I cento anni dell’Aida allo Sferisterio
meritano un colpo d’ali

IL COMMENTO - Il primo centenario dell'Arena è stato celebrato da un concerto, che ancora si tramanda, di Beniamino Gigli, oggi si aspettano comunicazioni importanti che vadano oltre una mostra di manifesti storici, pur belli, e delle note di regia di uno spettacolo

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La prima dell’Aida allo Sferisterio nel 2017

 

di Luca Patrassi

Lo Sferisterio è sicuramente il simbolo della Macerata “bella addormentata che sogna il tetto d’Europa” citando l’editoriale di ieri di Matteo Zallocco. Cento anni dalla prima Aida, da quel gesto anche d’amore fatto nel 1921 dal conte Pier Alberto Conti, in quello Sferisterio realizzato grazie all’amor patrio di cento consorti maceratesi ed inaugurato nel 1829. Un centenario è un centenario, va ricordato, specie se si tratta del monumento (unico rimasto) orgoglio dei maceratesi. Il centenario della costruzione fu ricordato con un leggendario concerto di Beniamino Gigli, il centenario della prima Aida? La risposta forse già c’è, ma è preferibile lasciarla in sospeso. Il dire, il fare. Avere la forza, i cento consorti, di immaginare un luogo che sarà nei secoli simbolo della città, avere la lucida follia, il conte Conti, di finanziare un’Aida che segnerà poi il percorso culturale di quel luogo.

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Una scena dall’Aida di Francesco Micheli allo Sferisterio (foto Tabocchini)

Cosa fare per il centenario? Ci sarebbero tante microstorie da riprendere, tante da raccontare. Il prologo, va scritto, è però angosciante. C’è come dire la sensazione che, con la scusa del Covid, si voglia far passare l’evento sotto traccia, una mostra di manifesti storici o giù di lì. Come scrive Lucia Tancredi, con arguta ed amorevole ironia, nel suo recente “Lo Sferisterio a Macerata e l’avventura dei cento Consorti”, si tratta, parlando della festa da organizzare per l’inaugurazione, del «riscatto dei Maceratesi dalla breve ala dei colombi pistacoppi». Pistacoppi sì, ma pronti a decollare. Non come – a proposito di manifesti che hanno fatto la storia dell’Arena maceratese, gli uccelli bloccati nel volo immaginati qualche decennio fa dal grande Valeriano Trubbiani. Voglia di rilanciarsi, esattamente in virtù del blocco legato alla pandemia.

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La recita di Natale allo Sferisterio

Da evitare la recita malriuscita,dello scorso Natale con il sindaco pronto ad annunciare buoni propositi. E’ tempo di passare dal faremo al facciamo, per dirla con lo scrittore Guido Garufi «dum Romae loquitur, Saguntum expugnatur… Spero, prometto e iuro reggono l’infinito futuro». Per ora, il cartellone 2021 ha ovviamente in cartellone un allestimento di Aida e, fino a qui, si è al minimo sindacale. Quello che un pochettino allarma è l’assenza di ulteriori comunicazioni sugli eventi del centenario, dopo la megaconferenza stampa online di presentazione della stagione. Mega nel senso che ha avuto una decina di politici intervenuti. Quanto al resto il primo dubbio viene dalla scaletta della conferenza stampa: le opere sono state presentate partendo dai registi. Non è, purtroppo, il primo anno che accade, la speranza è che tornino protagonista la musica e i suoi protagonisti.

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Il sindaco Sandro Parcaroli allo Sferisterio con Albano durante la campagna elettorale

Non può passare, caro sindaco Parcaroli, ci si rivolge a lei nella speranza di un colpo d’ali, l’idea che il centenario dello Sferisterio si consumi con una mostra di manifesti storici, pur belli, e delle note di regia di uno spettacolo. Non lo meritano i cento consorti, e i loro eredi, il conte Pier Alberto Conti e le tante generazioni di maceratesi che dello Sferisterio fanno ed hanno fatto il loro motivo di orgoglio nel mondo. Non lo meritano i cantanti che allo Sferisterio sono stati interpreti di pagine di storia del melodramma (Mario del Monaco, Montserrat Caballè, Ghena Dimitrova, Lucia Valentini Terrani, Alfredo Kraus, Josè Carreras, Renata Scotto, Alfredo Corelli, Placido Domingo,Tito Gobbi, Aldo Protti, Piero Cappuccilli, Renato Bruson, Cesare Siepi, Sesto Bruscantini, Nicola Rossi Lemeni, Birgit Nilsson, Renata Scotto, Katia Ricciarelli, Magda Olivero, Rajna Kabaivanska, Leyla Gencer, Fedora “Rina” Barbieri, Katia Ricciarelli, Grace Bumbry, Marilyn Horne e June Anderson), non lo meritano i registi e scenografi che pure hanno firmato allestimenti epici, da Josep Svoboda a Ken Russel senza dimenticare Mauro Bolognini, Giorgio Albertazzi, Enrico Frigerio e Franco Enriquez, non lo meritano ballerini come Carla Fracci, Luciana Savignano Alessandra Ferri, Rudolf Nureyev e Roland Petit, non lo meritano quanti hanno costruito il miracolo artistico dello Sferisterio iniziando da Carlo Perucci proseguendo, tra gli altri, con Giancarlo del Monaco, maceratesi come Claudio Orazi (ma anche Rodolfo Craia e Luciano Messi), e Francesco Micheli, una citazione a parte merita Gianpaolo “Micio” Proietti. Non lo meritano i maceratesi che hanno firmato il lato tecnico degli allestimenti, da Rodolfo “Fofo” Pieroni a Alberto Gualdoni fino a Franco Malgrande. Non lo meritano i politici che hanno fatto nascere la lirica allo Sferisterio, da Elio e Carlo Ballesi a Giancarlo Quagliani, a Carlo Cingolani passando per Giuseppe Sposetti, Davide Calise e Luigi Sileoni. Per arrivare a Bruno Mandrelli in anni più recenti. Non lo meritano migliaia di già giovani maceratesi che allo Sferisterio hanno passato, anche divertendosi, lunghe estati facendo le comparse. Non lo meritano personaggi come Raffaele Curi, che in Arena, tra i tanti, portò le Fendi e il premio Oscar Susan Sarandon, non lo meritano quanti hanno garantito la memoria delle varie stagioni come Paolo Calogero, Andrea Francalancia, Pietro Molini, Antonello di Geronimo, Hideaki Kawano, Alfredo Tabocchini, non lo meritano i (pochi) industriali maceratesi che hanno sostenuto il tutto iniziando dall’illuminato Augusto Pietro Severini (Romcaffè) e dalla Lube.

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Il sindaco Sandro Parcaroli e l’assessora alla cultura Katiuscia Cassetta

Cosa fare? Un colpo d’ali, magari guardando anche le esperienze di altri teatri storici, anche di alcuni enti lirici. A proposito di enti lirici e di finanziamenti pubblici: possibile che dopo decenni di stagioni liriche di rilievo internazionale, Macerata sia ancora un teatro di tradizione, come diverse decine di teatri minori in giro per l’Italia, e non possa venire promossa come merita sulla base del lavoro svolto? Il 2021 è l’anno del centenario dell’Aida del conte Conti. Il primo centenario dello Sferisterio è stato celebrato da un concerto, che ancora si tramanda, di Beniamino Gigli, il centenario dell’Aida, andrà ricordato per non averci nemmeno provato? Com’è andata a finire la trattativa per Andrea Bocelli che aveva anticipato questo giornale (leggi)? Rialziamo le ali, anche fossero solo quelle del colombo-pistacoppo sarebbe già qualcosa.

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