«Il sistema economico rischia di collassare,
l’agroalimentare ha già perso
315 imprese da inizio anno»

MACERATA - Il presidente Cna Maurizio Tritarelli fa una analisi dei principali comparti, l’unica nota positiva dal settore del commercio, con 3.850 imprese attive. «Il traino in questo macro settore proviene dalle presenze turistiche in aumento in ogni angolo del nostro territorio, +10% nel mese di giugno 2022 rispetto al 2019»

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Maurizio-Tritarelli-Presidente-CNA-Macerata

Maurizio Tritarelli, presidente Cna Macerata

«Purtroppo, la prevista ripresa economica post-covid è stata stoppata da una serie di eventi solo in parte prevedibili e molti sono attualmente i settori in difficoltà». Il presidente Cna Macerata Maurizio Tritarelli fa una analisi dei principali comparti economici. «L’inflazione, la guerra russo-ucraina, il caro energia, la scarsità sul mercato di materie prime e semilavorati tecnologici ed infine la siccità hanno fiaccato pericolosamente i settori più consistenti della nostra provincia. Agricoltura, manifattura, costruzioni e commercio, insieme il 70% delle aziende maceratesi, presentano un calo medio del 4% delle imprese solo nel primo semestre dell’anno».

Il presidente Cna propone quindi una prima distinzione dimensionale tra le imprese. «Questa profonda incertezza blocca gli investimenti delle imprese più strutturate, mentre i più piccoli lottano quotidianamente per sopravvivere. Il costo del denaro è aumentato ed aumenterà ancora ed è sempre più difficile ottenere prestiti bancari per chi vorrebbe investire (pochi), tanto più per chi è in difficoltà (tanti)».

È la situazione economica internazionale ad essere problematica e di non facile soluzione ma, secondo l’associazione di categoria, «almeno sul Superbonus 110% il governo potrebbe intervenire in tempi brevi. Non si riesce ad uscire dal caos creato nei bonus ristrutturazioni, con la maggior parte degli istituti di credito e delle compagnie assicurative che hanno sospeso il servizio di cessione dei crediti. Il sistema allo stato attuale rischia di collassare. Nella nostra provincia ci sono 4.200 imprese del settore edile che, insieme agli impiantisti, a chi fa infissi ed a tutta la filiera del comparto costruzioni, denunciano un imminente pericolo default».

«Se quello edile è un settore con sorti fin troppo altalenanti, il manifatturiero sconta invece problematiche oramai divenute strutturali – sottolinea Tritarelli -. Per la manifattura, che da noi conta il 12% delle imprese ai problemi storici che da troppo tempo affliggono le aziende di questo settore, si aggiungono oggi la carenza di liquidità, costi energetici insostenibili e prezzi dei semilavorati proibitivi. Anche le poche imprese che vorrebbero investire in sviluppo si fermano davanti al costo sul mercato di qualsiasi tipo di macchinario».

Ora è anche la carenza idrica a mettere in ginocchio l’intero settore agricolo. «L’agroalimentare – aggiunge il presidente Cna – ancor prima di registrare le conseguenze economiche del calo produttivo della stagione in corso, ha già perso 315 imprese da inizio anno. Qui occorre assolutamente rivedere gli investimenti del Pnrr per intervenire massicciamente sul sistema vetusto delle condotte idriche».

L’unica nota positiva, secondo la Cna, verrebbe dal settore del commercio, con 3.850 imprese attive nel maceratese. «Il traino in questo macro settore proviene dalle presenze turistiche in aumento in ogni angolo del nostro territorio». Secondo una recente indagine Cna sulla presenza di turisti stranieri in Italia, «il turismo ha fatto già registrare un +10% nel mese di giugno 2022 rispetto al 2019. Questa locomotiva – aggiunge Tritarelli – va sostenuta con interventi mirati per il miglioramento della qualità dell’accoglienza e per la formazione continua degli addetti, consapevoli che sarà il turismo sostenibile il grande attrattore per questi utenti».

In conclusione, il presidente Cna Macerata, si dice preoccupato per le previsioni calcolate e rese pubbliche dall’Istat in questi giorni. «Si prevede che la crescita dei prezzi dei beni energetici produca nel breve periodo un ulteriore deciso aumento del deflatore della spesa di famiglie e imprese (+5,8% nell’anno corrente), i cui effetti dovrebbero attenuarsi in parte (+2,6%) nel 2023. Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, con una flessione del commercio internazionale e con l’aumento dei tassi di interesse. Se non si interviene in modo efficace per attenuare quest’onda le conseguenze sul sistema produttivo potrebbero essere devastanti».

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