Sul dibattito in merito alla decisione del Consiglio regionale delle Marche di legiferare sull’uso terapeutico dei cannabinoidi (leggi) interviene Josè Berdini, Responsabile Comunità Terapeutiche PARS:
“Il 15 gennaio di quest’anno il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato, a larga maggioranza, la proposta di legge riguardo l’uso terapeutico dei cannabinoidi. A nostro modo di vedere questo provvedimento regionale ha vari obiettivi ma tra questi quello a cui viene data più enfasi è l’introduzione dell’idea che la cannabis ed i cannabinoidi siano farmaci essenziali per il trattamento di alcuni disturbi e patologie (obiettivo dichiarato della proposta). Questa è una verità parziale in quanto i prodotti a base di cannabinoidi, autorizzati dal Ministero della Sanità, possono costituire un sussidio utile, ma non indispensabile: per le patologie che vengono indicate (cure palliative e terapie del dolore, come sostitutivo di analgesici) esistono infatti altri farmaci che già riparano tali disturbi. L’iniziativa si presta ad apparire come una volontà ad estendere una cultura della legalità che riguarda l’uso di queste sostanze stupefacenti. La loro diffusione infatti non fa altro che lasciare nel dimenticatoio i problemi veri di giovani ed adulti che hanno bisogno di cure adeguate non solo di tipo farmacologico. La ricaduta sociale e popolare di tutto questa pubblicità positiva nei confronti dei cannabinoidi potrebbe essere ben rappresentata dal capovolgimento della celebre frase di Karl Marx La religione è l’oppio dei popoli in L’oppio è la religione dei popoli“.
il dibattito direi ormai internazionale,verte molto sugli effetti collaterali,che sempre parlando di persone malate,sarebbero diversi ed in molti casi utili per non interagire con altri farmaci o malattie.il dibattito deve essere sereno,senza interessi di parte che sono tanti..tanti..tanti…soprattutto per le comunita’.
Si contraddice da solo.
se dice: possono costituire un sussidio utile ma non indispensabile….
tutto il resto sono sue critiche preconcette.
Magari le leggi avessero sempre tale valore.
Sig.Berdini,
mi sorprende non poco che proprio lei, in virtù dell’attività peraltro meritoria che svolge sul territorio, si lasci andare a considerazioni del tutto personali che lasciano trasparire solo la preconcetta e assolutamente destituita di ogni evidenza scientifica in ogni ambito di studio, convinzione che dietro l’apertura legislativa all’utilizzo dei cannabinoidi in ambito terapeutico si nasconda una legalizzazione di fatto. la cultura della quale evidentemente è portatore è la solita, quella alla Giovanardi per intenderci..quella che semplifica, che associa e accomuna le sostanze cosiddette leggere a quelle pesanti..che fa leva sulle paure inconsce della gente..basta rileggersi la sua infelice conclusione all’articolo..dove vuole surrettiziamente accostare l’oppio alla cannabis. non immaginavo che anche la PARS facesse campagna elettorale..
…..non esiste leggera e pesante …….
I ricercatori dell’ Institute of Psychiatry, King’s College di Londra hanno studiato con la Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) gli effetti sul cervello di 2 componenti principali della marijuana, il Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), prendendo come campione 15 giovani ragazzi (età media 27 anni) consumatori occasionali di cannabis.
Gli studiosi hanno investigato l’effetto predisponente della droga allo sviluppo di sintomi psicotici, come paranoia e pensieri depressivi. Numerosi studi hanno già dimostrato la forte relazione tra il consumo regolare di marijuana e lo sviluppo di sintomi psicotici.
In questo studio, i partecipanti sono stati sottoposti a fMRI in 3 occasioni, corrispondenti alla somministrazione di 3 diverse capsule contenenti rispettivamente 10 milligrammi di THC, 600 mg di CBD e un placebo.
L’esperimento e’ stato condotto in ambiente controllato monitorando che nessun soggetto avesse precedentemente fumato marijuana. La fMRI e’ stata effettuata 1 o 2 ore dopo l’ingestione delle capsule. Durante la scansione i soggetti dovevano eseguire un semplice compito di riconoscimento visivo (premere un pulsante indicando la direzione di una freccia luminosa).
L’analisi dei dati ha dimostrato che THC e CBD influenzano in modo diverso l’attivita’cerebrale. Il THC risulta infatti associato ad una irregolare attivazione del nucleo striato e della corteccia prefrontale laterale, regioni coinvolte nella percezione degli stimoli. Il THC amplifica la risposta cerebrale agli stimoli insignificanti riducendo l’attenzione agli stimoli salienti.
Questo potrebbe portare a esasperare l’attenzione verso i dettagli poco importanti dell’ambiente esterno, predisponendo alla paranoia e ai pensieri aberranti. Il CBD dimostra invece l’effetto opposto, aumentando la risposta del cervello alla salienza degli stimoli e di conseguenza innalzando i livelli d’ansia e lo stato d’allerta generale dell’individuo.
Questi risultati dimostrano quindi che lo stato psicologico indotto alla marijuana riflette una specifica risposta nel cervello, sensibile in maniera diversa agli effetti delle componenti psicotrope che compongono la sostanza, in grado di indurre vere e proprie sindromi psicotiche.
@paoolo
mi sembra che su questo argomento abbiamo già polemizzato, oltretutto non ho intenzione di perder tempo a spiegarti ciò che non vuoi capire comunque prima di copiaincollare queste banalità cerca prima di capirle..sei andato fuori tema.
il dibattito direi ormai internazionale,verte molto sugli effetti collaterali,che sempre parlando di persone malate,sarebbero diversi ed in molti casi utili per non interagire con altri farmaci o malattie.il dibattito deve essere sereno,senza interessi di parte che sono tanti..tanti..tanti…soprattutto per le comunita’.
Ma senti senti Josè Berdini…
Il sig. Berdini dice “…giovani ed adulti…hanno bisogno di cure adeguate non solo di tipo farmacologico”. Quali sono secondo lui queste cure adeguate?
Si contraddice da solo.
se dice: possono costituire un sussidio utile ma non indispensabile….
tutto il resto sono sue critiche preconcette.
Magari le leggi avessero sempre tale valore.
Sig.Berdini,
mi sorprende non poco che proprio lei, in virtù dell’attività peraltro meritoria che svolge sul territorio, si lasci andare a considerazioni del tutto personali che lasciano trasparire solo la preconcetta e assolutamente destituita di ogni evidenza scientifica in ogni ambito di studio, convinzione che dietro l’apertura legislativa all’utilizzo dei cannabinoidi in ambito terapeutico si nasconda una legalizzazione di fatto. la cultura della quale evidentemente è portatore è la solita, quella alla Giovanardi per intenderci..quella che semplifica, che associa e accomuna le sostanze cosiddette leggere a quelle pesanti..che fa leva sulle paure inconsce della gente..basta rileggersi la sua infelice conclusione all’articolo..dove vuole surrettiziamente accostare l’oppio alla cannabis. non immaginavo che anche la PARS facesse campagna elettorale..
…..non esiste leggera e pesante …….
I ricercatori dell’ Institute of Psychiatry, King’s College di Londra hanno studiato con la Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) gli effetti sul cervello di 2 componenti principali della marijuana, il Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), prendendo come campione 15 giovani ragazzi (età media 27 anni) consumatori occasionali di cannabis.
Gli studiosi hanno investigato l’effetto predisponente della droga allo sviluppo di sintomi psicotici, come paranoia e pensieri depressivi. Numerosi studi hanno già dimostrato la forte relazione tra il consumo regolare di marijuana e lo sviluppo di sintomi psicotici.
In questo studio, i partecipanti sono stati sottoposti a fMRI in 3 occasioni, corrispondenti alla somministrazione di 3 diverse capsule contenenti rispettivamente 10 milligrammi di THC, 600 mg di CBD e un placebo.
L’esperimento e’ stato condotto in ambiente controllato monitorando che nessun soggetto avesse precedentemente fumato marijuana. La fMRI e’ stata effettuata 1 o 2 ore dopo l’ingestione delle capsule. Durante la scansione i soggetti dovevano eseguire un semplice compito di riconoscimento visivo (premere un pulsante indicando la direzione di una freccia luminosa).
L’analisi dei dati ha dimostrato che THC e CBD influenzano in modo diverso l’attivita’cerebrale. Il THC risulta infatti associato ad una irregolare attivazione del nucleo striato e della corteccia prefrontale laterale, regioni coinvolte nella percezione degli stimoli. Il THC amplifica la risposta cerebrale agli stimoli insignificanti riducendo l’attenzione agli stimoli salienti.
Questo potrebbe portare a esasperare l’attenzione verso i dettagli poco importanti dell’ambiente esterno, predisponendo alla paranoia e ai pensieri aberranti. Il CBD dimostra invece l’effetto opposto, aumentando la risposta del cervello alla salienza degli stimoli e di conseguenza innalzando i livelli d’ansia e lo stato d’allerta generale dell’individuo.
Questi risultati dimostrano quindi che lo stato psicologico indotto alla marijuana riflette una specifica risposta nel cervello, sensibile in maniera diversa agli effetti delle componenti psicotrope che compongono la sostanza, in grado di indurre vere e proprie sindromi psicotiche.
@paoolo
mi sembra che su questo argomento abbiamo già polemizzato, oltretutto non ho intenzione di perder tempo a spiegarti ciò che non vuoi capire comunque prima di copiaincollare queste banalità cerca prima di capirle..sei andato fuori tema.
Anche la cassazione è d’accordo: drogarsi in compagnia non è reato !
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/31/cassazione-consumo-di-gruppo-di-droga-non-e-reato/485428/
@ T. Gun
..ecco il link di quanto riportato sopra e NON E’ BANALITA…
http://www.droganews.it/news/1665/Marijuana%3A_THC_principale_imputato_della_sindrome_.html