Marco Ugo Filisetti
«Siate consapevoli di come l’Italia è nata, con il dono della vita reso dai suoi figli che per questo continuiamo a sentire presenti, con il timore di non essere all’altezza del loro insegnamento». Con queste parole Marco Ugo Filisetti, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, si rivolge agli studenti e alle studentesse, alla vigilia dell’anniversario della fine della Prima guerra mondiale. «Il 4 novembre del 1918 entrava in vigore l’armistizio firmato il giorno precedente a Villa Giusti (Padova). L’armistizio, con la resa dell’Impero Austro-Ungarico all’Italia, poneva termine nel nostro Paese alla Prima guerra mondiale, iniziata per l’Italia il 24 maggio del 1915, nella quale sacrificarono la propria vita oltre 600mila giovani italiani – scrive nella lettera -. Per onorare il sacrificio dei soldati caduti nella Grande Guerra il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del “milite ignoto“, nel sacello dell’altare della patria a Roma. Un soldato sconosciuto voluto come “di nessuno” e divenuto “di tutti”, simbolo di appartenenza alla comunità italiana, alta ed eroica espressione della nostra millenaria civiltà. Con questa consapevolezza il 13 ottobre scorso ad Ancona una delegazione di 1.700 studenti e studentesse di tutte le scuole marchigiane ha reso omaggio al “Treno della memoria”, rievocazione storica del convoglio che condusse la salma del “milite ignoto” da Aquileia a Roma – prosegue Marco Ugo Filisetti -. Con il regio decreto numero 1.354 del 23 ottobre 1922, il 4 novembre fu dichiarato festa nazionale quale “anniversario della vittoria”, assumendo poi il significato di celebrazione delle forze armate e dell’Unità d’Italia quale “Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate”. In questa giornata onoriamo in special modo tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato nella Grande Guerra il bene supremo della vita per un ideale di patria e di attaccamento al dovere, per “l’unità della patria” e “la libertà dei cittadini” (Vittoriano, Roma). Ricordiamo con fierezza questo immane evento, non per esaltare una guerra che fu, come ogni guerra, crudele e devastatrice, ma per riconoscere “uno sforzo durissimo che per la prima volta affratellò, fianco a fianco nelle trincee, giovani di ogni regione e di ogni ceto sociale e per sempre cementò con il sangue di seicentomila caduti l’irreversibile scelta di un’Italia una, ricondotta ai suoi sacri confini compiendo il progetto del nostro Risorgimento nazionale” – conclude il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale -. Quei giovani di allora ci insegnano ad essere altro, non con le declamazioni ma con le opere, con l’esempio, a fondare il nostro impegno sull’adempimento del dovere, sino a farsene martiri e per questo ad essere coraggiosi come lo furono loro. Quell’immane conflitto ci ammonisce sul valore della pace fondata sulla giustizia, affinché non sia un protocollo animato dal rancore, dall’odio, dallo spirito di vendetta. Per questo “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11 della Costituzione, 1948)».
«Inizia un nuovo anno scolastico: adempiere il dovere con fede, onore e disciplina»
siam pronti alla morte?
Filisetti! Molti di loro sono stati mandati a morire senza sapere nemmeno dove si trovassero !
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Cimitero di noi soldati
Forse un giorno ti vengo a trovar
Ta pum ta pum ta pum
Ta pum ta pum ta da.
Urge TSO immediato per questo soggetto…
I fantasmi non esistono, sennò avrebbero preso lo scemo della guerra da non confondere con lo scemo di guerra e qualche altro centinaio di invalidi e lo porterebbero a spasso con loro tra le trincee, il freddo, la fame, le malattie e lo farebbero sempre andare all’attacco senza neanche farlo ubriacare prima, come era costume e al ritorno massacranti turni di guardia senza sosta tra la neve e scarpe rotte. Non fa nemmeno più ridere questo nostalgico che dovrebbe fare ben altro mestiere come lo sfossatore di pozzi neri e chiudo qui ricordandogli che dovrebbe vergognarsi di tirare sempre in ballo come un autentico habitué di reparti neuro, tutti quei poveracci che strappati dalle famiglie, la loro terra, sono stati costretti ad andare a farsi ammazzare sulle montagne del Friuli e dintorni o a farsi fucilare dai carabinieri se impauriti scappavano via o se venivano tacciati di vigliaccheria da chi si teneva ben distante dalla prima linea. Vergogna assoluta soprattutto da quei fascisti che lo tengono ancora ad occupare un posto dove perlomeno devi starci con la testa e quante prove deve dare questo signore per dimostrare il contrario.