Smantellato traffico di cocaina,
dall’Umbria 150 chili di droga in 8 mesi
Macerata tra le piazze di spaccio

MAXI OPERAZIONE - Quindici persone indagate: 9 sono finite in carcere, 4 ai domiciliari e per gli altri è scattato l'obbligo di dimora. Due di loro sono stati intercettati nel Maceratese. Devono rispondere di associazione a delinquere, detenzione e spaccio di droga, detenzione di armi e munizionamento. Sequestrati 132mila euro in contanti, tre libretti postali, cellulari criptati e Rolex

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Maxi operazione contro lo spaccio di cocaina: 15 indagati. Sono accusate di aver venduto oltre 150 chili di droga a cavallo di quattro regioni: Umbria, Marche, Lazio ed Emilia-Romagna. E tra le piazze di spaccio c’era anche Macerata.

L’indagine è stata coordinata dalla procura di Perugia, diretta da Raffaele Cantone e condotta dalla Squadra mobile del capoluogo umbro, con l’aiuto dei colleghi di Terni, Rimini Bologna e Macerata nonché dei Reparti prevenzione crimine Umbria-Marche, Toscana, Abruzzo e delle unità cinofile. Stamattina l’esecuzione delle misure cautelari emesse del gip di Perugia a Foligno, Spoleto, Terni, Rimini e Bologna.  Carcere disposto per 9 di loro mentre per 4 sono scattati i domiciliari e per 2 l’obbligo di dimora. Devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina, detenzione e spaccio di droga, detenzione di armi e munizionamento. Due di loro sono stati intercettati nel Maceratese dalla Squadra mobile di Macerata e da quella di Perugia, sono stati seguiti e poi fermati e arrestati a  Spoleto.

arresti-dorga-umbriaLe indagini sono iniziate nel maggio del 2020, con molteplici servizi sul territorio, appostamenti e pedinamenti,  monitoraggi con Gps, telecamere di sorveglianza e intercettazioni telefoniche ed ambientali dei veicoli utilizzati dagli indagati. Ciò ha permesso agli inquirenti di individuare compiti e ruoli di ognuno, con particolare riferimento alle modalità di gestione sia dell’approvvigionamento dello stupefacente, sia della successiva vendita al dettaglio. In particolare, coloro che sono ritenuti i capi dell’organizzazione avevano attivato una serie di canali, anche esteri, di rifornimento della cocaina.  La droga una volta giunto in Umbria, veniva ‘lavorata’ da uomini di fiducia che procedevano al successivo confezionamento in singole dosi: la distribuzione al dettaglio era poi curata delle cosiddette ‘cellule di spaccio’, dislocate in diversi territori tra cui Perugia, Foligno, Spoleto, Terni, Macerata, Rieti e Cattolica.

montefalco-droga-polizia-perugia45454-325x235Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l’organizzazione, che poteva contare su considerevoli risorse economiche e collaboratori esterni, provvedeva anche alla logistica. Le basi operative erano a Spoleto e Foligno e a tutti i componenti, oltre alla droga, venivano forniti anche telefoni cellulari, auto fittiziamente intestate a terze persone, nonché abitazioni. Per rendere più complicate le indagini, i pusher venivano di volta in volta spostati in altre città. In caso di arresto, l’organizzazione provvedeva a fornire loro assistenza legale e, una volta usciti dal carcere, denaro per far fronte alle spese e come ricompensa per la fedeltà.

spoleto-droga-operazione-questuraI proventi illeciti, stimati in diversi milioni di euro, sarebbero stati reinvestiti, oltre che in attività commerciali in Umbria, anche in Albania e in particolare in attività ricettive nelle località balneari più rinomate. Contestualmente agli arresti, sono state eseguite perquisizioni domiciliari che hanno consentito dì rinvenire e sequestrare nelle abitazioni degli indagati, oltre 132mila euro in contanti, tre libretti postali in cui sono depositati, complessivamente, circa, 80 mila euro, ventuno telefoni cellulari di cui due criptati, appunti manoscritti inerenti la contabilità delle attività illecite e tre orologi di valore di cui due Rolex. Dei quindici soggetti raggiunti da misura, quattro sono attualmente irreperibili sul territorio nazionale e le ricerche saranno estese anche all’estero. La procura di Perugia, infine, chiarisce che sta valutando «la posizione di altri indagati, partecipanti all’associazione, per i quali non sono stati richiesti provvedimenti cautelari».

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