Da imbianchino a killer
Montelupone sotto choc

Abdul Alili, l'assassino di Paolo Marconi e Ada Cerquetti, aveva lavorato in molte case della zona. Difficile trovare spiegazioni per un omicidio così brutale

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Alili Abdul, a desta, pochi minuti prima di essere portato via dai carabinieri che perquisivano l’abitazione dove risiedeva

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Alili all’uscita della caserma dei carabinieri di Civitanova

di Filippo Ciccarelli

“Da un po’ di tempo a Montelupone siamo preoccupati, perché ultimamente si sono verificate una serie di rapine in case isolate che non ci fanno stare tranquilli. Io mi sono attrezzato acquistando una nuova arma e illuminando la zona intorno alla  casa. E’ stato terribile sapere della morte di Paolo e Dina (così era chiamata da amici e familiari Ada Cerquetti, ndr), non riesco a capire come si possa fare una cosa del genere. Erano davvero persone più che squisite, l’ultima volta che ho visto Paolo era giovedì scorso, non avrei mai immaginato una cosa del genere”. A parlare è Orlando Stortini, autotrasportatore in pensione, vicino di casa e confinante dei coniugi Marconi, massacrati nella mattinata di domenica scorsa dal reo confesso Abdul Alili (leggi l’articolo). “Certo, le armi servono per legittima difesa e non per farsi giustizia da soli; non è la prima che possiedo, visto che fino a pochi anni fa andavo a caccia”. Il sentimento del signor Stortini è condiviso in paese, ancora sotto choc dopo il barbaro delitto: il sindaco Ripani chiede però di evitare allarmismi, sottolineando il fatto che Montelupone rimane una realtà sicura e con un numero di reati inferiore alla media provinciale. Proprio il primo cittadino ha tuttavia richiesto un incontro con il Prefetto Pietro Giardina, per aprire un tavolo di confronto sulla questione della criminalità che riguarda anche i comuni limitrofi. “Per questo – spiega Ripani – occorre coinvolgere anche gli altri sindaci: serve una risposta immediata da parte delle istituzioni”. 

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Insieme al dolore monta anche la rabbia per un delitto consumato con così tanta brutalità verso due persone inermi, apprezzate dalla comunità dove hanno vissuto per così tanti anni. Monteluponese d’adozione è però anche il carnefice dei due coniugi. La tentazione di dare addosso all’uomo venuto da fuori che ha ucciso a sangue freddo è forte, ma mai come in questa storia completamente sbagliata, perché Alili è arrivato nel Bel Paese da piccolo, è cresciuto imparando e parlando l’italiano e qui ha anche formato una famiglia. Forse la prova più difficile da affrontare per questa famiglia di contrada Molino sarà spiegare ai tre figli perché il loro papà di 28 anni finirà lontano da loro, chiuso in carcere. La maggior parte della vita di Abdul Alili, dunque, è trascorsa tra le colline del maceratese più che nel suo Paese d’origine, e se dovesse essere rispedito a casa come chiesto d’impeto da molti cittadini, probabilmente bisognerebbe guardare a Montelupone più che oltre l’Adriatico. Abdul Alili non è un nome nuovo alle forze dell’ordine, perché l’imbianchino aveva già commesso piccoli furti per i quali era stato schedato. Oggi il ladro è diventato assassino, ed è giusto che paghi duramente per le sue responsabilità,  certamente non per le sue origini macedoni. Che non fosse un ladro professionista gli inquirenti lo avevano capito subito, ma un conto è rubare, un altro uccidere; forse, come in molti altri delitti, l’influenza della droga che il 28enne aveva assunto è stata determinante nel cambiamento che il ragazzo ha avuto negli ultimi tempi, visto che era conosciuto come un lavoratore integrato nel tessuto del paese.

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Alili Abdul indica ai carabinieri il nascondiglio degli indumenti insanguinati

E se Montelupone non riesce a darsi ancora una spiegazione riguardo alla ferocia con la quale Alili si è scagliato contro due inermi anziani che hanno avuto l’unica colpa di aprirgli la porta, il giornalista Maurizio Verdenelli, che ha avuto modo di conoscerlo, è rimasto altrettanto stupito. “Sono rimasto di stucco – dichiara Verdenelli -, due anni fa mi imbiancò casa, diventammo buoni amici, mi parlava della sua famiglia, di San Firmano, dei suoi ritorni in patria, si parlava delle aggressioni in casa e di come difendersi. Sembrava pacifico e voglioso di lavorare. Tra tutti gli operai che ho avuto dentro casa era stato in assoluto il più preciso e professionale. Evidentemente, in questi due anni, è cambiato qualcosa”.

L’imbianchino macedone, che si è trasformato in spietato assassino, è stato portato in carcere a Camerino. Non appena sarà fissata la data dei funerali degli anziani che ha ucciso, l’Amministrazione comunale di Montelupone proclamerà il lutto cittadino.

(foto Cronache Maceratesi, vietata la riproduzione)

 

 

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