di Roberto Scorcella
Il risultato elettorale scaturito dalle elezioni amministrative a Macerata è lo specchio del fallimento della democrazia rappresentativa.
Leggendo l’ultimo articolo di Mauro Montali, mi è balzato all’occhio il passaggio dove si afferma che il nuovo Sindaco è l’espressione del 29 per cento degli aventi diritto al voto a Macerata (quindi, in percentuale ancora minore dell’intera città), mentre il candidato del centrodestra rappresenta il 28 per cento degli aventi diritto al voto. I due candidati più votati contano insieme poco più della metà della metà dell’intera Città.
E’ l’ennesima conferma del grande bluff della democrazia rappresentativa.
Attualmente in Italia il sistema elettorale costituito dalla democrazia rappresentativa è indecente e truffaldino.
L’amico Massimo Fini durante il VDay di tre anni fa disse in maniera molto brutale ma efficace che questo era un sistema per metterlo in quel posto agli italiani attraverso il falso consenso.
Ora, è assodato che in democrazia esistono due elementi essenziali: il voto uguale e libero.
Con l’attuale sistema politico in Italia il voto non è uguale e il consenso è taroccato per il semplice fatto che, come affermavano gli esponenti della scuola elitista come Mosca, Pareto e Michels, una minoranza di cento persone che agisce di concerto e d’accordo prevarrà su mille che agiscano liberamente.
Questo ha fatto sì che la democrazia in Italia sia un’oligarchia che nega ogni diritto al cittadino libero che non vuole far parte delle categorie imposte da questa oligarchia. Con questo sistema non si possono valorizzare i meriti, le capacità e le potenzialità dell’individuo che in una democrazia ideale potrebbe emergere mentre nella democrazia italiana viene schiacciato e umiliato.
In questa situazione l’individuo è un suddito, né più né meno che in altri regimi, come quello monarchico ad esempio. Le oligarchie politiche, ovvero i partiti, fanno quello che vogliono. Ciò che avviene nei luoghi dove la democrazia dovrebbe essere esercitata è semplicemente la facciata, la superficie. In realtà le vere decisioni vengono prese dietro le quinte. Il cittadino crede di scegliere, e invece è una truffa. Sono i partiti a scegliere per noi. Noi cittadini non scegliamo nemmeno più i candidati. Sono gli apparati a scegliere, non certo i cittadini.
Curioso che ci si sia scandalizzati di fronte alla decisione di Anna Menghi di invitare i suoi a non andare a votare. Perché avrebbero dovuto farlo se nessuno in realtà li rappresentava? Forse proprio questa è stata la scelta meno farisea e più coraggiosa del secondo turno delle Comunali. Bobbio, al quale non può certo essere affibbiato l’appellativo di antidemocratico, scriveva che “l’unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito che le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza danni”.
La verità è che oggi si vota con la stessa razionalità con cui si tifa Juventus, Milan o Inter, cioè in base a fattori emotivi e identitari più che valutativi e razionali.
Oggi noi cittadini siamo semplicemente spettatori paganti di una partita in cui a giocare sono sempre le oligarchie.
Ma questo è quello che oggi passa il convento. Anche se sappiamo perfettamente che un sistema politico che non rispetta nessuno alla fine è destinato a implodere. E arriverà il giorno in cui questa truffa che in Italia si chiama democrazia rappresentativa verrà eliminata.
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Mi permetto di osservare, pur condividendo alcune preoccupazioni espresse dall’autore, che – in realtà – se i due candidati sindaci sono rispettivamente espressione del 29 e del 28 % degli elettori non è perché la democrazia rappresentativa è “un grande bluff” come sostiene, ma semplicemente perché quasi la metà degli elettori non è andata a votare…… Il sistema funziona (e per decenni ha funzionato egregiamente)……sono i cittadini ad aver perso il gusto di farlo funzionare. Altro discorso è vedere perché hanno perso questo gusto, ma è cosa diversa dall’affermare che la democrazia rappresentativa va eliminata…..
La politica è lotta per la conquista del potere, punto. E’ il fine in sé della politica. Chi dice altro mente. Il bene comune non c’entra niente; se si dovesse votare in base alla cosiddetta razionalità (quale? La mia, quella del vicino, chi lo stabilisce?) non saprei cosa potrebbe venire fuori. La democrazia non è un sistema perfetto, ma è il meno peggio di quelli possibili. Si vota come si tifa per Juve, Inter o Milan?
Vietiamo allora il diritto di voto a coloro i quali non hanno, che so, una laurea, visto che dispongono di un minore livello di informazioni e cultura per partecipare al “bene comune” e sono più influenzabili al voto dettato dalla pancia più che a quello dettato dalla testa. Ci sono già stati giorni in cui questa “truffa” chiamata democrazia rappresentativa è stata eliminata in Italia. Sono stati gli anni del fascismo che è stato cento per cento retorica e totale avversione alla libertà dell’individuo di emergere, come invece auspica l’autore dell’articolo. Anzi, è stato corporativismo e dittatura. Ma questo pare che ce lo siamo scordati un po’ tutti, d’altra parte cosa aspettarsi in un paese dove la nipote del dittatore va a dire in tv “meglio fascista che frocio” ?
La partitocrazia non è una novita in questo paese, esiste ben prima del confronto Carancini/Pistarelli. Il non-voto è un segnale politico importante, non ci si può appellare al sacrosanto diritto di voto, all’intelligenza degli elettori e poi se il risultato non è quello sperato dire che è tutta una truffa, no?
signor Ciccarelli….lei ricorda la nipote del dittatore,ma ha dimenticato chi avete eletto in Parlamento:ex terroristi di sinistra,condannati per omicidio,da Negri(poi fuggito a Parigi) fino ad un sottosegretario del governo Prodi,ex militante di Autonomia Operaia….La vostra democrazia rappresentativa non dovrebbe permettere che rei di omicidio divengano onorevoli:eppure è avvenuto!!!
Sig. Petroselli, innanzitutto non mi conosce ed anche se mi conoscesse non potrebbe sapere per chi ho votato; stia pur tranquillo che io ho la coscienza a posto e per storia personale e di famiglia non faccio parti di quelli che hanno mai fatto affari con questa o quell’altra fazione estremista. Mi dispiace che lei sia così sensibile al tema del fascismo e della sig.ra Mussolni, ma questo è francamente un problema suo.
La mia riflessione è un’altra ed è diretta a ciò che è stato scritto dall’autore dell’articolo, con il quale mi trovo in disaccordo su alcuni punti fondamentali, ma del quale apprezzo la schiettezza nel presentare le sue posizioni.
Queste elezioni sono state un momento importante per la nostra città; io non ho votato perché mi trovavo all’estero (mi ci trovo tuttora) al momento della scelta. Ma ho osservato alcune affermazioni ed uscite secondo me in alcuni casi ingenue, in altri casi sproloqui dettati probabilmente dall’ansia del momento elettorale.
Non ho mai commentato prima e lo faccio adesso a bocce ferme; se questo le da fastidio, unitamente al risultato delle elezioni mi dispiace. Provi con un Maalox oppure veda se il suo medico di famiglia può segnarle il Pantorc che ricordo essere un ottimo rimedio in questi casi.
La prossima volta se si trova in disaccordo con quello che scrivo risponda, per favore, con degli argomenti senza sviare, per fortuna questo posto non è (ancora) il ring di Buona Domenica.
Il signor Ciccarelli mi ha anticipato…Temo che lei, signor Petroselli, abbia imparato bene il “capponese” dal momento che va sistematicamente fuori tema e lancia nuove discussioni, credo, per evitare di approfondire quelle che si stanno svolgendo.
Restando all’articolo di Scorcella e alle riflessioni di Perticarari, ho notato che quest’anno ci sono stati meno voti di preferenza rispetto al passato. Di fronte a questo dato (tra l’altro in controtendenza se teniamo in mente la crescente disaffezione popolare verso i partiti) mi chiedo se e in quale misura abbia influito la legge elettorale nazionale che impedisce al cittadino di scegliere i candidati. Chissà…forse i cittadini si stanno disabituando a esprimere singole preferenze?
Concordo pienamente, anzi sono pure stupito di leggere tali pensieri in un sito di informazione (e non di “controinformazione”).
La democrazia, così come viene vissuta oggi, sta stretta a molti. E’ il sistema “meno peggio”, forse, ma credo che ben presto verrà abbandonato per scegliere qualcosa di più giusto ed equo per tutti: fa parte del cammino dell’uomo migliorarsi sempre. L’unico errore che si può fare ora è credere che sia il sistema perfetto, a cui non dobbiamo muovere nessuna critica.
Adesso ci divertiamo, provo io a dare una ricetta…se funzionasse potrebbe risolvere tutti i problemi del mondo, quindi partiamo dal presupposto che sia tutto sbagliato. 🙂
Provateci voi poi…
Abbattere la paura derivata dall’ignoranza (su cui si basa da sempre il potere):
1) Aumentare il senso critico di tutti i cittadini.
“Materie Prime” (chi le gestisce ha il potere) :
2) Chiarezza sulla proprietà della moneta e studi di sistemi migliori di quello attuale: ritorno alla proprietà pubblica o inserimento in regimi di concorrenza.
3) Democratizzazione delle fonti di energia.
4) Concorrenza vera su tutte quelle risorse da cui dipende a vita dell’uomo.
(Fanta)Politica
5) Chi gestisce la cosa pubblica non ne deve trarre vantaggi personali: l’unico modo possibile credo che sia quello della “rete”, inteso come cervello distribuito composto da una moltitudine di persone (50.000?) con grandi conoscenze tecniche sulla materia (quindi non solo avvocati ahahah) formato tramite concorso pubblico.
6) Elezioni a suffragio universale dell’organo di coordinazione dei lavori: avrà solo compiti di coadiuvazione ed emanazione dei pareri, nonché avrà il compito di tenere la memoria storica.
7) Possibilità di monitoraggio continuo della “rete” da parte del cittadino senza nessuna lente deformante (televisioni?)
8) Tecnologia applicata al bene comune: è l’unica che può migliorarci la vita a livello pratico, il resto serve per placare le nostre paure su quello che non conosciamo.
Penso che possa bastare, poi vi è il dettaglio…come forti incentivi alla ricerca scientifica, spirituale o solamente alla bellezza.
Chi non è andato a votare non ne aveva voglia o forse gli stava bene tutto quello che veniva fuori dalle elezioni.
Se avessero votato il 100% dei cittadini, fermi restando i risultati, allora si poteva davvero dire che il 40% dei maceratesi era insoddisfatto e non si sentiva affatto rappresentato.
Allora ci sarebbero state diverse cose da rivedere, prima fra tutti l’insoddisfazione generale dei cittadini e un senso di nausea verso la politica in genere e per i partiti, sempre più numerosi e superficiali, per primo.
Ma il 40% non ha spostato le chiappe dalla propria poltrona e allora adesso si tenga, nel bene o nel male (sebbene speriamo nel bene) quello che altri hanno scelto anche per loro.
Ricordo a tuttti che esistono anche le schede bianche e quelle annullate che, a modo loro, sono comunque un espressione di voto o di totale insoddisfazione.
Pur essendo amica fedele di Anna Menghi, reputo davvero che abbia avuto del coraggio a dire che era meglio non votare ma io resto della mia idea: è un diritto e un dovere che va esercitato anche come forma di protesta!
@Ciccarelli: l’unico strumento applicabile è quello della democrazia diretta, frustrata in Italia da marginalità come il referendum. Solo così il cittadino da elettore-suddito si erge a protagonista e legislatore. E i partiti non avrebbero più senso di esistere. Per questo non sarà mai applicata.
@Savi: hai colto perfettamente il senso. La gente non si sente rappresentata, vota per spirito di appartenenza simile al tifo calcistico e non scrive preferenze sulla scheda. Altre due elezioni di questo tipo e saremo al de profundis della democrazia rappresentativa.
Non entro nel contesto dell’articolo non perchè non lo possa condividere, ma perchè credo non rappresenti la realtà dei fatti.
Ciò che a oggi mi preoccupa è il forte tasso di astensione che, a mio avviso, sottolinea l’incomprensioe da parte del cittadino del diritto del voto. Esplicativo ma non esaustivo, il pensiero comune del “era per votà a tizio, ma tanto è jiti su quell’antri”, come se il secondo turno non interessasse il futuro di quanti non appartenenti all’ideologia od al comodo dei due contendenti finali.
Mi permetto altresì di far notare a Savi che quest’anno le preferenze non ci sono e sono totalmente distorte per la distorsione dei risultati dei voti ai seggi. Migliaia di preferenze sono stata annullate od assegnate a casaccio e sembra che tutti lo sapessereo ma nessuno abbia voluto far nulla.
Ciò che è mancata non è la voglia, ma la preparazione: ciò che mi allarma non è il distacco , ma la strumentalizzazione del caos.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” diceva Dante anche se in questa tornata elettorale, mi è ronzata in testa sempre una frase di Arthur Clarke che diceva la differenza tra un politico ed un uomo di stato e diceva pressappoco che “Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni”
Ed ammetto che vedo e sento molti più politici oggi nel dopo-elezioni che nei giorni del voto…
Ciò, tuttavia, e solo una mia opinione
ho riletto più volte il pezzo, e francamente faccio ancora fatica a capire dove si voglia andare a parare… Che il numero degli elettori diminuisca (per le più disparate ragioni) è comprensibile. Che nel ballottaggio diminuisca ancora è del tutto normale. Sono i frutti del bipolarismo. Non a caso negli Stati Unit e nei paesi anglosassoni questi numeri sono la regola e non l’eccezione… Stupirsene oggi è anacronistico. se, invece, si volesse mettere in discussione il modello democratico o il concetto di elezione con voto (libero, personale, unico e segreto) lo si dica chiaramente senza girarci tanto intorno. Massimo Fini, almeno, in questo è chiaro…
Attenzione però a non fare troppa confusione: i modelli elettorali ( proporzionale, maggioritario, uninominale, doppio turno, ecc) sono semplici strumenti che possono – a seconda delle esigenze sociali e politiche – variare. Il modello democratico e le elezioni a suffragio universale hanno un loro valore. Ai partiti politici il compito di rendere la democrazia vera e partecipata. La crisi dei partiti, in questo senso, corrisponde alla crisi di ogni corpo sociale intermedio (dalla famiglia al parlamento, passando per ogni associazione..)
Sono d’accordo con Renato Perticarari. Non è colpa del sistema elettorale se la gente non va a votare. E nemmeno del sistema partitico. Sono gli uomini che fanno l’uno e l’altro. Come ho risposto a un amico astensionista che lamenta il fatto che in Italia non cambierà mai nulla, se lui non va a votare vota comunque in un’altra maniera: e cioè delegando chi ci va a rappresentarlo. Dunque non ha diritto di lamentarsi. O meglio, può lamentarsi dei problemi ma non del mancato cambiamento. Poi, ovviamente, bisogna pure dire che l’elettore astensionista si ribella con l’assenza al voto a un sistema che l’ha più e più volte tradito, sbeffeggiato, trattato da stenterello, raccontandogli favole belle e mitologie. Tante volte mi pare che la politica sia diventata sempre di più “bolitica” (prendendo a riferimento il bolo…). E la gente che arranca tutti i giorni per tirare avanti – con tutto: dal lavoro messo com’è in tutta Italia (a proposito: bella la proposta di Bersani, sì… un vero capolavoro! Poi vi chiedete perché gli operai del nord votano la Lega!) ai problemi locali – la gente di tutti i giorni si può preoccupare delle camarille impazzite dei politici? Si può preoccupare dell’assalto alla diligenza, se non con rassegnazione – nel migliore dei casi – o sdegno – nel peggiore -?
Scorcella ha ragione: il voto – proprio come a Sanremo – lo fa una minoranza ben organizzata. Ma anche questo fa parte della democrazia, sistema imperfetto ma garantista. Dice: e chi invece continua ad andare a votare? O fa parte del gioco oppure si diverte come in occasione della festa del patrono, quando arrivano le bancarelle e le giostre, e per un po’ di giorni si può parlare d’altro. Poi basta, però. Il gioco è bello quando è corto. Non ti dico poi quando nemmeno giochi ma vedi giocare. Sicché va a finire che ti inventi un gioco nuovo: chiudi la scatola dei giochi riuniti e vai a prenderti una boccata d’aria pulita. Lontano dalle correnti.
Rispondo velocemente al Sig. Scorcella; in linea di principio il suo ragionamento è seducente, ma in pratica è inattuabile. In pratica si tradurrebbe in una ingovernabilità caotica in un paese di 60 milioni di persone. Esperimenti di questo genere ebbero luogo ed effetto infatti nelle ristrette comunita Zwingliane in Svizzera credo nel XV-XVI secolo, laddove, però, non c’era distinzione tra sfera pubblica e privata. C’è anche chi non vuole farsi carico di esercitare il suo diritto di decidere; in teoria i partiti sono nati per rappresentare degli interessi. Che poi la pratica OGGI sia ben diversa è un altro affare. Ma che sia una minoranza di pochi a comandare sulla massa, francamente, è evidente. Dalla politica ci si aspettano sicurezza, ordine (tra le altre cose). Non è il numero o non solo il numero a fare il discrimine. Sarebbe come pretendere che, forti del numero, i bambini delle elementari guidassero le maestre o gli operai della Fiat il suo management. Faccio esempi così, giusto per rendere l’idea. In teoria i partiti dovrebbero rappresentare i nostri interessi. In pratica non lo fanno bene, o non lo fanno più, o per niente.
Il sistema è questo però: per citare Corrado Guzzanti, “Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori!”.
E’ vero, funziona così, ma la democrazia diretta è impraticabile, vuol dire plebiscito, vuol dire Napoleone III, tre secoli fa. Non il massimo della democraticità, simile ad elezioni bulgare col consenso costruito al 98.9 %. Se l’alternativa è Napoleone III o Mussolini, scusate, mi tengo Pistarelli e Carancini.
Che bello!!! E’ sempre molto rilassante vedere che certe abitudini non si perdono mai: è una cosa che dà sicurezza.
L’antico vizio italico di lamentarsi di tutto non perde un colpo. Così oggi è il turno della democrazia rappresentativa, delle oligarchie di potere, del sistema elettorale, del sistema dei partiti. OGGI.
Chissà perché, nessuno (tranne qualche illuso) diceva queste cose IERI, cioè prima delle elezioni. Sempre a piangere quando è troppo tardi; non sia mai che se si grida “al lupo!” per tempo qualcuno potrebbe fare scelte diverse.
“Le oligarchie politiche, ovvero i partiti, fanno quello che vogliono”
Certo caro Scorcella, fanno quello che vogliono. E perché non dovrebbero? L’86% dei maceratesi ha votato per loro, quindi vuol dire che sono soddisfatti di come i partiti e i loro sodali agiscono. Se i cittadini fossero stati scontenti di questo sistema, avrebbero potuto votare per qualcun altro, ma solo il 14% lo ha fatto, e in democrazia vince la maggioranza.
Bobbio dice che “le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza danni“? Beh, dice un’idiozia. E sinceramente mi stupisce che uno come lui non colga l’assurdità di una tale affermazione. Il danno c’è ed è enorme, e basta guardarsi intorno per accorgersene. Se si vuole vedere, ovviamente.
Leggo con piacere l’articolo del giornalista Roberto Scorcella e mi fa piacere che ci sia qualcuno che ha capito sino in fondo la dichiarazione di Anna Menghi di non andare a votare, che poi non è solo una voltà che rappresenta una singola persona, ma la gran parte di chi si riconosceva nella lista civica Comitato Anna Menghi, compreso il sottoscritto anche se per residenza non poteva comunque votare. Gli altri commenti li lascio alla nebulosa storia politica della nostra Città, dove solo lì trovano riscontro, ma non sui fatti o le idee, ma solamente in un incoffesabile senso di colpa che li porta a giustificare l’ingiustificabile.
Gentile sig. Dantini, purtroppo il fatto che non ci conosciamo personalmente non le consente di sapere che il sottoscritto da anni è un accanito sostenitore della democrazia diretta. Solitamente non ho l’italico vizio di lamentarmi di tutto, anche perchè il mio articolo non voleva essere un lamento ma un semplice commento. Stupisce, piuttosto, che un sostenitore di una lista civica (unica vera alternativa ai partiti e al potere costituito) confermi che i ‘partiti fanno quello che vogliono’. Proprio dalle liste civiche potrebbe partire la “rivoluzione ideale”, sostanzialmente utopica Filippo è vero, che porterebbe a smantellare la truffa della democrazia rappresentativa. Sul fatto, poi, che Bobbio dica idiozie, mi permetto di non condividere questa osservazione. SI può non concordare, ma da qui ad affermare che un personaggio come Bobbio dica “idiozie” ce ne corre…
@ Scorcella
Sono felice di saperla fra i sostenitori della democrazia diretta.
Non capisco perché si stupisca del fatto che confermo quanto da lei detto sullo strapotere dei partiti; fanno quello che vogliono, è un fatto talmente evidente che sarebbe stupido negarlo. Questo non significa che lo accetto, tanto che ho partecipato alla costituzione di una lista civica che fosse alternativa. La mia è una semplice constatazione dei fatti.
Per il resto la mia critica è rivolta al fatto che l’articolo assegna tutte le responsabilità ai partiti, dando l’impressione che non sia possibile fare niente per cambiare le cose.
Se non ci piace quello che passa il convento dobbiamo rimboccarci le maniche e proporre qualcosa di diverso: questo è l’inizio della democrazia diretta.
Come non essere d’accordo? E poi, già il solo poter discutere di certe tematiche scomode all’informazione convenzionale, è di per sè stimolante.
@SAVI
basta usare “Capponese” in senso dispregiativo…
Cmq meglio il “Capponese” che certi “affaracci CIAFFosi…” in cui s’è invischiata la sinistra maceratese degli ultimi vent’anni…
chiaro, incisivo, provocatorio: si può o meno concordare, ma è indubbiamente un piacere leggere questi articoli
La democrazia diretta è morta con la scomparsa della “civiltà del villaggio” e delle prime civiltà urbane. La società occidentale contemporanea e complessa non può ripristinarla, pena la sua implosione. Quella che abbiamo oggi è ancora l’unica possibile, ogni cinque anni si vota. Il problema vero è ancora la scarsa libertà economica, culturale e di espressione individuale, il conformismo e l’asimmetria informativa del cittadino elettore.
Ci sono circa 1 MILIONE di persone in Italia che campano con la politica, che non hano altro mestiere, che senza gli introiti della politica sarebbero presumibilmente ridotti ad elemosinare un pasto all’Opera San Francesco, che grazie alla politica hanno un tenore di vita che con leloro sole forze (ed inteligenza) non riusirebbero mai ad avere.
Un milione di persona significa che 1 milione di famiglie vive direttamente di prebende pubbliche, cioè circa 4 miliori di persone campano (la stragrande maggioraznza bene) sulle spalle di chi pagale tasse.
Cioè circa il 10% della popolazione, anche se di diverso orientamento politico, è concorde a restare attaccata ai privilegi, alle prebende, a fare si che tutto il giochino non venga rotto.
Credete che questi fancazzisti vogliano un sistema che funziona, che premia i capaci, che sia utile e funzionale alla società?
Non c’è stato uno di loro che si è minimamente interrogato seriamente sul fatto che, da oltre 20 ani, ad ogni elezione gli elettori sono sempre meno….
Se a questa pletoria di politici, lamaggior parte incapaci, aggiungiamo chi è entrato a lavorare (poco) nel settore pubblico grazie alle amicizie giuste ed alletessere, chi ha avutoper grazia ricevuta na cattedra all’Università e chi si è infognato (a pagamento) nei Sindacati e nelle associazioni di categoria vi renderte conto che ci sono diverse milioni di famigie che direttamente e/o indirettamente faranno di tutto perchè il sistema non venga cambiato, affinchè non pedano i privilegi, le pensioni false, le indennità, gli incarichi ed i rimborsi.
Aggiungiamo poi gli evasori fiscali (anche loro che vgliono che il sistema non funzioni, perchè così come è strutturato gli permette di evadere ed eventualmente finanziare -in nero- i politici) e la frittata è fatta….
Era dai tempi del primo anno di Università che non leggevo (o sentivo) più qualcuno invocare la democrazia diretta come panacea ai mali della democrazia rappresentativa: devo dire di aver provato una sincera tenerezza.
Credo che il sig. Ciccarelli abbia argomentato in maniera impeccabile perché la democrazia diretta è una seducente utopia assolutamente inapplicabile. L’esperimento zwingliano ha talmente sedotto l’immaginario politico occidentale che ancor oggi c’è chi pensa che la Svizzera sia un Paese a democrazia diretta! In realtà è una Confederazione a democrazia rappresentativa con molti istituti correttivi di democrazia diretta. Vi invito a riflettere sui termini “Confederazione” e “correttivi”.
Immaginiamo una democrazia diretta in questo Paese: quante persone parteciperebbero attivamente alla vita politica pubblica, passata la “sbornia” iniziale della novità? Come e dove si informerebbero per poter deliberare? Quali regole si darebbero?
Se l’articolo voleva essere una provocazione per riflettere, ok: obiettivo raggiunto. Se vogliamo parlare di cose serie direi che basterebbe introdurre (o applicare laddove già ci siano) dei semplici accorgimenti:
1) Rendere effettivamente vincolanti i referendum abrogativi introducendo anche il referendum propositivo con effetti altrettanto obbligatori. In entrambi i casi mantenendo la soglia delle 500.000 firme.
2) Rendere obbligatoria e preferenziale la pubblicità sui mezzi di informazione e la discussione in Parlamento delle leggi di iniziativa popolare.
3) Introdurre severe norme antitrust e di incompatibilità tra cariche pubbliche e proprietà dei mezzi di informazione pubblica favorendo la massima concorrenza possibile sul mercato.
4) Obbligare i partiti a una gestione interna veramente democratica e il più possibile trasparente e non oligarchica come accade ora.
5) Trasfondere a livello locale questi meccanismi dando così la possibilità a cittadini e associazioni di intervenire attivamente nei processi decisionali delle istituzioni locali.
Rimane il problema della partecipazione. Posto che molta attenzione andrebbe data al sistema formativo e informativo dei cittadini (se non sai, come puoi decidere?), come trattare tutti coloro che vogliono disinteressarsi o non possono interessarsi alla “cosa pubblica”? E qui purtroppo non posso non dar ragione a chi ha scritto che, in fondo, astenendosi di fatto si firma una sorta di delega in bianco a chi decide attivamente.
Qualcun altro ha scritto di preferire una aristocrazia (=governo dei migliori)… Sono tutti esperimenti già provati che hanno già mostrato i loro limiti, tanto da essere stati sostituiti.
Forse aveva ragione il vecchio, rude Churchill quando diceva (più o meno) che “la democrazia è il peggiore dei sistemi in vigore ma che finora non ne è stato inventato uno più buono”?
Bravo Luca. Quello che hai scritto è esattamente ciò che bisognerebbe fare per introdurre la democrazia diretta. E non è un’utopia, tanto che in diversi paesi sono prassi già consolidate.
Non ci fermiamo alle definizioni: non esistono solo la democrazia totalmente rappresentativa e la democrazia totalmente diretta, entrambe destinate al fallimento. Esiste un’infinità di vie intermedie in cui i diversi strumenti si intrecciano e si completano a vicenda.
Oggi in Italia c’è molto poco di democrazia diretta; occorre introdurre un po’ alla volta gli strumenti che mancano (tra cui quelli che elenchi tu) per avvicinarsi alla democrazia diretta. Una percorso che non raggiungerà mai il 100%, ma che sarà in grado di offrire sempre più quella partecipazione che oggi manca. Poi ci sarà chi vuole praticarla in prima persona e chi no, ma questo non significa che non si debba comunque lavorare per perseguire l’obiettivo.
Guardare la storia e cercare un paragone con oggi è un errore. Vi dimenticate il progresso tecnologico e l’aumentare della cultura media del popolo occidentale, quindi i vari esperimenti fatti in passato non contano poi molto ai fini della valutazione dei risultati ottenuti.
I mezzi cambiano, così come le potenzialità dell’uomo…
La vera novità dei nostri giorni è internet: i dati, l’informazione e la conoscenza viaggiano senza grossi ostacoli ed è a disposizione di tutti. Questa è una cosa stupefacente che ha rivoluzionato la storia dell’uomo aumentandone i saperi, e può essere utilizzata benissimo per amministrare la cosa pubblica con più raziocinio.
Ma non è l’unico punto interessante, anzi, c’è una cosa molto più interessante, quella che nessuno vede o dice perché ignorante o in mala fede, ovvero la Rete ha funzionato e sta funzionando con la sola autoregolamentazione, senza ingerenze esterne. Che sia un primo grosso esempio di anarchia? Eppure l’anarchia era solo utopica fino a qualche anno fa…
La Rete non è solo una tecnologia per guardare film porno, la rete è un paradigma di confronto sociale rivoluzionario.
Io sopra ho scritto la mia ricetta. Ci ho pensato solo 5 minuti, mi è venuto spontaneo.
Eppure per me è più convincente una mia idea pensata in 5 minuti piuttosto che una “democrazia” bipartitica che si fonda sul controllo dei media (che dettano l’opinione pubblica), sull’ingerenza delle potenze economiche (quelle che vogliono la globalizzazione), finanziarie (banche e istituti che detengono la proprietà della moneta) e religiose (quelle che ti dicono cosa devi mangiare e cosa devi fare sennò nell’aldilà pagherai tutto caro).
Se qualcuno si accontenta di questa democrazia allora può benissimo scendere dal treno del progresso.
Caro ipno, tutto vero. Il problema è che, non a caso, i soliti poteri “forti” stanno facendo del tutto per imbavagliare Internet. Inoltre in Italia siamo, sempre non a caso, ai minimi OCSE di penetrazione e utilizzo della Rete!!
Altra obiezione: siamo così sicuri che la cultura media del popolo occidentale sia così aumentata? E poi, con un Sud-Est asiatico in fase di impetuoso sviluppo, da chi sarebbe composto il “popolo occidentale”?
Condivido pienamente quanto scrivono Scorcella e Ipno soprattutto quando citano il “potere” della pubblicità e l’influenza forte dei media.I meccanismi di “amplificazione” della notiza e non notizia sono centrali nelle strategie elettorale, soprattutto, lo ripeto fino alla noia, quando c’è questo mefitico Bipolarismo. Il Bipolarismo, per sua forma e sostanza, “evoca” immediatamente il Bene e il Male, il Giusto e l’Ingiusto. La forza “emotiva” dell’elettore è “canalizzata” ( dice bene Scorcella) come in una “partita di calcio”. Programmi, valori, eventuali differenze, si azzerano, tutto viene metabilizzato inuna “erotica del segno politico” ( la bibluiografia è vastissima).Per finire vorrei ricordare che quando vinse Alemanno su Rutelli, al ballottaggio, accadero, durante il ballottaggio, due fatti. Un rumeno si macchio di un delitto gravissimo, Alemanno, subito, disse “basta con questi delitti, Roma ha bisogno di pace e tranquilità”. Poi, a 48 ore dal ballottaggio, due italiani ( se ricordo bene) furono accusati di stupro.Il tema della “violenza stuprante ” fu ricavalcato da ASlòemanno che vince le elezioni. La Bonino si teneva altissima rispetto alla Polverini, nonostante l’UDC stesse con la POleverini. Poi ( ricordate?) qualcuno disse: ” Non possumus votare candidati abortisti”. Infatti la Polverini vinse per pochivoti. Trarre le conclusioni.A Macerata la Destra ha cavalcato lo “spot” emotivo del Cambiamento, affascinante. Ma questo cambiamento ha apportato a Pistarelli “solo”250 voti in più del primo turno. La destra si è fermata alla quoti 41\42 del rpimo turno. La sinistra ha invece perso i quasi sei punti ( aveva 46) del primo turno. Appare ovvio che lafotografia “politica” reale è quella del primo turno. Destra 41, Sinistra 16, Terzo Polo 14. Per il resto vale quanto sostenuto da Scrocella e da Ipno sul tema della Juventus e del Milan.