suoi articoli firmati per poi contattarlo e complimenatrsi con lui.
Ancora Angela Napolioni, principe dell’Accademia dei catenati di cui il giornalista faceva parte, ha ricordato i suoi articoli sui Catenati stessi ma anche i suoi romanzi La scelta e La resa dell’Usignolo. Poi la moglie Giovanna che ha parlato di Giancarlo bambino: «Ho regalato al Museo della scuola dei suoi scritti da bambino, ispirato dalle zie cattolicissime che gli diedero una formazione molto severa e religiosa. Poi anche il padre militare ha contribuito a formare il suo carattere».
Ma in particolare sono state le interviste impossibili ad Alessandro Manzoni e Dante Alighieri, lette dagli attori Ctr Paolo Nanni e Roberto Sagripanti che hanno raccontato alla platea non solo lo stile Liti ma anche il suo modo di pensare, di guardare alla realtà con uno sguardo profondo, mai leggero o superficiale, ricco di tanto sapere di cui mai era sazio.
Roberto Sagripanti, attore Ctr
Paolo Nanni e Roberto Sagripanti, attori Ctr
Giornalismo in lutto: addio a Giancarlo Liuti, una penna d’altri tempi
Da Garibaldi a Matteo Ricci e San Giuliano: interviste impossibili che vedevano lontano
Siamo cresciuti insieme, lui un po' più grande di noi. Le zie nominate dovevano essere a Jesi. In via IV Novembre eravamo un'unica "famiglia". Lo ricordiamo tutti con affetto fraterno.
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