Rassegna Esplicita:
15mila euro per pochi intimi,
unico pericolo la noia

MACERATA - Dopo le polemiche della vigilia, la prima edizione del festival si è chiusa senza scosse né spunti di riflessione. In media 40 spettatori alla sala Cesanelli dello Sferisterio. Gli interventi di Pietro Senaldi e Gianluigi Paragone non hanno acceso il dibattito, limitandosi a considerazioni generiche e già ampiamente note. Unico momento da ricordare l'esposizione su Giuseppe Tucci. Presidio antifascista in piazza Vittorio Veneto

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di Marco Ribechi (foto Falcioni)

Rassegna esplicita di Letture Maceratesi, più noia che pericoli per la democrazia. E’ filata via liscia e quasi inosservata anche la seconda e ultima giornata del festival che, negli ultimi giorni, aveva creato molte polemiche a Macerata per la sua vicinanza ad ambienti di estrema destra.

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L’incontro con Pietro Senaldi

Nonostante un esiguo dispiegamento di forze dell’ordine, un controfestival e un presidio antifascista, ciò che rimarrà più nella memoria di questa prima edizione sarà la pochezza dei contenuti dei due ospiti più attesi: il direttore del quotidiano Libero Pietro Senaldi, arrivato per presentare il libro Sveglia!, e il giornalista Gianluigi Paragone, anche lui con un libro, uscito quasi un anno e mezzo fa, dal titolo “Maledetta Europa”.

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L’intervento di Gianluigi Paragone

I due appuntamenti, in programma alle 19 e alle 21 nella sala Cesanelli dello Sferisterio, entrambi seguiti da circa 40 persone, non solo non hanno messo sul piatto nessun tipo di contenuto capace di turbare le coscienze ma, e questo è forse ancor più grave, sono andati pochissimo oltre le classiche chiacchiere da bar sui temi più disparati, analizzati un po’ alla rinfusa e senza una vera tesi da dimostrare.

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Il pubblico presente in sala

Così, uno dopo l’altro, sono stati gettati nel calderone gli argomenti più disparati, a volte trattati anche un po’ alla spicciola attraverso affermazioni della cui verificabilità è tutto da indagare. Per Senaldi a tenere banco è il salario minimo, lo sviluppo turistico dell’Italia, il costo del lavoro, le politiche green e tutto quello che si può utilizzare per cercare invano di accendere un po’ gli animi.

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Paragone invece, partendo dal 1989 e dalla caduta del Muro di Berlino, insiste più sulle radici dell’Europa e sul perché L’Unione Europea, essendo nata senza il consenso dei popoli, è colpita da una sorta di maledizione e destinata a restare un meccanismo inceppato. «Peccato che non siano venuti quelli che hanno protestato – dice Paragone ad inizio del suo intervento – potevano ascoltare un punto di vista differente». Punto di vista che, però, sa più di segreto di Pulcinella piuttosto che di verità rivelata.

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A parlare di Europa è anche l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli, presente durante l’esposizione di Pietro Senaldi e da lui coinvolto sul podio. Ciccioli, a sua volta in un’esposizione un po’ confusionaria e arrabattata, spiega come l’istituzione europea non funzioni a dovere perché non fa gli interessi dei popoli ma piuttosto dei mercati e delle regolamentazioni. Punto di vista in parte accettabile e condivisibile ma quantomeno curioso se pronunciato da un Parlamentare Europeo, il cui incarico è esattamente quello di portare le istanze del suo paese in Europa. Se l’Europa non funziona evidentemente la responsabilità sarà anche di chi siede tra quegli scranni.

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Carlo Ciccioli, europarlamentare di Fratelli d’Italia

Così, inevitabilmente, il momento più alto e davvero interessante di tutto il pomeriggio, è stata l’esposizione su Giuseppe Tucci ad opera di Adolfo Morganti e Roberto Lorenzini. I due studiosi della vita dell’esploratore-scrittore, che hanno l’assoluto merito di salvare la sua produzione intellettuale, hanno fatto un ritratto del grande maceratese viaggiatore mostrandone la sua pionieristica visione postmoderna dell’Asia e dell’Oriente. Tucci parlava addirittura di Eurasia come unico continente animato nei secoli da scambi e relazioni continue. Un punto di vista opposto a quello di Paragone che, invece, condanna l’Europa e l’Occidente per aver fatto guadagnare troppo spazio alla Cina.

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Con l’annullamento della seconda conferenza maceratese, quella su Ivo Pannaggi che doveva essere tenuta da Roberto Cresti e Paola Ballesi, finiscono anche le speranze degli ascoltatori. I due docenti, che hanno preso le distanze dall’organizzazione della Rassegna, avrebbero potuto arricchire il grigio pomeriggio con la trattazione dell’opera dell’artista futurista ma hanno preferito una posizione politica più comoda e sicura. Resta da capire con quale criterio siano stati assegnati ad un’associazione extraregionale vicina a Casa Pound ben 15mila euro per organizzare un appuntamento che al suo massimo ha visto la partecipazione di 50 ascoltatori, senza contenuti innovativi e soprattutto con ospiti che o sono intervenuti gratuitamente oppure sono arrivati per presentare e vendere i loro stessi libri.

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Il presidio antifascista in piazza Vittorio Veneto

Visto che non è nemmeno stato usato il Lauro Rossi, dai costi estremamente più elevati ma che almeno permette un’ampia partecipazione cittadina, la cifra elargita generosamente dalla Regione – con il patrocinio di Comune e Provincia –  appare un po’ fuori misura, soprattutto considerando che associazioni con una storia radicata e dimostrata nel territorio sono costrette ad annullare o ridurre le proprie attività per mancanza di fondi.

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Da piazza Vittorio Veneto intanto arrivano le parole degli oppositori: “A chiusura del presidio ci siamo scattati una foto insieme – spiegano i partecipanti – C’è una Macerata antifascista e veracemente, orgogliosamente democratica che sa resistere e vincere i magheggi delle destre, al foraggiamento del fascismo, alla sua legittimazione spudorata. Lo vedete, è una Macerata giovane, variegata e ribelle, ma non velleitaria: con noi c’erano “vecchie guardie”, gruppi studenteschi, femministi, lavoratori e lavoratrici che hanno convintamente sentito l’urgenza di sentirsi dissidenti (e non solo dissenzienti) con questo spreco scellerato dei fondi alla cultura, delle nostre tasse, della gestione proprietaria e reazionaria della nostra città. Di questo passo, il fermento continuerà a crescere, perché c’è un’altra idea di Macerata che vuole esprimersi, progettare, costruire l’avvenire».

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Forse è proprio questo il punto più condivisibile del presidio antifascista di Piazza Vittorio Veneto che punta il dito sullo spreco dei fondi destinati alla cultura. La rassegna, spuntata come un fungo, non ha avuto infatti la capacità di offrire quel valore sociale necessario per tutto ciò che viene finanziato con i soldi dei cittadini.

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