«Villaggio container da chiudere»,
incarico a due avvocati

TOLENTINO - La giunta vuole arrivare a smantellare la struttura. L'assessore Flavia Giombetti: «Sono passati sette anni, non possiamo più parlare di emergenza. Ci sono anche famiglie a cui avevamo trovato delle soluzioni abitative ma hanno rifiutato. È diventata una situazione insostenibile»

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L’assessore alla Ricostruzione Flavia Giombetti

di Francesca Marsili

“Il costo di gestione delle strutture è interamente a carico dell’ente e non è più sostenibile dal punto di vista economico anche alla luce delle comunicazioni della Protezione civile riguardanti la necessità di chiudere l’area”. Con questa motivazione la giunta di Tolentino ha attivato le procedure necessarie per arrivare alla chiusura completa e definitiva del villaggio container affidando l’incarico a due legali: Luigi Pianesi e Bruno Mandrelli. L’atto di indirizzo, datato 10 agosto, sancisce il passo finale dell’iter imbastito della giunta Sclavi, iniziato esattamente un anno fa, volto a chiudere definitivamente l’area situata in via Colombo aperta nel 2017 per coloro che avevano perso la casa a seguito del sisma.

Sono 38 gli ospiti che ancora vivono nei moduli abitativi, lo scorso dicembre erano 140. Due le aree dismesse. Ora ne resta una, e la giunta intende portare a termine la chiusura definitiva poiché «impatta pesantemente sulle casse comunali».

A fare chiarezza sull’attuale situazione è l’assessore alla Ricostruzione Flavia Giombetti che suddivide gli attuali ospiti dei container in due categorie: terremotati e non, questi ultimi in gran parte. In passato infatti sono andati a vivere nell’area anche soggetti non sfollati i cui relativi costi di gestione non sono rendicontabili alla Protezione Civile, costringendo il Comune ad attingere al fondo di riserva per circa 150 mila euro dall’inizio dell’anno per far fronte al pagamento dei servizi di vigilanza e pulizia.

container-tolentino1-650x488«Dei circa 38 ospiti molti non sono terremotati – spiega Giombetti -. Poi ci sono alcune famiglie che hanno avuto danno di tipo B alla loro abitazione che nel frattempo è tornata agibile. Poi ce ne sono altri, pochi a dire il vero, che sono terremotati e che uscendo da li potrebbero percepire il Cas, ma non possono pretendere un appartamento in sostituzione alle Sae perchè il danno attribuito alla loro abitazione non lo permette. Un paio di nuclei familiari sono in attesa di un appartamento. E di casi sociali non ce ne sono. Se siamo passati dai 140 ospiti della fine dello scorso anno ai 38 odierni è perché ai restanti abbiamo trovato una sistemazione – aggiunge -. Ad oggi rimangono coloro che non hanno intenzione di andarsene».

Alla luce di ciò l’assessore ribadisce la necessità dell’atto di indirizzo: «L’area container deve essere chiusa, tra poco sarà il settimo anniversario dal sisma del 2016, e credo che Tolentino sia l’unico comune del cratere ad averne ancora una – precisa -. Non possiamo più parlare di emergenza. Tra coloro che ancora vivono nell’area ci sono famiglie a cui avevamo trovato delle soluzioni abitative ma hanno rifiutato.

È diventata una situazione insostenibile sotto tanti punti di vista e quindi la decisione di dare mandato a due avvocati che seguiranno tutte le procedure per la chiusura definitiva dell’area. Abbiamo ereditato questa vergogna dalla vecchia amministrazione che per anni si è completamente disinteressata di quel luogo ai margini della città» conclude.

Il mandato ai due legali di chiudere l’area si somma ad un altro provvedimento per gli ospiti dell’area che non sono terremotati. Con un’apposita delibera dello scorso febbraio, la giunta, aveva stabilito per i non aventi diritto che alloggiano nei container  il pagamento di un canone di 540 euro al mese per ogni ospite come recupero spese, retroattivo dal 1 gennaio 2023. Dopo una prima tranche di notifiche relative ai mesi di gennaio- febbraio in questi giorni ne sono partite altre per quelli di marzo-giugno. Canoni che, ad oggi, sono stati riscossi in piccolissima parte. 

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