«Alunni e insegnanti a casa,
personale Ata al lavoro
Noi non rischiamo di ammalarci?»

CORONAVIRUS - La protesta dell'assistente amministrativa scolastica Ombretta Martorelli a seguito della firma del provvedimento da parte di Luca Ceriscioli. Stefania Salvi dell'istituto comprensivo di Colmurano: «Il videomessaggio e l'ordinanza recitano cose diverse: o è chiusura o è sospensione». I Cobas: «Inaccettabile disparità di trattamento»

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di Elisabetta Pugliese

«Fino a ieri sera eravamo certi della “chiusura” delle scuole di ogni ordine e grado, come si vede nel videomessaggio del governatore, ma leggendo bene l’ordinanza si parla di “sospensione” dei servizi educativi. Si deve fare chiarezza: perché gli altri sono tutelati e noi no? O tutti, o nessuno». Sono queste le parole con cui Ombretta Martorelli, che lavora come assistente amministrativa in una scuola, esprime il suo disappunto in seguito alla firma del provvedimento da parte del presidente della Regione, Luca Ceriscioli, che tra le molte cose sancisce “la sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche”. La decisione è stata presa ieri, in seguito ai casi di Coronavirus in Emilia Romagna e a quello di contagio a Cattolica, al confine con le Marche. 

«Ho telefonato anche in Regione – ha raccontato Martorelli – perché trattandosi di “sospensione” la decisione riguarda, di fatto, solo studenti e docenti, ma non il personale Ata, gli assistenti amministrativi e tecnici, il preside, i bidelli. Mi chiedo: perché non dobbiamo essere tutelati come tutti gli altri? Noi siamo comunque nei nostri uffici, ma a differenza di molti altri noi non abbiamo nemmeno uno schermo o un vetro che possa isolarci da chi passa a scuola. Essendo una scuola aperta – ha spiegato – qui entra chiunque, utenti, genitori e anche insegnanti, nonostante non debbano fare lezione. Se uno di noi si ammala, gli studenti e le studentesse quando torneranno saranno contagiati comunque, quindi che senso ha chiudere a metà? È una grossa forma di classismo». In molti si sono attrezzati per lavorare da casa, ma questo non è il caso della Martorelli: «Potremmo fare tutto telematicamente attraverso la segreteria digitale ed essere, così, tutelati. Se è un virus che si diffonde, questo vale per tutti, non ci dovrebbe essere alcuna differenziazione – ha detto – Non è la prima volta, la stessa ingiustizia in passato è accaduta anche in altri casi, come nei periodi di neve. Devono mettersi d’accordo – ha concluso – perché qui la gente ha il panico, ci sono anche i comuni ceppi dell’influenza in giro, da noi i termosifoni sono accesi, ma so che in molte scuole non è così e la gente rischia di ammalarsi. O Ceriscioli provvede a tutti, oppure tutto questo non ha davvero senso».

Dello stesso avviso è Stefania Salvi, direttore dei servizi generali e amministrativi all’Istituto comprensivo di Colmurano, che ha notato la chiara distinzione nei termini utilizzati nel video e nell’ordinanza: «In mezzo a tanto caos, voglio far notare una cosa – ha spiegato – nel videomessaggio di ieri sera, il presidente Ceriscioli ha comunicato di aver firmato l’ordinanza contenente provvedimenti che prevedono la “chiusura” delle scuole di ogni ordine e grado. L’ordinanza, al contrario, recita: “Si ordina la “sospensione” dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado”.  A questo punto – ha dichiarato Salvi – mi viene da pensare che o il governatore non conosce la differenza tra i termini “chiusura” e sospensione”, oppure non ha letto ciò che ha firmato. Ad ogni modo, entrambe le questioni sono molto gravi e di conseguenza vorrei capire se si rifarà una nuova ordinanza, visto che non è una distinzione molto chiara».

«L’ordinanza comporta una inaccettabile disparità di trattamento tra personale docente e personale amministrativo, tecnico e ausiliario, dipendenti dello stesso comparto statale e quindi portatori di uguali diritti e doveri». Ad affermarlo in una nota i Cobas, comitati di base della scuola delle Marche. «La dicitura “sospensione dei servizi educativi” prevede infatti l’interruzione delle attività didattiche ma non la chiusura della scuola; ne consegue che, mentre i docenti sono esentati dal prendere servizio, a meno che non siano in programma attività collegiali deliberate all’interno del Piano annuale delle Attività, il personale Ata è invece tenuto ad assicurare la propria presenza a scuola». L’organizzazione sindacale ritiene che tale scelta sia «estremamente grave perché, di fatto, imponendo al personale Ata di recarsi a scuola, lo espone al rischio di contagio da Coronavirus. Si ritiene quindi che l’ordinanza debba prevedere la chiusura delle scuole ai sensi dell’art. 54 del dlgs 267/2000, secondo il quale “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti, [anche] contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”, e non una semplice sospensione delle attività didattiche assunta ai sensi dell’art. 139 del dlgs 112/98. Al fine di tutelare la salute del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, chiediamo al Presidente della regione Marche e di tutte le regioni coinvolte, di prevedere uno specifico riferimento alla chiusura delle scuole per evitare al personale Ata di dover prendere servizio».



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