Zdenek Zeman sul palco del Teatro della Filarmonica
di Marco Pagliariccio
Ha iniziato subito con le marce altissime l’edizione 2023 di Overtime. La prima giornata del festival della narrazione sportiva è stata coronata dall’incontro con Zdenek Zeman. Nonostante l’ora abbondante di ritardo, il teatro delle Filarmonica ha accolto con affetto uno dei guru del calcio di casa nostra.
Da sinistra: Andrea De Caro, vicedirettore della Gazzetta dello Sport, mister Zdenek Zeman e Andrea Marotta, giornalista Rai
Ironico, pungente, l’allenatore oggi a Pescara ha raccolto il testimone da Marino Bartoletti, che era salito sul palco prima di lui, e non ha tradito le attese presentando la sua autobiografia “La bellezza non ha prezzo”, scritta a quattro mani con Andrea Di Caro, vicedirettore della Gazzetta dello Sport. «Mi ha costretto lui a fare questo libro – ha scherzato l’ex mister, tra le altre, di Foggia, Lazio e Roma – ai tanti che me l’avevano sempre chiesto dicevo sempre di scrivere su di me post mortem. Io nella mia carriera non ho mai pagato un caffè a un giornalista perché non volevo che scrivessero bene di me per quello. E così spesso hanno scritto male di me per quello stesso motivo».
Il calcio spettacolo, le accuse sul doping, le frasi taglienti, c’è stato tutto Zeman nella serata inaugurale del festival. «C’è la bellezza sin dall’inizio del mio percorso, quando sono arrivato a Palermo da mio zio. Mi sono innamorato della Sicilia, poi se parliamo di bellezza penso che su Roma non debba aggiungere nulla. Sono stato fortunato da questo punto di vista».
Il dialogo, condotto dal giornalista Rai Andrea Marotta, ha ripercorso la lunga carriera del boemo. «Sin da piccolo sognavo di vivere di sport. Sono stato fortunato a riuscirci, a fare qualcosa di bello tra tante cose brutte che ci sono nel mondo. Io ripeto sempre ai ragazzi giovani che hanno bisogno di imparare e devono avere voglia di farlo. Forse 20-30 anni fa non c’erano le distrazioni odierne tra social e altro, prima i giocatori vivevano molto di più insieme come gruppo. Anche oggi, ma è diverso. Mi piace allenare giocatori che hanno voglia di crescere, poi di campioni che mi sono piaciuti e non ho allenato ce ne sono tanti: i Baggio, i Rivera, gli Shevchenko, chi non li vorrebbe?».
Schivo ai complimenti, non certo di tante parole, di Zeman è emersa quell’immagine di persona integerrima e acuta che abbiamo imparato a conoscere nei decenni. Quell’immagine che fece addirittura nascere l’immagine di “Zemanlandia”. «Più che percepire un partito di persone che mi adoravano, quello che sentivo negli anni di Serie A era che spesso i tifosi erano contenti di vederci giocare anche quando si perdeva. Uscivamo tra gli applausi della gente anche in trasferta e questo era molto bello».
Zeman ha anticipato il calcio di oggi sotto il profilo atletico, con la sua ossessione per la preparazione fisica, ma anche tecnico. «Il mio calcio migliore l’ho espresso a Licata – ha sorpreso tutti il mister – all’epoca mi si diceva che il 4-3-3 non si poteva fare, oggi la maggior parte delle squadre lo usa e non mi pare vada così male. Poi è chiaro che contino le caratteristiche dei giocatori. Ero fortunato a inizio carriera di potermi scegliermi i giocatori in base alle necessità, oggi se l’allenatore chiede un terzino sinistro gli prendono un’ala destra. Per fortuna a me a Pescara oggi non è così. La mia idea è che il mio calcio diverta la gente, poi che si vinca o che si perda viene dopo. L’importante per me è che lo sport sia meritocratico: il più forte deve vincere, il secondo e il terzo arrivare dietro. Mentalità vincente non vuol dire vincere sempre, ma giocare sempre per vincere e questo l’ho sempre fatto e continuo a farlo».
La meritocrazia come stella polare, una battaglia che l’ha portato a finire ai margini del calcio che conta sin da quando, nel 1998, scagliò una bomba contro il sistema dicendo che il calcio italiano doveva uscire dalle farmacie e dagli uffici finanziari. «Ormai lo sport è sempre più business, non mi manca la Serie A – ha ribadito Zeman – io oggi sono felice in Serie C, non ho alcuna nostalgia di un calcio dove contano soprattutto i soldi. Il mio calcio è attuale oggi? Io lo faccio ancora. L’importante è che i giovani continuino a lavorare, che si lanci il pallone sgonfiarsi».
Domani seconda giornata di Overtime ancora all’insegna dei grandi nomi dello sport di casa nostra. Ad aprire la mattinata sarà il convegno “La passione delle donne per lo sport” al Teatro della Filarmonica. Dalle ore 10, alla presenza del presidente regionale Coni Fabio Luna, la giornalista Marta Elena Casanova dialogherà con la vicepresidente Coni Claudia Giordani, la direttrice sportiva del Roma Volley Club Barbara Rossi, la componente del Comitato nazionale Aia Katia Senesi e Lucia Blini, storico volto di Sport Mediaset e già oggi pomeriggio tra il pubblico della Filarmonica, in un interessante dibattito tutto al femminile.
Donne e sport ancora protagonisti nel pomeriggio con la presentazione, alle ore 16, di “Volevo solo fare la calciatrice”, con la calciatrice Alice Pignagnoli e il professor Gabriele Franza (Unimc) e, alle 17,30 al Teatro della Filarmonica, con la dottoressa Roberta Bruzzone. La nota criminologa sarà ospite di un incontro dal titolo “Guardami negli occhi”, promosso dall’assessorato alle Pari Opportunità nell’ambito dell’omonimo progetto per il contrasto alla violenza sulle donne. Nel frattempo, alle 18 da Macerati, Marco Macina e l’autore Matteo Selleri presenteranno “Marco Macina. Era il più forte di tutti”, con un intervento di Romina Leombruni del Centro Studi Minerva e una degustazione di vino.
Marino Bartoletti ha presentato il suo libro “La discesa degli dei”
Ancora una volta le donne protagonisti sul palco verde di Overtime Arena (piazza Cesare Battisti) con una campionissima dell’atletica internazionale. Sara Simeoni, che con il suo esempio ha aperto la strada alle donne nello sport ad alto livello, sarà ospite d’onore del tradizionale incontro organizzato da Overtime in collaborazione con il Dipartimento Dipendenze Patologiche Ast Macerata. La presentazione di “Una vita in alto”, libro scritto insieme a Marco Franzelli e vincitore della 60° edizione del Premio Bancarella Sport 2023, vedrà tra i partecipanti anche l’ex fisioterapista della Nazionale di atletica leggera Nazareno Rocchetti e la maceratese classe 1936 Giulia Perugini, saltatrice detentrice del record mondiale W85, testimonianza di come la passione per lo sport non abbia età.
A chiudere il programma del giovedì, alla Filarmonica, sarà poi un altro grande maestro dello sport internazionale, tra i volti più celebri e vincenti della pallacanestro italiana. Intervistato da Gerardo De Vivo, Dan Peterson presenterà il volume “La mia Virtus”, ripercorrendo la sua esperienza alla giuda della squadra bolognese.
Il sindaco Sandro Parcaroli mentre si fa autografare una copia del libro di Marino Bartoletti dall’autore
(clicca per ascoltare la notizia in podcast)
La collezione di esoneri e retrocessioni...però era il sistema
Infatti ha vinto parecchio
Peccato che non hai vinto praticamente mai
Magnifico boemo, maestro di calcio.
Di lui ricorderemo che non ha mai vinto nulla e soprattutto i suoi deliri contro la Juve. Deliri che si porterà nella tomba!
Roberto Valentini Deliri per aver detto la verità ?
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Oltre che bravo allenatore anche ottimo uomo,per quelli che lo state criticando: “ha pagato a caro prezzo dicendo la verità”… se non si chiamava Juventus oggi è non solo doveva ricominciare dal fondo con il nome di un’altra società,come hanno dovuto fare molte altre squadre che ne hanno combinato meno di illecito sportivo…
ZEMAN e’ come MOU, che ha sempre “odiato” la JUVE.