di Gabriele Censi
“Calamante-Sielpa: i pagamenti non arrivano e i lavoratori avviano l’istanza di fallimento” così titolavamo lo scorso 9 agosto sulla vertenza che riguarda l’azienda di Cingoli e Appignano, lunga 18 mesi e ancora senza una soluzione. Lo scorso 13 novembre era stato firmato un accordo in Regione, per il pagamento degli stipendi arrestrati. Ora quel titolo torna d’attualità perchè se l’istanza allora era promossa dagli operai con contratto a termine del cantiere dell’autostrada A14, per arretrati degli ultimi 3/4 mesi del 2012, ora sono gli altri, che attendevano il saldo delle proprie competenze entro il 30 novembre, anche qui arretrati che arrivano fino ad un anno indietro, che decidono per l’estrema soluzione. Così oggi i sindacati hanno annunciato che non ci sono altre vie: “L’accordo firmato in Regione lo scorso 13 novembre è stato disatteso- dice Primo Antonelli della Filca Cisl – , e purtroppo non ci sorprende, ormai dopo 18 mesi di trattative con questa proprietà abbiamo visto di tutto”. La denuncia dei sindacati è forte: “Quell’accordo prevedeva il pagamento degli stipendi arretrati che risalgono al dicembre 2012, ma nessuna comunicazione e soprattutto nessun pagamento è arrivato. La situazione è grave e tutto accade nell’indifferenza totale della proprietà.
Fabio Vigneti, Rsa Cisl, Massimo De Luca, Fillea Cgil, Primo Antonelli, Filca cisl, e Sergio Campanari, Fineal uil
L’accordo prevedeva anche l’attivazione della procedura di mobilità su base volontaria e anche questo non è stato fatto, a discapito delle opportunità di reimpiego di alcuni lavoratori. Nonostante l’impegno preso davanti all’assessore regionale e a quello provinciale che chiedevano chiarezza e trasparenza. Una grave mancanza di rispetto verso gli operai che hanno fatto grande l’azienda”. Sono presenti in tanti gli operai del gruppo Calamante-Sielpa all’incontro nella sede della Cisl di Macerata, con le rappresentanze sindacali hanno deciso di procedere con la raccolta delle adesioni per avviare l’istanza di fallimento. Anche perché dal 18 novembre è terminata la cassa integrazione e gli stessi tornano completamente in carico all’azienda.
“Un’azienda fantasma” la definiscono i rappresentanti di categoria, Sergio Campanari, della Feneal Uil, parla di una giornata triste e cupa ma si appella alle istituzioni: “Chiediamo che il Comune di Cingoli sospenda le concessioni per la cava e mi auguro che dalle ceneri possa nascere una nuova azienda con nuovi proprietari che valorizzino la grande professionalità diffusa sul territorio, perche i vecchi l’hanno calpestata”. “Siamo alla vigilia della festa di Santa Barbara, e – interviene Massimo De Luca, Fillea Cgil – assistiamo ad un fuggi fuggi generale, quando invece negli anni passati alla Calamante venivano tutti in passerella per festeggiare, qui ci sono 84 dipendenti diretti che si giocano il futuro .
L’unico sito produttivo rimasto in provincia, dopo l’ecatombe della crisi edilizia, è in mano ad un signore, Enrico Calamante che ha preso tutti in giro, lavoratori e istituzioni. I sindaci Martini di San Severino e Saltamartini di Cingoli (Comuni nei quali si trova la cava ndr) ci facciano sapere se il sito è chiuso o sta lavorando, ci risulta che in questo momento si sta lavorando, senza luce e senza i requisiti di sicurezza, in un posto dove si usa l’esplosivo. Calamante scappa dopo 30 anni di lauti guadagni e non ci resta come ultimo passo l’istanza di fallimento per ridare dignità ai lavoratori”
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Una cava dove si lavora in totale assenza di norme si sicurezza con gli esplosivi… e nessuno dice/fa niente… sarà scoppiata la febbre di emulazione dei cinesi di Prato????
Noto zero commenti su questo articolo, il cantiere sulla A14 è cessato? Vedo che i lavori della terza corsia continuano. Un richiamo come sempre è mia abitudine alla classe politica che conta: Dopo gli autori della Quadrilatero Sen. Mario Baldassarri il vuoto: eppure Via Mattei la Pieve, Montanello strada Nord, Sottopasso passaggio a livello di Collevario finanziato dalla Regione, Provincia e Ferrovie Stato, Passo del Cornello attendono invano per colpa di una classe politica ferma e paurosa che è ben conosciuta a Roma quando c’è da tagliare, Macerata tanto li non reagiscono mai. Via Le Casermette a favore di Viterbo, Via la Banca d’Italia quando non ci sarà più la Provincia, la Prefettura sarà inutile? Mediare e non inveire sulle cave, se i cantieri sono senza luce, non deve intervenire l’Ispettorato del Lavoro? Il simbolo delle incompiute Piani di Ricostruzione non ci dice nulla? A Macerata, affacciatevi dal marciapide di Viale Leopardi (Mura di tramontana) li c’è tutta la nostra recente classe politica del dopo tangentopoli. Questo tipo di aziende, vanno difese con la politica dello sviluppo e oggi possiamo dire anche di risanamento del territorio e non con le bandiere bianche del NO.