«L’amministrazione comunale attivi quanto prima i lavori di ristrutturazione dell’edificio storico del Convitto al fine di rientrare in una sede dove vi sono spazi adeguati per la crescita degli studenti». E’ l’invito del collegio dei docenti dell’istituto e della dirigente che intervengono per fare chiarezza dopo il Consiglio comunale di lunedì e si appellano all’amministrazione di Macerata: «Nonostante gli attacchi ricevuti, voglia continuare a lavorare per questo Istituto con l’impegno e la dedizione mostrati fino ad ora. Con la collaborazione e l’appoggio delle Istituzioni, Comune e Provincia, siamo fiduciosi di poter mantenere viva questa realtà, “atipica” per quanto unica nel territorio regionale, che rappresenta un servizio prezioso e un pezzo di storia di questa città».
Il Consiglio ripercorre la cronistoria degli ultimi anni e spiega: «Nonostante il sisma e la situazione di forte disagio conseguente, il Convitto e le sue scuole annesse hanno continuato a lavorare con costanza e dedizione, promuovendo e migliorando la propria offerta formativa. Sotto l’ottima guida della dirigente Anna Maria Marcantonelli che, seppur in reggenza ha investito tempo, energie e professionalità, l’Istituto è riuscito a dare risposta alle istanze delle famiglie, confermando nell’ultimo triennio una crescita delle iscrizioni che ha portato all’assegnazione da parte della Direzione Generale di due sezioni alla primaria e cinque alla secondaria. Uno sviluppo a regime ampiamente contenibile sia dalla sede storica, di cui doveva essere prossima l’apertura del cantiere, sia dalla sede provvisoria ex Pannaggi una volta conclusi i lavori alle ex Casermette e avvenuto il trasloco della Dante Alighieri nella nuova Scuola».
Sulle aule a piano terra del Pannaggi, il Consiglio è chiaro: «erano state pubblicamente e ripetutamente promesse al Convitto dal rappresentante dell’amministrazione comunale. Non riteniamo neanche serva tornare sull’argomento. Pertanto, ci sia permesso dire, se di errore si può parlare, non è stato nell’accettazione delle domande di iscrizione, ma nella fiducia e nella credibilità accordata a impegni non scritti. Del resto, il sindaco e la sua amministrazione, nei momenti immediatamente conseguenti al sisma hanno dimostrato, al di là delle incertezze normative, di agire con spirito di responsabilità istituzionale, al quale non poteva non corrispondere da parte del Convitto un atteggiamento di rispetto e leale collaborazione».
Ad oggi, grazie al dialogo tra istituzioni e all’impegno della Provincia, il Consiglio vede la volontà concreta di trovare una soluzione, anche considerata l’emergenza Coronavirus che sta ridefinendo spazi e tempi dell’attività scolastica. «In questo contesto, il taglio di una classe alla primaria e di una alla secondaria, comunicato dalla direzione regionale nel mese di marzo, è motivato da ragioni che nulla hanno a che fare con quella logistica. Sempre ad onore del vero, c’è un aspetto spesso sottovalutato per scarsa conoscenza della realtà scolastica: il Convitto è da anni un Istituto sottodimensionato, cioè le sue scuole non raggiungono il numero minimo di studenti (600) necessario ad avere diritto ad un dirigente e a un direttore dei servizi amministrativi titolari e stabili, con evidenti penalizzazioni in ambito organizzativo e gestionale. Un consolidamento degli iscritti, come quello che si è registrato nell’ultimo triennio, ha consentito al Convitto di poter contare su un numero superiore di rette grazie alla quali ha potuto far fronte ad esempio alle spese di trasloco dalla sede inagibile nonché a quelle necessarie per la gestione del catering e, non da meno per l’intero mantenimento della sede di via Piani che ospita gli alunni convittori frequentanti gli istituti superiori della Provincia.
È evidente che il doversi misurare con difficoltà continue su più fronti mina la sopravvivenza di questa istituzione. Poco importa se questa realtà assolve ancora una funziona educativa e sociale per la quale accoglie ampio consenso così come dimostrato da un grande numero di famiglie che con convinzione hanno scelto questa formula educativa. Un’ultima precisazione prima di congedarci e ringraziare per l’attenzione accordata: l’assessore Casoni non esclude la possibilità di stilare una convenzione in cui si dica che, dopo la ristrutturazione del Convitto, vada collocata lì una scuola: a tal riguardo una convenzione sarebbe del tutto superflua, infatti, nel 1860, con regio decreto si istituiva il Convitto Nazionale Statale cui veniva dato in uso perpetuo e gratuito l’edificio di piazza Marconi e nessuna norma ad oggi vigente scioglie tale vincolo».
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