La demolizione del bar Montebovi
di Monia Orazi
Un pezzo della Visso storica, fatta di turismo ed incontri ormai non c’è più, demolita dalle ruspe che portano la distruzione prima della rinascita. La benna del mezzo della ditta Progeco ha ormai raso al suolo l’ex bar Montebovi, una delle attività più antiche di Visso, fondata da Mario Montebovi nel 1936, che aveva attraversato indenne il periodo buio della guerra, visto il grande sviluppo economico dei primi decenni del dopoguerra, del turismo negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, mantenendosi sulle spalle di figli e nipoti del fondatore, fino al terremoto che aveva reso gravemente inagibile la storica sede all’angolo di via Cesare Battisti e largo Filippo Corridoni, proprio di fronte alla porta d’ingresso del centro storico.
La porta della piazza di Visso
In questi giorni si sta mettendo in sicurezza con una struttura di sostegno, anche l’iconica porta d’accesso a piazza Martiri Vissani, sino ad oggi “impalcata” nelle robuste strutture in legno, costruite in emergenza dai vigili del fuoco nei mesi successivi alle scosse. Il bar Montebovi è sempre stato uno dei punti di ritrovo del paese, in particolare negli anni d’oro del turismo invernale in Appennino, era noto per le sue colazioni e gli ottimi gelati serviti in estate. L’attività di famiglia è rimasta ferma sino a due anni fa, quando ha riaperto nelle nuove strutture commerciali di piazza Maria Cappa.
L’abbattimento dell’edificio è inserito nell’imponente programma straordinario da 5 milioni e 227 mila euro di demolizioni e messe in sicurezza straordinarie, portato avanti dalla struttura del commissario Guido Castelli con l’ufficio speciale ricostruzione Marche come soggetto attuatore, che interessa 77 edifici, tra pubblici e privati. Si tratta di interventi che preparano alla ricostruzione di tre nuclei abitati, oltre al centro storico, in particolare nella zona che va da Largo Gregorio XIII al centro storico e nella zona appena esterna alla parte storica, anche nei nuclei abitati di Villa Sant’Antonio e Borgo San Giovanni. Il cospicuo programma di lavori è iniziato lo scorso giugno, intensificandosi a luglio con l’avvio delle demolizioni in largo Gregorio XIII, sta procedendo a buon ritmo. Mancano ancora all’appello e sono da demolire parte delle costruzioni del centro storico dal lato del torrente Ussita, il retro degli edifici di via del Bargello, la messa in sicurezza dell’ingresso a piazza Santa Maria e due edifici a Villa Sant’Antonio.
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A proposito di Villa Sant’Antonio, perché permettono di ricostruire le case demolite nello stesso spazio precedente? Visto che stanno demolendo le case a ridosso della strada, non era più logico allargare la carreggiata della strada? Misteri della burocrazia italiana