Cosmari, il bilancio preventivo 2020
genera forti preoccupazioni
In arrivo le nuove tariffe

L'ANALISI - I conti della società si compongono come un puzzle in cui si incastrano i ricavi per lo smaltimento delle macerie del sisma, i costi e introiti della normale attività, i crediti verso i Comuni (26 milioni), la ritrovata liquidità grazie alla Bper Banca, la posizione finanziaria netta che resta negativa (meno 18,5 milioni). E arriva la nuova normativa sull'adeguamento tariffario (occhio alle spese inutili e agli sprechi o il rischio è l'aumento di costi per i cittadini)

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Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

Molti Comuni aderenti alla Cosmari srl iniziano a preoccuparsi per il bilancio consuntivo relativo al 2019, conosciuto per adesso solo a grandi linee e destinato ad essere approvato, con ulteriore differimento, il prossimo 21 luglio. E, più ancora, si preoccupano, o almeno dovrebbero farlo, per le prospettive future della società consortile, in qualche modo desumibili dai dati contenuti nel bilancio preventivo 2020, invece approvato, stranamente in maniera separata, a fine giugno nel corso di un’assemblea degli enti soci tenutasi quasi di nascosto, alla chetichella.

Scenari futuri che appaiono abbastanza nebulosi ed incerti anche per la mancanza di un piano industriale, per la discarica di Cingoli riempitasi anzitempo a causa dell’emergenza Covid e per l’impiantistica aziendale ormai ridotta all’osso, e probabilmente dovranno indurre i Comuni soci, a scanso di eventuali responsabilità, ad attivarsi di conserva tra di loro per iniziare ad esercitare congiuntamente il cosiddetto “controllo analogo” (quello previsto per le società in house da parte degli enti pubblici soci e modellato sul controllo che gli stessi enti soci possono esercitare sui propri uffici e sulle proprie articolazioni interne), onde procedere ad una o più richieste mirate di precise informazioni e di documentazione utile a capire la reale situazione della Cosmari srl e ad agire di conseguenza.

cosmari-mezzo-pesaFacendo un piccolo passo indietro, il bilancio consuntivo 2018 del Cosmari si era chiuso con 183mila euro di utili di esercizio, senza però che venissero evidenziate separatamente la contabilità delle attività ordinarie e quella delle attività legate alla macerie del terremoto (e in effetti il risultato positivo era stato conseguito solo grazie ai ricavi legati a queste ultime). Il bilancio preventivo 2019, allora approvato contestualmente al consuntivo dell’anno precedente, aveva invece tenuto distinte – come sarebbe stato d’obbligo anche in precedenza – le due contabilità e si chiudeva con una duplice valutazione di possibile utile finale: zero utili, tenendo conto, accanto ai risultati dell’attività ordinaria, dei ricavi delle macerie; quasi due milioni di euro di passivo senza tener conto di questi ricavi. In pratica, era scritto nero su bianco nel preventivo 2019 che, senza il sisma del 2016, il Cosmari con ogni probabilità avrebbe dovuto seguitare a registrare per la gestione ordinaria un passivo molto pesante e molto difficile da smaltire, anche per il progressivo venir meno della macerie pubbliche da rimuovere dai luoghi del sisma.

Tra qualche giorno, comunque, mentre diverse preoccupate interrogazioni di consiglieri comunali in vari comuni della provincia hanno preso a porre il problema della reale situazione finanziaria del Cosmari, ci saranno notizie più precise sul consuntivo 2019 in sede di assemblea dei soci, ormai dietro l’angolo, di approvazione del bilancio stesso.

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Giuseppe Giampaoli, direttore del Cosmari, nel sito di smaltimento di Tolentino

Ma qualcosa al riguardo è già venuta fuori. Ad esempio, rispondendo ad una specifica interrogazione, il sindaco di Pollenza, presumibilmente sulla scorta della bozza di bilancio già ricevuta, ha detto nell’assise consiliare che questo bilancio consuntivo Cosmari 2019, anche tenendo conto dei ricavi delle macerie (che l’anno scorso – come sopra detto – avevano consentito un attivo di 183mila euro nonostante il risultato pesantemente negativo di circa due milioni di euro relativo all’attività ordinaria della società consortile), sarà in rosso, con un passivo che dovrebbe attestarsi sui 200mila euro. Certo, a breve il Cosmari dovrebbe incassare dalla Regione, grazie anche ai buoni uffici del Commissario per la ricostruzione, un credito per fatture emesse e da emettere per circa 8 milioni di euro, ma questo dato, mero ristoro di somme dovute, non cambierà in alcun modo la situazione di fondo, caratterizzata, da un lato, dalle pesanti perdite dell’attività ordinaria e, dall’altro, dalla imminente fine della gestione delle macerie pubbliche da trattare, ormai in fase di esaurimento sia nel maceratese che nell’ascolano (e probabilmente sin dall’inizio computate in eccesso), e, in parallelo, dei conseguenti ricavi, come risultante anche dalla deliberazione consortile n. 37/2020. Una cosa è certa: d’ora in poi non sarà più possibile trasformare la gestione delle macerie nella principale fonte di fatturato, così alterando le dinamiche organizzative interne e coprendo i disservizi dell’intera attività aziendale.

Sicuramente non costituiscono un segnale tranquillizzante, anche in prospettiva futura, le due gare rivolte al sistema bancario finalizzate ad acquisire un finanziamento di sei milioni di euro “per estinguere precedenti finanziamenti a medio-lungo termine” indette nel corso del 2019 ed andate entrambe deserte evidentemente per lo scarso interesse del sistema creditizio, con ogni probabilità causato dal pesante buco dell’attività ordinaria. Solo a seguito dell’indizione di una nuova gara, conclusasi nel febbraio 2020 con l’aggiudicazione in favore di Bper Banca, già conosciuta come Banca Popolare dell’Emilia Romagna (dietro la quale si intravede l’inquietante ombra del gruppo Hera, la potentissima multiutility emiliana, molto presente nel settore della gestione dei rifiuti e sempre pronta ad allargare il proprio raggio d’azione), la Cosmari srl è finalmente riuscito a ripristinare, almeno in via temporanea, la necessaria liquidità della società.

D’ora in poi comunque, la Cosmari srl potrà contare su un nuovo assetto tariffario grazie ad una normativa denominata Arera (si tratta di un’Autorità che garantisce la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei servizi di pubblica utilità, anche, per quanto qui interessa, per le aziende che trattano il ciclo dei rifiuti). In pratica, a seguito di tale normativa ci sarà un adeguamento tariffario annuo, periodicamente disposto per la Cosmari srl dall’Assemblea Territoriale di Ambito (Ata) di Macerata, sulla base dei consuntivi di due anni prima (con l’ovvia conseguenza che, per evitare periodiche mazzate tariffarie sui cittadini, dovranno essere eliminati investimenti sballati, sprechi e spese inutili, molto più di quanto sinora non sia avvenuto, ad esempio nella gestione delle macerie nell’Ascolano, e che, di conseguenza, il problema del controllo “analogo” da parte dei comuni partecipanti, oggi del tutto assente, diventerà essenziale).

Tornando al bilancio preventivo 2020, quello già approvato, se la posizione finanziaria netta della società, proprio grazie all’aumento delle tariffe sopra ricordato, potrà far registrare un incremento di circa 4 milioni di euro di ricavi, essa rimane tuttavia ancora profondamente legata ai proventi derivanti dalla macerie del sisma, che dovrebbero incidere per oltre 7 milioni di euro (anche se forti sono i dubbi sull’entità effettiva della macerie ancora da rimuovere). La posizione finanziaria netta rimane in ogni caso fortemente negativa per circa 18 milioni e mezzo di euro, mentre i debiti complessivi superano i 41 milioni di euro, di cui oltre 24 milioni verso il sistema bancario e circa 11 milioni verso i fornitori. Il che, contrariamente alle affermazioni del direttore Giampaoli, comporterà un costo complessivo di interessi e oneri bancari per oltre 460mila euro nel 2020 e quindi un incremento di questa voce di passività di circa 22mila euro.

Certo, la società vanta crediti importanti per circa 26 milioni di euro (principalmente verso i comuni soci), e si tratta di crediti abbastanza sicuri nella riscossione, ma al contempo altamente problematici ed incerti nella tempistica, considerata la cronica carenza di liquidità degli enti locali, così determinandosi anche per tale via significativi oneri finanziari. Insomma, la situazione complessiva comporta dubbi sul fronte della solidità finanziaria della società consortile, peraltro ancora priva – come rilevato anche dal Collegio Sindacale dell’ente – di un programma di valutazione del rischio aziendale come previsto dall’art. 14 del D.Lgs. 175/2016 con gli indicatori ed i parametri utili a valutare obiettivamente le performance economico-finanziarie presenti e prevedibili nel futuro e la continuità aziendale.

Grossi dubbi permangono, ed anche questi vengono rilevati con preoccupazione dal Collegio Sindacale, sui contenziosi in essere e su quelli prevedibili, anche con il personale, mentre gli appalti sotto soglia, già nel mirino degli inquirenti, continuano a costituire un problema enorme, anche penalmente rilevante, che nessuno sembra voler affrontare.

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