Svolta epocale per la nostra sanità

Presentato il nuovo piano sanitario regionale tra necessità di rinnovare e incubo commissariamento. Gli ospedali di Tolentino, Recanati, Cingoli e Matelica si trasformano in Case della Salute. Spacca: "Il vecchio modello è insostenibile" .Carancini fiducioso nel percorso intrapreso. Appello ai parlamentari per difendere le regioni virtuose. Proteste dei Comitati di Cingoli e Cagli

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Piero Ciccarelli, direttore generale dell'Asur Marche

Piero Ciccarelli, direttore generale dell’Asur Marche

(Aggiornamento delle ore 17)

di Marco Ricci

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Gian Mario Spacca e alcuni contestatori

La sanità come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi nelle Marche nel prossimo futuro non ci sarà più. Perché è insostenibile dal punto di vista economico, incapace di rispondere adeguatamente alle esigenze di una popolazione che invecchia e perché è organizzata su un’idea di medicina e di assistenza che affonda le sue radici negli anni cinquanta. Queste, in sintesi, le motivazioni ribadite ancora oggi dai massimi rappresentati della Regione Marche durante la conferenza svoltasi in mattinata in Ancona sul riordino del sistema socio-sanitario delle nostra regione. Un riordino che interessa profondamente anche la nostra Provincia e che dovrebbe condurre le Marche verso un modello di sanità completamente diverso da quello attuale. Alla presenza di una vastissima platea – in cui si sono contati tra gli altri il Sindaco di Macerata Romano Carancini, l’Onorevole Irene Manzi del Partito Democratico, i Consiglieri Regionali Comi, Giorgi, Sciapichetti e Massi, oltre a rappresentanti dei sindati, degli operatori e a un nutritissimo numero di Sindaci – il Presidente della Regione Spacca ha introdotto i lavori assumendo la responsabilità della Regione nella scarsa comunicazione di quanto stava accadendo, ribadendo allo stesso tempo che questo è solo l’inizio di un complesso processo di riorganizzazione che già nelle ultime settimane ha visto il nascere di un profondo confronto con gli operatori, i Sindaci e i cittadini.

Spacca ha tenuto a precisare due concetti: che non siamo né di fronte a tagli lineari né ad un’azione vessatoria da parte della Regione, bensì ad un piano che riqualifica l’offerta della sanità marchigiana posta di fronte al progressivo invecchiamento della popolazione e alle difficoltà economiche dello Stato centrale. “In questi anni”, ha detto Spacca, “abbiamo aumentato l’offerta di servizi facendo ricorso a fondi di bilancio ordinario regionale sottraendo risorse altrove. E’ stata una scelta. Una scelta che però non è più possibile permetterci. E’ necessaria una risposta nuova.” Spacca ha concluso il suo intervento con un appello ai parlamentari presenti per far sentire la voce della Regione Marche sui tavoli nazionali, appello ripreso in seguito dall’Assessore al Bilancio Marcolini, anche lui assai critico sui tagli lineari che colpiscono in ugual misura chi è già efficiente e chi non lo è. “Nelle Marche abbiamo un dipendente pubblico ogni 550 abitanti. In altre Regioni uno ogni 220. E’ necessario stabilire un rating delle prestazioni. Chi è già efficiente non può vedere ridursi del 30% le risorse esattamente come le Regioni che efficienti non sono. In ogni caso”, ha concluso sempre Marcolini, “la riforma non è né derogabile né rinviabile. Siamo davvero arrivati al limite di sostenibilità finanziaria. Tutto il sistema è fortemente a rischio. Teniamo inoltre presente”, ha fatto notare con preoccupazione, “che oggi per tre milioni di italiani la sanità costa troppo.”

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L’incontro è stato presentato ad Ancona alla presenza del presidente Spacca, degli assessori Mezzolani e Marcolini, del Dg Asur Ciccarelli, del consigliere Comi

La presentazione del piano, di cui le linee guida erano già note, è toccata all’assessore Mezzolani, al Presidente del coordinamento enti servizio sanitario Paolo Galassi e infine al Direttore Generale dell’Asur Piero Ciccarelli. La sanità marchigiana si organizzerà su tre livelli. Un primo livello di alta specializzazione, un secondo livello ospedaliero di integrazione per le acuzie e infine un livello territoriale socio-sanitario per il trattamento delle post-acuzie e delle fragilità , sull’introduzione delle Case della Salute. Il tentativo di arrivare ad una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e gli effetti della spending-review porteranno alla soppressione di 18 Unità Operative Complesse ripartite in tutta la Regione e alla riorganizzazione dei posti letto (PL) il cui limite imposto dal decreto Balduzzi. è pari al 3,7 per 1.000 abitanti. Attualmente nelle Marche, il rapporto è di 3,99 con 6.251 PL. “Complessivamente”, ha spiegato Ciccarelli, “tenendo conto della mobilità passiva extraregionale (95 PL) e i PL per cure intermedie (195), si arriva a una dotazione regionale di 5.991 PL con un rapporto di 3,82 per mille abitanti. Quindi, pur nel rispetto del Decreto Balduzzi, un valore superiore ai limiti nazionali”. Per quanto riguarda le Case della Salute, il loro ruolo sarà centrale nella messa alla prova della riforma in quanto queste strutture dovrebbero non solo essere le prime a rispondere alle necessità della popolazione ma anche quelle in grado di scaricare gli Ospedali di primo livello, quali quello di Macerata, Civitanova e San Severino, da tutto un carico di lavoro inadeguato a questo tipologia di strutture. Saranno dodici i presidi ospedalieri in tutta la Regione Marche che si andranno a trasformare. Area Vasta 1: Sassocorvaro, Cagli e Fossombrone. Area Vasta 2: Chiaravalle, Cingoli, Sassoferrato e Loreto. Area Vasta 3: Recanati, Tolentino, Matelica, Treia. Area Vasta 4: Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare.

 

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Per quanto riguarda specificatamente la provincia di Macerata, dove Treia ha già pressoché completato il suo percorso di riconversione, le altre quattro strutture interessate (Cingoli, Matelica, Tolentino e Recanati) avranno ciascuna una dotazione di almeno quaranta posti. A Recanati rimarrà il centro di day-surgery in quanto il servizio erogato è a tutt’oggi estremamente efficiente e di alta qualità. La struttura di Cingoli, per stessa ammissione di Ciccarelli, è attualmente in sofferenza ma arriverà a circa quaranta posti letto. Nel dettaglio:

Matelica: 20 letti di RSA, 10 letti di cure intermedie, 10 di riabilitazione.
Tolentino: 10 letti di day surgery, 20 lungodegenza, 20 cure intermedie.
Recanati: 10 letti di day surgery con mantenimento delle attività organizzate attualmente, 25 di lungodegenza, 5 di cure intermedie.
Treia: 40 di lungodegenza/riabilitazione.
Cingoli: 30 di lungodegenza,10 di cure intermedie.
Vengono inoltre mantenuti i punti di primo intervento attuali (Recanati, Tolentino, Cingoli, Matelica) ma organizzati secondo la modifica di legge n.36/98, che li renda coerenti con il fatto che non sono più p.p.i. collocati in un ospedale, ma in una struttura di cure intermedie.

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La platea riunita ad Ancona

 

Sull’inappropriatezza dell’utilizzo delle strutture attuali ha più volte insisito il Direttore dell’Asur Ciccarelli, uomo che difetterà di diplomazia ma non sicuramente di chiarezza. “Nella nostra regione”, ha detto, “stiamo operando cancri alla mammella in strutture inappropriate. Inoltre”, è andato avanti, “dalla letteratura scientifica sappiamo che un’unità sotto utilizzata è un’unità che eroga un servizio di qualità inferiore rispetto a strutture che lavorano a pieno regime. Come medico”, ha poi aggiunto facendo probabilmente sobbalzare l’Assessore al Bilancio Marcolini, “non mi interessa niente della parte finanziaria. Mi interessa del servizio erogato ai cittadini”, lasciando ovviamente intendere che al termine dell’attuazione del piano sanitario dovremmo avere una sanità regionale più efficace e più efficiente. Sempre Ciccarelli, che è sceso più degli altri nel dettaglio, ha sottolineato come la riorganizzazione vada ad attenuare alcune disomogeneità del sistema attuale per quanto concerne sia la disponibilità di posti letto che di personale nelle differenti Aree Vaste, procedendo ossia in direzione di una maggiore omogenizzazione, senza per questo però ignorare le differenze di utenza e di necessità esistenti tra i vari territori.

Guardate”, ha ammonito durante il suo intervento per anticipare probabilmente quella che sembra essere la maggior resistenza dei territori, “la nostra sanità è come una parete bianca su cui compare un’unica macchia nera. Quella macchia è il numero di presidi ospedalieri che ci fanno penultimi dopo la Calabria. Chi invoca il commissario, e non si sa perché lo faccia, deve sapere che i commissari sono spesso Ufficiali della Finanza o dei Carabinieri che devono fare tornare i conti. Non sono medici. E non si farebbero problemi a chiudere di sana pianta quelle strutture che noi oggi stiamo riconvertendo in Case della Salute”. Gli ultimi due punti importanti della riforma riguardano il soccorso e le reti di specialità. Per quanto riguarda il soccorso nel piano c’è un rafforzamento e un investimento che porterà gli standard marchigiani ben al di sopra di quelli nazionali. “Intervenire al momento giusto portando il paziente nel posto giusto”, questa la filosofia di fondo che tende a superare un sistema ad oggi troppo complesso dove spesso la prima trattazione delle emergenze avviene in strutture non adeguate che si limitano a passare i pazienti verso altre strutture con una sensibile perdita di tempo. La riorganizzazione dell’emergenza-urgenza procederà con l’accorpamento del personale del 118 al Pronto Soccorso e con il passaggio alle dipendenze dirette del pubblico di quel personale attualmente al esercizio del 118 ma con altri regimi contrattuali. Infine, ci sarà una valorizzazione del personale infermieristico e si vedrà il nascere di una centrale unica tra emergenza e continuità assistenziale.
In Provincia i veri e propri Pronto Soccorso dovrebbero rimanere nelle strutture di primo livello provviste di reparti di terapia intensiva, cioè Macerata, Camerino e Civitanova. Le altre, come già spiegato, saranno dotate di punti di primo intervento. Per quanto riguarda le reti di specialità, un altro punto nodale del nuovo assetto organizzativo, esse dovrebbero consentire una da una parte maggior omogeneità nella qualità dei servizi erogati e nell’aggiornamento del personale medico. Dall’altra di individuare velocemente il “nodo della rete” dove rispondere al meglio alle necessità del paziente.

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Se la conferenza ha attenuato molti dei dubbi e delle preoccupazioni dei sindaci e degli operatori, all’interno della sala erano chiaramente udibili le contestazioni dei cittadini di Cagli e di Cingoli in difesa dei loro ospedali. Contestazioni contro gli sprechi e per la mancanza di trasparenza negli appalti anche da parte di esponenti di Giovane Italia e Pdl. Con magliette con scritto «L’ospedale di Cagli non si tocca», Un gruppo di manifestanti del Comitato cittadino di Cagli si è poi confrontato con il governatore delle Marche Gian Mario Spacca, ha chiesto che venga conservata l’attuale dotazione di posti letto la struttura serve un territorio di 25 mila persone. Più rumorosi i cingolani che, con tamburi, bandiere e finte trombe, hanno fatto sentire la loro voce. “Giù le mani dall’ospedale di Cingoli”, appariva scritto in uno striscione, “meglio chiudere la Regione Marche”. Le prime reazioni del Sindaco di Macerata, dopo le nette prese di posizione dei giorni scorsi, sono apparse positive. Carancini ha sottolineato come si stia andando nella giusta direzione del dialogo e si è mostrato ottimista, in attesa che la Regione incontri la Conferenza dei Sindaci. Uguale soddisfazione traspare nelle parole della Consigliera Regionale Paola Giorgi che, anche come membro della quinta commissione, ha voluto sottolineare i numerosissimi incontri avuti negli ultimi giorni con i rappresentanti dei territori per recepire i problemi e le istanze portate dai Sindaci. A chi, come il Consigliere Regionale di Tolentino Massi, proponeva di dare una diversa forma giuridica alle singole Aree Vaste, la Giorgi ha ribattuto come un tale sistema porterebbe indietro la sanità marchigiana di dieci anni, non solo creando “l’anarchia” all’interno del sistema ma andando a ricreare quelle fonti di disorganizzazione e di spesa che le ultime riforme hanno faticosamente superato. Sempre la Consigliera Regionale del Centro Democratico, riferendosi più nello specifico a Macerata, ha sottolineato l’urgente necessità di valorizzare la rete di neuropsichiatria infantile che potrebbe avere il suo vertice proprio nel nostro presidio, con alla guida il dott. Pincherle. Proprio in riferimento alle patologie dell’infanzia e dell’adolscenza, inoltre, Paola Giorgi, ha puntato il dito verso la necessità di presa in carico “di soggetti che presentano patologia psichiatrica grave, prevalentemente disturbi alla condotta alimentare, con carattere di emergenza in età preadolescenziale ed adolescenziale e che deve essere affrontata con interventi specializzati e specifici”.

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Un messaggio chiaro dunque da parte di tutti gli attori in gioco. Una sanità che in base ai parametri ministeriali è tra le otto regioni in Italia a soddisfare ancora pienamente i requisiti di legge sia come prestazioni erogate che per rispetto dei parametri finanziari ma allo stesso tempo una sanità che non solo è obbligata a cambiare ma a farlo anche rapidamente. Siamo evidentemente ad un punto di svolta per certi versi epocale. Un momento che ovviamente presenta i suoi rischi, in particolare nell’esatta individuazione delle diverse caratteristiche che dovranno avere le Case della Salute, ma nelle parole oggi ascoltate un momento che lascia trasparire anche una certa soddisfazione per quanto messo in campo. Allo stato attuale, comunque, come più volte ripetuto dai rappresentanti istituzionali, possiamo amcora parlare di un “work-in-progress”, di un modello la cui attuazione andrà costantemente monitorata e modificata prima che entri a regime.

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