“Rubano” l’acqua del fiume,
denunciati titolari di due imprese

INDAGINI - L'operazione dei carabinieri forestali ha portato all'individuazione di uno sbarramento a scopo di captazione delle acque che aveva provocato la secca di 400 metri di alveo fluviale

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Sbarramento artificiale lungo il fiume per “rubare” l’acqua dal Chienti, intervengono i carabinieri forestali, denunciati due soggetti. Nei giorni scorsi i militari della stazione carabinieri forestale di Macerata hanno riscontrato l’abusiva messa in secca di un tratto del fiume. Foto-chienti-rilascio-irrisorio-2021-e1637409106309-301x400La causa del prosciugamento di circa 400 metri di alveo è stata individuata in una captazione a scopo idroelettrico. In particolare, i militari hanno constatato che era stato realizzato un terrapieno in ghiaia tale da formare uno sbarramento per l’intera larghezza dell’alveo in modo che tutta l’acqua fosse convogliata nel canale idroelettrico: questo al fine di aumentarne la portata e di conseguenza la produzione di energia anche nei periodi più siccitosi come quelli della scorsa estate. È stato riscontrato inoltre che anche a valle del sistema di prelevamento del canale idroelettrico veniva rilasciata nell’alveo del fiume Chienti una minima parte dell’acqua necessaria a garantire il minimo deflusso vitale. Un intervento che ha comportato una seria minaccia all’integrità della vita dell’ecosistema fluviale. Dallo sviluppo delle successive indagini è emerso peraltro che per i lavori di movimentazione della ghiaia, al fine di realizzare lo sbarramento alle acque a sevizio dell’opera di presa, non vi erano autorizzazioni né idrauliche né paesaggistiche e neppure edilizie. Denunciati a piede libero i due responsabili delle aziende proprietarie della derivazione idroelettrica. I due soggetti indagati, in caso di condanna definitiva, rischiano pene fino ad un massimo di sette anni, tra reclusione ed arresto e fino a 200mila euro di multa. L’attività di polizia fluviale disposta dal comandante, il colonnello Luigi Margarita è finalizzata a salvaguardare, oltre che l’aspetto paesaggistico, il “bene acqua”, che è presupposto fondamentale per l’esistenza dell’ecosistema fluviale, ma costituisce anche sempre più una preziosa risorsa per la stessa vita dell’uomo.



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