L’ospedale di San Severino
Mobilitazione per il reparto di oncologia a San Severino e per la dottoressa Benedetta Ferretti, che ha chiesto di rimanere in servizio altri due anni dopo la pensione, che scatterà il primo maggio prossimo. Procede la raccolta firme per cui è stata attivata la pagina Facebook “Salviamo oncologia San Severino -Camerino” che riporta tutti gli esercizi commerciali dei vari comuni, dove si raccolgono le firme di una petizione destinata al sindaco Rosa Piermattei di San Severino, affinché si attivi per chiedere il mantenimento del reparto e la proroga del servizio alla dottoressa Ferretti. Intanto con una nota l’Asur rassicura sul futuro del reparto: «In relazione al prossimo collocamento a riposo della dottoressa in questione, responsabile della Unità operativa semplice dipartimentale di oncologia dell’ospedale di San Severino, è stato avviato un interpello, con scadenza per la presentazione delle domande fissata al 25 febbraio prossimo, al fine dell’attribuzione del medesimo incarico. L’attività, nella fase transitoria, non verrà sospesa ma garantita dall’altro oncologo già presente presso l’unità operativa e, ove necessario, supportato dai colleghi dell’area vasta. In corso di definizione, inoltre, l’accordo con l’istituto oncologico delle Marche relativamente all’assistenza domiciliare oncologica, il cui coordinamento è in fase di pianificazione con la stessa dottoressa Ferretti». I vertici Asur aggiungono anche che sarà estesa l’assistenza domiciliare: «Infine, preme sottolineare che presso l’area vasta 3 sono in essere due convenzioni per la suddetta assistenza domiciliare nei territori di Macerata e Civitanova e che si sta valutando di estendere il servizio anche sul territorio camerte».
Tra le testimonial della raccolta firme c’è la giovane scrittrice settempedana Marta Zura Puntaroni, che ha lanciato un appello sul suo account Instagram: «Il reparto oncologico di San Severino ed i suoi professionisti servono tutto l’interno della provincia di Macerata, l’alta valle del Potenza, una zona che soprattutto dopo il sisma è stata abbandonata dalle istituzioni, che auspicano uno spopolamento dell’interno della provincia e vogliono che andiamo tutti a Civitanova. Dopo scelte di accentrare i servizi sanitari tra Macerata e Civitanova, lasciando San Severino sguarnito del punto nascite, infatti a San Severino non si può più partorire, ora anche il reparto di oncologia è a rischio, perché non è stato permesso alla sua primaria, la dottoressa Benedetta Ferretti di continuare a lavorare per due o tre anni dopo la pensione, come da lei chiesto». La giovane scrittrice lancia un appello per firmare la petizione: «Alcune pazienti oncologiche si sono messe insieme con la raccolta firme per impedire che oncologia faccia la stessa fine del punto nascita, attivamente sto parlando alle persone della zona. La raccolta firme è attiva e ci sono tanti posti dove firmare per salvare il reparto. Sulla pagina Facebook è riportata la lista degli esercenti da cui potete andare a firmare, se avete attività in queste zone potete raccogliere firme, che il sindaco Rosa Piermattei può usare come armi, per dimostrare che i cittadini vogliono che sia mantenuto il reparto. Ad esempio una persona di Fiuminata malata di tumore, non deve essere costretta a fare un’ora e un quarto di macchina per arrivare a Macerata, quando può fare benissimo la chemio a San Severino».
Claudio Scarponi
Sul tema interviene anche l’ex consigliere comunale Claudio Scarponi: «Un altro grande motivo di preoccupazione è il prossimo pensionamento della dottoressa Benedetta Ferretti di oncologia, una persona piena di umiltà e grande umanità che ha creato una squadra molto affiatata. Sono stati richiamati in servizio dei medici in pensione per il Covid, si sarebbe potuto anche accogliere la sua richiesta di voler rimanere altri due anni in servizio. Non può essere sempre penalizzata la montagna, la sanità locale va salvaguardata perché non si riapre il Covid center di Civitanova, un ospedale costato 12 milioni di euro pagato dai privati. A San Severino c’è paura anche per possibili focolai, dopo la trasformazione del reparto di lungodegenza in reparto Covid, soprattutto perché non era un reparto attrezzato e a medicina l’organico è sotto di due medici, perché sono andati in pensione e non sono stati mai sostituiti. Nelle scorse ondate della pandemia gli infermieri hanno prestato servizio anche al Covid center di Civitanova. Il reparto non era attrezzato con percorsi puliti e sporchi, è stato un ordine preciso quello di trasformare in Covid la lungodegenza. Questo potrebbe provocare ritardi nelle prestazioni ambulatoriali, perché il personale è impegnato nel reparto Covid, sia per visite geriatriche che di cardiologia. Sono ricoverati dei pazienti che ancora non sono negativi, c’è timore per il rischio di focolai. In queste circostanze si sarebbe dovuto riaprire il reparto Covid già attivato a Camerino, che aveva già il reparto predisposto con due ingressi. A San Severino è stato chiuso l’accesso ad un ascensore col compensato, in modo da garantire un percorso esclusivo per i malati Covid, ma non ci sono percorsi definiti per spostare i malati all’interno dell’ospedale».
Sulla trasformazione del terzo piano dell’ospedale in reparto Covid intervengono anche i consiglieri di San Severino Futura Alessandra Aronne e Francesco Borioni: «Oggi l’attivazione del reparto Covid davvero la vogliamo fare passare come un vanto? È l’ennesimo specchietto per le allodole, che preannuncia il peggiore dello scenario invece, perché va a mettere a rischio i (pochi) percorsi attivi e fondamentali per la sanità del nostro territorio. Ancora una volta le esigenze di un territorio che l’amministrazione non è in grado di riconoscere e tutelare. Ancora questa retorica, per non dire manfrina, delle eccellenze, quando alle reali esigenze della comunità avevamo pensato solo noi che già ai primi di novembre avevamo sollevando il problema della sostituzione della dottoressa Ferretti e in generale della conseguente precarietà del reparto oncologia e hospice. Questione per la quale adesso guarda caso si muove una petizione. Dietro alle solite stucchevoli e roboanti promesse c’è ancora una volta l’inconsistenza dell’azione politica dell’attuale maggioranza. La conferma della mancanza di una vera visione futura su quelli che dovrebbero essere i tre cardini della sanità locale, gli acuti, i lungodegenti e la medicina del territorio». Concludono i consiglieri di minoranza: «Più che prendersi i meriti di una scelta tecnica, quella appunto di aprire il punto covid a San Severino, bisogna ascoltare le preoccupazioni degli addetti al settore ed intentare percorsi che salvaguardino la medicina, la geriatria, che è a rischio anche se nessuno ne parla, il day hospital oncologico, l’hospice, la lungodegenza, e proteggere e potenziare tutti i servizi ambulatoriali. Qui la nostra maggioranza coi suoi massimi rappresentanti, invece che lusingarsi dovrebbe alzare la voce, far valere le nostre necessità e non farci fare da ruota di scorta per non intaccare qualche equilibrio fondato su pacchetti elettorali, a favore non certo nostro. La sanità non è merce di scambio! Chi non si rende conto di questo, che si dimetta! Non dimentichiamo che la nostra zona subisce ancora i disagi di un terremoto che ha già portato via troppo dall’entroterra, anche a causa di chi per farsi bello non si rende conto di quali siano le sue reali condizioni e le necessità».
(m. or.)
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Di fronte alla demagogia delle cure governative per il Covid, si nasconde il piano di distruggere le strutture sanitarie che realmente servono alla comunità. La politica di tanti anni fa della Sinistra DC e del PCI di “razionalizzare” i servizi per un unico ospedale provinciale, cosa che avvenne con la chiusura di ospedali funzionanti egregiamente come quello di Corridonia e di Treia, tanto per citare, continua oggi con la scusa di un Covid, che a morti altro non fa che raggiungre i morti per l’influenza, che avevamo senza traumi negli anni precedenti al Covid… I tanti morti iniziali da Covid li avemmo perchè non sapevano cosa fare, salvo intubare i malcapitati. Ed oggi continuano con la logica di “apprendisti stregoni” da tachipirina e vigile attesa, quando funzionano terapie alternative.
Se mancano medici, facciano ritornare i sanitari sospesi perchè, se sono “untori”, sappiamo che sono “untori” pure i sanitari vaccinati.
Non potete puntare solo su quei benemeriti, pieni di amore, che rinunciano alla meritata pensione per colmare le falle causate da una “certa” politica della cosiddetta Sinistra.
Se “la montagna” fa la resistenza in difesa dei diritti delle sue genti, tenetene conto. Tanto non mollano, perchè hanno ragione a difendere i loro reali interessi..