«Se l’avessi fatto per opportunismo, sarei rimasto nel centrodestra visto l’aria che tira a livello nazionale». Sono le parole di Graziano Bravi, candidato sindaco a Recanati, appoggiato dal Pd e da cinque civiche. Proprio sul suo nome si è consumato lo strappo nel centrosinistra della città, con i dem che hanno scaricato il primo cittadino Francesco Fiordomo e il suo vice Antonio Bravi, a cui è passato il testimone dell’amministrazione uscente in cerca di una riconferma. Ma Graziano Bravi non ci sta ad essere etichettato come un trasformista, vista le sue due precedenti candidature a consigliere nelle file del centrodestra. Si definisce piuttosto un civico. «Non ho mai avuto una tessera di partito – spiega – in altre occasioni mi è capitato di far parte di una lista civica, poi per dieci anni ho abbandonato in tutto e per tutto l’attività politica. Tra l’altro sarei stato un folle se avessi cambiato schieramento proprio adesso per opportunismo, con il vento che tira e con un centrosinistra disgregato in città. La candidatura è nata dalla richiesta di alcuni cittadini e il Pd ha colto in me la possibilità di avere una discontinuità, un cambiamento e questo penso sia una necessario in un’alternanza democratica. Perché gestire il potere per 10 anni porta al rischio di creare rapporti clientelari. Ne faccio una questione politica, di necessità per la città, al di là di Antonio Bravi che stimo e sulla cui sua qualità morale non ho nessun dubbio. Il punto è che dall’altra parte c’è la proposta di continuare altri 10 anni con la stesse persone».
Le persone che hanno lanciato la sua candidatura
Su quale sia stata la principale mancanza dell’amministrazione uscente, Bravi non ha dubbi. «Secondo me hanno peccato per mancanza di condivisione – continua il candidato – molto spesso si è percepito che le decisioni sono state prese dall’alto e sono state poco condivise. Sicuramente si è lavorato molto per l’immagine della città, ma forse si è tralasciato ciò che incide tutti i giorni nella vita dei cittadini». Ed è proprio sulla condivisione che conta di mettere in atto un vero cambio di passo rispetto al passato perché «di fatto la mia persona – aggiunge – sarà un punto di sintesi tra diverse esperienze e provenienze ed è questo secondo me il valore aggiunto che possiamo dare».
Adesso il candidato sindaco è impegnato nella campagna di ascolto, che lo porterà nei quartieri e poi nella associazioni di categoria, in quelle culturali o sportive, in modo da arrivare alle elezioni con un programma ben definito. Ma Bravi ha già in mente un primo punto su cui intervenire e riguarda la viabilità «che necessità sicuramente di modifiche». Mentre non teme in alcun modo il rapporto col Pd, che spesso si è rivelato di difficile gestione per un sindaco, come dimostrano i casi di Fiordomo e Romano Carancini. «L’importanza di quanti in campagna elettorale vanno a chiedere il voto per noi non va ma dimentica – sottolinea Bravi – forse qualche sindaco l’ha fatto e il rischio è che poi ci si senta onnipotenti. Io spero di ricordarmi sempre di tutti, e questo non significa che sarò disposto a sottostare a ricatti o ad altri tipi di richieste».
(Gio. Def.)
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