di Gianluca Ginella
Una porzione di terreno a Catania, la Y10 usata il giorno del delitto, il furgone del pesce: questi i beni di proprietà di Giuseppe Farina per cui la procura di Macerata ha chiesto e ottenuto dal giudice il sequestro conservativo dopo la sentenza che, insieme al figlio, lo condannava all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Sarchiè. I legali di Farina senior hanno presentato ricorso al tribunale del Riesame.
Il giudice Chiara Minerva del tribunale di Macerata ha disposto il sequestro conservativo dei beni di Giuseppe Farina (il figlio Salvatore non ha proprietà). La richiesta era arrivata dal procuratore Giovanni Giorgio ed è finalizzata sia a sostenere le spese del processo, sia a favorire le ragioni dei familiari di Sarchiè e a garantire il risarcimento.
I beni che riguardano il sequestro sono una porzione di terreno che si trova a Catania, la Lancia Y10 divenuta tristemente famosa perché utilizzata da padre e figlio, secondo la ricostruzione dell’accusa, per realizzare l’agguato a Sellano di Pioraco dove Sarchiè è stato bloccato con il suo furgone e ucciso a colpi di pistola il 18 giugno del 2014, e il camion che i Farina utilizzavano per vendere il pesce. Per quanto riguarda i mezzi il giudice ha disposto la vendita immediata. Gli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei, che assistono i Farina, hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame. Lo scorso 13 gennaio padre e figlio sono stati condannati all’ergastolo dal giudice Minerva, al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato. Veniva loro contestato di aver ucciso Pietro Sarchiè e di aver poi seppellito il corpo in località Valle dei grilli, a San Severino. Il motivo che li avrebbe spinti ad uccidere, secondo la procura, sarebbe da ricondurre alla concorrenza sulla vendita ambulante del pesce.
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Sequestro o confisca? C’è differenza!
Quattro soldi per la vita di un bravo padre di famiglia e un lavoratore.
Normale amministrazione, e mi sarei meravigliato se, dopo la sentenza del 13 Gennaio, questo atto dovuto non ci fosse stato. Non è un risarcimento (anche perché i Farina sono nullatenenti), è solo un atto giuridicamente dovuto. I familiari di Pietro Sarchiè, casomai dovessero arrivare loro questi quattro soldi, credo proprio che ci resterebbe ancora più male: sarebbe come mettere ancora il coltello nella piaga. Potrebbero mai sopportare di vedersi arrivare a casa loro la Lancia Y10 usata dagli assassini per tendere il feroce agguato a Pietro? Siamo seri!