di Claudio Ricci
(Foto di Lucrezia Benfatto)
Conati di vomito, irritazioni alla gola, cenere e residui nelle case, preoccupazione per la diossina nell’aria e per la pioggia che può portarla nel sottosuolo. A poche ore dall’incendio che ha devastato il Cosmari (leggi l’articolo) a Corridonia e a Colbuccaro, dove si è concentrata la prima nube di fumo levata dal rogo, non si respira solo l’odore acre della plastica bruciata ma anche la preoccupazione dei residenti. «Alcuni ragazzi sono venuti a fare colazione intorno alle 2,30 del mattino – raccontano Giacomo e Vilma Sisti titolari della panetteria Mr.Pane di Colbuccaro – e dopo un po’ hanno iniziato a sentirsi male avendo dei conati di vomito a causa del cattivo odore che proveniva dall’incendio a circa tre chilometri da qui. Hanno provato ad uscire ma fuori l’aria era ancora più irrespirabile e i conati si sono fatti più forti. Per fortuna non ci sono state conseguenze gravi. Alle 8 stamattina sopra l’impianto si alzava ancora la nube nera e nell’aria si sentiva nitidamente l’odore di plastica bruciata».
Inquietante lo scenario che si è visto davanti Giovanni Mattiacci proprietario del bar del Teatro a Pollenza: «Come ogni mattina mi sveglio all’alba per aprire il bar. Quando ho aperto le persiane ho visto sulla valle una fitta coltre di fumo e ho realizzato subito dall’odore che non si trattava di nebbia. Quando alle 6.20 è passata la fonica che avertiva dell’incendio dicendo di tenere finestre e condizionatori chiusi ho realizzato. Diversi clienti mi hanno detto che hanno lasciato le finestre aperte durante la notte e stamattina hanno trovato una sottile coltre di cenere e residui depositata su tutta la casa o negli uffici. Altri ancora anche adesso mi dicono di avvertire uno strano fastidio alla gola sentendo come una sensazione di pesantezza e prurito».
Le apprensioni non si fermano ai sintomi immediati e riguardano più in generale le conseguenze sull’ambiente nel lungo periodo:
«Le possibili precipitazioni sono il vero problema adesso – dice preoccupato Rosario Germani residente del centro di Corridonia – Basti pensare a tutte le colture e i campi che si estendono nella vallata fino al mare. Con la pioggia la diossina può infiltrarsi nel terreno e nelle falde acquifere e causare danni ingenti sui raccolti e sulla salute di uomini e animali».
Più preoccupata la moglie, Maria Luisa Cesoni, titolare dell’omonima gioielleria in piazza Corridoni – «Non mi fido, anche se dicono che il pericolo è scampato io rimango nel negozio con le finestre e i climatizzatori chiusi. Per me il rischio ancora c’è e continuerà ad esserci. Sono molto preoccupata. Ora aspettiamo i risultati delle analisi ma a questo punto pretendiamo la verità e non la solita dichiarazione per calmare gli animi. Un plauso va fatto invece al nostro sindaco che è stato l’unico ad adoperarsi prontamente per informare la popolazione». Proprio Nelia Calvigioni commenta:
«Ho cercato di avvertire la popolazione nel minor tempo possibile . Non è facile quando incidenti come questo accadono in piena notte. Intorno alle 5 sono partite due auto, una comunale e una privata che con il megafono hanno percorso la città e le frazioni. Ho postato le indicazioni su facebook, sia sul mio profilo che su “Città di Corridonia”. Grazie ai vigili del fuoco che con il loro lavoro straordinario hanno impedito che l’incendio si propagasse anche alle balle di rifiuti lavorati depositate vicino ai magazzini, evitando il peggio. Adesso attendiamo i risultati che Arpam, Asur e Forestale stanno effettuando in tutto il territorio comunale su suolo acqua e aria. E’ fondamentale ora accertare le cause reali e scongiurare la paura che il fatto possa essere doloso aprendo scenari inquietanti».
Discordanti le opinioni sull’operato del Comune: «Che senso ha far passare la fonica dopo le 5,30 del mattino – dice Mattiacci – hanno dormito tutti con le finestre aperte e quello che doveva entrare a quel punto era già entrato». C’è chi invece ha realizzato il fatto solo grazie al megafonaggio:
«Sono stato svegliato in piena notte da questo forte odore di plastica bruciata – dice Otello Marinangeli, papà di Enea titolare della tabaccheria di piazza San Pietro – non mi sono preoccupato. Ho realizzato solo più tardi quando sono passati con le auto ad avvisare. Ho un orto poco fuori dalla città, verso Villa Fermani, ora laverò l’insalata e i pomodori in maniera più accurata».
Sono altre le preoccupazioni per Mauro Pellegrini, residente di Pollenza: «Gli interessi nel giro dello smaltimento dei rifiuti sono cospicui. Secondo me nella faccenda c’è qualcosa di poco chiaro e ho il preoccupante sospetto che possa essere un’operazione di carattere mafioso». Spazi pubblici, giardini e rischio per la salute dei più piccoli rappresentano ulteriori motivi di ansia.
«Non ho sentito fumo o odori preoccupanti – dice Maria Vittoria Antinori di Corneto, frazione di Macerata – anche se sono preoccupata. Ad esempio dove si sono depositate le tossine nell’aria sugli spazi aperti dove i bambini giocano ogni giorno. Io avevo i vestiti a stendere ma credo che li rilaverò per non correre rischi».
Determinata ad altre azioni Laura Acciarresi, commerciante di Corridonia che domani in occasione della notte bianca aveva organizzato un laboratorio di pittura all’aperto con i bambini. «Ho deciso di non fare più l’evento invitando genitori e bambini a fare una passeggiata magari dove l’aria è più salubre e fresca – dice la titolare della corniceria La Gioconda – Scopo del laboratorio era realizzare un murales di 10 metri usando esclusivamente colori naturali, nel rispetto della natura e della salute dei piccoli. Non lo faccio più proprio per rispetto nei loro confronti». Ma c’è anche chi si è goduto gli effetti speciali dello spettacolare incendio dal vivo.
«Ero con gli amici a giocare al bliardino – dice Mirko Tasso di Colbuccaro – quando abbiamo sentito distintamente due esplosioni. Dopo un po’ abbiamo visto salire dal Passo del Bidollo una spessa nube dal forte odore di plastica bruciato e lì abbiamo realizzato che qualcosa non andava. Ci siamo spostati in auto e abbiamo scorto il rogo. Mai vista una cosa del genere».
D’impatto anche la visuale di Jacopo Montecchiari, anche lui giovane di Colbuccaro che racconta: «Ho visto l’incendio dalla superstrada mentre tornavo verso casa e ho sentito l’odore acre entrare in macchina. Anche passando da Passo del Bidollo ho avvertito una puzza irrespirabile».
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Con due vicende estremamente simili che si verificano a meno di 24 ore di distanza, mi sembra alquanto riduttivo parlare di coincidenze…
Perchè nella frazione di Sforzacosta non si è provveduto ad avvertire la popolazione con la fonica su delle autovetture? Si sarebbe evitato che la gente dormisse con le finestre aperte facendo entrare in casa dei fumi che salutari non sono di sicuro. Mi auguro che chi di dovere verifichi se si può prefigurare il reato di mancato o ritardato allarme perchè è ingiustificabile che in situazioni di emergenza e di potenziale pericolo per la popolazione come quella verificatosi al Cosmari si lascino passare tutte queste ore senza mettere in giro nemmeno il più basilare sistema di allarme: è bene che si verifichi se chi stanotte aveva il dovere di stare ben sveglio ha invece dormito!!!
@Andrea Salvucci commento eccellente 😀
Per tranquillizzare il sig. Salvucci, sulla base delle informazioni che ho ascoltato sui tavoli di gestione della crisi prima al Cosmari e poi in protezione civile, posso informarlo che durante la notte fino all’alba nei momenti di maggiore virulenza dell’incendio i venti hanno spinto i fumi verso corridonia senza interessare sforzacosta . Per questo non c’è stata fonica in quelle ore . Dovrebbero essere anche disponibile informazioni dettagliate a riguardo (carte dei venti) per chi volesse ulteriori precisazioni a riguardo .
Per la direzione del vento deve essere stata usata la tecnica del dito inumidito.
@ Sauro Micucci
Purtroppo ho l’impressione che, dopo aver calcolato i venti, il dito (medio) ancora inumidito possa casualmente essere utilizzato, quale sonda, per i cittadini.
Cosa sondare e a quale profondità lo lascio all’immaginazione dei lettori…
@ Mario Iesari
Però, Mario, al di là di come poi si va a gestire la crisi in caso di incidente, penso che chi convive con un impianto a rischio come questo, dove basta una scintilla a provocare un disastro ,a prescindere dalla gravità, l’entità , e le variabili, abbia diritto per primo ad essere prontamente avvertito da una sirena d’allarme incendio diffuso dallo stesso stabilimento, perchè ” tu” mica lo sai da che parte tira il vento quando scoppia , e se, tira vento. Se l’aria fosse stata ferma l’altro ieri, i primi a respirarsi i fumi nocivi mentre dormivano sarebbero stati gli abitanti del posto, ignari , finché non sarebbero stati avvertiti da un qualunque comunicato, che per quanto celere, sempre tardivo in questi casi. Per questo, credo che la popolazione residente vada comunque avvertita subito perchè possa correre ai primi ripari. Quanto accaduto , inutile dire, lascia ancora più dubbi sulla sicurezza e la salute pubblica di un impianto di smaltimento rifiuti in pieno centro abitato.
Caro signor Iesari, quindi Lei ci sta dicendo che avete avvisato i comuni in base alla carta dei venti e non in base al ragionamento probabilistico e di buon senso che avrebbe imposto di avvisare TUTTI i centri abitati limitrofi?
Noti che la direzione di Sforzacosta è di pochi gradi diversa da corridonia dal punto di vista della partenza della colonna di fumo!! Chi ve lo garantiva che non sarebbe cambiata la direzione?? Eolo in persona? e se poi la direzione fosse cambiata cosa facevate? “scusate tanto ma è colpa della carta dei venti”. Ma per piacere!!!
Complimenti, la sua risposta è esemplare per farci capire come ragiona chi è nei centri di potere.
Non si offenda ma io la vedo solo come la solita pratica di “paraculismo” all’italiana messa in atto da chi ha più paura di allarmare che di proteggere la popolazione.
Non c’è proprio da star tranquilli con gente come voi, che punta alle spiegazioni e giustificazioni più che ai fatti.
Mi auguro solo che il Sig. Mario Iesari che ha risposto alla mia segnalazione non sia proprio il nuovo assessore del Comune di Macerata perchè se il buon giorno si vede dal mattino per tale assessorato prevedo tempo brutto. Come è possibile giustificare un ritardato o mancato allarme con i flussi del vento? Chieda al sindaco di Corridonia se prima di mettere in strada la fonica ha visto da che parte tiravano i venti !! Questa può essere una consolazione rispetto ai danni potenziali, ma quando c’è l’emergenza in corso si interviene nel più breve tempo possibile per garantire la pubblica incolumità e non ci si mette a guardare da che parte tira il vento. Tale giustificazione mi fa pensare che qualcuno forse non ha fatto bene il suo lavoro ed allora, se non sarà il Comune di Macerata ad attribuire le responsabilità di questo mancato allarme, spero sia la Magistratura a verificare se ci siano gli estremi di reato per ritardato o mancato allarme perchè non è assolutamente possibile che migliaia di cittadini della frazione di Sforzacosta non siano stati messi in guardia dell’incendio in corso.