Mega parco eolico a Caldarola,
i Comuni pronti a dare battaglia
«Mancano le garanzie ambientali»

SUMMIT con i sindaci limitrofi e l’Unione Montana Monti Azzurri per parlare del progetto della multinazionale norvegese che prevede 12 pale da 200 metri. Potrebbe garantire energia per mezza provincia. Diverse le criticità rilevate: lo studio del vento prodotto in un'altra vallata, l'impatto sul territorio, i mancati ristori economici, la sproporzione rispetto al contesto. Tracciata la linea difensiva per provare a ostacolarne la realizzazione. Il primo cittadino Giuseppetti: «La montagna non sarà più la stessa, mi ha infastidito comprendere che sarebbero andati comunque avanti»

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di Francesca Marsili

«Abbiamo piccoli borghi con più di mille anni di storia incastonati nelle montagne, quelle 12 pale eoliche di 200 metri stravolgono un territorio vergine. Un’opera devastante per la quale è stato prodotto uno studio del vento in un’altra vallata e per giunta non concede alcun tipo di ristoro economico».

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La riunione che c’è stata ieri sera

Con queste parole il sindaco di Caldarola, Luca Maria Giuseppetti, è pronto a dare battaglia per ostacolare la realizzazione del mega parco eolico da parte di una multinazionale norvegese, la Fred. Olsen Renewables, in un territorio che confina con il Parco nazionale dei Monti Sibillini. Ieri sera, in una riunione con i sindaci dei comuni limitrofi di Serrapetrona, Camporotondo, Cessapalombo, Fiastra, Valfornace e Belforte e l’Unione Montana Monti Azzurri, sono state illustrate le criticità rilevate e i possibili interventi da attuare a tutela del territorio. Un parco eolico denominato “Energia Caldarola” costituito da 12 aerogeneratori di 200 metri di altezza per una potenza complessiva dell’impianto pari a 60 megawatt integrato con un sistema di accumulo di 20 megawatt nei comuni di Caldarola e Camerino che, per far comprendere la portata dell’opera, potrebbe sodisfare il fabbisogno energetico di mezza provincia di Macerata. E la multinazionale, che recentemente ha presentato l’avvio del procedimento di valutazione per l’impatto ambientale, sembra intenzionata a portare a termine a qualsiasi costo. «Quando si sono presentati per illustrare il progetto – ha esordito Giuseppetti – mi ha infastidito comprendere che sarebbero andati comunque avanti. Oltre al fatto che la multinazionale confermava un ristoro pari al 3% del fatturato annuo che non può esserci perché vietato per legge dal 2010. Non possiamo nascondere che 12 pale di quelle dimensioni stravolgono l’assetto storico dei nostri territori, di una montagna che non sarà più la stessa». Sebbene il primo cittadino comprenda che il futuro dell’energia va indiscutibilmente verso le fonti rinnovabili, evidenzia che «il nostro territorio, a causa del sisma, ha già pagato parecchio».

progetto-eolico-caldarola5-325x209L’avvocato Giorgio Di Tomassi, assessore e vicesindaco del Comune di Caldarola, ha tracciato la “strategia difensiva” per ostacolare il progetto e approfondito dal punto di vista legislativo l’impossibilità di ottenere almeno un ristoro economico, diversante da quanto detto dalla Fred. Olsen Renewebles. «Per questo tipo di impianti, fino al 2010, venivano fatti degli accordi tra i Comuni che ospitavano la struttura e l’ente installatore per avere un corrispettivo in denaro che non poteva superare il 3%. Era sicuramente un aspetto non trascurabile – ha evidenziato il legale – . Poi è successo che le ditte proprietarie dell’impianto hanno impugnato la convenzioni cercando di riavere indietro i soldi percepiti dai Comuni. E’ intervenuta la Corte Costituzionale la quale ha tracciato una linea e stabilito che da li in avanti non ci potesse essere alcun indennizzo di tipo economico, anche indiretto, a favore dei Comuni. Quindi, anche in questo caso specifico, a differenza di quanto detto dalla multinazionale norvegese, non può esserci alcun ristoro economico che sarebbe stato dai 300 ai 400mila euro l’anno». Il vicesindaco cita inoltre, a supporto della tesi che quello della multinazionale norvegese è quantomeno un progetto lacunoso, una sentenza del 2019 del Tar delle Marche che negò ad una società che voleva istallare un solo aerogeneratore di 117 metri facendo prevalere i principio di precauzione. «Ovvero – spiega – quello per i quale, in presenza di un impatto ambientale importante non si è data l’autorizzazione se non ci sono tutte le garanzie».

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Ed è proprio a questo principio che si agganciano tutte le osservazioni mosse dal dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune di Caldarola Andrea Spinaci che ieri mattina le ha illustrate anche in Regione. «Lo studio del vento depositato è relativo a un sito posto a oltre 10 km di distanza da quello di interesse, presso il monte San Pacifico nel comune di San Severino – ha evidenziato Spinaci – manca la data di inizio e della fine dello studio e i risultati. Non risulta effettuata adeguata campagna di misurazione dell’impatto acustico ambientale allo stato attuale. Gli elaborati forniti relativi al foto-inserimento dell’intervento non sono minimamente sufficienti alla valutazione dell’impatto visivo dell’istallazione sul territorio del Comune di Caldarola e dell’intera provincia. I punti scelti per simulare l’impatto visivo sono fuorvianti, riduttivi e non rappresentativi del reale. Nei diversi elaborati dello studio di impatto ambientale – precisa – è dichiarato che le opere in progetto non genereranno alcuna alterazione degli acquiferi superficiali e sotterranei, né causeranno variazioni dell’aspetto morfologico del territorio che possano modificare il naturale deflusso delle acque superficiali. Tale affermazione non può corrispondere allo stato di progetto in quanto la realizzazione delle fondazioni comporta l’impermeabilizzazione del suolo per oltre 7000 m². La realizzazione delle nuove strade, peraltro tutte asfaltate, comporta l’impermeabilizzazione di oltre 23mila m² di superficie».

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Altra criticità, non di poco conto, è quella relativa all’accesso al sito. Parliamo di veicoli speciali di particolare lunghezza adibiti al trasporto di componenti di turbine che devono percorrere strade di montagna strette e tortuose. Dall’elaborato presentato c’è contraddizione su quale sia l’area di accesso e di appoggio tra Caldarola e Belforte del Chienti. «Inoltre non risultano completati gli studi preliminari sul monitoraggio faunistico, eventuali alberature da abbattere e gli effetti dell’intervento sulla fauna esistente», conclude Spinaci. E questo è solo una parte dell’elenco che compone le osservazioni poste all’indice. Il sindaco Giuseppetti, supportato nella sua tesi dagli amministratori dei comuni limitrofi, afferma che «risulta evidente che il sito scelto per la realizzazione dell’impianto andrebbe a deturpare in modo importante un’area caratteristica per la comunità del Comune di Caldarola, e non solo». «L’area oggetto di intervento, proprio per la sua morfologia risulta pressoché incontaminata dall’uomo. La ditta stessa rileva la presenza della chiesa di Santa Maria Maddalena a “Poggio della Pagnotta “, considerata una importante attrazione turistica proprio per la sua marginalità rispetto all’abitato, come risulta esserlo anche l’area denominata “Prati delle Raie” il cui punto di forza è legato proprio al suo interesse naturalistico. Le 12 pale eoliche – conclude – con un’altezza pari a 200 metri, saranno posizionate proprio al di sopra di due creste nel territorio del Comune di Caldarola, con dimensioni non proporzionate rispetto al contesto in quanto alte circa un quarto della montagna stessa si ritiene di fatti che la tipologia di intervento per le sue dimensioni risulta del tutto imponente e fuori scala rispetto al contesto».

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Mega Parco eolico a Caldarola, «12 pale da 200 metri, impatto devastante»


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