L’incontro sul biodigestore organizzato da Nuova Salvambiente lo scorso marzo a Tolentino
Cambierà qualcosa sulla realizzazione del biodigestore anaerobico con l’arrivo di Massimo Rogante alla guida del Cosmari? Se lo chiede l’associazione Nuova Salvambiente, che del no all’impianto ha fatto una battaglia già da diverso tempo.
«La nostra speranza è che i neo eletti abbiano un ripensamento in merito alla realizzazione del biodigestore, che porterebbe non pochi rischi per la salute – rimarca l’associazione – se non si riuscisse a scongiurare la creazione di un simile impianto, è bene ricordare che le emissioni odorigene, che da troppo tempo funestano la quotidianità di molti residenti, aumenteranno e verranno immessi inquinanti nell’aria come ossidi di azoto, ossido di carbonio, carbonio organico totale, acido cloridico, ammoniaca, polveri e in talune circostanze anche acido floridrico, acido solfidrico ed anidride carbonica. Il biodigestore, inoltre, produrrà digestato, contenente una carica batterica molto elevata, che sarà mescolato al compost prodotto. Proprio la digestione anaerobica che è alla base di questa lavorazione, favorisce lo sviluppo di microrganismi dannosi per le produzioni alimentari, nonché per la salute umana ed animale: l’Istituto superiore della sanità mette in guardia sui rischi effettivi di tutto ciò. Verranno prodotti metri cubi di gas che poi saranno raffinati in metano, che è comunque un gas clima-alterante se immesso nell’atmosfera, ed inquinante se bruciato. Lo stoccaggio di questi gas espone ad un rischio di incendio ed esplosione incompatibile con la zona di costruzione a poche centinaia di metri dalle abitazioni e da un futuro ospedale provinciale, in una riserva naturale e a ridosso di un’area di interesse archeologico».
La Nuova Salvambiente mette nel mirino anche il versante economico della vicenda. Secondo l’associazione, l’impianto costerebbe 60 milioni di euro, anche se i vertici del Cosmari aveva parlato nei mesi scorsi di una cifra di poco superiore ai 40. «Per raccogliere la cifra si è tentato di accedere a fondi pubblici, ma non si è raggiunto l’obiettivo – finiscono gli ambientalisti – attualmente si sta cercando una società privata disposta ad investire per ricavarne un suo legittimo guadagno, ma ovviamente la comunità non ricaverà niente da tutto questo in termini di riduzione della tassa sui rifiuti. Il nostro invito è quello al buon senso e ad una seria riflessione di chi abbia potere decisionale sui reali impatti di un impianto simile, che a fronte di un qualche beneficio presunto porterà con sé impatti e rischi significativi, scaricando come al solito i costi sui cittadini».
Intanto l’associazione ha già organizzato una nuova assemblea pubblica sul tema, in programma il prossimo 24 novembre nei locali della chiesa di Casette Verdini, a Pollenza.
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