La conferenza stampa di questa mattina. Da sinistra la direttrice Barbara Minghetti, il presidente Antonio Pettinari
di Maria Stefania Gelsomini (Foto Fabio Falcioni)
Il rosso è stato un trionfo, ma guai a dormire sugli allori, è già tempo di passare dal Neri al bianco. Con il concerto (sold-out) di Neri Marcorè si è archiviata ieri sera la stagione dei record, con un occhio alle nuove “coraggiose” sfide colorate di bianco del 2020. È tempo soprattutto di numeri e di bilanci, e a darli ci pensa il sovrintendente Luciano Messi partendo dalla fine, dai risultati dell’ultimo weekend: Rigoletto, 2.379 spettatori per 122.171 euro di incasso; Carmen, 2.444 spettatori per 124.339 euro di incasso; concerto di Neri Marcorè, 2.435 spettatori per 69.952 euro di incasso.
Ben sette sold-out su undici serate d’opera (tutte e quattro le recite di Carmen, due di Macbeth e una di Rigoletto), fatto mai accaduto prima. Polverizzati i record delle ultime due fortunate stagioni 2017 e 2018, con la terza e ultima recita di Macbeth del 4 agosto che fa registrare il record d’incassi dal 2006 battendo la famosa quarta recita di Traviata del 2018 (125.735 euro contro 125.601). Anche l’incasso di apertura della Carmen, il 19 luglio, è il più alto fra le inaugurazioni dal 2006 (121.131 euro). Scendendo nel dettaglio, l’incasso totale per le recite di Carmen è pari a 490mila euro, quello di Macbeth a 325mila euro (tre recite anziché quattro) e quello di Rigoletto a 430mila euro.
Record anche di presenze: gli spettatori nelle undici serate del 2019 sono stati 24.493, con un incasso di 1.243.684 euro (23.277 in più rispetto al 2018, seppur con una recita in meno, e 76mila circa in più rispetto al 2017). Per la prima volta inoltre, la percentuale di riempimento della sala supera il 90%, arrivando al 91,03% (nel 2018 era stata dell’84,57%).
Considerando il festival nel suo complesso, inclusi i concerti (tranne quello di Loreena McKennitt) e il Lauro Rossi, gli spettatori salgono a 37.018 (2.863 in più dell’anno precedente) e l’incasso sale a 1.443.226 euro (55.523 in più del 2018).
Calano anche gli omaggi, 608 contro i 656 del 2018, con un rapporto omaggi-presenza sceso dal 2,6 al 2,48%.
Ma al di là dei numeri eccellenti, c’è una sostanza da analizzare, ci sono dei contenuti che vanno oltre la matematica. Anzitutto, c’è che tutti e tre i titoli hanno avuto dei sold-out, e risultati crescenti di recita in recita. C’è che il 2019, come afferma Messi, «ci consegna un festival diverso, apre una strada nuova in cui i risultati potranno essere ancora migliori. Un festival come un corpo unico, a tutto tondo, un’entità nuova che ci riguarda tutti, 365 giorni l’anno. La sua forza è stata la somma delle tre opere molto diverse fra loro, in cui nessuna è stata cannibalizzata, in cui ogni elemento ha avuto pari dignità, a livello ideale e sostanziale. Questo ci farà osare ancora di più».
«Questa faccenda dei record mi mette un po’ l’ansia per il prossimo anno» scherza la direttrice artistica Barbara Minghetti, che lascia sciorinare agli altri cifre e risultati, e tiene invece a citare gli eventi e le novità di questo festival e a ringraziare la città, in particolare le associazioni e i commercianti, che si sono messi in gioco con grande disponibilità contribuendo a vestire la città di rosso per una grande festa collettiva: «Oltre alle tre opere, voglio ricordare il festival nella sua interezza, con tutti i suoi incontri anche fuori dallo Sferisterio, gli eventi dedicati ai bambini, il Palco Reverse, gli appuntamenti letterari, la Carmen del desiderio e la Carmencita, l’emozionante weekend dedicato all’accessibilità. E poi due debutti maceratesi resteranno negli annali: quello di Lady Macbeth e quello del baritono interprete di Rigoletto, un nome che passerà alla storia. Orgogliosi anche per la scoperta e la fidelizzazione dei giovani cantanti, come Claudia Pavone (Gilda), Giovanni Sala e Valentina Mastrangelo (Macduff e Micaela). Sempre più il festival va in una direzione internazionale, per il pubblico e le coproduzioni, ma anche verso il coinvolgimento del territorio (vedi le famiglie che hanno ospitato i 100Cellos). Cresce l’osmosi con la città, che ha avuto il suo culmine nella straordinaria festa della Notte dell’Opera».
Il sindaco Romano Carancini torna, da parte sua, a tracciare la storia della rinascita dello Sferisterio negli ultimi dieci anni, una medaglia che si appunta in pieno petto insieme al presidente della Provincia Pettinari e a tutti i membri del Cda dell’Associazione Sferisterio, protagonisti di scelte coraggiose e a volte controcorrente che alla lunga, evidentemente, sono state premiate. «I numeri sono più duri della pietra – esordisce – ma nuovi record si possono fare e sono a portata di mano, come il sold-out tutte le serate, bisogna crederci». Poi ricorda punto per punto gli obiettivi (ora centrati) di quel lontano 2011: la ricerca del nuovo pubblico; la partecipazione della città; il raggiungimento di numeri impensabili allora, come il 56% di risorse proprie e il 91% di riempimento dello Sferisterio; l’internazionalizzazione, la qualità, i messaggi. «Perché questo non è un festival fine a se stesso, ma prova a trasmettere dei valori. Ora c’è un’identificazione con lo Sferisterio della città tutta, c’è stato un salto del pensiero, perché il Mof ha trasmesso valori assoluti che appartengono a tutti, non è più solo un’occasione mondana, è lo specchio della città per il lavoro, la creatività, la produzione culturale, la partecipazione. Tutto ciò era dentro a un progetto, e ne siamo fieri. È il risultato di un percorso lungo e faticoso, ma che ha portato i cittadini a sentirsi e a volersi sentire dentro questa storia. Ma da oggi riparte un altro percorso, da zero».
Nessuna intenzione di vivere di rendita dunque, ma solo di ripartire con il coraggio di esplorare, di cercare ancora e fare ulteriori passi in avanti: «Abbiamo una pozione magica, che è la squadra incredibile composta da Barbara Minghetti, Luciano Messi e Francesco Lanzillotta, un patrimonio da preservare e da stimolare. La stagione del 2020, alla quale stiamo lavorando, sarà straordinaria – prosegue Carancini – e il 2021 sarà la sfida dell’ultimo miglio che ancora manca nel percorso dell’internazionalizzazione. Deve essere una sfida delle Marche, non solo del Macerata Opera Festival». Propositi ambiziosi non c’è che dire, che necessitano di un miglioramento della ricettività, per stessa ammissione del sindaco, il quale spera anche nell’ingresso di uno grosso sponsor «perché oggi siamo all’altezza di poter essere un modello per la città». Carancini ha poi ringraziato tutti coloro che hanno lavorato al festival, categoria per categoria, con un grazie speciale ad Alfredo Tabocchini, anima fotografica dello Sferisterio per oltre trentacinque anni.
Anche Antonio Pettinari ha voluto ripercorrere le difficoltà finanziarie, la percezione negativa che aveva lo Sferisterio in deficit perenne, visto con indifferenza o peggio come una fonte di sprechi. «Il divario con la città e con il territorio provinciale era abissale, nel 2011 eravamo a un crocevia e col sindaco eravamo d’accordo nel dover cambiare. Abbiamo impostato un lavoro che è cresciuto e perciò non abbiamo voluto cambiare i membri del Cda nel 2015. I cicli finiscono, come è finito quello di Micheli, e c’erano delle incognite. Ma siamo andati oltre, abbiamo continuato a crescere. Nonostante la fine dei contributi pubblici, siamo riusciti a sostituirli con quelli privati e da otto anni si chiude in positivo. Deficit, qui, è una parola dimenticata, cancellata».
È orgoglioso Pettinari, perché oggi tutta la provincia maceratese sente lo Sferisterio come suo, perché ha capito che è un simbolo di questa terra, ed è un’occasione per farla conoscere ai visitatori. «Significa che qui le cose si fanno con serietà, con rigore, con capacità, con onestà e con qualità, ricercando la bellezza. Basti pensare alla serata istituzionale: tutti i sindaci sono venuti volentieri, apprezzando il nostro invito e il nostro interessamento nei loro confronti. Basti pensare alle 700 persone che hanno partecipato all’evento di Monte San Giusto, o alla promozione della lirica che si fa al Cuore Adriatico a Civitanova, impensabili fino a qualche tempo fa». E alla fine un ringraziamento pubblico a Romano Carancini per il lavoro svolto insieme e per l’amore nei confronti dello Sferisterio, con tanto di abbraccio finale.
Soddisfazione anche da parte dell’assessore alla cultura Stefania Monteverde, che sottolinea come la città abbia investito molto in questi progetti, e come quindi, il successo, nasca da una chiara scelta politica difesa con coraggio, e sia il coronamento di una visione: «lo Sferisterio è la prima impresa culturale e creativa della città, ma non è una fabbrica che lavora da sola, è un modello costruito in dieci anni che fa crescere tutta la città, in economia e in benessere. Intorno al Mof si sono creati tanti gruppi, dagli Amici dello Sferisterio, ai 100 cittadini, ai 100 mecenati, dall’Avis al Cai, e questo è il vero successo oltre tutti i numeri. Per quanto riguarda le idee non siamo alla fine del mandato, e stiamo anche pensando a un Festival Off Winter».
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A mio giudizio,il “maggior valore” portato da Francesco Micheli è stato quello di infondere l’idea di un “progetto” di stagione che lo ha visto protagonista vero e non di facciata. Fino a “partire” in prima persona sui carri delle feste dell’opera che si sono succedute. “Ci ha messo la faccia” in tutto. Trasformando una stagione che,in qualche modo,”si doveva fare”, in un progetto vero. Per questo va senza dubbio riconosciuta al cda una “visione” che in altre vicende cittadine non è proprio emersa. Il “temuto avvicendamento” del “dopo Micheli” (temuto almeno da chi ha apprezzato davvero il cambio di passo sopra richiamato) è stato ed é sempre di più,senza dubbio alcuno,un “esame ampiamente superato” ed anzi ha segnato anche quest’anno un ulteriore,rilevante successo. La crescita è evidente in ogni comparto,dal botteghino alla critica. Sicuramente decisivo,per arrivare a numeri che consentano ulteriori passi avanti e competizione con i più importanti teatri,il confronto su “come” estendere la possibilità di realizzare spettacoli nell’arco dell’anno. Un teatro Lauro Rossi troppo piccolo forse potrebbe rilanciare l’ipotesi di una copertura non fissa dello Sferisterio? Ipotesi affascinante che che,personalmente,da sempre ritengo naturale sviluppo di un luogo altrimenti troppo limitato.
Un idea che mi è venuta dopo aver assistito al recital dei giovani cantanti che hanno vinto il Festival di Orvieto e si sono esibiti” la notte dell’opera”. Perchè non fare un festival a Macerata nelle due settimane precedenti alla stagione e fare esibire i concorrenti nelle numerose piazze maceratesi, quasi un anteprima della notte dell’opera ma programmate in almeno 10 serate. I vantaggi sarebbero notevoli, sia per popolazione maceratese che se stimolata si muove (non solo per magnà) che per la divulgazione del bel canto. Sono convinto che la direttrice Barbara Minghetti e Luciano Messi sapranno sviluppare questa iniziativa, dopo i risultati ottenuti e in occasione dei festeggiamenti del 2021 per il centenario.
Questo Sferisterio non finisce più di stupire, non sarà mica l’iperuranio di Platone? Qualche filosofo dovrebbe dircela chiara.