L’ospedale di San Severino
di Luca Patrassi
Le otto di un giorno feriale, un ospedale è già, o dovrebbe essere, in piena attività, anche ai tempi del Covid che frena ma resiste, anche in ospedali se si vuole periferici rispetto a centri più densamente popolati ma pur sempre di riferimento per il comprensorio. La prima informazione arriva all’ingresso: ci sono tre sportelli del Cup aperti, tre operatori per un solo utente. Uno, al massimo due utenti: la stessa immagine per decine di minuti. Più operatori “in servizio” che utenti. O c’è stato un calo improvviso di utenti in fila per un motivo preciso, o effettivamente la situazione è sempre quella e deve essere sfuggita a chi organizza i servizi. Nessuna possibilità di raccogliere voci al bar, il bar è chiuso per lavori, l’aggiudicazione del bando per la gestione del servizio c’è stata da poco e la ditta aggiudicataria sta appunto eseguendo le opere di sistemazione dei locali.
L’apertura del reparto Covid qualche riflesso sembra però averlo portato a San Severino: riduzione delle attività ambulatoriali per alcune specialistiche, tipo cardiologia e geriatria, riduzione delle attività del day surgery, problemi di gestione dei reparti tradizionali per via della carenza di personale medico. I medici mancavano prima dell’apertura del reparto Covid, non è arrivato alcun rinforzo e dunque la maggiore assistenza di cui necessitano i pazienti Covid va per forza di cose, la matematica non è un’opinione, a incidere sulla presenza degli operatori sanitari negli altri servizi dell’ospedale di San Severino, o almeno in quelli già citati. Proteste in giro per l’ospedale, ma nessun intervento ufficiale: dall’Asur, di recente, anche in tempi emergenziali per il Covid, hanno trovato il tempo per far sapere ai dipendenti che non possono parlare con i media.
Alessandra Aronne
A dare voce alla situazione settempedana ci pensa la consigliera comunale, di opposizione, Alessandra Aronne che così articola la sua riflessione: «Abbiamo appreso la notizia dell’apertura del reparto Covid da Cronache Maceratesi e, visto che la notizia è uscita in concomitanza al Consiglio comunale, abbiamo chiesto chiarimenti al sindaco che ha detto di aver ricevuto assicurazioni dall’assessore Saltamartini che i servizi sarebbero rimasti inalterati, che l’ospedale non avrebbe perso nulla e che noi eravamo chiamati a partecipare come tutti gli altri. Il dubbio che abbiamo subito posto è perché aprivano un reparto Covid a San Severino quando in giro per la provincia sono chiusi reparti fatti ad hoc, abbiamo chiesto il motivo di questa scelta, come mai questa scelta, come avevano organizzato i percorsi sporco-pulito, quale fosse il personale per le prestazioni previste. Dubbi legittimi dalle voci che raccogliamo ora e che ci dicono che molte prestazioni sono state sospese, servizi rimandati, che il personale sanitario è sottoposto a disagi pesanti».
Argomenta ancora la consigliera comunale settempedana Alessandra Aronne: «Pur volendo fare certamente la nostra parte, non avalliamo però il ragionamento fatto da alcuni – il sindaco tra questi – per i quali l’apertura del reparto Covid servirebbe a sostenere l’importanza del nostro ospedale: San Severino ha una lunga storia di eccellenze, non deve dimostrare nulla, è una struttura sanitaria centrale rispetto al territorio dell’Alta valle del Potenza. Dopo anni di promesse pensavamo di veder garantite almeno le prestazioni finora erogate come Oncologia (per la quale è in corso una raccolta di firme per mantenere in servizio, dopo il pensionamento, la dottoressa Ferretti), Geriatria, Medicina, Hospice, Lungodegenza, servizio di Primo soccorso: invece vediamo incertezze anche nelle promesse appena fatte dalle autorità che non vengono mantenute». Quindi? «Chiediamo al sindaco e al consigliere delegato di riferire sulla situazione con dati certi, non con le solite promesse – conclude Aronne – vogliamo sapere cosa si è fatto e come si intende procedere. Un’amministrazione dovrebbe stare sul pezzo, accertarsi che l’intervento fatto funzioni, dare dati certi, ottenere quello che all’inizio era stato promesso, non può limitarsi ad aspettare gli eventi, la salute non è un bene di scambio e i cittadini vanno sempre tutelati».
Infine una curiosità: a San Severino sono in servizio due rianimatori settantenni ed uno ultraottantenne.
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