L’incendio al Cosmari dello scorso 10 luglio
A più di due mesi dal disastroso incendio al Cosmari si torna a parlare di rifiuti e criminalità organizzata. L’ordine del giorno del Consiglio regionale, che torna a riunirsi domani dopo la pausa estiva, ha tra i punti iscritti anche l’interrogazione presentata dal consigliere settempedano Luigi Zura Puntaroni, capogruppo della Lega Nord. Puntaroni ricorda i fatti del 10 luglio scorso su cui è stata aperta un’inchiesta giudiziaria: «Una indagine per capire le cause dell’incendio che ha provocato milioni di euro di danni, essendo andato completamente distrutto il nuovo impianto di selezione del multimateriale (plastica, metalli e carta) e di lavorazione, pressatura e imballo della carta e cartone, che da solo costa quasi 4 milioni. Secondo alcuni cittadini, l’allerta è arrivata con diverse ore di ritardo e l’Arpam ha effettuato un campionamento dell’aria, del suolo, nonché dei vegetali per accertare il livello di diossine, di idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti sprigionati nell’aria dalla combustione»
Luigi Zura Puntaroni
Il consigliere leghista chiede al presidente della Giunta regionale: «Perchè proprio in un impianto realizzato di recente è divampato l’incendio? Non esistevano norme di sicurezza e, se non sono state applicate, qual è il motivo? Il territorio è libero da criminalità organizzata? Quali sono i risultati delle analisi effettuate dall’Arpam ? Per quale motivo l’allerta ai cittadini, in alcune zone, è arrivata con diverse ore di ritardo? Esiste o meno un piano di emergenza? All’impianto erano applicate tutte le misure di sicurezza previste per legge e venivano effettuati i necessari controlli e, in caso contrario, qual è il motivo di tale carenza? Qual’è l’entità del danno, quali saranno le ricadute economiche e come si pensa di sopperire alla mancanza dell’impianto per il regolare smaltimento dei rifiuti?»
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Probabilmente la domanda è sbagliata.
Dopo i fatti degli ultimi mesi, incendi, furti con aggressioni, rapine, droga, ecc. ecc. ecc. ci sarebbe da chiedersi: può la criminalità girare liberamente nel territorio marchigiano?