L’incontro a Pollenza
di Francesca Marsili (foto di Fabio Falcioni)
«Attraverso lo studio legale Torresi cercheremo di costituirci in un comitato a nostra difesa contro questo disastro ambientale che era ampiamente annunciato. Non bastava il Cosmari, è stato cambiato il piano regolatore per far insediare un’attività che dovrebbe stare in mezzo alla campagna, non a ridosso del centro abitato». Queste le parole di Morena Tiberi, portavoce di alcuni residenti di Pollenza, durante il Consiglio comunale di ieri sera indetto dal sindaco Mauro Romoli in modalità aperta ai cittadini nel teatro Giuseppe Verdi con un solo punto all’ordine del giorno: l’incendio alla ditta Rimel dello scorso 5 dicembre.
L’ex consigliere regionale Sandro Bisonni tra il pubblico
Votato all’unanimità dall’assise consiliare un documento che impegna l’amministrazione a monitorare il rispetto del cronoprogramma presentato dalla Rimel riguardo le misure finalizzate al ripristino delle condizioni di sicurezza e all’impedimento di conseguenze ambientali potenzialmente generate dall’impianto andato a fuoco alla luce delle modifiche richieste dal tavolo tecnico.
Oltre che di seguire, tramite il proprio legale incaricato, le indagini in corso da parte della procura di Macerata e ad adottare le conseguenti misure a tutela del Comune e della propria popolazione in base all’esito di queste. Infuocati gli animi dei residenti intervenuti che hanno riempito platea, palchi e loggioni e che hanno preso la parola per evidenziare tutta la loro preoccupazione sulle conseguenze del rogo dal punto di vista della salute e ambientale.
Il sindaco Mauro Romoli
Diversi gli interrogativi sottoposti ai dirigenti dell’Arpam, della Provincia e dell’Azienda sanitaria territoriale intervenuti su invito del primo cittadino «per fare chiarezza su quanto fatto dalle istituzioni sin dalle prime ore dell’incendio».
Nel mirino di un gruppo di residenti sono finiti i monitoraggi dell’Arpam, la scelta della Giunta di concedere l’ampliamento della ditta Rimel per portare al chiuso attività che prima venivano svolte in parte all’aperto oltre al futuro dell’azienda che vorrebbero fosse delocalizzata.
«Dal giorno dell’incendio non ho più sentito il titolare della Rimel – ha precisato Romoli -. Non so quali siano le loro intenzioni, di certo io non posso obbligarli ad andarsene. E’ una decisione che spetta a loro. E’ chiaro che se decideranno di riaprire dovranno passare attraverso un processo di autorizzazioni e noi saremo attenti e garantiremo, questo dobbiamo e vogliamo fare».
La portavoce Tiberi, nel suo intervento ha sottolineato: «Questa Giunta, che è al terzo mandato, si vanta che nel 2012 ha concesso alla ditta di svolgere la sua attività al chiuso ampliando il capannone. Avrà certamente presentato il progetto in Comune, come mai non vi siete accorti che questi avevano una copertura del sottotetto in amianto vietato per legge dal 1992?» ha domandato sulla scorta delle analisi. Ha poi aggiunto: «Nel 2015, come cittadini, facemmo un interrogazione in Comune attraverso il consigliere di opposizione Marcello Iommi chiedendo se il Comune fosse munito di un dettaglio delle industrie insalubri e i protocolli da assumere in caso di incendio. Mi domando che razza di impianto antincendio aveva questa azienda visto che sembra si sia dovuto ricorrere a una ditta limitrofa per agganciare i bocchettoni per lo spegnimento dell’incendio. Se allora ci fosse stato risposto, forse l’azienda si sarebbe assunta l’onere di avere un impianto più adeguato».
La cittadina ha sottolineato le sue perplessità anche riguardo la possibilità, come da normativa, da parte delle Rimel, di svolgere in autocontrollo il monitoraggio dell’aria. «Dal 2013 non venivano più pubblicati i dati delle analisi dell’aria. Oggi scopriamo che un’azienda che lavora rifiuti speciali controlla l’aria da sola. Mi piacerebbe anche sapere se in quella ditta, oltre l’amianto, è andato a fuoco anche qualche materiale radioattivo dato aveva l’obbligo di posizionare un rilevatore radiometrico in entrata sul cancello che impedisca l’ingresso di camion con questo materiale, ma ha optato per uno semovibile». Riguardo le analisi dell’Arpam la Tiberi ha concluso: «Se abbiamo avuto un picco di polveri nella giornata del 9, come mai in quella data si sono aperte le scuole?». Mauro Romoli, in risposta, ha precisato che durante le operazioni di spegnimento i vigili del fuoco hanno agganciato i bocchettoni in diverse aziende limitrofe perché non avevano più acqua e che le scuole sono state riparte seguendo le indicazioni del Coc che non ne ravvisava la necessità.
La dirigente del settore ambiente della Provincia Katia Pesaresi ha ribadito che il posizionamento del rilevatore radiometrico può essere anche semovibile, non necessariamente apposto in entrata e che le aziende che trattano rifiuti devono essere allocate in zona industriale. A fare eco a Tiberi un altro cittadino particolarmente arrabbiato: Enrico Palmarucci. «La mattina dei fatti, a Pollenza, c’era una nube che sembrava un’atomica, dove i fumi confluivano alla stazione di Pollenza, ma la centralina dell’Arpam non c’era perché posizionata nel tardo pomeriggio del 6. Quindi non ha rilevato un bel niente – ha detto al microfono – perché i fumi, nel pomeriggio, si erano spostati verso Sforzacosta. Nei giorni seguenti alla stazione Pollenza c’era aria limpida. Poi, il terzo e quarto giorno c’era una cappa poi c’era un fumo denso. Invito i cittadini – ha concluso – a recarci sabato mattina alla caserma dei carabinieri a rilasciare sommarie informazioni dove la procura deve essere informata di quello che ho appena detto: che i fumi non sono stati rilevati fino al pomeriggio del 6 dicembre, quando sono andati da un’altra parte».
Ha risposto Paola Ranzuglia, dirigente Arpam, puntualizzando innanzitutto su quando sono iniziati i controlli: «I campionamenti in località Pollenza Scalo, per i composti organici volatili, sono stati attivati a parte dalle 12 del giorno 6 dicembre. E a partire dalle 14 circa, sempre del 6 dicembre, sono stati attivati anche per i metalli e gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). La postazione mobile, deve essere tarata, ha bisogno di tempi tecnici per essere posizionata e fare le giuste analisi. Continueremo ancora per diversi giorni con i controlli». Marcello Iommi, anche lui residente a Pollenza, ex consigliere comunale, ha ribadito: «Questa era una disgrazia annunciata tanto tempo fa. Abbiamo lottato tanto per non avere questa industria insalubre. Vorrei sapere perché questa amministrazione non si è mai opposta a questa industria insalubre. Hanno dato il permesso di costruire il capannone anzichè mandarla altrove – ha commentato -. Protestavamo contro questa bomba che prima o poi sarebbe esplosa dopo Cosmari e Orim, e ci avete rassicurato. Ma questi enti preposti controllano dopo? – ha domandato – Dovrebbero farlo prima, ma c’è l’autocontrollo – ha proseguito con un velo di amara ironia -. Voi che siete i tutori dei cittadini avete mai controllato che tutto fosse in regola? In questa amministrazione ci sono ragazzi che venivano con me alle pedalate ecologiche contro la diossina del Cosmari, speriamo non abbiano cambiato idea. Visto che chi lavora i rifiuti guadagna parecchi soldi noi, quanto abbiamo guadagnato? Ci abbiamo rimesso solo la salute? Per l’avvenire cosa volete fare? Continuare a sostenere la Rimel e costruire altri capannoni o prenderete decisioni impopolari a difesa della nostra salute?». Maria Teresa Leoni dell’Azienda sanitaria territoriale, ha precisato che il monitoraggio continua anche dal punto di vista sanitario a stretto contatto anche con i medici di base.
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