La lettera del direttore dell’Ufficio scolastico regionale (clicca sull’immagine per leggerla integralmente)
«Riflessioni indegne», «un’altra perla da revisionista», «forse serve al dirigente un anno sabbatico». Continuano le polemiche sul direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marco Ugo Filisetti, dopo la lettera inviata agli studenti in occasione del 25 Aprile. Dopo la bufera scatenata dalle parole usate l’anno scorso in occasione del 4 novembre, in cui in molti ci lessero una sorta di chiamata alle armi per gli studenti, adesso a Filisetti viene contestato l’aver equiparato fascisti e partigiani nel commemorare la Festa della Liberazione. Con una nota ufficiale, il ministero dell’Istruzione ha annunciato che chiederà un chiarimento all’Ufficio scolastico regionale delle Marche.
Giovanni Gostoli, segretario regionale del Pd
«Non è la prima volta che, in occasione di celebrazioni nazionali – attacca la segreteria regionale del Pd – Filisetti scrive riflessioni indegne di cui francamente non si sente affatto il bisogno. Credevamo che l’apice si fosse raggiunto con l’invito alle armi, fatto agli studenti qualche mese fa con la sua folcloristica retorica militarista. Invece si è toccato il fondo con una lettera di qualche giorno fa le cui parole sono un’offesa alle imminenti celebrazioni per la Festa della Liberazione. È grave equiparare le idee, ignorando e omettendo i fatti storici, i contenuti ideali, i crimini e i meriti, sia dal punto di vista storico-scientifico sia dal punto di vista istituzionale, soprattutto da chi ricopre incarichi pubblici. Non è accettabile che fascismo e nazismo vengano minimizzati come semplici “ragioni” e “sogni” di chi combatté contro alleati e partigiani. Si tratta di un atteggiamento molto pericoloso che, lungi dal fondare solidi legami di unità nella comunità nazionale, avvalla la circolazione di revisionismi profondamente nocivi. Il presidente Mattarella ha ricordato, nel 2018 in occasione della Giornata della Memoria, che per il fascismo: “razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma”. Chiediamo al dottor Filisetti: quando auspica un superamento delle antitesi, dei rancori e delle demonizzazioni si riferisce al superamento della lotta affinché simili idee e atteggiamenti non si affermino più nel nostro Paese? Inoltre, vogliamo ricordare che furono la formazione dei gruppi partigiani e dei movimenti di liberazione e la successiva stesura della Costituzione i reali momenti di superamento dei conflitti, delle divergenze e dei rancori, tra tutte le forze politiche italiane dai comunisti ai cattolici, dai monarchici ai liberali. Nella lotta per la Liberazione prima e nella fase costituente poi, seppero confrontarsi nel reciproco rispetto, animate da comuni ideali di democrazia e uguaglianza sanciti dalla carta costituzionale. Auguriamo a tutti buon 25 Aprile – concludono i dem – non si festeggia “la fine della seconda guerra mondiale”, ma la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo».
Il professor Roberto Mancini, già candidato governatore per Dipende da noi
«Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche non finisce mai di stupirci – aggiunge il movimento Dipende da noi – Dopo l’infelice lettera alle scuole, in occasione dello scorso 4 novembre, dai toni dannunziani e nazionalistici, oggi produce un’altra perla da revisionista, con una lettera, per il 25 Aprile, in cui, dietro la retorica unitaria, emerge la sostanziale equiparazione di chi combatteva dalla parte dei nazifascisti – cioè di chi praticava torture, stragi e sterminio e aveva trascinato il mondo in una guerra costata circa 60 milioni di vite umane – e i partigiani, gli antifascisti, che hanno rischiato, e spesso perduto, la vita per riconquistare la libertà, costruire la Repubblica, democratica e antifascista, e un mondo migliore dell’orrore nazifascista. Per giunta, il suddetto direttore, dall’alto di non si sa quale cattedra, taccia di settarismo chiunque non condivida la sua improbabile ricostruzione del senso della Liberazione. Ma davvero la scuola marchigiana, che annovera al suo interno tante e tanti studiosi della contemporaneità e della Resistenza, deve tollerare queste periodiche “encicliche direttoriali”? Pensiamo sia il caso che il ministero della Pubblica istruzione richiami il suddetto ad una maggiore prudenza e, soprattutto, ad attenersi ai suoi compiti. Magari evitando, in piena pandemia, di prefigurare ancora “classi pollaio”, per il prossimo anno scolastico. Se usasse di più il metro, per calcolare distanze ed aule, e meno la penna per riscrivere arbitrariamente la storia, la scuola marchigiana, siamo convinti, ne trarrebbe giovamento».
Massimo Montesi, coordinatore regionale Articolo 1
«Il direttore non ha utilizzato i giorni trascorsi dall’ultimo comunicato e le critiche approfondite e motivate al suo testo per riflettere, per fare tesoro delle osservazioni e per rivedere le sue posizioni che risultano, come le attuali, in netto contrasto con i valori che, per il ruolo ricoperto, dovrebbe trasmettere alle giovani generazioni – commenta Art.1 Marche – Continua a stare nel mezzo di due fazioni “di una Italia divisa”. Chi sta nel mezzo quando c’è o c’è stato uno scontro significativo tra due parti, lo fa perché non si riconosce nelle ragioni e nei valori democratici che hanno prevalso, per fortuna non solo del nostro Paese ma di tutta l’Europa. Il direttore dell’Ufficio Scolastico regionale scrive “L’Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni ed i rispettivi sogni”. Cioè, un alto dirigente, rappresentante del ministero dell’Istruzione non ha il coraggio di distinguere, o non sa distinguere, tra il “sogno” del nazifascismo, di morte, di oppressione, di razzismo e di sterminio e quello dei partigiani, che hanno combattuto per conquistare libertà e democrazia e che con il loro sacrificio e con la vita hanno creato le basi per la Costituzione della nostra Repubblica? E se sono questi i dirigenti di un settore così delicato, che hanno il compito di contribuire a formare i giovani che garanzie abbiamo che sappiano farsi portavoce e difensori dei principi di libertà, uguaglianza e rispetto per le persone, in particolare quelle più fragili e sofferenti? Forse – continua Art.1 – serve al dirigente un anno sabbatico per avere il tempo per studiare sui libri di storia cosa siano stati il fascismo e la Resistenza, più altri anni di riposo per leggere tutti i testi, in prosa ed in poesia, sulle vicende di quel periodo. Non abbiamo la sicurezza che capirà ma almeno avremo la certezza che non potrà, di nuovo, introdurre elementi di confusione ideale e di mistificazione dei fatti storici. Sarebbe un sollievo per i democratici e un riconoscimento per coloro che hanno dato la vita perché avessimo noi e anche il direttore dell’Ufficio Scolastico regionale delle Marche un mondo migliore». Lunedi il capogruppo Leu alla camera Federico Fornaro presenterà una interrogazione al Ministro per avere risposte e sollecitare intervento.
«Mail intasata da messaggi di plauso, nessuna chiamata alle armi» Ma il Ministero chiede spiegazioni
«Filisetti, dubbia esaltazione del passato Retorica della “bella morte” fuori luogo»
Il direttore scolastico “va in trincea” «Ai caduti in guerra, rispondiamo: presente»
Una lettera rispettosa a differenza di chi la critica, perché non sa cosa sia l'obiettivita' e vorrebbe che tutti stessero da una parte sola!
Io l''ho letta e mi è piaciuta, non ci ho trovato niente di SCANDALOSO!
Filisetti libero
Cestinatela, senza leggerla
Una lettera equilibrata e rispettosa di tutti...mi è piaciuta molto
deve trasferirlo, non chiedere chiarimenti visto che è recidivo!
X chi contesta il contenuto della lettera.....senza far polemica,mi potete dire quale è la parte "incriminata" ? L' ho letta 3 volte e nn ci ho trovato niente di scandaloso
Ogni anno così. Ogni anno un pò peggio. L'antifascismo è patrimonio di tutti. Ancora non siamo riusciti a storicizzare l'Italia e il fascismo. Ancora a considerare sullo stesso piano un abominio culturale e la resistenza, fatta, tra l'altro, da anarchici, socialisti, preti, italiani, stranieri, pure comunisti, sì, ma pure tanta etc etc. Perché ancora non riusciamo a separare storia e memoria (ormai per pochi tra l'altro)? Facciamo fatica perché perderemmo una grossa fetta di alibi alla nostra incapacità di riflettere. Forse abbiamo anche paura di sentirci responsabili dell'idea di mondo che pratichiamo. Perderemmo il nemico perenne, l'altra squadra, quella sempre e comunque peggio di noi. Ci fa comodo. Siamo il prodotto del mondo che viviamo. Questo mondo è il prodotto di quello che siamo. La lettera è impeccabile nella forma, educata, ineccepibile nello stile. Ecco, siamo rimasti forma, una bella confezione. E a quella ci facciamo tutti caso. Del contenuto malato e antistorico, e scritto da un'istituzione, non giocato al bar, poco importa. Parola d'ordine "semplificare". L'antifascismo È patrimonio di tutti.
Cacciarlo? No eh? Questo è già la seconda volta che infanga la resistenza. Infanga le persone che han dato la vita per far si che la nostra, sia una vita libera. Infanga l'antifascismo che, è e deve essere, la via maestra di ogni individuo che ama la libertà. Infanga la storia, il sangue, la paura e il coraggio di tutta l'Italia intera
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il direttore Filisetti chiede coraggio ai giovani studenti marchigiani ma in questo suo messaggio sul “25 aprile” non ne dimostra molto, evitando accuratamente sia un racconto sincero e diretto delle proprie idee sia una testimonianza istituzionale originale della storia e dei valori della Liberazione (e avrebbe potuto riferirsi anche, magari, alla resistenza in divisa ai nazisti e alla Rsi di tanti militari italianissimi, tuttora trascurati). Egli preferisce un discorso retorico e sentimentale, che dice e non dice, che allude soltanto alla guerra civile (altro che revisionismo storico), senza nominarla e senza citarne gli attori, mica dico descriverne svolgimento e contesto; un discorso ininfluente sul “destino” della patria e inservibile per la “competizione mondiale”, che unisce vecchie parole d’ordine a nuove suggestioni di “amicizia” e di “passione”, compatibili persino con ogni arcobaleno ecumenista e tollerante, non divisivo appunto…
Filisetti si è dimostrato un bravo sofista. Lui parla solo della 2 guerra mondiale quasi fosse stata una guerra civile e per questo sembra formalmente corretta la sua lettera.
Ma il 25 aprile è soprattutto la giornata della memoria per la Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista.
Pertanto dopo il 25 aprile 1945, lo scrivere lettere in dissenso non creano problemi all’autore, mentre prima durante il regime fascista ti mandava in galera.
Signor Filisetti sto sbagliando io? Oppure avete nostalgia del pensiero unico del trapassato regime?
Chi critica questa lettera lo fa solo per boria, supponenza e rancore perche’ hanno capito che le nuove generazioni non si faranno imbambolare da chi predica il pensiero unico sfaldando i popoli per averne il controllo.
@Enrico Imbianchino, libero per battaglie non sue, ma di quelli -“bastardi”, “banditi”, monarchici, atei, preti, militari, sbandati, cattolici, comunisti, anarchici, inglesi, polacchi, internati, etiopi, donne, ragazzi, adulti, vecchi contadini che nascosero, analfabeti, poco istruiti, laureati, maestri elementari, sinti-rom, politicizzati, senza ideologie, casalinghe, contadine, operaie, staffette, PARTIGIANI e NON IGNAVI, NON INDIFFERENTI…- che morirono davanti ad un plotone di esecuzione, bruciati dentro una chiesa, morti per sevizie, o per fuoco amico e nemico, perché si avverassero i loro sogni di democrazia, libertà e tanta, tanta gioventù (non loro, ma dei figli loro)!
…e anche oggi (forse non tutti) tornerebbero in montagna, considerati di nuovo latitanti ed imboscati, per permettere a tutti i Filisetti d’Italia di essere, potenzialmente, liberi. Di sparare cazzate.
@Riccardo Cavalieri: lei conosce poco le nuove generazioni. La sorprenderanno!
@Roberto Sagripanti lei conosce molto bene le nuove generazioni tanto che si sta affannando ad inculcare loro il suo pensiero ma senza risultati .In quanto alla sorpresa vedra’i giovani che lei preferirebbe gli uni contro gli altri, unirsi in una sola forza per far ripartire la nostra ITALIA le assicuro che sara’ un successo !
@Cavalieri: spero di incontrarla e parlarne serenamente a voce, capirà che non inculco proprio niente, compito di un insegnante è fornire gli strumenti per capire, senza far trapelare il suo spirito “partigiano”, e fornire loro lo spirito critico, avere più punti di vista sulle cose e sul mondo. A volte ci riesco, molte altre no, e mi interrogo continuamente. Metterli gli uni contro gli altri? venga nelle mie classi, un po’ agitate, e fragili, ma con teste diverse e pensanti, grazie soprattutto ai loro genitori e all’ambiente che vivono.
E adesso chiudo la polemica (spero sana), e lo spirito di parte (ma anch’io “Credo che vivere voglia dire essere partigiani”), che adopero solo con gli adulti… e la sorprenderò anch’io: ho visto che danno “Don Camillo e Peppone”, e non posso fare a meno di rivederlo per la 100esima volta.
Per una lettera equilibrata e rispettosa il povero Filisetti sarebbe recidivo e passibile di interrogazioni parlamentari, articoli giornalistici, trasferimento e magari pure rieducazione.. molto bene, prepariamo il terreno per la prossima guerra civile.. Piuttosto è incredibile che dopo tanti anni non sia ancora possibile una lettura condivisa di quella tragedia.. Chi ha ascoltato con spirito critico i racconti dei testimoni e dei protagonisti, quelli veri, sa che bastava poco per trovarsi dall’altra parte: prigionieri fuggiti, renitenti alla leva..criminali comuni, vendette private, repubblichini.. partigiani.. altri tempi ed altre sensibilità..ancora non c’era Greta, i diritti LGB, la morte assistita..