Gli stemmi
di Luca Patrassi
Fare una copia in 3D degli stemmi che nel Trecento ornavano il prospetto principale e metterli nelle nicchie di Fonte Maggiore. L’assessore comunale all’Urbanistica Silvano Iommi ha rielaborato un’idea arrivata dall’associazionismo cittadino.
La fonte con gli stemmi
Nel dettaglio si tratta di sei stemmi in pietra che alla fine dell’Ottocento vennero tolti dalle nicchie per motivi di sicurezza e collocati nella loro sede attuale, all’ingresso della biblioteca comunale Mozzi Borgetti. La proposta di Iommi, in corso di verifca economica, è quella appunto di «realizzare delle copie in 3D seguendo altre operazioni già fatte in città anche in edifici storici. Gli stemmi in questione sono tra gli altri quelli di San Giuliano, lo stemma originale della città con il sole e la corona regia, gli stemmi di Fedro Molucci, signore della città nel Trecento e di suo fratello Pietro che fu il secondo vescovo di Macerata dopo il trasferimento della Diocesi da Recanati.
L’assessore Silvano Iommi
Si tratta – osserva ancora l’assessore comunale che da tempo è al lavoro per il recupero della memoria cittadina e dei suoi luoghi identitari ad iniziare dalle fonti – di un’operazione utile a valorizzare Fonte Maggiore. L’idea odierna, dunque, è quella di riposizionare nelle nicchie originali rimaste vuote sull’alto frontone della fonte, delle copie degli stemmi originari oggi custoditi nell’androne della Biblioteca comunale. Stemmi ed epigrafi che nella loro non casuale disposizione in linea lasciano trasparire il non banale monito di grande attenzione alla libertà e autonomia comunale; la serie dei vari stemmi delle autorità pro tempore, infatti, sono sempre racchiuse tra la potenteimmagine del Patrono e l’antico simbolo del Comune. Sempre sul fronte del recupero della memoria storica sta avanzando con ottimi risultati il lavoro di recupero di Fonte Maria Maddalena con le pavimentazioni e il restauro delle vasche. Anche i lavori per la riapertura di vicolo ex Pietrarelli lungo corso della Repubblica stanno procedendo bene e stanno facendo riaffiorare nuovi spazi».
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Caro Silvano, come spesso ci siamo detti, sarebbe opportuno, oltre lencomiabile progetto, di farla finita con la farsa del vero stemma di Macerata con i suoi cruciferi inquartamenti farlocchi che fanno rabbrividire qualsiasi cultore di araldica civica. Ahimè, registro lesultanza per quanto recentemente lAmministrazione ha deciso scegliendo il più miserevole dei blasonamenti assumendo tutte le contraddizioni intercorse nellarco di qualche secolo. Vieppiù che un serio araldista [eg: Antonio Manno, se ancora stesse con noi, ed il suo Manuale della Consulta] non accetterebbero mai uno scudo rosso inquartato con DUE FILETTI DI NERO. Orrore! Evito di dirti delle mie peregrinazioni a Roma negli anni Novanta per ottenere la corona regia (bizantina). Quella di Città era scontata. Ma molto altro Sta bene e rientra in pista alla grande!
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Però, Antonello, ammetterai anche tu che il segnale di divieto d’accesso sullo stemma di Macerata è un consiglio di ammirevole onestà intellettuale, di un’antica onestà intellettuale di cui oggi si è persa ogni traccia.