di Giancarlo Liuti
Secondo l’articolo 21 della nostra Costituzione “tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E l’anima di questo diritto è la libertà di stampa e d’informazione, un valore che distingue una società civile da una meno civile e una società democratica da una meno democratica. L’Italia se ne può vantare? Mica tanto. La classifica di “Reportèrs sans frontières”, (“Giornalisti senza limiti”, un’associazione internazionale che per l’appunto si occupa della libertà di stampa) colloca il nostro paese al cinquantaduesimo posto nel mondo a causa di “condizionamenti” e “intimidazioni” per interessi politici, economici e talvolta malavitosi che ben poco hanno da spartire con quel principio costituzionale.
Mi riferisco al giornalismo scritto, televisivo e radiofonico, dove il vero potere non sta nei giornalisti ma nei proprietari delle testate, ossia negli editori, per molti dei quali contano di più le attività che essi svolgono anche in campi diversi, dall’industria, al commercio, al turismo. Il cosiddetto “editore puro”, che fa soltanto l’editore, è insomma una “rara avis”. Con ciò non intendo dire che in Italia la libertà di stampa sia una specie di “vorrei ma non posso”. Dico semplicemente che in questo campo, da noi, le cose potrebbero – e dovrebbero – andare meglio. L’informazione, infatti, è l’alimento della democrazia.
E veniamo a Macerata. A prescindere dai grandi quotidiani nazionali come il Corriere della Sera e La Repubblica, dove del nostro territorio compaiono soltanto le vicende più clamorose, c’è un giornale nazionale – fino all’anno scorso, col Messaggero, ce n’erano due – ed è il Resto del Carlino di Bologna nel quale oltre alle pagine dedicate alla cronaca di tutta Italia si dà spazio anche ai fatti di casa nostra, con particolare attenzione alle zone di Macerata e Civitanova. Inoltre c’è il Corriere Adriatico di Ancona. Si può parlare, in tal caso, di libertà di stampa e d’informazione pure a livello locale? Sì, ma con moderazione, cioè condizionata dai notevoli costi delle strutture operative.
E adesso accetto di far – come volgarmente si dice – l’antipatica figura del “ruffiano” “e mi occupo di “Cronache Maceratesi”, un quotidiano “online” al quale collaboro da esterno. Ricco di foto, articoli e commenti, tale giornale è letto ogni giorno da ben settantacinquemila “persone uniche” (con “uniche” mi riferisco a un solo accesso da pc nell’arco delle ventiquattrore). E chi ne è il proprietario? Una società composta da giovani maceratesi che nel giornale lavorano assieme ad altri giornalisti . E chi l’editore? La suddetta società, amministrata da Alessandra Pierini, pure lei giornalista. E chi il direttore? Matteo Zallocco, socio numero uno. Il tutto a garanzia di una totale autonomia rispetto a poteri esterni. Ce n’è dunque abbastanza per avvicinarsi al principio iniziale, quello della “libertà di stampa e d’informazione”.
Naturalmente Matteo ha le sue idee sul mondo contemporaneo, ma lascia che su “Cronache Maceratesi” compaiano opinioni del tutto diverse fra loro, spesso radicalmente opposte (avrete letto gli articoli sferzanti di altri commentatori esterni Carlo Cambi e in particolare di Giuseppe Bommarito, quest’ultimo sulla droga, la criminalità organizzata, il biogas speculativo e certe vicende urbanistiche a Macerata, articoli per i quali lui e Matteo hanno ricevuto querele che poi sono state archiviate). Né si creda che per ragioni di opportunità questo giornale sia “tenero” coi “poteri forti” cittadini, provinciale e regionali a cominciare dalle pubbliche istituzioni (i rapporti con i politici ad esempio, non sono proprio idilliaci). Con ciò non intendo fare, intendiamoci, il panegirico di “Cronache Maceratesi”, che come tutte le cose di questo mondo – la perfezione è un irraggiungibile mito – ha i suoi limiti. Ma in fatto di “libertà di stampa e d’informazione” a me pare che “Cronache Maceratesi” sia, nel suo piccolo, un esempio positivo.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Bonasera.
Liuti, che dice mai. Sono convinto della sua buonafede, ma….
Ringrazio Giancarlo Liuti, anche a nome del Sindacato di Polizia che rappresento in questa provincia, per la riflessione su questo importantissimo tema.
E rendo atto a Cronache Maceratesi della pubblicazione di pezzi di raro giornalismo d’inchiesta, coraggiosi quanto veri, firmati Giuseppe Bommarito.
Mi permetto anche di ricordare che, secondo uno studio di Transparency International, i Paesi dotati di una solida struttura democratica (governo, libertà di stampa, potere giudiziario indipendente, libertà civili) riescono ad arginare con maggior efficacia le pratiche corruttive.
Di qui, il fondamentale apporto di tale Libertà ( e mettiamola questa maiuscola!)alla prevenzione della corruzione, fenomeno “sistemico-pulviscolare” che ha portato la nostra Nazione al punto in cui si trova.
Perciò il livello della libertà della stampa di un paese può e deve essere messo in stretta relazione con il suo grado di corruzione.
L’informazione vera – e anche un po’ “incazzata”, quando serve – cambia la mentalità e le coscienze delle persone.
Perciò, tornando alla nostra provincia, v’è l’auspicio che il rispetto della Verità dei fatti vada sempre di pari passo alla possibilità che essi possano trovare la giusta eco.
Perché così si combatte ogni tipo di illegalità e si cambia il Paese.
Ad maiora !!
Nicola Lalla – Segretario Provinciale Co.I.S.P. Macerata
Il mondo di Carancini come inferno e l’impotenza di tutto ciò che è umano davanti alla potenza di questo inferno costituiscono il contenuto di Cronache Maceratesi.
«Qua giù m’hanno sommerso le lusinghe / ond’io non ebbi mai la lingua stucca.»
Chiedo scusa: come possiamo pretendere che la stampa sia libera, se noi come popolo coglione, non facciamo alcuna reazione al finanziamento pubblico dei giornali più importanti del paese e al sequestro permanente della Rai da parte del politico di turno?