Strage di Corinaldo, Sfera Ebbasta:
«Forse si sarebbe potuta evitare
con i dovuti controlli»

ANCONA - Il trapper ha testimoniato, dopo Fedez, al processo bis sulla tragedia della Lanterna Azzura. Ha ricordato che lui e il suo staff erano a un chilometro dal locale quando seppero quello che era accaduto e andarono in albergo. Sullo spray al peperoncino ha detto che non era una novità: «Era capitato anche in altri posti, ma non ricordo di feriti né di malori. A Milano, ad esempio, ti guardano in ogni tasca». L'appello del papà di una delle vittime ai due artisti: «Sarebbe bello facessero un evento per aiutare il 118». (VIDEO)

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L'appello di Giuseppe Orlandi, papà di Mattia, vittima della tragedia della Lanterna Azzurra

di Alberto Bignami

«Con i dovuti controlli, la tragedia forse si sarebbe potuta evitare». E’ questo, in sostanza, il pensiero di Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, sulla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Lui e Fedez sono stati chiamati come testimoni nell’ambito del processo bis che mira a delineare eventuali responsabilità sulla sicurezza e sulle carenze strutturali del locale, per la tragedia in cui morirono cinque minorenni e una mamma di 39 anni nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018. 

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Sfera Ebbasta mentre viene fatto entrare in tribunale

Sfera Ebbasta ha testimoniato nel primo pomeriggio, rispondendo alle domande dei pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli.  Prima era toccato a Fedez.  Ha ricordato che, insieme allo staff, erano arrivati a un chilometro dal locale quando vennero informati dei problemi che c’erano stati: il manager andò a piedi fino alla discoteca e seppe della tragedia, poi tornarono in albergo.

Secondo il trapper, inoltre, il fenomeno dello spray al peperoncino non era una novità e proprio per questo quella tragedia si poteva probabilmente evitare se fossero stati fatti i dovuti «controlli da parte degli addetti del locale. A Milano, ad esempio – ha aggiunto – ti guardano in ogni tasca. Il fenomeno era infatti capitato anche in altri posti, ma non ricordo di feriti né di malori».

In un caso avvenne proprio durante «un mio show – ha proseguito il trapper -. Io me ne accorsi solo perché gli addetti alla sicurezza accesero subito le luci per poi aprire tutte le porte e far defluire il pubblico. Mi accorsi in quel momento che qualcosa non andava. Interrotto lo spettacolo per forse venti minuti, il pubblico poi rientrò».

Per quanto riguarda la sicurezza del locale «io sono un cantante – ha aggiunto Sfera Ebbasta – posso pensare alla parte artistica: alle luci, al palco, alle basi e alle canzoni ma non di certo alla sicurezza del locale: ci sono persone preposte, e non sono io. Se vado in un locale pubblico, immagino, come immaginano tutti, che abbia ogni cosa in regola perché c’è chi è obbligato e addetto a effettuare i controlli. Poi, è nello stesso contratto che viene firmato, che si riporta a chiare lettere che il locale deve essere in regola. Se lo firmano, il mio staff ed io lo diamo per scontato».

Sfera ha poi ricordato due precedenti esibizioni alla Lanterna Azzurra. «Tutto andò bene. Era un locale pieno, ma non so dirvi il numero delle persone, ci dicono solo ‘sold out’, che per noi vuol dire ‘niente più posti disponibili’». Indubbiamente i tempi delle precedenti esibizioni e quelli del dicembre 2018 erano però diversi. «Quell’anno uscì il mio album ‘Rockstar’. E’ stato il più venduto in Italia ed è stato anche quello che ha iniziato la mia ascesa». Probabilmente il numero di accessi fu proprio per questo motivo superiore a quelli precedenti, ma definito anche questa volta non numericamente, ma con un ‘sold out’.

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Giuseppe Orlandi oggi in tribunale con il manager di Sfera Ebbasta

«Il desiderio sarebbe che Sfera Ebbasta e Fedez, per dimostrare veramente che ci tengono, organizzassero una serata e poi, magari, devolvere una parte dell’incasso per l’acquisto di due ambulanze». Giuseppe Orlandi, papà di Mattia, una delle vittime di Corinaldo, era presente questa mattina in aula, al quinto piano del tribunale di Ancona. Sempre forte, l’emozione nel ricordare quella serata tragica al punto da non poter trattenere le lacrime. Poi, lo sforzo pur di proseguire nell’appello. «Penso a tutto l’impegno che ha messo il 118 quella sera – aggiunge Orlandi – medici, infermieri, vigili del fuoco. Una parte dell’incasso per acquistare questi due mezzi di soccorso: uno per la provincia di Ancona e uno per quella di Pesaro perché veramente, quella sera, hanno fatto un lavoro incredibile, ingestibile. Si sono trovati anche loro di fronte a una situazione raccapricciante. Io poi ricordo – conclude -, quando sono arrivato all’ospedale di Senigallia; che vi erano queste scene assurde. Ragazzi con facce sofferenti, occhi rossi. Si percepiva pienamente il loro stato psicofisico e quello che avevano subìto quella sera».

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