Marco Ugo Filisetti
di redazione cm
Il 25 aprile celebra la Liberazione dell’Italia dal governo fascista e dall’occupazione nazista del Paese. Questo tanto per definire il tema. Poi c’è che ogni anno il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Ugo Filisetti scrive il proprio messaggio dedicato agli studenti e scoppiano polemiche. Il motivo, lo scorso anno (ma il messaggio di quest’anno è simile): tende ad equiparare partigiani e fascisti. L’anno scorso lo aveva fatto destando una serie di polemiche infinita, quest’anno ha scritto un messaggio sulla falsariga di quello del 2021 aggiungendoci anche la Costituzione. Nel 2020 aveva creato un vespaio di polemiche con la sua chiamata alle armi, come venne definita, in occasione del 4 novembre e all’epoca chiari che il suo messaggio non era una chiamata alle armi e non aveva nulla a che vedere col fascismo.
Quest’anno il messaggio purtroppo lascia ancora una volta perplessità in particolare per un paio di passaggi in cui fa riferimento ai conflitti tra gli italiani, dunque alla lotta partigiana, parlando di «conflitto che in particolare ha visto gli italiani fronteggiarsi per le rispettive ragioni, giuste o sbagliate, per i rispettivi sogni, condivisibili o meno, ma di cui tutti si sentivano carichi» e quando dice che la nuova Costituzione che nacque «con progetti ideali, lucidi, ispirati ad un alto senso di giustizia» fin qui nulla da dire, ma poi aggiunge altro quando aggiunge che la Costituzione (che definisce nuova) nacque «con il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, ammettendo per tutti la propria storia, senza con ciò confondere il bene col male». Non si capisce il senso di queste ultime frasi dato che la Costituzione italiana vieta, per ovvi motivi, la riorganizzazione del partito fascista. Una Costituzione contro la dittatura e la guerra, la nostra, anche perché scritta da chi quei drammi li ha vissuti sulla propria pelle. Filisetti nel suo messaggio celebra anche i migliori sentimenti quando dice «Con il “25 aprile” nasce la missione forte, ora affidata a voi nuove generazioni: non la fazione, non la setta, non i rancori, non gli odi dietro i quali i popoli si sfaldano, ma costruire la comunità, per l’Italia di questo nuovo millennio» e fa appello all’essere uniti «pur nelle diverse idee, siate amicizia, strumento di una amicizia per cambiare la società».
Ricapitolando quello che ha scritto. Filisetti parte dalla storia e dall’istituzione della celebrazione della liberazione dell’Italia con una festa nazionale il 25 aprile e poi continua: «Con il 25 aprile terminava così in Italia la seconda guerra mondiale che causò tra gli Italiani oltre 300mila caduti militari e 150mila civili: a tutti loro, unitamente ai Caduti di tutte le altre nazioni va il nostro commosso e reverente ricordo. Un immane conflitto che in particolare ha visto gli italiani fronteggiarsi per le rispettive ragioni, giuste o sbagliate, per i rispettivi sogni, condivisibili o meno, ma di cui tutti si sentivano carichi, dando luogo ad uno scontro marcato dal ferro e dal sangue, che ha diviso, frantumato il nostro popolo. Ma dopo la grande catastrofe, il “25 aprile” darà vita alla nuova Costituzione con progetti ideali, lucidi, ispirati ad un alto senso di giustizia, con il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, ammettendo per tutti la propria storia, senza con ciò confondere il bene col male, ma riconoscendo il supremo valore della pace nel suo significato proprio, cioè dell’unione che salda armonicamente un popolo con la Pasqua, ossia “passando oltre” senza perdere memoria e ragioni del proprio passato. Con il “25 aprile” nasce la missione forte, ora affidata a voi nuove generazioni: non la fazione, non la setta, non i rancori, non gli odi dietro i quali i popoli si sfaldano, ma costruire la Comunità, per l’Italia di questo nuovo millennio. E quindi siate sempre uniti, pur nelle diverse idee, siate amicizia, strumento di una amicizia per cambiare la società, siate coraggiosi come solo la gioventù sa esserlo, date anima alla nostra Comunità nazionale e passione perché i progetti si realizzano se diventano passione, se diventano fede, se diventano destino».
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AGGIORNAMENTO DELLE 20,30 – In serata interviene al segreteria della Cgil Marche che sulle affermazioni di Filisetti commenta: «Ci riprova con i suoi rigurgiti revisionisti. Deve essere stato proprio affezionato a ciò che ha scritto un anno fa visto che anche quest’anno ripropone tali e quali gli stessi antistorici messaggi nella lettera inviata oggi alle studentesse e agli studenti marchigiani in occasione del 25 Aprile, Giornata della Liberazione. A noi non resta quindi che ribadire ancora una volta quanto sia banale e stucchevole nella sua foga nostalgica e revisionista, visto che ormai a ogni anniversario sembra non voler perdere occasione per propugnare la sua retorica antistorica, continuando a mistificare la storia e tradendo proprio lo spirito della Costituzione. A tale proposito, vogliamo ricordare di nuovo al Direttore che quella repubblicana non è la “nuova” Costituzione ma “la” Costituzione, nata dalla Resistenza e dall’antifascismo». La Cgil ricorda il male fatto dal fascismo all’Italia «Un regime che calpestò le coscienze e le istituzioni e che lasciò una ferita profonda. Un ventennio in cui il fascismo cancellò diritti e libertà, dalle libertà di espressione politica, sindacale, di stampa, di associazione; con la repressione violenta degli oppositori politici; con le vergognose leggi razziali, con le deportazioni; con la guerra. Questo però Filisetti sembra non volerlo ammettere e parlando di “rispettive ragioni, giuste o sbagliate, rispettivi sogni, condivisibili o meno…” continua imperterrito a mettere sullo stesso piano chi lottava per la libertà e chi invece quella libertà l’aveva per decenni negata ad altri. L’anno scorso abbiamo invitato il direttore Filisetti a consigliare agli studenti marchigiani di studiare uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Italo Calvino e in particolare il suo primo romanzo, “Il Sentiero dei nidi di ragno”, quest’anno gli suggeriamo la biografia di Sandro Pertini che affermo chiaramente che “il fascismo non è un’opinione: è un crimine”».
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Un dirigente scolastico che disconosce la storia.
Proprio non ci riesce ogni anno peggiora.
I rispettivi ideali? Giusti o sbagliati? E no. Qualcuno aveva ragione e qualcun altro aveva torto. Per alcuni è ancora difficile da capire.
Arriva LVI, bello bello ...
E che ci vuoi fare... o caro Dirigente scolastico regionale. Tu dici la tua e noi, giusto o sbagliato, sentiamo il dovere di dirti che sei fuori (essendo democratici, facciamo scegliere a te da cosa...).
Ma è ????? o ci fa?
Fuori dai c.. incompatibile con la costituzione
Poro stello. Quanto tocca arrampicarsi sugli specchi per non dire che "quando c'era lui". E dillo fraté! Magari se lo dici ti accorgi di quanto ci sia da vergognarsi
Ho un deja-vù
Fascio fascio eccolo là
Ma ancora è lì?
vabbè ma è scemo. O fascista. Di solito vanno a braccetto le due 2 cose
bravo.Felisetti
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Lo vedo bene come candidato al premio nobel per l’anatomia, magari alla carriera.
Per aver più volte, nello svolgimento del proprio incarico, dimostrato che il cervello è in grado di scoreggiare.
Come si diventa dirigente dell’ufficio scolastico regionale?
Ecco, pensavo, questa è l’Amarena,
ma laggiù, oltre i colli dilettosi,
c’è il mondo: quella cosa tutta piena
di lotte e di commerci turbinosi,
la cosa tutta piena di quei “cosi
con due gambe” che fanno tanta pena.
L’Eguagliatrice numera le fosse,
ma quelli vanno, spinti da chimere
vane, divisi e suddivisi a schiere
opposte, intesi all’odio e alle percosse:
così come ci son formiche rosse,
così come ci son formiche nere…
A volte è meglio tacere
Il nostro direttore proprio non ce la fa a scrivere due parole che sono centrali nella ricorrenza del 25 aprile: Resistenza e fascismo. In compenso gli va riconosciuto che è un buon mistificatore della realtà.
Sempre più imbarazzante sto tipo…
Queste polemiche sono solo frutto di retorica stantia,fuori dal tempo e che non sono serviti e non servono a nulla se non tentare di giustificare l’esistenza di certe minoranze ideologizzate.
Sempre il pensiero unico… ma il giornalista scrittore Panza non ha insegnato nulla!?
Fino a che il ribelle Filisetti non canta insieme al coro tutti i 25 Aprile sempre la stessa commedia