Farabollini bacchetta le Regioni:
«Mancano i piani gestione delle macerie»

SISMA - Il commissario alla Ricostruzione rivela che la rimozione va a rilento a causa dei documenti mancanti: «Nelle Marche sono sotto gli occhi di tutti le polemiche e gli strascichi giudiziari della risoluzione del contratto con i gestori»

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Piero Farabollini

«I presidenti di Regione, che sono anche vice commissari, pensano che la struttura commissariale debba limitarsi ad essere un bancomat, ma sono loro che avevano la responsabilità di redigere il piano macerie». Piero Farabollini, commissario alla Ricostruzione, punta il dito contro i presidenti di Regione di Marche, Umbria e Abruzzo. A quasi tre anni dal sisma sono migliaia le tonnelate di macerie ancora da rimuovere. «Sono stati già liquidati 100 milioni di euro alle Regioni come anticipo con l’obbligo di fornire il piano di gestione per consentire alla struttura commissariale di espletare quanto di sua competenza sulle macerie. Il sisma del 2016 è stato epocale, ma la gestione delle macerie rischia di essere altrettanto catastrofica – aggiunge il commissario – Ora che la Protezione civile sta esaurendo i suoi compiti e le Regioni mostrano ancora una volta lentezze e inadempienze si cerca di nascondere precise responsabilità dietro accuse gratuite al commissario. Un esempio? Invece del piano macerie più volte sollecitato all’Umbria ci è stata inviata una nota il 24 gennaio dove l’Ufficio speciale regionale ha dichiarato, nero su bianco, di aver sottostimato di oltre il 50 percento le tonnellate da smaltire: alle prime 100mila se ne sono aggiunte altre 53mila salvo, testuale, “ulteriori demolizioni non ancora segnalate dai comuni dove sono ancora in corso i sopralluoghi”. Nelle Marche sono sotto gli occhi di tutti le polemiche e gli strascichi giudiziari della risoluzione del contratto con i gestori». Farabollini chiede quindi alle Regioni di «essere messo in condizioni di operare secondo quanto previsto dalle norme» e conclude: «fare presto e bene non è solo un dovere, ma rappresenta l’unica possibilità di recuperare le originarie matrici storico-culturali degli edifici crollati».

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