La valle incantata
“minacciata”
dal Suap Giorgini

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di Marco Ricci

Nel 1966 Celentano sfornò una delle sue canzoni più celebri.

L’abbiamo tutti canticchiata migliaia di volte la storia della strada di periferia – la via Gluck – immersa nella campagna e improvvisamente invasa dal cemento. Campagna a parte, la vicenda di Valleverde ricorda qualcosa di un celebre film del 1967,  il Laureato. Quello di  Dustin Hoffman, di Mrs. Robinson e della canzone di Simon e Garfunkel. In una delle scene cult del film infatti, durante la sua festa di laurea, al neo dottore annoiato dai brindisi e mezzo alticcio si avvicina un corpulento uomo d’affari di mezza età che lo fissa con lo sguardo sagace, intenso e visionario.

“Il futuro è  nella plastica, figliolo” – gli batte una mano sulla spalla – “Plastica, non scordarlo.”

Cosa ha a che fare Valleverde con la plastica?

La sua storia recente grosso modo è questa. La contrada si trova nel comune di Macerata a un tiro di schioppo dalla Pieve di San Claudio ed è salita all’onore delle cronache quando nel 2008 una ditta di iniettati plastici, la Giorgini di Montecosaro, ha avviato una procedura amministrativa (tecnicamente un SUAP) per edificare poco meno di 100.000 mc tra impianti e magazzini suddivisi in sette stabili. Tanti, a pensare che la ditta ha una ventina di dipendenti e che in caso di parere favorevole – per sua esplicita ammissione riportata negli atti – non ne assumerà uno di più, facendo venire oltretutto molti dubbi su quale ricchezza o vantaggio potrà ricadere sul territorio maceratese.

Un SUAP è comunque uno strumento di semplificazione per l’avvio di un’attività produttiva. Se qualcuno volesse aprire una ditta in un’area già inquadrata come produttiva avvia la procedura, presenta tutta la documentazione necessaria e il parere tecnico degli Uffici diventa vincolante. Favorevole, si fa. Contrario, non si fa. Se volesse però insediare la stessa ditta al Campo dei Pini – che area produttiva non è – beh, la procedura diventa più complessa e il Consiglio Comunale, anche davanti all’eventuale parere favorevole degli Uffici, potrebbe avere qualcosa da ridire. Il Piano Regolatore vigente non prevede infatti aziende a posto delle tribune e del campo di calcio.

L’insediamento è utile alla citta? Ci sono i requisiti di pubblico interesse?

Queste sono le domande da porsi quando c’è di mezzo anche una variante al Piano Regolatore e questo è il caso del SUAP Giorgini poiché l’azienda andrebbe ad insediarsi in un’area oggi agricola.

All’avvio della procedura molti residenti si sono allarmati, i coltivatori diretti se la sono presa a male, chi ha investito in un agriturismo pure, così in poco tempo molti cittadini si sono uniti a un comitato civico tanto battagliero quanto informato sui fatti, il Comitato tutela San Claudio, Piediripa e Valle. A questo comitato si sono aggiunte poi Legambiente Marche, il Coordinamento Regionale Salvaguardia Paesaggio Marche e altre associazioni contrarie a questa lottizzazione e favorevoli invece ad un utilizzo diverso del territorio. Durante la campagna elettorale, va precisato, sostanzialmente tutti i candidati sindaci si sono detti contrari all’approvazione finale. Oggi, dopo l’iter amministrativo conclusosi nelle prime settimane del 2010 con parere favorevole alla Giorgini nonostante molte osservazioni presentate dai comitati e alcune incongruenze, la questione è al centro del dibattito politico e il 21 di luglio sarà in discussione al Consiglio Comunale per il verdetto finale.

Plastica o non plastica, that is the question.

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Fin qui grosso modo la storia, dunque parto per un giro esplorativo nella contrada per rendermi effettivamente conto di cosa si sta parlando e del perché la stragrande maggioranza dei valligiani è così arrabbiata (e non solo loro). La passeggiata a Valleverde comincia partendo dalla bellissima quanto poco valorizzata Pieve di San Claudio. Il cielo è nuvoloso ma i raggi del sole scaldano di giallo-oro i campi ricoperti da un mare di grano ondeggiante. Prendo la vecchia strada consortile e mi dirigo parallelamente alla statale in direzione di Piediripa tenendo sulla destra le colline verdeggianti che digradano sulla pianura. La stradina è stretta, assolutamente silenziosa e il paesaggio immacolato. La lottizzazione Valleverde – che sorgerà sulla sinistra oltre il fosso alberato ha volontariamente risparmiato questa fascia di territorio dalla vista degli insediamenti. Anzi, secondo il progetto approvato, un’ulteriore fascia alberata di dieci metri dovrà appositamente rinforzare la separazione con le zone produttive.

Bella idea in effetti, ma già così non sembra comunque di essere a un chilometro dalla statale quanto di passeggiare in un mondo agricolo completamente lontano dal traffico. Qua e là qualche casa colonica, qualche macchia di verde tra i campi coltivati, sullo sfondo la strada ferrata su cui passa poco o niente. Mi fermo e immagino che mille anni fa questa contrada non dovesse essere molto diversa da oggi. Sarà stata più alberata, sicuramente, e il Chienti doveva invadere i campi un giorno su due. Ma oggi come allora, voltandosi, si vedono le torri tondeggianti di San Claudio. Non so se sia Acquisgrana come dice don Carnevale, ma anche senza Carlo Magno a questo posto non manca nulla. Oltre alla Pieve la terra qui sotto è infatti piena di reperti romani testimoniati da un lungo scavo negli anni ottanta. Di sicuro, qualche mese fa, abbandonato ad un lato della strada, i Carabinieri hanno trovato un sarcofago in marmo con innesti di bronzo. Se sia il sepolcro dell’Imperatore ce lo dirà la Sovrintendenza. Personalmente ne dubito, ma io sono scettico di mio, lo sanno tutti.

Abbandonando il medioevo e proseguendo per la stradina, si notano le vigne che cominciano a digradare verso la pianura. A fianco del vigneto invece c’è un fitto di ulivi. L’olio di quelle piante è prodotto con la certificazione di Prodotto Biologico. Una sequela di procedure per ottenerla e l’approvazione del SUAP la manderebbe immediatamente in fumo.

L’area della lottizazzione vera e propria si trova sul margine della stradina a uno, due chilometri da San Claudio. Sono sette o otto ettari ai piedi delle colline coperti di grano e limitati da un filare di alberi. Da qui si capisce bene perché nella questione ci sia di mezzo il paesaggio, bisogna venirci per comprenderlo.

Il lotto interessato dal SUAP non si trova infatti sulla sinistra della strada consortile, cioè verso la nuova zona produttiva già approvata, bensì verso destra, cioè verso le colline! I nuovi capannoni spezzerebbero completamente l’ambiente agricolo che è stato preservato fino ad oggi e chiuderebbero in una morsa l’unico passaggio da Piediripa a San Claudio. Alla destra la Giorgini, alla sinistra la lottizzazione Valleverde. Una sorta di diga, insomma.

E i filari alberati che dovevano così bene proteggere questa fascia sub-collinare addirittura dalla sola vista degli insediamenti?  Serviranno a questo punto per fare ombra alle formiche, immagino.

Così addio valle incantata, addio piste ciclabili, passeggiate a piedi da Piediripa e sogni sparsi delle Associazioni.

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Onestamente – questa è l’impressione che si ha vedendo – qui non è in gioco un quadratino di terra ma si sta commettendo un intervento urbanistico e paesaggistico disgraziato con una totale assenza di qualsivoglia pianificazione, un intervento che in seguito potrebbe aprire la strada a tanti altri insediamenti su questo lato incontaminato della valle, lotto per lotto su su sempre più vicini a San Claudio.

Per capire meglio faccio anche due chiacchiere con chi qui ci vive e mi incontro Orietta, una degli oltre 200 dei comitati e con suo cugino Luca. Sono agricoltori e possiedono un’azienda agricola con tanto di agriturismo e di eventuale vista sui capannoni del SUAP. A vederli così non hanno niente del rivoluzionario e neppure del no-global. Sono agricoltori e sembrano piuttosto incazzati, questo sì, ma suppongo possa capitare se minacciano di impiantarti un’azienda di iniettati plastici a duecento metri dal tuo agriturismo e dai tuoi filari di uva.

Sarà una questione di prospettive, questo si intende, ma c’è onestamente da capirli.

Da Orietta e Luca mi faccio un po’ spiegare la loro storia, quello che fanno le famiglie di qui e perchè si oppongo con tanta determinazione ai sette ettari di capannoni. Mi spiegano che vivono sulla cresta della collina da metà degli anni sessanta. Possiedono venti ettari di terra coltivata e dopo tanti sforzi – anche economici e di investimento – hanno aperto il loro agriturismo e un bed-and-breakfast, questo anche con l’aiuto delle leggi regionali.

Man mano che vanno avanti nei racconti mi accorgo che le loro parole si condiscono di frustrazione, di rabbia e soprattutto di angoscia. Vera angoscia. E vi assicuro che fa effetto – molto effetto – sentirsi dire da persone che qui ci lavorano e ci vivono da una vita che a loro non resterebbe che chiudere. Sono famiglie vere queste, non quelle della televisione e dei film, famiglie che vivono a meno di cinque chilometri da Piazza della Libertà e che andrebbero per aria se il SUAP venisse approvato.

“Soltanto da noi sette famiglie andrebbero a spasso perché con l’agricoltura e basta non si vive più” – mi precisa Orietta – “Ci vuole anche un agriturismo per andare avanti, e chi verrebbe più qui per aprire la finestra su un’azienda chimica?”

Onestamente non ci verrebbe nessuno, non le si può dare torto. Magari a questo punto si va tutti in Toscana dove queste cose non si fanno e dove il turismo sanno davvero cos’è.

Se Orietta parla con tantissima angoscia Luca non si aspetta più niente dalla politica e il suo racconto amareggia molto. E’ venuto a sapere che molti di quelli che sono passati di qui in campagna elettorale e dicevano di appoggiare la loro causa si trovano invece sulla sponda opposta.

Alle miserie umane, aimè, non c’è proprio limite.

Così Luca confida adesso solo sul Sindaco Carancini e su pochi altri Consiglieri che hanno mantenuto la parola.

“Sulla valle del Potenza ci sono tantissimi capannoni vuoti, perché non vanno lì dove ci sono già le zone industriali?”

Questa obiezione si sente spesso quando si parla del SUAP Giorgini. Ma Luca non sa che un’industria classificata insalubre non può insediarsi in un’area urbanizzata per motivi di sicurezza. Sa però sulla sua pelle che nessuna legge impedisce esplicitamente di farlo a ridosso delle sue viti e sotto il suo agriturismo. Misteri del diritto.

“Qui intorno” – continuano comunque a raccontarmi – “sono tutti agricoltori e tutti contrari.”

Molti valligiani hanno anche ristrutturato le vecchie case coloniche che inevitabilmente perderebbero valore e nessuno avrebbe più l’impressione di vivere in un luogo ameno dove far crescere figli e nipoti. Fare agricoltura biologica inoltre sarebbe impossibile e quando si parla di industrie chimiche – a torto o a ragione – si ha sempre un po’ di timore.

Prima di salurarci Luca si fa sfuggire un’idea che mi incuriosisce molto.

L’ho già sentita e da qualche mese non è l’unico ad avanzarla.

“Non si può proteggere tutto anche qui a San Claudio come è stato fatto per l’Abbadia di Fiastra?”

Ve la ricordate l’Abbadia vent’anni fa?

Era uno schifo. Da un lato della statale il bar con il cartellone dei gelati sempre arrugginito. Uscivi dalla chiesa e rischiavi di finire direttamente sotto un tir, ma questo almeno dopo esserti preso un’ultima benedizione. Dal lato opposto, dove oggi ci sono il ristorante e l’albergo, ci sguazzavano le galline a caccia di vermi.

Oggi invece l’Abbadia fa decine di migliaia di visitatori l’anno. Ci vengono da tutte le Marche ed è uno dei luoghi di pregio della nostra Regione. I fotografi di calendari ci sguazzano e ogni genitore che si rispetti conosce le passeggiate e i prati a memoria. Qui si gioca, lì no perchè ci si inzuppa.

Chi l’avrebbe mai detto quando la selva era buona solo per andarci a cogliere gli asparagi in primavera o a fotografare le libellule allo stagno?

E come per l’Abbadia di Fiastra, se tutto questo capitasse anche a Valleverde, visto che questo lato della valle è del tutto incontaminato e la Pieve di San Claudio ha un’enorme potenzialità turistica?

Non lo dicono esplicitamente, ma in fin dei conti chiedono anche questo quelli dei Comitati.

Immaginiamo allora che Macerata e Corridonia volessero insieme qualificare tutta l’area e farci un collegamento pedonale e ciclabile con Piediripa dando ai bambini della nostra frazione un posto meraviglioso dove giocare. E un domani magari, quando ci saranno i fondi, immaginiamo di allungare il collegamento ciclabile congiungendo la foce del Chienti all’Abbadia di Fiastra passando proprio qui, per Valleverde e San Claudio. E immaginiamo al posto dei capannoni qualche piccola struttura ricettiva, dagli agriturismi ai bed-and-breakfast, e impianti sportivi all’aperto, un maneggio, e scavi archeologici visitabili, e il wi-fi diffuso, e punti vendita dove i coltivatori diretti possano finalmente accorciare questa benedetta filiera sopravvivendo loro e facendo tirare una boccata d’aria alle famiglie in piena crisi euro. Esageriamo addirittura!, anche un bel negozio di armature, lance e spade in perfetto stile carolingio per far felici i Carlo Magno nostrani. E se mai verrà alla luce la Metropolitana di Superficie – con la stazioncina a due passi e la strada ferrata che l’attraversa, qui a Valleverde ci si arriverebbe da mezza provincia in un attimo. Luca sarebbe felicissimo perché dice che “farebbe giro”, ma io vado più in là e suppongo che farebbe giro anche ai commercianti del centro.

Non sarebbe anche questo sviluppo?

E non avrebbe una ricaduta positiva per l’occupazione senza ledere i diritti di coloro che qui ci vivono e ci lavorano da una vita e senza infischiarsene come sempre della tutela del territorio e del paesaggio?

E suggerisco agli amministratori – non avendo ovviamente a priori nulla contro una ditta che lavora, che produce e che sono certo non avveleni bambini per mestiere – non sarebbe decisamente più intelligente trovare un luogo più consono e meno invasivo del territorio dove far impiantare un’industria chimica?

E oltretutto oggi – nel 2010 – dov’è davvero il nostro futuro e il nostro sviluppo?

E’ nel nostro paesaggio, nel turismo, nell’offerta ambientale e culturale o come nel 1967 nella plastica?

Ai nostri Consiglieri Comunali – confidando che vengano anche loro qui a parlare con i valligiani e a vedere come stanno veramente le cose – il 21 di luglio l’ardua sentenza.

And here’s to you, Mrs Robinson…



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