Dal tavolo di lavoro sul centro storico costituito da Associazione Ciclo Stile, La Grondaia, Associazione Commercianti Centro Storico, Associazione Nuovo Cinema Italia, Forum Paesaggio Marche, LGS Macerata, Maceratiamo, riceviamo:
La parola Comune fa riferimento a una condivisione di interessi, diritti, obblighi. Il centro storico ne è un nodo essenziale, fondativo: è il “bene comune” di una città.
Per questo motivo riteniamo non corretto impostare la discussione sulle prospettive del centro storico come un confronto tra opposte fazioni: residenti, alcuni commercianti, altri commercianti, cittadini utenti.
Pensiamo invece che sia utile pensare al nostro centro come a uno spazio democratico aperto, dal cui rilancio passa buona parte dell’avvenire della città, che deve essere sottratto ai tiramolla degli interessi di parte per diventare oggetto di una politica aperta, coraggiosa, innovativa. La definizione di un obiettivo comune di questo tipo deve essere la condizione da perseguire preliminarmente per coagulare i diversi interessi in gioco mettendoli in sistema tra di loro e non in competizione. Mettere in sistema interessi differenti non significa raggiungere soluzioni di compromesso ma, piuttosto, arrivare ad una soluzione capace di cogliere con più completezza la complessità della situazione.
Riteniamo che l’obiettivo di una sempre più ampia pedonalizzazione, accompagnata da misure indispensabili per favorire l’accessibilità, la vitalità, la residenza, debba emergere come scelta politica di fondo.
Di centri commerciali ce ne sono fin troppi nei dintorni, tutti comodamente raggiungibili in auto; Macerata, il suo centro storico, i due assi commerciali dei corsi Cavour e Cairoli, devono riuscire a essere il fulcro di una urbanità antica e al tempo stesso moderna, in cui il cittadino, non le auto, sia il protagonista.
In uno spazio democratico aperto come noi consideriamo il centro storico non vige la legge del più forte o di chi strilla di più; occorre affermare l’interesse generale dei cittadini ad avere una città più vivibile, vitale, accogliente. Da questo tutti trarranno vantaggio.
Accogliamo quindi con favore l’idea dell’Amministrazione comunale di riaprire la discussione sulla pedonalizzazione del centro, ma la invitiamo a farlo in modo alto, perché sono le scelte coraggiose quelle che segnano le identità, della politica, di una città.
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E’ tempo di elevare le frazioni e le periferie anonime. E’ ora di ridisegnare il territorio attraverso piani urbanistici “sostenibili”. Penso ad una Macerata a grappolo con nuclei di residenza e servizi e non a macchia d’olio come è avvenuto finora.
Bellisimo documento condivisibile in ogni suo punto.
Mi auguro che ci di dovere lo prenda fattivamente in considerazione
solo che per realizzare ciò sono a mio giudizio indispensabili infrastrutture
(accesi mecanizzati) e parcheggi.
Altrimenti parliamo di favole non coincidenti con la vita moderna.
Sono d’accordo con Gabor quando dice ” E’ ora di ridisegnare il territorio attraverso piani urbanistici…”.
Il vero “spazio democratico aperto” non è il centro storico ma l’intera città, ed è possibile recuperarlo solo dentro il suo ridisegno urbanistico complessivo. La “malattia” del centro storico (non diversa da altre zone della città) non è curabile con un altra malattia. Non è possibile, infatti, agire con efficacia intervenendo solamente sulla mobiltà urbana -che incide sui tempi di vita-, senza pensare al disegno dell’intero spazio urbano -che influenza la mobilità stessa-.
@ Silvano Iommi
A furia di guardare l’albero c’è il rischio di perdere di vista la foresta. Infatti nessuno sembra interessarsi alla Nuova via Trento S.p.A, al suo eco-mostro, al boulevard annunciato, al collegamento con corso Cavour e soprattutto al carico urbanistico che comporterà l’edificio che sta spuntando sull’area dell’ex Fiat portato in dote dal nostro bene Comune.
Il Centro Storico è ormai ridotto ad una necropoli. E’ doloroso ammetterlo per noi che ci siamo nati. Per rendersi conto che il centro è ormai desertificato basta fare un giro in piazza Mazzini o in piazza Vittorio Veneto, sempre più squallida anche per via di quei cazzetti chiamati dissuasori che la recingono quasi fosse una proprietà privata.
Tuttavia sembra che ci sia un piano involontario per cacciare gli ultimi residenti dal centro, diminuiscono i parcheggi e chiudono i negozi. Non ci rimane che ricordare che nel nostro tanto vituperato centro negli anni Sessanta c’erano seimila abitanti e addirittura due squadre di calcio: la Giorgiana e la Fulgor. Altro che bene comune!
Arch. Bonifazi, condivido pienamente la tua scelta urbanistica. Non può esserci un centro storico bello con una periferia e frazioni degradate. Tutti insieme dobbiamo riuscire a realizzare questo sogno che era anche quello dell’Arch. Mario Crucianelli, questa fu una sua frase in consiglio comunale “riportare il ploretariato ad abitare nel centro storico” si parlava di case popolari.
Ma quale disegno urbanistico, a macchia d’olio, a grappolo, erano altri tempi quelli, ora è troppo tardi, il disegno urbanistico, i piani urbanistici non servono più, la città è fatta è allora cosa fare?
1. Bloccare tutte le potenzialità edificatorie inespresse dei disegni urbanistici del passato attraverso un regime fiscale che incentivi gli interventi sull’esistente;
2. Avviare un programma di interventi sulla città pubblica attraverso un piano di rigenerazione urbana, come lo chiamano oggi, con la partecipazione di “tutti” e non solo degli addetti ai lavori come è successwo in precenza con il famoso “Piano casa” e l’altrettanto famosa “Minitematica”.
Allora ci si accorgerà, per tornare al tema dell’articolo, che per ridare vita al Centro Storico è necessario agevolare l’accessibilità e contemporaneamente pedonalizzare le zone d’interesse che in sintesi significa fare parcheggi a servizio dei residenti con un pubblico durante la giornata.
Con tutto il rispetto, la stima e l’ammirazione per l’amico Mario, riportare il proletariato ad abitare nel centro storico è certamente una frase datata, oggi non è più pensabile di fare scelte per “riportare” bisogna fare scelte per valorizzare e quello che bisogna valorizzare è, come dicevo, la città pubblica e cioè il bene comune.
@ Lucatelli 1828
Vedo con piacere che Lei fa risorgere l’architetto Giuseppe Lucatelli dalla cattedrale di S. Catervo. Purtroppo nella nostra società non esistono più mecenati quali il Cavaliere di Malta Giovanbattista Collio. Infatti oggi esistono solo speculatori che costruiscono dove trovano (o gli fanno trovare) l’affare. Ecco perché mi piacerebbe conoscere lo stato dell’arte della Nuova via Trento S.p.A anche perché considero bene comune tutto il territorio.
Tuttavia ritengo che chi ha un sussulto, chi protesta, chi rimpiange la dignità perduta del proprio paese non è un provocatore, è un provocato.
Il centro storico è bene comune che va difeso, non ci sono dubbi in proposito su tale pensiero, espresso da qualsivoglia parte politica o associativa.
Però… come ? .
E qui potremmo parlare per giorni e dividerci in fazioni di stampo calcistico o di interesse oggettivo.
Personalmente noto che a fronte di un sistema di parcheggi sicuramente da migliorare su cui le casse comunali si affidano alla grande e si fanno notare per esosità abbiamo un sistema di attrativa commerciale di non facile accesso .
I negozi del centro propongono in gran parte mercanzia che non è alla portata del “ploretariato” come simpaticamente l’arch Crucianelli definiva la massa, e pertanto lo stesso (di cui mi onoro di far parte) che per numero è attualmente superiore alla borghesia facoltosa non è attirato dalle stesse vie se non per il passeggio saltuario.
Infatti strano a dirsi, ma le manifestazioni (poche) che si organizzano entro le mura attirano invece la massa sopra citata pure dai paesi limitrofi ravvivando come dovuto tali vie.
Oppure qualcuno crede che il solo stile ubano ed i palazzi dediti ad uffici, tristemente spenti fuori dai canonici orari pubblici, possa invogliare, pur avendo parcheggioni sotto le mura meccanizzati , la gente ad accedere al centro?
Noto infatti che molte lottizzazioni con immensi parcheggi e strade comode d’accesso risultino spoglie e vuote se non riempite di negozi e luci , fatevi un giro per credere.
La politica dovrebbe aprire gli occhi e chiedersi se le vetrine vuote o sfitte, siano dovute solo alla scarsa perizia dei nostri imprenditori commercianti oppura anche all’esosità dei proprietari delle stesse, che per contro costringono all’innalzamento innaturale dei prezzi delle mercanzie proposte facendo scappare l’acquirente .
E non saranno le macchine in piazza della libertà a cambiare le cose e a rivitalizzare lo stesso, bensì attività come piccoli supermercati e gratuità o quasi sui parcheggi più vicini per i residenti, edilizia per gli studenti universitari in modo da liberare risorse per i futuri residenti anche a scapito delle rendite …..di colore molto scuro dei proprietari affittuari che spesso risiedono in nuove lottizzazioni residenziali lontante dal tanto vituperato centro.
Sarei contento poi che lo stesso centro non fosse abbandonato e trasformato piano piano in un ghetto per extracomunitari lasciati soli a badare a se stessi.
e qui mi fermo anche se avrei ancora tanto da dire….
Assi commerciali di Corso Cavour e Cairoli?, Ma se sono solo strade imgombre di auto parcheggiate in seconda fila! Per far rinascere questi due corsi bisognerebbe costruire una strada di scorrimento che permetta di scavalcare la Città di Macerata a chi deve passare da una vallata all’altra.
Tutto il resto sono chiacchiere da bar.
Pedonalizzate corso cavour e corso cairoli e organizzate maggiori parcheggi gratuiti, altrimenti i centri commerciali sorgeranno come funghi e si mangeranno tutta Macerata, non solo il centro storico.