Vaccini nelle aziende, lo sfogo di Miccini:
«Siamo ancora in alto mare
Si va avanti solo a promesse»

COVID - Il ceo della Giessegi di Appignano contro il mancato avvio della campagna nelle imprese: «Ancora non ci hanno mandato niente, adesso sembra che le dosi possano arrivare a metà giugno ma nel frattempo stanno vaccinando tutti tranne coloro che rappresentano la spina dorsale dell'Italia»

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L’infermeria allestita fuori da uno degli stabilimenti Giessegi per la campagna vaccinale

 

«Vaccini anti Covid-19 nelle aziende? Siamo ancora in alto mare, non ci hanno mandato niente e si va avanti solo a promesse». E’ l’amaro sfogo di Gabriele Miccini, ceo della Giessegi di Appignano, azienda leader nel settore mobili. La sua azienda è pronta da tempo per vaccinare tutti i circa 600 dipendenti, una postazione allestita all’esterno con due sale e un frigorifero adatto a conservare le dosi fino a -70 gradi. Oltre ovviamente all’accordo con il medico aziendale. Ma di vaccini ancora neanche l’ombra: nonostante i protocolli siamo stati firmati, le date stabilite sono state puntualmente disattese fino ad oggi.

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Una delle due stanze allestite per la vaccinazione

«Adesso sembra che possano arrivare a metà giugno – continua Miccini – ma nel frattempo stanno vaccinando tutti tranne coloro che rappresentano la spina dorsale dell’Italia: imprese, imprenditori e lavoratori. In pratica chi manda avanti il Paese, per di più un Paese così indebitato come il nostro, è stato messo in coda. Non dico che le aziende sarebbero dovute essere le prime, ma neanche le ultime come fossero una rovina». Secondo Miccini questo aspetto della campagna vaccinale anti Covid-19 rappresenta un duplice errore: da un lato mette in evidente difficoltà le aziende, dall’altro fa sì che il sistema sanitario resti sotto pressione. «Adesso – aggiunge infatti il ceo della Giessegi – con le prenotazioni che si stanno via via allargando a varie fasce d’età, ogni giorno bisogna fare i conti con qualche casella mancante in azienda, senza considerare quarantene e contagi. E questo è ovvio che non giovi al lavoro. Se al contrario ci fornissero i vaccini, noi in tre o quattro giorni saremmo in grado di vaccinare tutti e quindi di mettere definitivamente in sicurezza l’azienda. Oltre a questo bisogna considerare che quanto prima si dà alle aziende la possibilità di collaborare alla campagna vaccinale, tanto più il sistema sanitario può sgravare personale da convogliare verso le normali attività ospedaliere. Perché non penso che si possa continuare ancora a lungo con questo sistema, mentre invece dovremmo convivere ancora per parecchi mesi con i vaccini. Per questo diventa indispensabile iniziare a sperimentare e a rodare quanto prima le vaccinazioni nelle aziende».

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Gabriele Miccini, ceo della Giessegi

Miccini sposta poi il mirino su un’altra questione di cui si è parlato in questi giorni: la mancata proroga del blocco dei licenziamenti fino a fine agosto, che sarebbe dovuta arrivare con il decreto Sostegni bis.  «Mettiamoci un attimo dalla parte delle aziende: io sono più preoccupato di riuscire a trovare personale più che di licenziarlo – sottolinea – Adesso che sono riprese le vendite e si è rimessa in moto la macchina produttiva si fa fatica a trovare operai, spesso perché in molti preferiscono vivere di Reddito di cittadinanza. Lo stesso problema di cui mi ha parlato una grande catena di mobili che ho incontrato proprio oggi nel Lazio: non riescono a trovare personale. A questo si aggiunge un aumento vertiginoso del costo di tutte le materie prime, dal legno all’acciaio, così come del trasporto. E visto che l’Italia ha smantellato la sua industria petrolchimica, siamo costretti a importare ogni cosa con costi elevatissimi. Non so nel medio periodo come potrà andare a finire».

(Gio. Def.)

 

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Il frigorifero per conservare le dosi

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I tre stabilimenti della Giessegi ad Appignano

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