di Giancarlo Liuti
“Io me ne stavo tranquillo dietro a questa siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude e lei mi spara?” “Sono desolato, signore, ma avevo sentito un fruscìo e credevo che fosse una lepre”. “Fortuna che mi ha preso alle spalle, dove per dono di natura possiedo una cosa che mi protegge, altrimenti sarei bell’e morto”. “Però di striscio, solo di striscio, i pallini le hanno appena sfiorato la giacca”. “Va bene, ma stia più attento. E adesso se ne vada, mi lasci fingere nel pensiero sovrumani silenzi e profondissima quiete ove per poco il cor non si spaura. Che fra l’altro, con quella sua schioppettata, s’era spaurito sul serio”.
A questo punto il maldestro cacciatore si è allontanato e io, trovandomi a passare di lì per una passeggiata sotto viale Leopardi, non mi sono lasciato sfuggire l’occasione davvero incredibile di scambiare qualche parola con una persona così illustre. “Conte Giacomo”, ho esclamato, “lei qui?”. “Eccone un altro”, ha mormorato lui un po’ seccato, “uno se ne sta in santa pace a mirare interminati spazi e subito arriva qualcuno che gli rompe le balle”. Poi ha spiegato: “A Recanati una siepe così, di quelle che il naufragar m’è dolce, non esiste più, le hanno tagliate tutte. Allora mi sono trasferito da voi”.
“Ne sono felice, conte. Io sono un suo ammiratore, l’ho sempre considerata un poeta grandissimo e un profeta ancora più grande”.
“La ringrazio, vedo che lei non è come i tanti zotici del borgo selvaggio nel quale la modernità ha ridotto ogni luogo”.
“Beh, questa sua perfida definizione riguardava solo l’antica Recanati e non credo che lei possa attribuirla anche alla Macerata di oggi”.
“Non è forse un borgo selvaggio una città che lascia costruire un’industria insalubre di prima classe a due passi dall’abbazia medievale di San Claudio?”
“Non è stato ancora deciso, se ne parlerà dopo le elezioni”.
“Forse il centrosinistra si ritiene sconfitto in partenza e coloro che nel suo interno sono favorevoli a tale progetto sperano che l’affare passi nelle mani del centrodestra, il quale con un siffatto genere di sviluppo va a nozze”.
“Lei mi sorprende, conte. Non la credevo così interessata alle faccende della politica”.
“Sono sempre stato contrario al progresso inteso come vantaggio di pochi e svantaggio di molti. Permette che le citi un mio scritto di tanto tempo fa?”
“Si figuri, conte, non aspetto altro”.
“L’eccesso della cosiddetta civiltà fa sì che invece dei beni immaginari come la vera gloria, l’amor di patria, la libertà, l’onestà eccetera eccetera si cerchino i beni concreti e cioè l’utile proprio. Allora si diventa necessariamente egoisti. Quindi ecco l’avidità, l’avarizia e l’ignavia, e da queste la barbarie”.
“Barbarie? Via, non esageri”.
“Non ho finito la citazione. Lo spirito pubblico è diventato tale che lascia a ognuno la libertà di condursi come gli aggrada. Ciascuno, combattuto da ciascuno, deve per necessità rinchiudersi in se stesso, il che si chiama appunto egoismo. E chi si distingue, fra noi, è l’uomo più ricco e famoso, quando altrove sarebbe considerato il più insopportabile”.
“Allude?”
“Silvio, rimembri ancora? Perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?”
“Ma lui continua a combattere per la libertà”.
“Sì, per la sua. O speranze, speranze, ameni inganni!”.
“Così va il mondo, conte”.
“Lei mi ha definito un profeta? Ebbene senta quel che scrissi quando avevo vent’anni. Niuna forma costante di repubblica e amministrazione, incertezza della giustizia, dei diritti, delle leggi, tutto a discrezione della forza. Parlando chiaramente, la morale è distrutta e non è credibile che possa risorgere per ora, né chissà quando, e non se ne vede il modo”.
“A Macerata, tuttavia, sono ben saldi i princìpi etici della fede cattolica”.
“Non sempre, neanche in quelli che fanno professione di vita più santa”.
“In questi giorni le è capitato di dare un’occhiata ai giornali?”
“Alle gazzette? Certo. Ce n’è una che un tentativo di furto l’ha presentato come un’avvenuta rapina, col titolo ‘terrore in provincia’. E per un paio di furtarelli, pochi euro nelle cassette delle elemosine a Camerino e salsa di pomodoro più carciofini sottolio in uno chalet di Civitanova, ha sparato ‘ladri scatenati, è emergenza’. La destra scommette sulla paura. Ma la paura, e qui mi cito ancora, è naturale solo nei fanciulli e negli ignoranti, come si vede nell’interpretazione sempre sinistra degli avvenimenti anche dove essi non hanno nulla di spaventoso”.
“E la televisione?”
“I dibattiti televisivi? Le conversazioni pubbliche, scrissi, sono una palestra dove con le offese delle parole e dei modi si impara a far male e a farsi male”.
“Una curiosità, conte. Com’è venuto a Macerata?”
“Naturalmente in carrozza”.
“E dove l’ha parcheggiata?”
“A palazzo Buonaccorsi. Lì, per le carrozze, c’è un buon garage. Per le auto, invece, ho notato che le cose non vanno affatto bene”.
“Lei, conte, è un inguaribile pessimista. Vede storto da tutte le parti”.
“Non a caso mi si considera un campione del pessimismo a livello cosmico. Ma qui ho trovato uno che mi batte”.
“E chi sarebbe?”
“Il candidato a sindaco del centrodestra. Secondo lui non c’è una sola cosa che funzioni, neanche poco, neanche discretamente, neanche così così, neanche per sbaglio. E’ tutto un disastro, una catastrofe, un inferno. Eppure un autorevole studio nazionale basato su dati oggettivi ha concluso che per qualità della vita Macerata è la quarta città d’Italia. Ma questo non conta, anche il candidato del centrosinistra evita di insisterci, di farsene vanto, di presentarlo con forza come il fiore all’occhiello del proprio schieramento”.
“Forse si pensa che la grave colpa della giunta Meschini sia di non aver portato Macerata al primo posto assoluto, al titolo di campione d’Italia. Ma non perdiamoci di coraggio, conte. I nostri candidati, adesso, garantiscono che ce la porteranno loro”.
“Per ora i candidati a sindaco sono cinque e potrebbero diventare sette. C’è una sola donna, una donzelletta che vien dalla campagna in sul calar del sole col suo fascio dell’erba, anzi di voti, e reca in mano un mazzolin di rose e di viole, anzi di preferenze”.
“Altro che donzelletta, quella è una vera signora”.
“Ma abita in campagna, sul versante che dà verso la mia Recanati. L’ho vista venire in città, un dopocena, per una riunione di partito. Sa che le dico? Non mi sta per niente antipatica. A quei sette, poi, bisogna aggiungere i candidati a consigliere comunale. Più di duecento persone, pressappoco come la percentuale degli immigrati extracomunitari. E mica dicono cose tanto diverse. Tutti, perfino quelli del centrosinistra, ce l’hanno con l’amministrazione uscente. Bene che vada, la giudicano, come dire, meschina”.
“A proposito, conte, cosa pensa, lei, dell’integrazione degli immigrati? A Macerata la coesione sociale è forte, la sicurezza resiste, la criminalità è molto bassa. E gli immigrati sono tanti, più della media nazionale, e lavorano, mandano i figli a scuola, hanno una casa. Su questo punto la vecchia politica ha vinto. Non crede?”
“Ecco un’altra cosa che sembra imbarazzare il centrosinistra e francamente non la capisco”.
“Teme l’insidia dei messaggi xenofobi della Lega, che si è alleata col centrodestra”.
“Se è così, la capisco ancora meno. Ma ora, se lei me lo consente, vorrei dedicare alcune mie vecchie considerazioni proprio ai sostenitori della Lega. Posso?”
“Faccia pure”.
“Misurano gli altri da se medesimi e sono ancora vicini ai pregiudizi e all’animosità verso gli stranieri, e certo li conoscono cento volte meno di quanto essi conoscono loro stessi, e attribuiscono sempre ad odio e malvolenza e invidia ogni comportamento che sia tenuto da un forestiero”.
“Non le pare, conte, che questa campagna elettorale sia di basso profilo? Le ambizioni personali sono legittime, figuriamoci, ma non paiono animate né da forti ideali né da un autentico spirito di servizio”.
“D’accordo. E l’avevo previsto, quando scrissi che in passato l’ambizione era desiderio di gloria ma ora questa cosa è troppo grande, troppo nobile, troppo forte perché essa abbia luogo nella piccolezza delle idee e delle passioni moderne”.
“Ma oggi la moda del far politica è questa, parole vuote, luoghi comuni, slogan da pubblicità commerciale”.
“La moda? Sa cosa dissi io della moda? Che è sorella della morte, tutte e due sono nate dalla caducità”.
“Un’ultima domanda, conte. Come giudica Dustin Hoffman che recita il suo Infinito per propagandare la bellezza delle Marche?”
“Bene. Finalmente il mondo si accorgerà che le Marche e Leopardi sono una cosa sola”.
“Mina ha detto che la voce di Dustin Hoffman fa schifo”.
“Stia zitta, lei, che con la sua voce fa propaganda alle lasagne emiliane”.
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Debbo ringraziare il Conte Giacomo Leopardi per la dotta discussione e, più in particolare, per quel passo ” lirico” nel quale si afferma che qualcuno nel centrosinistra era pronto alla svendita. Ora staremo a vedere cosa ci diranno le Vaghe stelle dell’Orsa,o forse diranno ” almanacchi, almanacchi nuovi…”
Carissimo Conte Le Sue dichiarazioni mi onorano, La ringrazio! Inutile che Le dica quanto La ammiro, da sempre!
Stia bene!
Caro Giacomo,
da quando sono venuto di là dove tu ti trovavi e vagavi tra le stelle dell’Orsa da un secolo e mezzo, ti avevo detto più volte che qui a Macerata albe e notti variano per pochi segni, eppure ci sei voluto venire lo stesso. Anch’io ci avevo provato, per togliermi dala mente quei cocci di bottiglia dove avevo tagliato le mani più volte, nel tentativo vano di tovare un varco. Qui però sono stato travolto da valanghe di sterco di piccioni. Non dubito che l’escrescenza posteriore di cui ti doti sia in grado di preservarti dal diluvio (sebbene anche la pioggia maceratese dicono porti bene). E quanto ai topi di cui più volte ho scritto, puoi trovarne a iosa in centro storico, nei pressi dei cumuli d’immondizia non ancora ritirata. Tuttavia, me ne rimango lieto nella divina indifferenza. Torna anche tu, caro. Ci manchi.
Tuo Eugenio
Palazzo Bello. Cane di notte dal casolare, al passar del viandante.
Era la luna nel cortile, un lato
tutto ne illuminava, e discendea
sopra il contiguo lato obliquo un raggio…
Dalla maestra via s’udiva il carro
del passegger, che stritolando i sassi,
mandava un suon, cui precedea da lungi
Il tintinnìo de’ mobili sonagli.
Una sola correzione alla splendida “intervista”…..i candidati per il Consiglio Comunale saranno circa 400, non i 200 che il Conte Leopardi stima…..una tale confusione era, del resto, impensabile nella “sua” Recanati….
Quanto al resto, visto il pessimismo imperante a Macerata….ci sarebbe da indagare meglio sulle origini del Conte….visto mai che si scopre che veniva da Macerata….
Bravo Liuti, ma chi/ci ascolta ?
Grande Liuti, come sempre…
Perticarari dice che i candidati saranno circa 400.
Facciamo 2 conti.
Sui 40 consiglieri eletti (con la preferenza secca) ce ne sarano soltano una decina che supererano le 300 preferenze, aggiungiamo poi gli altri 30 che si fermerano sulle 100/150 (ma alcuno andrano anche sottole 100) ed avremo un torale di circa 8.000 voti espressi.
Per cui, in definitiva voterano poniamo 20.000 (VENTIMILA) persone (ma sarano di più) ma SOLO circa 8.000 (ottomila) sarano rappresentate, visto che hanno votato epr uno dei 40 candidati eletti…. Gli altri circa 12.000 (DODICIMILA) elettori NON sarano rappresentati.
Quindi la prossima Maggioranza cittadina, se va bene, rappresenterà solo una esigua MINORANZA di chi li ha votati.
Questo perchè, con il voto secco ad un solo candidato, basta avere una famiglia numerosa, avere dei clienti (o qualche padrino che porta un centinaio di voti) e si è eletti: MA NON SI RAPPRESENTA QUASI NULLA, OLTRE SE STESSI ma si andrà a decidere per i destini della stragrande maggoranza dei cittadini CHE NON TI HANNO VOTATO…..
Prima (quando si potevano dare 4 preferenze) i consiglieri eletti rappresentavano interessi diffusi, oggi rappresentano solo piccole cordate di potere.
Prima (quando si potevano dare 4 preferenze) almeno 5-6 consiglieri superavano abbondantemente le 1.000 (MILLE) preferenze (alcuni anche 2.000) e tantissimi si fermavano a 600-800 (SEICENTO/OTTOCENTO) preferenze: ciò signifiava che un numero più alto di cittadini li stimava e gli dava il voto… Cioè prima (anche se non del tutto) gli eletti rappresentavano la Maggioranza dei votanti.
Prima era improbabile che un galoppino, un portaborse sconosciuto potesse finire in Consiglio poichè per farlo eleggere il padrno avrebbe avuto bisogno di un consenso così vasto da essere impossibile da ottenere…. Prima erano i padrini che erano “costretti” a sedere in Consiglio (e tutti sapevao chi e come governava): oggi abbiamo semisconosciuti Consiglieri (eletti con una manciata di voti, molti dei quali portati dai burattinai) che fano e disfano in nome di interessi particolari.
Prima (rapportando i voti che hanno preso nel 2005) solo 2 assessori (Bianchini e Lattanzi) e forse 5 o 6 degli attuali Consiglieri sarebbero stati eletti… 6 assessori e 32 Consigieri sarebbero rimasti a casa perchè i voti sarebbero stati insufficienti…
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(Complimenti a Liuti, aspettiamoc he intervisti Matteo Ricci o qualche Medaglia della Lotta Partigiana)
Per chi se le fosse perse riporto i link delle precedenti interviste impossibili di Giancarlo:
– Padre Matteo Ricci:
https://www.cronachemaceratesi.it/?p=13507
– Giuseppe Garibaldi:
https://www.cronachemaceratesi.it/?p=15174
Giancarlo,
di sicuro non devo essere io a farle degli apprezzamenti per il suo stile e per le sue doti gornalistiche, assolutamente superiori, visto che la sua carriera e i riconoscimenti ottenuti parlano per ognuno di noi. Posso però ringraziarla per questi capolavori che ci offre (ogni volta che ne leggo uno mi sembra più bello di quello precedente, per poi rileggere quello precedente e accorgermi che sono tutti superlativi) perchè sono per noi che ci siamo appassionati alla ‘professione’ giornalistica dei modelli ai quali ispirarci e, mi creda, un modello a cui ambire è un punto di riferimento di cui abbiamo un grande bisogno.
Grazie
E’ bellissimo vedere quante persone leggono gli articoli bellissimi di G. Liuti, sempre da rileggere più di una volta
Bravissimo Liuti, come sempre. Una lezione di realismo, una perfetta fotografia della città. Un saluto al suo amico Giacomo.
Padre Matteo Ricci, Giuseppe Garibaldi poi Giacomo Leopardi. Occasioni per parlare di Macerata nel bene o nel male. Carissimi Amici, la nostra città va amata diversamente, bisogna credere in Lei, metterci la faccia sempre. Lei non vuole che se passeggi solo sotto i suoi porticati mugugnando, La donzelletta che vien dalla campagna ci ha provato più volte e sembra riprovarci ancora a tentar quel ricambio gestional che tanto desiderar mi sta al cor. Le carrozze erano di pochi Conti e al palazzo Bonaccorsi c’entravano tutte, oggi le auto sono di tutti + 3 e Macerata fa quello che può, di parcheggi si parlera fino all’Infinito colle. Non flagelliamoci in ogni modo, la nostra città ha bisogno solo di coreggere alcuni errori viari causati proprio dal maceratese pauroso di andare oltre il colle. Padre Matteo Ricci, Giacomo Leopardi, Dustin Hoffman faranno il miracolo. Dott. Giancarlo Liuti non mollare Macerata va scossa anche cosi.
All’amico Ivano un riflessione sul codice stradale : al tempo del buon Giacomo è pur vero che c’erano poche carrozze, in genere proprietà dei Conti, e poi vennero le macchine. Ma, sia al tempo di Giacomo che, più tardi, in “auto”, non c’erano troppi ” Casini”, nel senso che chi portava la carrozza, prima, e l’auto, dopo, era fornito di patente di guida. Vale a dire, seguiva certe regole, o andava a destra o sinistra. E’ pur vero che ” in stato di ebbrezza” ( Zibaldone) “si accendeva la fantasia”, ma ti assicuro che neppure sotto i fumi dell’alcol si poteva stare a destra e sinistra allo stesso tempo. Tale questione, in parte affrontata da Leopardi nei suoi studi “Sull’astronomia”, è stata ribadita nel secolo scorso dalle leggi fondamentali della fisica, nonchè dai presupposti o fondamenti della Logica. Il che, accettando il tuo invito a rendere Macerata migliore ( e io vorrei renderla migliore), mi spingerà, durante la campagna elettorale a fare lezioni semplici ( ai cittadini) sui principi della Logica e della Istruzioni alla guida del veicolo. Non me ne vorrai, spero, se anche io, imposterò la campagna, segunendo le indicazioni di Leopardi ” sgombrasi la campagna e chiaro nella valle il fiume appare”. Ritengo, infatti, che l’amate di Leopardi, sia interessato a conoascere i dettagli di una guida un po’ troppo “ebbra” ( ma qui faccio riferimento a Rimbaud). Ovviamente farò tutto questo ai soli fini “pedagigici”, vale a dire “per l’istruzione di cittadini”. Ho motivi di ritenere che farò loro anche un discroso Cattolico ( come merita la nostra Città di Maria). Tu sai quanto me che tra i vari comandamenti c’è anche quello di non mentire, e poi, tutti sanno che nel Vangelo c’è scritto che bisogna dire o ” si” o “no”, non “ni”.
Guido sei grande e pure un maceratese migliore. In queste occasioni elettorali la Città nostra ci unisce uttti nel travare la formula più giusta per Lei e farla grande.il nostro non è un (Zibaldone) ebriante che va a DX o SX è solo uno Zig – Zag per aiutare il gruppo migliore e portarlo all’indipendenza della politica stretta paurosa.
Macerata oggi ci chiede: e voi figli di splendita cultura soffrite come noi per trovare la formula giusta affinchè questa città non dica solo:sono al 4° posto in Italia, Le Scuole Materne sono insufficenti, l’Università deve unirsi all’altra, il CED della Banca Marche di Piediripa forse lascia, la Banca d’Italia non c’è più. l’intervalliva è mozza distruggendo Santa Lucia. Il discorso cattolico (come merita la nostra città di Maria)
dovrà essere quello di farli uscire tutti dalle proprie sedi, prendersi per mano tutti e lavorare per la città, la politica ha bisogno del mondo cattolico, serve il coraggio di scegliere.Noi due caro Guido l’abbiamo fatto, lo facciamo in tutti i modi. Il Dott. Liuti elegantemente sa richiamare la città alla sveglia, siamo fiduciosi , certamente supereremo questo momento con la saggezza tradizionale dei maceratesi.
Non comprendo bene cosa c’entri il cattolicesimo con la città di Macerata, o con la politica in generale.
Non sta scritto da nessuna parte che se uno è cattolico sia (per infusione dello S. Santo) più bravo di un induista o di un mussulmano o di un ebreo, anzi spesso la storia ha dimostrato il contrario.
Dott. Giancarlo Liuti, Faccia conoscere ai Giovani chi era il maceratese di Matelica Enrico Mattei, quando in tempi molto pericolosi andò a trattare con Mao il petrolio cinese per il nostro Paese, forse Mattei non sapeva di Padre Matteo Ricci, altrimenti sarebbe stata un’altra cosa. Enrico Mattei costrui attraverso la Semi del gruppo ENI il Motel Dell’AGIP (Oggi dei Colli) e stava mettendo mano all’industrializzazione di Macerata, ma tutti sappiamo come andò a finire in quel tragico 27.Ottobre del 1962 nei cieli di Bascapè con l’esplosione del suo aereo personale partito dalla Sicilia per Milano. Saluti Ivano Tacconi
A proposito dell’ultimo intervento: sappiamo tutti CHI non ha voluto l’industrializzazione di Macerata…